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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.
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Post n°400 pubblicato il 30 Giugno 2010 da falco58dgl
Quando ho aperto il mio blog quasi cinque anni fa, pensavo di rimanere online forse per qualche mese, pubblicare su questo spazio alcuni dei miei racconti e fare un po' di promozione al mio primo romanzo "Diecimila e cento giorni", un testo che avevo scritto con un forte coinvolgimento e che rappresentava una specie di rielaborazione della mia vita, a cavallo tra Europa e America Latina. Poi, col tempo, questo spazio è diventato qualcosa di più, si è arricchito di significati e di presenze nuove, è diventato una sorta di diario di viaggio che ospitava momenti felici o infelici, ma comunque significativi della mia esistenza e di quella dei tanti amici che hanno voluto percorrere un tratto di strada insieme a me. I giochi letterari, i resoconti di viaggio, gli sguardi sul mondo, i post sull'involuzione politica e morale vissuta dal nostro paese, il desiderio di nuovi cieli e di altre latitudini, la voglia di nuove modalità di comunicazione, la conoscenza di persone che sono uscite dall'ambito virtuale per diventare amici e amiche reali, in carne e ossa, il tentativo (poco riuscito) di scrivere un "romanzo in diretta" che si avvalesse dei cotributi dei lettori, i testi di narrativa che ho proposto alla vostra attenzione, questo è stato il percorso del blog, il suo orizzonte di senso. Ho negli ultimi mesi pensato di abbandonare questa "finestra sul mondo", mi sentivo privo di energie e di entusiasmi, poco incline a scrivere e a mettere in comune le mie percezioni con quelle di altri bloggers, forse deluso dalla deriva che il nostro paese ha conosciuto in questi ultimi anni. Ma ho deciso di andare avanti comunque, anche se non conosco la strada futura. Anzi, è proprio il non sapere dove mi porteranno i miei passi che rende il cammino interessante e degno di essere vissuto. Un saluto affettuoso a tutti voi, cari amici di Libero e del web. Writer. |
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LA RECENSIONE
DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO
Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.
E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.
Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.
Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.
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Con gli occhi aperti su questa avvilente realtà, senza chiudersi al desiderio di nuovi cieli e altre latitudini anche senza fare la valigia, provando a ridare senso alle parole e all'uso in pubblico della parola.
Forza, Scrittore, non ci lasciare senza i tuoi sguardi