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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.

 

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Attacco di panico

Post n°198 pubblicato il 05 Novembre 2007 da falco58dgl
 

Un ringraziamento al blog "Tuttiscrittori" che mi ha intervistato.
Chi volesse leggere l'intervista (che tratta, tra altre cose, del mio rapporto con la scrittura),  la trova qui 

Pubblico un frammento del mio romanzo "Diecimila e cento giorni". Riccardo sta dormendo nel suo letto. A un tratto...

 

              (David Alfaro Siqueiros, "l'eco del pianto")

Riccardo si sente male verso le quattro del mattino. Si sveglia con la sensazione di qualcosa che striscia verso di lui. Si siede sul letto,  tastando con le mani la superficie del  materasso. Non trova nulla, solo un lenzuolo attorcigliato  dai movimenti nervosi  del suo corpo durante il sonno.

Si alza, va in tinello, accende la luce, si siede sul divano. Di nuovo quella sensazione di una presenza che   si muove e  gli viene incontro, facendo  vibrare il pavimento.

Balza in piedi, scruta per terra, non  vede nulla, se non le mattonelle impolverate e lievemente incrostate dalla sporcizia rappresa.  Va in bagno quasi di corsa, si chiude a chiave,  prende due compresse e le inghiotte senza acqua, sforzandosi di deglutire, anche se  sente la bocca arida e secca. Adesso il rumore strisciante è fuori della porta del bagno, sembra che voglia scivolare sotto e riemergere dall’altra parte.

Riccardo respira rumorosamente, cercando di inalare aria, si dice “non è nulla, non è nulla” con il tono di un bambino terrorizzato dal buio. Pensa che deve aprire la porta e uscire, si è messo in gabbia da solo. Mentre gira la chiave  per  mettersi in salvo, avverte che il rumore è entrato dentro di lui, gli vibra in testa con un suono simile a quello di un  rettile  che si muove lungo le pareti del cranio.

S’infila i pantaloni con una sensazione di asfissia, esce dalla casa a piedi nudi lasciando la porta aperta e si mette a correre per strada pensando “non devo urlare, se no mi prendono per pazzo”.

Arriva alla prima traversa, evita un gruppetto di giovani che stanno rincasando e restano fissi a guardarlo a bocca aperta, continua a correre rallentando il ritmo, con i piedi dolenti sull’asfalto umido, si ferma, si guarda intorno smarrito, torna indietro cambiando di marciapiede.

 Il rumore si è allontanato, non gli risuona più nel cervello. Riccardo si ferma davanti al portone spalancato respirando rumorosamente con la bocca. Rimane almeno un’ora seduto sui gradini delle scale per assicurarsi che  la presenza strisciante  sia sparita. Rientra nell’appartamento quando una luce tenue preannuncia l’alba  e fa scolorare il blu notturno del cielo.

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Commenti al Post:
cateviola
cateviola il 05/11/07 alle 16:34 via WEB
la booca secca e la sensazione di soffocare.. sì, mi ritrovo un po' (un bel po') in questa narrazione del panico. Leggerlo è meglio che provarlo... Il primo attacco di panico mi stese. Credvo di esser sul punto di morire d'infarto. Le pareti dell'aula (ero al dipartimento di filosofia) si piegavano e mi venivano addosso. Il corridoio oscillava e scivolava via da sotto i piedi. Il cuore mi voleva uscire dal petto e non respiravo più. Sudavo freddo e non riuscivo a chiedere aiuto. Stavo per svenire... un'amica mi disse: "niente paura, forse hai soltanto un attacco di panico". La paura di rivivere quella tremenda sensazione mi ha portata ad evitare sistematicamente tutti i luoghi in cui mi era successo. Alla fine non uscivo più dalla mia camera. O vinceva il panico o tornavo nel luogo "del delitto". Sono tornata nell'aula del primo attacco di panico il giorno in cui ho cominciato a guarire.
Grazie per l'ascolto
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 05/11/07 alle 18:43 via WEB
Gli attacchi di panico sono tremendi, Cate. La sensazione di morte imminente è paralizzante, come anche la perdita di ogni punto di riferimento abituale. Sono proprio contento che tu sia riuscita a uscire da quella situazione :) Un bacio. W.
 
   
cateviola
cateviola il 06/11/07 alle 00:07 via WEB
scusa tutti gli errori di battitura... solo a ricordare quei momenti mi tremavan le mani. Un bacio
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 17:26 via WEB
Ero troppo preso a leggere la tua testimonianza per badare agli errori di battitura, Cate. Un forte abbraccio. W.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 05/11/07 alle 17:49 via WEB
Ricordo bene questi frammenti del tuo libro...in passato ho avuto brevi attacchi di panico,oggi superati e credo che l'importante sia concentrarsi sulla causa scatenante ridimensionandola. Tu puoi spiegarlo meglio di me e Riccardo ha poi incontrato Fatima.Un sorriso, onice0
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 05/11/07 alle 18:46 via WEB
Carmen, nel caso della terapia è importante che la persona, indagando sul suo malessere, riesca a capire a cosa sono associati gli attacchi di panico. Capirlo, sentirlo è il primo passo verso la guarigione. Riccardo riuscirà a uscire dalla sua condizione ridando significato alla propria vita. Un forte abbraccio. W.
 
