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Mantovani scrive a Bertinotti

Post n°11 pubblicato il 26 Giugno 2007 da ilBriganterosso

Sono solito scrivere sul Blog solo la mia opinione, oggi, voglio però proporvi una lettera scritta da Ramon Mantovani (parlamentare del Prc) ed indirizzata a Fausto Bertinotti che, in occasione dell'assemblea della Sinistra Europea, aveva auspicato la nascita del Partito della Sinistra.

Ovviamente condivido pienamente tale lettera e spero che, in vista del Congresso del Prc, si possa raggiungere la maggiore unità possibile tra tutte le componenti del Partito della Rifondazione Comunista, che si oppongono al superamento del Partito.

Il Brigante Rosso

 

Caro Fausto,
scusa se mi rivolgo direttamente a te. Lo faccio non per ottenere una risposta pubblica, perchè sono io a rispondere al tuo "invito" a fare presto e subito un nuovo partito di sinistra. E mi rivolgo personalmente a te perchè hai parlato da leader. Sei stato e sei il leader di Rifondazione Comunista. La tua statura nella sinistra italiana - e non solo - non è in discussione ma, credimi, per quanto autorevoli e a volte indovinate, le tue suggestioni, subite da decine di migliaia di militanti attraverso anticipazioni di stampa e discorsi di svolta, evidenziano un limite nel vertice del nostro partito, non nella militanza ormai da troppo tempo strattonata e resa passiva. Un limite che si sarebbe dovuto e potuto superare. E che non si è superato non solo per colpa tua. Anzi, nemmeno soprattutto per colpa tua. Perchè troppe e troppi dirigenti del partito non hanno "osato" formularti critiche, perchè alcune e alcuni si sono spinti fino all'apologia. Mi viene tristezza a leggere certi articoli di critica su Cuba scritti da una persona che per molti anni non solo ti ha incensato quasi tu fossi infallibile, bacchettando prontamente chiunque osasse criticarti. A me è successo e non dimentico, e credo che vedere lo stalinismo solo negli altri sia fin troppo facile e, in fondo, la dimostrazione che la rottura sacrosanta con una certa cultura sia ancora molto lontana da venire. Io, che in gioventù sono stato stalinista, da tempo ho capito che non basta proclamare rotture e denunciare errori ed orrori. Molti anni fa ho deciso di parlare chiaro nelle riunioni come nei corridoi e di contare fino a dieci prima di fare una critica a qualcuno che sta più in basso di me non usando cautele, invece, verso l'alto. Non è stato comodo, ma è stato altamente liberatorio e, in fin dei conti, perfino conveniente, perchè almeno ci si conquista un rispetto che non deriva dalla collocazione nella gerarchia, bensì dalla dimostrata lealtà. Questa premessa serve a descrivere lo stato d'animo con il quale ti dico: No, io il tuo invito non lo raccolgo. Sono ostile all'idea che alla crisi e alle difficoltà si risponda con una proposta politicista. E a dire il vero non sono nemmeno d'accordo sulla natura della crisi della "sinistra" e sull'individuazione delle difficoltà che hai indicato. In Italia. come nel resto d'Europa, la disgregazione sociale prodotta dalla ristrutturazione capitalistica si è accompagnata ad una politica muta ed incapace di occuparsi della società.
Le diverse destre in Europa hanno fondato una risposta, un'idea come hai detto tu, in sintonia con l'individualismo e con tutti i pensieri reazionari e le paure che, come riflesso condizionato, si accompagnano alla solitudine e alla precarietà sociale. Qui sta la chiave del loro successo elettorale, unitamente a sistemi elettorali sempre meno democratici e rappresentativi. La cosiddetta sinistra moderata è stata ed è neoliberista ed ha devastato, dove ha governato, il proprio blocco sociale sacrificandolo sull'altare della governabilità e delle compatibilità macroeconomiche imposte dalla globalizzazione. Noi abbiamo accettato la sfida del governo sia perchè credevamo nella forza del movimento mondiale contro la globalizzazione, che io vedo in crescita e capace di influire sul corso delle cose (basti pensare ai ripetuti fallimenti dei negoziati del Wto), sia perchè in Italia una stagione di lotte, anche vincenti, costituivano la base per tentare di invertire la tendenza. Inoltre abbiamo teorizzato intorno ai limiti della politica e di un partito nell'epoca della globalizzazione. Abbiamo visto il limite della natura nazionale del partito ed abbiamo costruito