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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.

 

« Un sogno dentro un sognoTibet, la marcia del ritorno »

Sangue

Post n°249 pubblicato il 09 Marzo 2008 da falco58dgl
 

Pubblico un raccontino "noir" scritto qualche tempo fa. Buona (speriamo) lettura...

Andrea stette a guardare il corpo disteso in una posizione innaturale davanti a lui. Le braccia aperte e rigide, la testa  abbandonata, una gamba piegata quasi ad angolo retto dietro l’altra.

Una bruciatura nerastra sulla tempia destra, un foro da cui usciva un rivolo di sangue quasi raggrumato.

Andrea iniziò a lavorare metodico. La gioia che aveva provato nel vedere la rapida agonia di quel corpo  era stata sostituita dal  desiderio di  fabbricare un’altra scena.

Non poteva considerare la propria vendetta compiuta se non l’avesse fatta franca, se non avesse potuto ripensare a quei momenti  come a un atto d’amore ben riuscito, portato a termine contro la resistenza iniziale del partner.

Si mise a pulire con scrupolo le tracce, le impronte digitali che aveva lasciato in tutta la stanza, sui bicchieri, sulla scrivania, sulle pareti. Nettò il suo vestito, le mani, le scarpe da ogni traccia di sangue. Spostò il corpo, che stava diventando rigido, verso la poltrona, lo fece sedere, gli mise in mano la pistola con cui l’aveva freddato a bruciapelo sparandogli nella tempia.

Pensò con gioioso distacco che la traiettoria del colpo  era perfettamente compatibile con l’ipotesi del suicidio, aveva avuto l’accortezza di sparare come se lui avesse appoggiato la canna alla tempia e si fosse fatto saltare le cervella in un momento di sconforto.

Del resto, tutti sapevano che era pieno di debiti  e   in preda a crisi depressive. Che abusava di alcool e di psicofarmaci. Sulla scrivania, un flacone vuoto di farmaci. Sul tavolino un bicchiere semivuoto di “single malt”.

Pensò che nessuno avrebbe potuto collegarlo alla vittima. Non si vedevano da quindici anni.

Andrea aveva fatto scomparire le tracce del suo passato con meticolosità maniacale. Nessuna carta di credito, nessun documento recente. Le ultime notizie lo davano trasferito dieci anni fa nelle isole Cayman, dove era scomparso.

Come avrebbero potuto incolpare una persona quasi inesistente? Gli venne voglia di ridere, di mettersi a saltare e a fischiettare, mentre chiudeva la porta, scendeva le scale e si preparava a tornare nell’anonimato.

Era quasi giù per strada quando si guardò le mani. Scorse una piccolissima macchia di sangue sotto l’unghia del pollice. Non riusciva a toglierla, per quanti sforzi facesse. Entrò in un bar, si diresse verso il bagno, s’insaponò le mani con cura, ma non riusciva a dissolvere quella traccia brunastra. Anzi, più moltiplicava gli sforzi, più la macchia s’allargava e ricopriva il polpastrello, l’intero dito, la mano, il braccio.

Scosse la testa, pensò di essere in preda ad allucinazioni, si lavò frenetico le mani sfregando fino ai gomiti, ma il sangue  lo guardava lucente, lo assediava, imbrattava  i suoi vestiti, colava giù dappertutto.

Quando lo vennero a prendere ringraziò con parole sconnesse gli uomini che lo portavano via.

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Commenti al Post:
donnaisabella
donnaisabella il 09/03/08 alle 16:46 via WEB
Seguendo la tua scia vengo a leggerti con piacere.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 09/03/08 alle 23:57 via WEB
Ne sono lieto, donnaisabella. W.
 
allievadelgabbiano
allievadelgabbiano il 09/03/08 alle 18:23 via WEB
Adoro il noir e mi è piaciuto molto il tuo racconto, anche se mi resta una curiosità sul passato di quest'uomo e sulle sue motivazioni. Brutto essere una donna curiosa! Un sorriso.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 09/03/08 alle 23:59 via WEB
Il testo non lo dice, è centrato sullo scioglimento finale. Ma ognuno può immaginare a suo piacere i retroscena. Questo è il bello della narrativa :) ciao. W.
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 09/03/08 alle 21:01 via WEB
Luogo comune vuole che non esista il delitto pefetto e che qualcosa, fosse pure un tardivo rimorso, "freghi" l'assassino...Personalmente non credo sia così...Un bacio, senza cianuro (giuro!):-)
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 00:02 via WEB
Anch'io lo penso. Di dieci delitti, ne vengono scoperti i colpevoli di tre e, se osservi la cronaca attuale (il massacro di Erba, il delitto di Perugia, ecc) si nota l'assoluta mancanza di senso di colpa da parte dei presunti colpevoli. Però in narrativa il senso di colpa gioca un ruolo rilevante, carpe... :-) Un bacino cauto. W.
 