DolceA0
DolceA0 il 05/11/07 alle 17:58 via WEB
Riccardo forse è il personaggio che mi è piaciuto di più del tuo libro
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 05/11/07 alle 18:47 via WEB
Infatti me l'hai scritto (in privato). Se volessi anche pubblicare qualche tua considerazione, non mi offenderei... :-) Un bacino. W.
 
maschiosiculo1961
maschiosiculo1961 il 06/11/07 alle 12:39 via WEB
gli attacchi di panico . . . la paralisi interiore, l'ostruzionismo al vivere del nostro cervello.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 17:28 via WEB
Più che una paralisi, e' l'irruzione violenta dell'angoscia di morte che rende gli attacchi di panico così devastanti. W.
 
animafragile11
animafragile11 il 06/11/07 alle 12:39 via WEB
mi hai fatto sentire l'opprimente mancanza d'aria...e lo strisciare vibrante di questa sensazione di folle ansia dentro di me...Non ho mai provato un attacco d'ansia...Mi è capitato di sentire un peso addosso, invisibile, durante il sonno. Sono certa però di aver aperto gli occhi e di aver sentito questo peso che mi schiacciava....tenermi immobile sotto le coperte, finchè....non ho chiesto aiuto alla mia energia vitale, e gridandogli che non avevo paura....il PESO HA ALLEVIATO LA SUA MORSA...ed è scomparso....STRISCIANDO su di me.....Dicono che possa trattarsi di spiriti viagginati...o di sogni..o di viaggi astrali....Io, dico solo che ero cosciente. E ho detto tutto.baci, falco58!!
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 17:33 via WEB
nonostante il tema sia doloroso e delicato,sono lieto che il mio testo ti abbia coinvolta. Quello che hai provato non è un attacco di panico, ma una situazione di angoscia notturna. Ciao, animafragile. W.
 
uniconelmiocuore
uniconelmiocuore il 06/11/07 alle 12:53 via WEB
grazie delle visite
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 17:35 via WEB
Purtroppo non ho il tempo di commentare tutti i blog che mi hanno inserito tra gli amici,ma cerco di fare loro una visita quasi tutti i giorni. Un saluto, uniconelmiocuore. W.
 
Pattybis
Pattybis il 06/11/07 alle 13:37 via WEB
Li ho provati, ma in forma lieve e li ho combattuti con la rabbia, con il rifiuto di questa spaventosa sensazione che provavo... li ho cacciati rabbiosamente aggrappandomi alla mia autostima, al rispetto di me stessa. Scrivi molto bene comunque e vorrei leggere il tuo libro. A presto. Un abbraccio.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 17:40 via WEB
Se sei riuscita a vincerli con la resistenza psicologica, vuol dire che sei una persona forte e che non erano attacchi gravi. Grazie dell'apprezzamento, Pattybis, il mio libro lo puoi richiedere in qualunque libreria fornita. Se lo leggi,mi aspetto poi le tue osservazioni. Un abbraccio a te. W.
 
santiago.gamboa
santiago.gamboa il 06/11/07 alle 14:15 via WEB
azzz.. perso tra febbre, interviste e racconti da leggere mi era sfuggito questo pezzo. Io ho fatto volontariato presso un Centro Psico Sociale a Milano. Terapia shiatsu associata a psicoterapia. Discreti risultati in sei mesi circa, ma... la voglia di uscirne, la vicinanza con qualcuno che "ci crede" che stai male (si, perché 12 anni fa ti dicevano al pronto soccorso "è un attacco d'ansia, non è niente") e infine, ma solo alla fine, la cura energetica e psicologica... ce la possono fare. un abbraccio da Gianfranco --- --- vi consiglio un vecchio libro. Che fa capire e aiuta a iniziare la via della guarigione: di Rosèlia Irti I ponti sulla paura
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 17:45 via WEB
Sì,Gianfranco. La terapia migliore è quella psicologica insieme al sostegno di un gruppo di riferimento e a quella farmacologica nei casi gravi. Certo,la voglia di uscirne è fondamentale, ma occorre crearne i presupposti. Rimettiti in salute :) W.
 
lonelyhearthblob
lonelyhearthblob il 06/11/07 alle 17:13 via WEB
Forse più un incubo da svegli (il che sarebbe anche peggio) che un vero e proprio attacco di panico. Comunque sia, in questi casi è necessario se non categorico chiedere aiuto. ;)
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 17:50 via WEB
Certo, la richiesta di aiuto e' fondamentale in queste situazioni. Benvenuta, lonelyhearthblob. W.
 
