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Anima di cristallo

"Infilerò la penna ben dentro il vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio" Francesco Guccini

 

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Unije: l'isola che non c'è

Post n°321 pubblicato il 18 Agosto 2008 da elisar_81
 

Dopo una lunga pausa ferie mi siedo ancora sulla sedia rossa della mia scivania.
Tutto è come 15 giorni fa, ogni cosa ha ancora il suo odore.
Un velo di polvere ricopre il monitor, segno di abbandono, anzi, mi correggo, segno tangilibile che io non c'ero, che me la stavo spassando.

"Me la stavo spassando"...avverto quasi un senso di colpa con questa frase.
Nel corso delle ferie ho davvero sognato di chiudere i battenti con questa vita e di trasferirmi in un'isola semi deserta della Croazia. Sono stata ad Unije, 80 abitanti circa e pochi turisti, il mare sembra una piscina e le alghe rendono la spiaggia un lungo e morbido divano su cui riposare. L'aria è balsamica, al posto dell'erba ci sono timo, salvia, liquirizia.
Appena sbarcata, alle 8 di mattina, dopo un viaggio in mare di due ore, mi sono guardata intorno ed mi sono commossa. Ho sentito che quello era un posto fantastico, esotericamente e spiritualmente ricco. Gli abitanti, quasi tutti poveri pescatori, hanno l'aspetto di gente di una volta, di gente buona che vive con poco e si accontenta di poco perchè la loro vera ricchezza è la solitudine e la bellezza che li circonda. L'acqua è offerta dal cielo, non c'è l'acquedotto. Si raccoglie la pioggia in grandi pozzi. Ma l'acqua non è come qui...è pura, limpida, potabile al 100%. E' ritenuto uno dei pochissimi posti al mondo incontaminato. Un vero paradiso. Non c'è il medico, un ospedale, un centro commerciale. Soltanto un piccolo paese fatto di roccia, niente auto e motorini. L'uomo ed il mare sono una sola cosa!
Mentre ero in quell'isola, ho pensato con forza ed intensità di lasciare gli agi della mia vita e di trasferirmi a Unije vivendo delle cose prodotte dall'orto e dal mare. Vivendo in povertà e solitudine.
Se non ad Unije (causa prezzi altissimi delle case), ovunque purchè via di qua, da questa vita banale, sempre uguale: lavoro, casa, amici, telefono che squilla continuamente, liste di cose da fare.
Tante persone invidiano la mia vita perchè dicono che ho tutto ciò che serve per essere felice, ed è così, io ho proprio tutto quello che ogni uomo desidera (in modo particolare quattro splendidi gatti). Non mi manca nulla eppure ciò che io desidero di più è il niente! Io non voglio niente. Ciò a cui davvero aspiro è il silenzio, la povertà, la solitudine, vivere di ciò che produco da sola con le mie mani.
Pazza? Folle? Problemi psicologici? Purtroppo no. Io ho davvero creduto di avre problemi psicologici e  mi sono trovata delle guide spirituali che sempre di più mi confermano di non avere nessun problema. Semplicemente io non desidero nulla nella vita se non un pezzo di pane e un pò d'acqua per sopravvivere e tanto silenzio intorno a me. L'isola di Unije non ha fatto altro che confermarmi che questa vita, bella, invitante, ricca, non è fatta per me. Unije è forse lo specchio della mia anima: l'isola che non c'è.
Io non voglio essere una vetrina da piazza, io voglio essere una piccola cella di pietra riservata al segreto del mio cuore.