   
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 10/03/08 alle 08:33 via WEB
Meno male che c'è la narrativa, allora!!...Una calorosa stretta di mano (è più sicura!)....;-)))
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 14:12 via WEB
Vada per la stretta di mano, Carpe. Serviva a dimostrare nel medioevo che non si portavano armi... :-) W.
 
cateviola
cateviola il 09/03/08 alle 23:29 via WEB
non sarei capace di un delitto "perfetto". Forse capace di uccidere, non di sostenere il sentimento della colpa. Neanche tu. Né il tuo personaggio... non è il tuo genere l'horror, Claudio, non che non si possa scrivere quel che non si farebbe mai, anzi, come nei sogni, "i cattivi fanno quello che i buoni sognano" è naturale sperimentare altre forme di essere, ma sei più bravo a comunicare altro che orrore...
Un abbraccio
P.S. due messaggi privati
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 00:04 via WEB
cate, è un raccontino senza pretese e neanche particolarmente riuscito. Il sangue che assedia il protagonista è ovviamente una sua proiezione mentale, mossa non tanto dal senso di colpa, ma da un suo personale delirio. ciao. W. P.S. Risposto.
 
   
cateviola
cateviola il 10/03/08 alle 09:41 via WEB
il delirio di chi non sente la colpa?
P.S. Letto tutto... grazie!
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 14:19 via WEB
Un suo delirio personale legato al sangue. Hai finito i "racconti del ripostiglio"? Bacio. W.
 
     
cateviola
cateviola il 10/03/08 alle 16:48 via WEB
Letti e riletti "I racconti del ripostiglio", aspetto solo il tuo via per farli scoprire a qualcun altro
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 18:50 via WEB
Occorre attendere che le prime copie siano pubblicate, Cate. Grazie infinite per la tua disponibilità. W.
 
     
cateviola
cateviola il 10/03/08 alle 20:20 via WEB
aspetta a ringraziarmi... ti ho appena inviato i miei appunti per post@. Un bacione
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 00:44 via WEB
Mi sembrano bellissimi. Adesso ti rispondo in privato in modo più preciso. W.
 
upmarine
upmarine il 10/03/08 alle 02:06 via WEB
Degno dei racconti "ai confini della realtà". Ai confini della comprensione. E' stata brava la vittima ad iniettare la warfarina sotto l'unghia dell'omicida. Nessuno poteva sospettare che il grilletto della pistola potesse nascondere un pungiglione contenente quel potente anticoagulante in grado di provocare una forte ed inarrestabile emorragia. ;-) UP.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 14:15 via WEB
Ma è fantastica questa interpretazione, Up! Quasi quasi la inserisco nel testo. Dovrei solo spiegare come mai lui spari col pollice... ;-)) ciao. W.
 
   
upmarine
upmarine il 10/03/08 alle 21:40 via WEB
Secondo me ti sei confuso nel tuo racconto. Guarda meglio: era l'indice, non il pollice. :-))
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 00:53 via WEB
Ti risparmio la battutaccia che mi era venuta spontanea, Up, a proposito di dita... :-) W.
 
sabrina_ergo_sum
sabrina_ergo_sum il 10/03/08 alle 08:57 via WEB
Come sempre non è la storia che mi colpisce in se...ma la sua struttura...meticolosa...degli allineamenti mentali che possiedi...l'assemblamento delle tue parole...la costante fervida fantasia...la visione di quello che la tua mente elabora...la condizione come visione...sei tu la mia visione...la mia visione sul mondo...Sabrina
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 14:17 via WEB
Sabrina, ti conviene avere anche altre visioni del mondo :-)) Scherzi a parte, ti ringrazio per le tue parole gentili, ma penso che il testo che ho pubblicato non valga granché. ciao. W.
 
nathalie71
nathalie71 il 10/03/08 alle 12:39 via WEB
Perchè hai usato i verbi "stette" e "nettò"?
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 14:18 via WEB
Mi sembravano adeguati nel contesto, nathalie. ciao. W.
 
   
nathalie71
nathalie71 il 10/03/08 alle 16:24 via WEB
Intendevo: inconsciamente o è stata una scelta pensta? Sono una rompipalle! Perchè stette invece di restò, e nettò invece di pulì? Te lo chiedo perchè mi potrebbe servire sapere cosa porta alla scelta di deteminati vocaboli. Grazie, ciao.
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 18:53 via WEB
Nettò, almeno nelle mie intenzioni, mi è parso più forte di "pulì", indica l'azione di eliminare le tracce con cura. "Stette" e "rimase" invece sono equivalenti. ciao. W.
 
Earthlessheartless
Earthlessheartless il 10/03/08 alle 17:48 via WEB
Mi ricorda E.A.P.:)
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 10/03/08 alle 18:54 via WEB
Edgar Allan Poe? Non scherzare, dai... :-) W.
 
