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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.
SOLIDARIETÀ CON RED LADY E CON LOCANDA ALMAYER!
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(Hieronymous Bosch, "Il giardino delle delizie")
- Niente, non c’è niente
- Cosa cercavi?
- Un indizio, una traccia
- Ma di cosa, santo Iddio?
- Del persecutore. Ma quel figlio di puttana, si tiene alla larga.
- Senti, se mi spiegassi qualcosa, forse ti potrei anche aiutare
- Qualcuno ha scoperto il mio indirizzo mail e mi lascia dei messaggi tremendi, da schiantare di paura. Sanno tutto di me, della mia famiglia, persino il numero di conto corrente dei miei. E non basta: incominciano ad arrivare telefonate pazzesche, minacce di morte. Fino ad ora sono riuscita ad intercettarle, ma vivo nel terrore che rispondano i miei genitori
- Non sei andata dalla polizia?
- ‘Az, scherzi? Cosa gli dico? Un anonimo mi lascia messaggi minatori? Viviamo a Napoli, mica a Ginevra
- Hai idea di chi possa essere?
- Un sospetto. Tre settimane fa, ho lasciato la mia mail a un ragazzo che non avevo mai visto prima. Si faceva chiamare ProfondoBlu e il suo nick mi era piaciuto. Gli ho detto che ero di Napoli ed anche il quartiere, ma nient’altro. Aspetta, forse parlando con Moro mi sono scappate anche le prime tre cifre del mio telefono.
- E che cos’è, questo ProfondoBlu, un tecnico del centro ricerche della Telecom?
- Scherza pure, io mi sento braccata, non riesco più a dormire. Temo che il telefono squilli alle quattro del mattino e che ci sia quello dall’altra parte
- Perché sei venuta a Torino?
- Ho detto che sarei andata a trovare un ‘amica. In realtà, non sapevo cosa fare, dove andare. Tu mi eri parso così comprensivo, così sereno ed allora… ho creduto…ho sperato… non so cosa dire…mi sento di merda.
- Dai, non piangere, vedremo di risolvere questa brutta storia
- Disturbo?
- Ah, ciao, Jasmine. Lei è Marzia, un’amica di Napoli
- Ciao, Marzia, qualcosa che non va?
- Sono solo un po’ scossa. Mi spiace di avervi disturbato
- Ma no, ci fa piacere. Marco, le hai già preparato il letto?
***
Quella notte Jasmine e Marco fecero l’amore con una struggente intensità, come se avessero voluto congedarsi da un periodo di mezze misure, mezzi desideri, mezze frustrazioni. Mentre si rotolava nel letto, Marco sentiva cose frammentarie. Un alito di vento, una spiaggia lontana, la pressione del gomito di Jasmine sul suo fianco, il volto di Marzia fuso insieme a quello di altre donne, conosciute ed immaginate, fino a formare un insieme indecifrabile, colori accesi, vampate di calore che dalla schiena arrivavano alla testa. Jasmine teneva gli occhi socchiusi e sembrava lamentarsi debolmente, con una progressione lenta e costante. Poi rimasero a lungo abbracciati, incrociando le braccia e le gambe in un viluppo che non volevano districare. “Buonanotte, amorcito”, “Buonanotte a te, mi bonita”.
***
Il casino era reale. Marco se ne accorse quando incominciarono ad arrivare nella sua mail messaggi ambigui, che sembravano contenere velate minacce. “Uno scrittore bravo come te… così capace… non dovrebbe perdersi dietro progetti confusi…dammi retta, lascia perdere… se tocchi le persone, queste possono reagire… il mondo è pieno di pazzi…di gente violenta. Un amico sincero”. Pensava preoccupato “Ma dove siamo, sembra una caricatura del “Pendolo di Foucault” . Un progetto immaginario che diventa reale agli occhi di qualche squilibrato. Cose da pazzi”.
Con Marzia- Minnie fecero qualche giro, andarono a visitare il centro, salirono sulla Mole, percorsero a piedi il Valentino. Marzia era curiosa, ficcava il naso dovunque, rivolgeva ai passanti domande dirette che li lasciavano interdetti. Aveva recuperato un po’ di serenità, anche se, di tanto in tanto, s’incupiva improvvisamente. Amava i bambini , lanciava loro occhiate complici, che strappavano sorrisi anche ad infanti di sei mesi.
- Sei stato molto gentile, ma adesso torno a Napoli, non voglio incasinarti ancora di più.
- E’ stata solo una piacevole sorpresa.
- Anch’io mi sono trovata bene, però non posso continuare a fuggire, come se fossi inseguita dalla Spectre. Mi sembra poco dignitoso
- Senti, e se dicessimo tutto a tutti?
- Cosa vuoi dire?
- Questa sera ci colleghiamo e raccontiamo in diretta ogni cosa. Le telefonate minatorie, la E-mail di quella testa di cazzo, le minacce.
- Devi essere ammattito
- No, mi sembra logico. Il persecutore vuole spaventarti e non s’immagina che tu divulghi tutta la verità in chat. E’ come quando riconosci un uomo travestito da donna o smascheri un clone.
- E se quello è davvero uno psicopatico e fa una strage?
- Magari fa esplodere anche una bomba atomica… non ti preoccupare, lo prendiamo in contropiede. Ci stai?
- Mi sembra una pazzia
- Non avevi detto che amavi il rischio?
- Sì, ma…
- Allora, ci stai? Dai, che ci divertiamo
- Va bene, passiamo all’attacco.
(continua...)
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IL MIO ROMANZO
CLAUDIO MARTINI
"DIECIMILA E CENTO GIORNI"
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LA RECENSIONE
DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO
Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.
E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.
Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.
Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.
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