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Adorare.Cristo
Adorare.Cristo il 18/08/08 alle 19:19 via WEB
Scusa Elisa, ti invito a leggere, tu puoi essere sempre espressione dell'amore di Dio, altro che silenzio, ^_^ Il valore dell'accoglienza + Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore ºººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººººº Omelia di Monsignor Riboldi L'episodio della donna Cananea, che si rivolge a Gesù per ottenere la guarigione di sua figlia, 'crudelmente tentata dal demonio', offre l'occasione di riflettere insieme sul tema che rischia di degenerare la civiltà dell'amore che, per noi cristiani, è il cuore della fede. Tiene banco nell'opinione pubblica, almeno la più sensibile alla dignità dell'uomo, il cosiddetto decreto 'sulla sicurezza'. Parla di tolleranza zero nei confronti di chi viene tra noi legalmente, come i 'rom' o 'nomadi', o clandestinamente, come gli immigrati, soprattutto provenienti dalle coste africane, dopo un estenuante viaggio nel deserto, fuggendo dai loro Paesi, per sottrarsi alla violenza o, 'più semplicemente', alla fame. La dice lunga quella serie di sbarchi a Lampedusa, il più delle volte su barche, che tali non sono, messe a disposizione dai mercanti di uomini. C'è da lodare la generosità della nostra Marina che, quando vede, soccorre e salva. Ma giunti a riva, li attende il cosiddetto Centro di prima accoglienza, per poi, rimandarli all'inferno da cui provengono, perché 'clandestini'. Non ricordiamo che, in tante ondate, dall'inizio del '900, noi stessi abbiamo cercato dignità di vita ed accoglienza negli Stati Uniti e in tutta l'America del Sud, dove oggi vi è 'la ricchezza di tante nazionalità'. Visitai nel 1963 i nostri che emigravano in Germania, Svizzera, Francia. Molte volte vivevano in baracche malsane o in ambienti affittati, dove si ammassavano fino all'incredibile. Quando ero con loro, il 'titolo' che ci accompagnava sempre era, guarda caso, lo stesso che oggi noi usiamo con i rom: 'zingari', pronunciato in senso dispregiativo, al punto che in una città, accompagnato da alcuni dei miei parrocchiani emigrati, come tali fummo respinti: 'Vietato ai cani e agli italiani', era scritto all'ingresso del locale pubblico. Cosa dovremmo dire, piuttosto, di tanti che 'usano i clandestini', per un lavoro 'in nero', mal pagato e quindi con uno sfruttamento di poveri, che è un grave furto. Che cosa è più grave? Chi condannare? I clandestini che sottostanno a qualsiasi condizione, cercando a caro prezzo un pane per vivere o chi sfrutta il loro bisogno? Nessuno vuole negare l'atteggiamento criminale di alcuni clandestini che, con i loro comportamenti, danneggiano i propri connazionali. Ma quello che si deve evitare è ogni sentimento razzista, che cancella il cuore del Vangelo: . 'Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi', ricordando che la 'zizzania' è presente ovunque tra il seme buono e spetta al Padrone della messe discernere l'una dall'altro. Il disagio che la Chiesa prova davanti a 'questo rifiuto del fratello' è bene espresso dai vari Centri di accoglienza delle Caritas e dal Pontificio Consiglio della pastorale dei Migranti. "Si assiste - scrive - di giorno in giorno, nei confronti di immigrati e rom, al paventare provvedimenti restrittivi e discriminatori che, prima ancora di essere attuati, destano allarme e agitazione generale. Si continua ad annunciare lo smantellamento dei campi nomadi, senza indicare sotto quale tetto essi possano sopravvivere, si vogliono compromettere di fatto le vie di accesso a chi chiede asilo o protezione umanitaria, si annuncia il prelievo delle impronte digitali ai bambini rom. Tutto questo non significa smorzare le paure e dare tranquillità alla nostra gente, ma porre le premesse per riesumare una specie di xenofobia o peggio di discriminazione razziale, di cui anche in Italia si è fatta amara esperienza. Non comprendiamo poi perché le impronte digitali vengano prelevate soltanto ai minori di questa minuscola etnia rom, proprio quando in questi tempi si è spesso informati di bande minorili italiane, che scorazzano per le vie e parchi delle nostre città". Parole dure, se vogliamo, ma che cercano di riscoprire quell'animo generoso e gentile che era ed è di tanta nostra gente, a cominciare dalla più semplice. Così descrive Matteo l'episodio della Cananéa: "In quel tempo, Gesù, partito di là, si diresse verso le parti di Tiro e Sidone, Ed ecco una donna cananéa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: 'Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio', Ma Gesù non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: 'Esaudiscila, vedi come ci grida dietro. Ma egli rispose: 'Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele'. Ma quella si avvicinò e si prostrò dinnanzi al lui dicendo: 'Signore, aiutami!', Ed egli rispose: 'Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini'. 