DONNADISTRADA
DONNADISTRADA il 10/03/08 alle 22:36 via WEB
nel racconto viene fuori la parte di noi che cerca nonostante tutto la catarsi... deve liberare se stesso il protagonista immergendosi in tutto quel sangue, malgrado l'acqua...
per fortuna liberatoria sua direi
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 00:47 via WEB
Interessante questa chiave di lettura, Angi. In realtà il sangue sprizza a dispetto della volontà del proragonista, come se fosse liberato dal suo inconscio. ciao. W.
 
cri_cucciola
cri_cucciola il 11/03/08 alle 09:56 via WEB
mancano i perchè, e in un ottimo giallo di solito si risponde ai perchè e ai come..... più che un noir quindi lo classificherei come una "visione" della pena per una colpa commessa senza rimorso.....il sangue che non si riesce a cancellare e che, anzi, si sparge sempre più attorno al colpevole, per fargli capire che in un modo o in un altro paghiamo sempre le ns colpe
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 14:29 via WEB
L'ambientazione è "noir", ma il testo non ne ricalca gli stilemi: si sa chi è l'assassino fin da subito, le sue motivazioni rimangono ignote. Il racconto è stato costruito sulla scena finale, quella del sangue, ma non per sottolineare la colpa del personaggio, bensì per rappresentare un conflitto interiore di cui lui appare inconsapevole. ciao. W.
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 11/03/08 alle 11:03 via WEB
e' bello anche questo di racconto, e, senza falsità alcuna, credo che tu possa tranquillamente scrivere anche noir... Sono pur sempre una lettrice no? ciao
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 14:30 via WEB
Ti ringrazio per il tuo parere di lettrice, Roberta, ma ritengo questo testo abbastanza modesto. ciao. W.
 
aidanred
aidanred il 11/03/08 alle 14:08 via WEB
Anch'io avrei voluto commentare l'uso del passato remoto un po' decadente, legato ad una letteratura di fine ottocento, ma forse è stato voluto perchè il tono moralistico che dai al racconto si adatta alla concezione morale del periodo in cui ogni assassino doveva in qualche modo, anche se impunito, macchiarsi (ed anche questa potrebbe essere una metafora) della propria colpa in modo indelebile. Anche oggi chi commette un reato dovrebbe avere sonni difficili, ma sappaiamo che l'animo umano è assai contorto e anche di fronte all'evidenza c'è chi nega le proprie colpe. Poi, dall'altra, c'è chi sfida la legge, lascia indizi perché vorrebbe essere scoperto e ci gioca con le regole perverse di chi fa della proria vita una sfida continua. Siamo complessi. Ho preferito leggere altri tuoi racconti. Un caro saluto. Nadia. Ps. mi chiedevo se dovevo inserire nel blog il raccontino sull'incontro che ho mandato al concorso. Grazie dei tuoi consigli.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 14:40 via WEB
La tua disamina è interessante, aidanred. In genere scrivo al presente e "in presa diretta". La scelta del passato remoto serve per distanziare nel tempo gli eventi narrati, per creare una cesura tra il protagonista e il narratore. Certo, l'immagine del sangue mi è venuta in mente leggendo alcuni capolavori della narrativa (che non nomino perché il mio testo non è degno di essere accostato a loro), ma non l'ho introdotta come rappresentazione di uno stigma, di una macchia, bensì come la descrizione di un crollo psicologico ed emotivo, ancor prima che etico. Lui "vede" il sangue sulle mani e viene catturato a causa della sua "visione" perché non regge le conseguenze del suo gesto, nonostante il sollievo apparente. Detto questo, come ho già ripetuto più volte, ritengo "Sangue" uno dei miei testi più fragili e incompiuti. Ma ho voluto pubblicarlo perché ho pensato che avrebbe creato un bel dibattito, come in effetti sta avvenendo. ciao. W.
 
   
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 14:43 via WEB
Non c'è bisogno che tu pubblichi "l'incontro" sul tuo blog, ma lo puoi tranquillamente fare :)
 
adriana_ar
adriana_ar il 11/03/08 alle 16:25 via WEB
Mi affaccio in ritardo.Sono reduce di un piccolo lutto domestico.Comunque leggendo questo racconto sono stata colpita non solo dalla meticolosa esposizione dei dettagli ma soprattutto dal finale psicanalitico che punisce il colpevole.Un abbraccio Writer
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 16:30 via WEB
Mi spiace sapere che ti è mancata una persona cara, Adriana. Ti sono vicino e ti ringrazio del commento. Un abbraccio. W.
 
   
adriana_ar
adriana_ar il 11/03/08 alle 16:34 via WEB
No grazie Writer è stato, come dicevo, solo un piccolo lutto domestico adriana
 
Edna_Millay
Edna_Millay il 11/03/08 alle 16:56 via WEB
e dopo che succede? e prima?
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 11/03/08 alle 23:46 via WEB
Quello che succede dopo è facilmente intuibile, Edna :) Quello che succede prima sta alla vostra fantasia. ciao. W.
 
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LA RECENSIONE

usumacinta

DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO

Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.

E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.

Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.

Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.

 

 

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