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Referendum elettorale: democrazia o dittatura?

E' partita da qualche settimana la raccolta firme per il referendum sulla legge elettorale. Secondo i promotori (qualche salma riesumata  della politica come Segni, qualche professore universitario in cerca di notorietà e, di nascosto, qualche Partito neo-formato che spera di ottenere, con la legge elettorale, quel consenso che non è in grado di coagulare attorno alla  propria proposta politica) è un'occasione per semplificare il quadro politico italiano e per rafforzare la democrazia nel nostro paese. Ma è veramente così?

Una buona legge elettorale dovrebbe essere in grado di rispondere a due esigenze fondamentali; ovvero, rappresentatività e governabilità. Quindi dovrebbe fare in modo che le differenze culturali,politiche e sociali degli Italiani siano rappresentati in seno al Parlamento e, nello stesso tempo favorire l'aggregazione delle forze politiche simili in modo da garantire la governabilità.

Il referendum va in questa direzione? La risposta è drammaticamente semplice: No. La proposta referendaria, in nome della già citata necessità di semplificare il quadro politico, fa proprio solo il principio della governabilità accentuandolo e snaturandolo in modo tale da mettere a rischio la democrazia stessa del nostro paese. Infatti se la legge elettorale fosse quella proposta dai referendari si arriverebbe all'assurdo che un Partito del 30% potrebbe ottenere la totalità dei seggi parlamentari. E' democrazia questa?

Una legge elettorale non può non tener conto del contesto politico, sociale e culturale di una nazione: in Italia sostenere la necessità (così come è avvenuto negli ultimi 15 anni) di semplificare il quadro politico arrivando al bipolarismo perfetto è antistorico e risulta essere una forzatura visto il quadro sociale. Infatti volendo semplificare al massimo gli orientamenti politici presenti nel nostro paese si arriverebbe ad almeno 5 Partiti: estrema sinistra, sinistra moderata, centro, destra moderata, estrema destra. 

In conclusione ritengo, quindi, che l'unica legge elettorale in grado di garantire governabilità e rappresentatività sia una legge proporzionale, magari con uno sbarramento massimo del 3%, ed in cui soprattutto non vi sia l'indicazione della coalizione, in modo tale da favorire l'aggregazione dei Partiti simili.