'E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni'. Allora Gesù le replicò: 'Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri'. E da quell'istante sua figlia fu guarita". (Mì. 15,21-28) È davvero commovente questo episodio, che Matteo ha voluto - tra i tanti - ricordare e proporre a tutti noi, perché quella donna cananéa, ha avuto una fede che è una vera lezione per tutti, sempre. Ammiriamo innanzitutto l'umiltà e fiducia con cui si rivolge al Maestro. Pietà di me Signore! Non era una donna che apparteneva ai discepoli di Gesù. Questi provenivano dal 'popolo ebreo', il popolo eletto, che Dio aveva scelto per la nostra salvezza. Lei era una straniera - diremmo oggi un' extracomunitaria! - Apparentemente, non aveva nulla da condividere con Gesù. E Gesù - da pedagogo - evidenzia questa disparità, nel non dare ascolto alla sua preghiera, come se le sofferenze di chi non Gli apparteneva, non Lo interessassero. Sembra davvero voglia evidenziare le nostre stesse discriminazioni. Quante volte, di fronte alle tragedie di tanti, che cercano da noi 'le briciole che cadono dalle nostre tavole', pare che non solo non ci interessino, ma - Dio ci perdoni -li respingiamo. Fa molto riflettere quel grido della donna Cananea e l'apparente indifferenza di Gesù, che pare 'mettere tutti alla prova'! Infatti, i discepoli si trovano 'come costretti' a scuotere l'indifferenza del Maestro: 'Esaudiscila, non vedi come ci grida dietro?' Più che un vero atto di amore, chiedono di 'togliersela dai piedi', ascoltandola, perché dava fastidio. La Cananea non si lascia affatto fermare, ma delicatamente affronta Gesù, con parole di umiltà, fiducia, mettendosi nelle sue mani, al di là di ogni appartenenza. E Gesù continua a mettere anche lei alla prova: 'Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini'. Ma la risposta di lei pare sorprendere lo stesso Gesù: 'E' vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni'. A questo punto Gesù si commuove e ascolta ed esprime la sua meraviglia con un'affermazione, che vorremmo sentirci dire tutti: 'Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri'. Un episodio che davvero diventa 'una icona di accoglienza e fede totale'. L'accoglienza di Gesù, che dimostra di voler superare ogni divisione tra gli uomini: tutti agli occhi del Padre sono figli, a qualunque etnia appartengano, qualunque sia la loro fede, la loro origine, la loro provenienza. Tutti vanno amati, ascoltati, accolti. Penso a quei "barconi di disperati" che dall'Africa rischiando la vita vengono da noi e ci urlano il diritto alla vita. Fa male anche solo scorgere indifferenza o fastidio verso di loro. E' vero che la Chiesa accoglie il loro grido e lo porta ai responsabili e, soprattutto, opera al suo interno e sono tante le forme di amore verso chi ha bisogno, senza badare alla razza o nazionalità o religione. Quello che si fa all'uomo si fa a Dio, ma spesso non basta quello che facciamo! La fiducia totale della donna cananea, che davvero è esempio di fede, per come si rivolge a Gesù, abbandonandosi nelle sue mani, con totale fiducia: Pietà di me, Signore! Signore aiutami!... e trovando il coraggio, per amore della figlia, di ribattere alle obiezioni del Maestro, senza arroganza, ma in assoluta sincerità: 'Anche i cagnolini si cibano delle briciole...!', attirando così lo stupore dello stesso Figlio di Dio: 'Donna, grande davvero è la tua fede! Meditiamo le parole che Paolo VI, uomo di profonda fede, ci consegna: "Fede è propriamente una risposta al dialogo di Dio, alla Sua Parola, alla Sua Rivelazione. È il 'sì' che consente al pensiero divino di entrare nel nostro; è l'adesione dello spirito; della volontà, dell'intelletto ad una verifica per l'autorità trascendente di una testimonianza, a cui non è solo ragionevole aderire, ma intimamente logico per una strana e vitale forza persuasiva che rende fatto di fede estremamente personale e soddisfacente. È la fede un atto che si fonda sul credito che noi diamo al Dio vivente; è l'atto di Abramo che credette a Dio e da ciò trasse salvezza: 'Gli fu computato a giustizia'. È un atto insieme di fiducia, che pervade tutta la personalità del credente e impegna la sua maniera di vivere. È la sua migliore offerta a Dio, a Cristo Maestro, alla Chiesa custode e interprete del suo messaggio. È il passo con cui il fedele varca la soglia del Regno di Dio ed entra nel sentiero del suo eterno destino. Capite cosa è la fede? (19 aprile 1967) Insomma è la semplicità della Cananea che si affida, senza tanti ragionamenti, spinta dall'amore, a Colui in cui sente di poter porre la sua fiducia. Una fiducia ripagata che le meriterà per sempre quella splendida lode, che vorremmo sentire rivolta anche a noi: 'Donna davvero grande è la tua fede!' Con Madre Teresa è bello oggi rivolgersi a Gesù così: "Gesù, tu sei la Vita che voglio vivere, la Luce che voglio riflettere, il Cammino che conduce al Padre, l'Amore che voglio amare, la Gioia che voglio condividere e seminare attorno a me. Gesù, Tu sei Tutto per me, senza di Te non posso fare nulla. Tu sei il Pane di Vita, che la Chiesa mi dà. E per Te, in Te, con Te posso vivere
 
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INQUIETA E' L'ANIMA

CHE NON RIPOSA NELL'AMORE.

Ritael

 

NELLE TUE MANI

Nelle tue mani
io metterei le radici
e da te mi farei portare
in ogni angolo della terra,
non ho certezze
ma ho l'amore
tutto quell'amore necessario
per deporre la mia vita
in mano a te.


Ritael
(settembre 2017)

 

A TE SOLO

A Te solo
confluiscano i miei pensieri,
come torrenti impetuosi
si gettino insieme liberi
nella cascata del Tuo amore.

A Te solo 
io elevi la mia lode gioiosa,
come un fiore tra le rocce
le mie parole nel vento
solitarie e nascoste.

Lavami il cuore 
toglimi ogni desiderio umano,
rendimi capace di amare
ogni creatura allo stesso modo,
ch'io non ami più un'anima soltanto.

Te solo Signore!

Ritael

 

 

 

 

NESSUNO LO SA

Mentre sorrido
piango
e mentre di gioia danzo
muoio.

Ritael 

 

ETTY HILLESUM

 

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