Creato da falco58dgl il 26/09/2005

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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.

 

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Birmania, ieri

Post n°183 pubblicato il 29 Settembre 2007 da falco58dgl
 

Oggi in Birmania c'è stata una feroce repressione: decine di morti, villaggi rasi al suolo, centinaia di persone imprigionate, città in stato d'assedio, militari che sparano sulla folla, caccia ai reporter, internet oscurata.

Posto due link che mi paiono impressionanti:

la sequenza fotografica in cui un giovane fotoreporter giapponese viene ammazzato a freddo da un militare

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/ucciso-reporter/1.html

e un  breve video in cui un monaco parla dell'irruzione dei militari nel loro convento.

http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=12956

Organizziamoci, non possiamo restare indifferenti davanti a  questo.

Writer

 

Commenti al Post:
ondadgl5
ondadgl5 il 29/09/07 alle 07:21 via WEB
grazie per questi video...e per il tuo appello..loro sono tanto lontano ma è come averli nel cuore..sarebbe un mondo nuovo ..se ognuno di noi potesse fare qualcosa..serena giornata..gtazie per avermi messo nei link...
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 29/09/07 alle 15:12 via WEB
Mi sembrava doveroso postare una testimonianza sulla lotta pacifica di un popolo coraggioso e sulla spietata repressione di un gruppo di golpisti che vive dei proventi del traffico di oppio. Un'offesa per la coscienza civile del mondo. Ciao, Onda. W.
 
kiara540
kiara540 il 29/09/07 alle 16:13 via WEB
sono vicino con una preghiera x il popolo della Birmania ---------kiara ,,,buonweekend
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 30/09/07 alle 00:53 via WEB
Sono lieto della tua vicinanza, Kiara. Quello che si può fare per sostenere il popolo birmano è sottoscrivere l'appello di Amnesty, sostenere Amnesty anche finanziariamente perché possa continuare a condurre la sua battaglia per i diritti umani e non far cadere una cortina di silenzio sulla repressione -usando i nostri blog-, anche quando giornali e televisione non ne parleranno più. Ciao. W.
 
zapata71
zapata71 il 30/09/07 alle 16:25 via WEB
Ieri, oggi e domani ... mi trovo davvero stremato e impotente, esausto anche nel pensiero, a vivere l'ennesimo atto di violenza, di repressione, di follia dell'essere umano; e la mia domanda, quando e se avrà fine questa spirale, nn trova luce: è un atteggiamento negativo, lo so, e mi fa male sentirmi così, ma noi, davvero, cosa credi si possa fare, di concreto? E mandare dei soldi, mi kiedo .. a ki vanno a finire x davvero? E se mandando dei soldi ci si volesse solo lavare la coscienza dalle brutture del mondo? Non sono domande provocatorie le mie, Claudio, cerco di capire quanto mi sfugge ...
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 30/09/07 alle 18:09 via WEB
zapata, le tue domande sono reali e interpretano il senso di frustrazione e di impotenza che ci colpisce. Tuttavia, ho letto che oggi in numerose città dell'Asia e dell'Australia ci sono state grandi manifestazioni a favore del popolo birmano (puoi consultare il link http://mayraglouis.wordpress.com/2007/09/28/urlate-free-burma/ e che Amnesty international si sta dando da fare per mobilitare cittadini e organizzazioni intorno alla questione Birmana. http://www.amnesty.it/pressroom/documenti/Myanmar/ Può sembrare poco, ma l'impegno e la mobilitazione della gente è quella che ha favorito la commutazione della pena di morte di Foster e il riscatto di migliaia di persone da un destino di tortura, morte e negazione dei diritti umani fondamentali. riporto un breve passaggio di un comunicato di Amnesty international ] "Sono centinaia di migliaia le persone che hanno ritrovato la libertà, hanno evitato l’esecuzione di una condanna a morte, hanno ottenuto asilo politico, hanno cessato di essere torturate grazie all’azione di Amnesty. Con le nostre denunce, la comunità internazionale ha preso coscienza, negli anni, della diffusione di determinate forme di violazione dei diritti umani (come le “sparizioni” o gli omicidi delle “squadre della morte”) e delle sempre maggiori implicazioni derivanti, per la popolazione civile, dai conflitti armati. La pena di morte, che nel 1961 era assente in una manciata di paesi, all’inizio del 2005 risultava abolita in 120 Stati. Forse è poco, forse è insufficiente, ma è molto, molto meglio di niente. W.
 
SogniSullaLuna
SogniSullaLuna il 30/09/07 alle 19:10 via WEB
Indifferenti? dimmi come si fa a restare indifferenti davanti a tutto questo? dimmi come si fa a restare indifferenti davanti a qualsiasi forma di repressione? le parole credo non potranno mai descrivere l'orrore che provo!
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 30/09/07 alle 23:57 via WEB
Non mi riferivo a nessuno in particolare, Sogni. So che la repressione in Birmania ha sollevato una vasta ondata di indignazione. Ma occorre mantenerla viva, anche con i blog. Un saluto. W.
 
diavolettoincielo
diavolettoincielo il 30/09/07 alle 21:52 via WEB
Sarebbe bello un mondo senza violenza... ma purtroppo ogni giorno si sentono storie e storie (vere) di assurdi atti di violenza... Ci domandiamo sempre quando leggiamo o quando vediamo in Tv sul telegiornale: cosa ci puo fare per dare una mano? Come reagire davanti a tutto questo? La cosa brutta è che quando questi fatti raffraddano un po tutti si dimenticano e passano al fatto successivo come se niente fosse...
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 01/10/07 alle 00:01 via WEB
Certo, Diavoletto, il rischio è quello di abituarsi all'orrore e di considerarlo come un elemento fisiologico della situazione attuale. I telegiornali, quasi sempre, sono un inventario di stragi, guerre, omicidi, disastri, vittime, popoli sradicati. Reagire significa mantenere intatta la capacità di indignarsi e dare una mano alle organizzazioni che si battono per i diritti individuali e collettivi. ciao. W.
 
armega
armega il 01/10/07 alle 09:46 via WEB
Sono vicino ai Birmani così come ai sudanesi del Darfur e a tutti i popoli vessati da una dittatura. Purtroppo, spesso la nostra sensibilità varia a seconda del colore della dittatura stessa, ed ecco che se la dittatura è religiosa o magari politicamente ispirata a sinistra l'attenzione che riceve è diversa da una dittatura di destra. O peggio ancora (se di peggio si può parlare) certe dittature sono estremamente sottili da passare quasi come stati ordinati e sicuri (tutti sappiamo che Cuba è splendida per i turisti e ha un'assistenza sanitaria all'avanguardia, pochi sanno che i malati di AIDS e gli omosessuali vengono internati, per non parlare della Cina dove tutti ormai fanno affari dimenticando che si rischia un proiettile in testa per reati d'opinione). Ti ringrazio comunque per l'articolo, un gesto importante. Riccardo
 
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(in seguito a uno spiacevole episodio
avvenuto su un blog della community)

 

LA RECENSIONE

usumacinta

DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO

Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.

E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.

Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.

Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.

 

 

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CITTA' DEL MONDO

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