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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.
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« I miei luoghi | Free chat (seconda parte) » |
Questo è uno stralcio di un racconto lungo intitolato "Free Chat" (chi lo volesse leggere tutto, può cliccare sul link) scritto parecchi anni fa. Siamo nel 1998 e il protagonista incontra parecchie difficoltà nel collegarsi a Internet... :-) Memorie di un lontano passato telematico...
- Buongiorno, sono il Dott. Folloni, parlo con il numero verde della Web Italia?
- Sì, prego
- Ho ricevuto, insieme al computer, un abbonamento promozionale di quindici giorni a Internet. Ho cercato di collegarmi con la mia password ed il mio User ID, ma non ci sono riuscito
- Qual era il messaggio d’errore?
- Aspetti.. mi sembra che dicesse “impossibile localizzare il server o, forse, indirizzo D… D…, non ricordo bene
- DNS
- Sì, certo, indirizzo DNS sconosciuto
- Ha seguito le procedure contenute nel foglio illustrativo? Ha inserito i suoi dati personali ed i codici d’accesso?
- Guardi, ho eseguito tutto con scrupolo maniacale, ma non sono riuscito a collegarmi
- Si connette da accesso remoto?
- Come ha detto, scusi? Accesso…
- Lasci perdere, le do una nuova password ed un nuovo identificativo. Vada su “accesso remoto”, clicchi su connessione a Web Italia, si aprirà una finestra dove inserirà i nuovi dati. Una volta stabilita la connessione , chiuda la finestra e riduca accesso remoto a icona
- Più piano, per cortesia, sto scrivendo quanto mi dice
- Apra Internet Explorer, riempia i campi con i suoi dati personali, clicchi su connetti e si dovrebbe collegare
- E mi dovrei collegare… grazie, è stato molto gentile
- Di nulla, arrivederci.
***
- Web Italia?
- Dica pure
- Senta, sarà l’ottava volta che vi telefono. Forse mi riconoscete. Mi sembra di conoscere anche lei. Sono riuscito a entrare in rete, ho portato a termine tutte le procedure che mi avete indicato. E’ persino apparsa la scritta “operazione completata con successo” che ho salutato con urla selvagge di gioia. Ma poi mi sono bloccato. Non riuscivo ad andare da nessuna parte.
- In che senso scusi? Qual è il suo user ID?
- Adesso basta con lo user ID, mi avete lessato le palle. Mi vuol dire come faccio a navigare?
- Dipende dal codice d’accesso e dalla parola- chiave . Quali ha usato?
- Quelle che mi avete fornito voi, le parole “benvenuto” e “anfitrione”
- Ma no, quelle erano parole provvisorie che le servivano per registrare i suoi dati personali. Poi, sulla connessione, deve mettere l’identificativo e la password che ha scelto lei
- Che ho scelto io ?
- Sì, non se le ricorda?
- Vuole controllare? Ero così nervoso che posso avere digitato qualunque cosa, forse anche un’ingiuria
- Vediamo, lei è Folloni di Torino. Lei ha scelto il codice d’accesso “Cazz99merd12”
- Accidenti, le chiedo scusa
- Ma le pare? Metta i nuovi dati e si collegherà in un attimo.
(continua... ma forse no)
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IL MIO ROMANZO
CLAUDIO MARTINI
"DIECIMILA E CENTO GIORNI"
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(in seguito a uno spiacevole episodio
avvenuto su un blog della community)
LA RECENSIONE
DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO
Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.
E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.
Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.
Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.
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