la Sinistra Europea nel continente. Abbiamo individuato il limite della presunta funzione d'avanguardia, o generale che dir si voglia, del partito. Nel senso che abbiamo riconosciuto che i diversi soggetti politico-sociali sono capaci, esattamente come un partito, di esprimere punti di vista complessivi e generali, ed abbiamo con loro impostato un rapporto paritario dentro il movimento. Da qui l'intuizione, tua, del progetto della Sinistra Europea in Italia. Abbiamo proclamato, e votato al congresso, che l'opposizione o il governo sono semplici opportunità. Variabili dipendenti dalla dinamica di movimento che possono contribuire a sviluppare. Abbiamo deciso che il baricentro della nostra azione era collocato nella società e che serviva a costruire l'alternativa di società come motore della trasformazione e della riforma della politica. Fin qui ci siamo, credo. Poi, di fronte alla formazione del Partito democratico e in seguito a risultati elettorali in Italia e in Europa arriva l'idea che bisogna fare in fretta l'unità con altri partiti e che bisogna andare oltre Rifondazione. Qui sta il politicismo del ragionamento. Il Partito democratico apre un vuoto? Non credo. Il Pd è in sintonia con l'americanizzazione della società ed è elettoralmente una risposta coerente con l'impianto liberista dal punto di vista economico e sociale del pensiero di Ds e Margherita. Veltroni, per il quale vedo che fai il tifo, non ha un profilo riformista come dici tu. Lo stile dialogante, che pur va riconosciuto, non può far velo al coerente impianto liberal-democratico di cui è alfiere. Illudersi che l'unità dei partiti che non si collocano nel Pd risolva il problema è un grave errore. Anche perchè c'è di mezzo il governo Prodi. E' meglio sviluppare il nostro progetto trovando i punti di unità reali con altri, come stiamo giustamente facendo sul "risarcimento sociale" dicendo esplicitamente che la rottura con il governo non è un tabù o discutere di un contenitore grande e nuovo capace di raccogliere più voti? Non mi si dica che si possono fare entrambe le cose perchè è falso. Perché gli altri interlocutori esplicitamente dicono che il governo non può essere messo in discussione e che la vocazione del nuovo partito deve essere l'alleanza strategica con il Pd. Perchè nel primo caso c'è il tentativo di riconnettere i temi sociali alla politica e nel secondo c'è l'idea di una sinistra che compete con il Pd condividendone, però, la vocazione governista. Avremmo, come del resto dice Mussi, una sinistra di governo. Sarebbe la morte del nostro progetto più che decennale, che comunque io ho sempre inteso come di lunga lena e non da rimettere sbrigativamente in discussione per questo o quel risultato elettorale. Per giunta hai corredato il tuo discorso con l'esempio dei risultati francesi e dell'unità della Linke. Ma sono esempi sbagliati. Se in Italia avessimo il sistema elettorale francese, anche così come siamo messi oggi, saremmo tranquillamente riusciti ad evitare la frammentazione perfino trovando un candidato comune di tutto il centrosinistra per le presidenziali. E in Germania si sono uniti un partito ex comunista (non comunista come hai detto tu) e un partito uscito dalla Spd che ha rotto con il Partito Socialista Europeo per aderire al nostro partito continentale. E per giunta stando all'opposizione della grande coalizione. Ti sembra un esempio valido per l'Italia? Dove dovremmo unire 4 partiti che hanno 4 collocazioni internazionali diverse ed incompatibili fra loro? Mah! Infine, caro Fausto, non so come andrà la partita con il governo (so che non ne hai parlato per rispetto delle tua veste istituzionale) ma comunque vada penso si debba, da soli o auspicabilmente con altri, convocare una consultazione di massa questo autunno per decidere se continuare a stare al governo o meno. Si confronterebbero così due diverse e contrapposte concezioni della partecipazione, quella di una platea passiva per scegliere un leader e quella alla quale devolvere una responsabilità che non può più essere custodita negli organismi di partiti eccessivamente istituzionalizzati. E non so come si svilupperà la discussione nel partito sull'andare oltre o meno, ma spero, anzi pretendo, che la discussione congressuale sia chiara (vedo troppe posizioni reticenti ed ambigue) e che preceda e non segua atti irreversibili.
Con affetto.