arsenika.s
arsenika.s il 06/11/07 alle 19:30 via WEB
Volevo già da ieri ringraziarti per il tuo post e il tuo link... mia sorella onice0 mi aveva avvertita, pensa un pò, telefondami durante questo ultimo ponte.... lei sì che è una brava blogger..... grazie, ancora una volta. Non aggiorno spesso il mio spazio....per via di normali impegni quotidiani. Ma mi piace scoprire, in taluni momenti, che bastano poche parole.... per sentirsi meglio. Arrivederci.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 21:20 via WEB
In realtà sono io che ringrazio voi. Avete aderito al mio appello in tanti e avete colorato di rosso i vostri blog. Un abbraccio, arsenika. W.
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 06/11/07 alle 19:39 via WEB
Ho letto l'intervista. Molto interessante.:-)
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 21:22 via WEB
Mi sono reso conto che l'avevano pubblicata 5 minuti fa :) Lieto che ti sia piaciuta. Approfitto dell'occasione per ringraziare Gianfranco e il blog "tuttiscrittori". W.
 
agentealcairo
agentealcairo il 06/11/07 alle 19:42 via WEB
Il brano che hai riportato mi ha ricordato la descrizione dell'attacco di panico di Giovanni Allevi, che lo colpì a Milano, al ritorno da un tour particolarmente stressante.
S’infila i pantaloni con una sensazione di asfissia, esce dalla casa a piedi nudi lasciando la porta aperta e si mette a correre per strada pensando “non devo urlare, se no mi prendono per pazzo”.
E' stato così anche per lui,hai reso perfettamente l'idea, deve essere terribile.
Ciao, Cris
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 21:28 via WEB
Sì, da un punto di vista soggettivo gli attacchi di panico sono tremendi. E, nel caso di attacchi ripetuti, sono molto invalidanti. Non sapevo che Allevi ne avesse avuto uno, ma creda che per lui la musica sia un'ottima terapia... ciao. W.
 
agentealcairo
agentealcairo il 06/11/07 alle 20:25 via WEB
sono di ritorno dal tuo sito, leggerò molto volentieri il tuo libro.
ciao e buona serata. Cris
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 06/11/07 alle 21:29 via WEB
Mi fa piacere, Cris. Se lo leggi, mi aspetto le tue impressioni. W.
 
   
agentealcairo
agentealcairo il 07/11/07 alle 18:52 via WEB
D'accordo. :-)
 
tuttiscrittori
tuttiscrittori il 06/11/07 alle 23:28 via WEB
la fai sentire viva e insidiosa, quella strisciante presenza, sempre in agguato, dentro e fuori di noi. l'augurio per tutti è quello di non lasciarla insinuare nella nostra anima, nel nostro essere. a te, Falco, ancora complimenti per la sensibilità e l'efficacia della tua scrittura. elliy :)
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 07/11/07 alle 00:43 via WEB
grazie, elliy. Tu scrivi bene e la tua valutazione mi conforta. W.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 07/11/07 alle 13:23 via WEB
Leggendo mi veniva in mente l'atmosfera di "Cose" in Miramare di De Gregori (C'è qualcuno che bussa e muove la coda, c'è qualcosa che passa in questa stanza vuota...) poi ho pensato che ognuno ha le proprie, e la differenza sta nel saperle esternare. Bene, nel tuo e nel suo caso. Blancoebleu
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 07/11/07 alle 17:29 via WEB
Non conosco la canzone di De Gregori e quindi non so attraverso quali associazioni hai legato il mio testo alle sue parole. Non ho capito bene a cosa ti riferisci quando scrivi "ognuno ha le proprie, e la differenza sta nel saperle esternare. Bene, nel tuo e nel suo caso", ma devo essere un po' rincoglionito da un corso di formazione piuttosto pesante che ho appena concluso... :-) Ciao. W.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 07/11/07 alle 17:50 via WEB
:-) Il mio commento era così scontato da essere quasi banale. Intendevo dire che ogni artista, e posso parlare di musica e di prosa ma anche di poesia, pittura, scultura eccetera, esterna le proprie visioni o sensazioni o fantasie o estasi o paure o emozioni o tutto quello che vuoi attraverso il mezzo che sta usando. L'atmosfera di panico in quei versi in musica di De gregori e qui in questo tuo post, pur nella differenza di mezzo sono stati espressi con una intensità che arriva perchè prima di arrivare ha già colto il segno. Questa mia ultima frase l'avevo riassunta in una sola parola e mi fa piacere ripeterla: "bene".
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 07/11/07 alle 17:55 via WEB
Te l'ho detto che il corso di formazione mi ha rincoglionito, Blancoebleu :-) In effetti il tuo commento era chiaro, mi cospargo il capo di cenere e mi faccio un buon caffé... :-D W.
 
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LA RECENSIONE

usumacinta

DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO

Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.

E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.

Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.

Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.

 

 

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