 
 
 

Provvidenza Veltroni?

Post n°10 pubblicato il 22 Giugno 2007 da ilBriganterosso

Walter Veltroni, dopo un lungo corteggiamento da parte degli altri "leader", sarà quasi sicuramente il segretario del nascente Partito Democratico.

La prima domanda che nasce spontanea è: ma il segretario del Pd non doveva essere scelto attraverso una grande assemblea democratica passando per delle primarie vere in cui sarebbe valso il principio di "una testa un voto"? Invece, guarda caso, Veltroni, sia pure forte di un maggiore appoggio popolare rispetto agli altri pretendenti, viene così scelto dall'alto da chi, senza che si sia svolta alcuna assemblea si erge a classe dirigente del nuovo Partito.

Due sono, secondo me, i motivi principali che hanno fatto sì che alcuni tra i principali pretendenti alla leadership del Pd (D'Alema, Fassino...) abdicassero in favore del sindaco di Roma: il primo è perchè Veltroni è, allo stato dei fatti, il politico più popolare del nuovo soggetto, anche perchè non è direttamente (o per lo meno così è percepito) coinvolto nella disastrosa esperienza del Governo dell'Unione, ed è visto con simpatia anche dagli potenziali elettori indecisi dell'ex sinistra Ds; quindi la sua elezione ridurrebbe drasticamente l'attuale emorragia verso sinistra. Il secondo motivo è perchè, se il leadere del Pd sarà anche il futuro candidato alla Presidenza del Consiglio, la prevedibile sconfitta dell'Unione e, con essa, dello stesso Veltroni, ricollocherebbe questi a quel ruolo marginale che ha avuto sin ora, pur essendo sindaco della capitale, e rimetterebbe in pista più forte che mai ....................... indovinate chi?

 
 
 

La dipartita di un Partito

Post n°9 pubblicato il 09 Giugno 2007 da ilBriganterosso

Si è spento tragicamente alle ore 15:00 di oggi, 9 Giugno 2007, in Piazza del Popolo, il Partito della Rifondazione Comunista; alla cerimonia erano presenti pochi intimi.

A parte gli scherzi quando, purtroppo, un Partito Comunista entra a far di un'alleanza elettorale senza prima aver discusso i punti qualificanti del programma a partire dai quali e per i quali dare l'appoggio ad un governo si rischia di trovarsi impantanati così come è capitato, appunto, al Prc.

Oggi il Prc è debole perchè si ritrova schiacciato, frantumato, come se fosse schiacciato da una tenaglia in cui il braccio destro è rappresentato da quell'elettorato che lo critica in quanto non affidabile, ed il braccio sinistro da chi lo critica perchè appiattito sulle posizioni antioperaie e guerrafondaie del governo Prodi.

E la cosa più tragica è che più debole è il Partito della Rifondazione Comunista e più debole e con un profilo moderato sarà l'unità di azione delle forze della Sinistra.

 
 
 

Scrivi la tua sulla Sinistra

Post n°8 pubblicato il 06 Giugno 2007 da ilBriganterosso

Care compagne e Cari Compagni,

In questi mesi, attraverso la raccolta di articoli che  vi abbiamo proposto sul nostro sito www.ilbriganterosso.info , avrete avuto modo di farvi una vostra personalissima opinione sul processo di unificazione delle forze della Sinistra e sulle diversità di vedute che all’interno delle diverse soggettività vi sono in merito alla forma organizzativa che tale nuovo soggetto debba assumere.

Riteniamo sia interessante comprendere quale sia la vostra opinione in merito, per evitare che la discussione rimanga di esclusiva titolarità delle presunte classi dirigenti.

Per questo vi chiediamo di inviarci una mail all'indirizzo info@ilbriganterosso.info scrivendoci le vostre impressioni, perplessità, dubbi, esperienze di unità già sperimentate a livello locale etc. e saremo ben lieti di pubblicarli sul Sito.

 
 
 

Sulle Elezioni

Post n°7 pubblicato il 30 Maggio 2007 da ilBriganterosso

Due sono i punti che risaltano immediatamente nel momento in cui ci si appresta a fare un analisi sulle elezioni amministrative del 27 e 28 Maggio: il primo è la netta sconfitta dei Partiti di governo ed il secondo è l'aumento dell'astensionismo.

Per quanto riguarda il primo aspetto, i Partiti che subiscono maggiormente l'impopolarità di un anno di malgoverno sono i due Partiti che hanno avviato il processo costitutivo del Pd, in quanto visti come i principali responsabili dell'azione di governo, ed il Partito della Rifondazione Comunista, poichè non è stato in grado di arginare la politica antioperaia del governo Prodi.

Per quanto concercne il secondo aspetto, è evidente come, l'aver tradito le aspettative dei milioni di Italiani che avevano creduto nel progetto dell'Unione, e mi riferisco in modo particolare ai soggetti più deboli (precari, operai, pensionati, omosessuali ed altri soggetti discriminati), con l'aggravante della presenza inefficace nel governo e nei ruoli istituzionali dei comunisti, ha reso quanto mai attuale e forte il vecchio motto qualunquista "sono tutti uguali".

Purtroppo, come se non bastasse, all'indomani del voto i "timonieri" del governo (Prodi, Rutelli, Fassino...) si sono affrettati a parlare di una presunta "Questione Settentrionale" da risolvere, guarda caso, con ulteriori incentivi alle imprese.

Mi sa che alle prossime elezioni anche io voterò il Partito dell'Astensione.

 
 
 

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