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IL BUONGIORNO...SI VEDE DAL MATTINO

Post n°242 pubblicato il 27 Novembre 2011 da lorifu
 

“Sei pronta?”

“Sì, arrivo!”

Mani sul volante, guardo l’orologio e fremo. In ritardo,  come al solito, del resto.

Tra le tante cose che non mi sono riuscite  nella vita, la puntualità è una di queste.

Ricordo ancora i miei inizi, avevo la scuola a un tiro di schioppo ma riuscivo ad arrivare in ritardo anche allora. Non che i ragazzi fossero scontenti, tutt’altro. Il fatto di poter fare un po’ di cagnara tra una lezione e un’altra  era motivo di grande apprezzamento anche se sapevano che con la chiusura della porta era tutta un’altra musica.

“Giulia, sbrigati, sono in ritardo, anzi siamo in ritardo” grido.   

“Arrivo,” risponde ma so già che passeranno altri  due, tre minuti in cui la  immagino  davanti allo specchio, non si piacerà, si schiaccerà un brufolo, invece che sciolti raccoglierà i capelli in una coda di cavallo, cambierà le scarpe, forse anche la giacca perché  non in gradazione con le scarpe. Poi passerà alla borsa, troppo piccola, troppo grande, rovescerà tutto il contenuto di una travasandolo nell’altra…

Biiip, Biiip. Mi sto agitando. Passa un uomo, mi vede imprecare all’interno dell’abitacolo e mi guarda con   aria sbigottita, me ne accorgo e muovendo rapidamente un dito gli comunico  che no, lui non c’entra, ce l’ho con mia figlia che  probabilmente, dopo aver svuotato l’armadio, starà rovistando in quell’ecatombe alla ricerca di qualcosa che non trova.

Si allontana e mentre finalmente vedo aprirsi il cancelletto di casa manca poco che sgommando non lasci fuori dalla portiera una gamba di Giulia.

Potrei guidare a occhi chiusi. Sempre la stessa strada da trentanni, trentanni  in cui quel breve tragitto di circa venti minuti diventa adrenalina pura. Basterebbe partire dieci minuti prima, solo dieci minuti e non dovrei vivere con l’incubo dell’orario. In fin dei conti cosa sono 10 minuti nell’economia di una giornata! Eppure,  non riesco proprio a recuperarli neppure provando ad ottimizzare i tempi.

La sveglia alle 6.45, quando ho provato ad anticiparla alle 6.30 è mancato poco che mi mandasse in tilt  il sistema neurovegetativo.

Ho provato allora a velocizzare  la colazione e devo dire che optando per il tè invece che per il caffelatte sono riuscita a guadagnare qualche decina di secondi, troppo pochi comunque per poterli considerare preziosi.  

È  in bagno, allora che mi sono concentrata per vedere come potevo ridurre i tempi dedicati al trucco e affini.

E per la verità ero riuscita a conseguire una tale destrezza nei vari passaggi: fondotinta, ombretto, mascara, matita rossetto che il trucco era diventato un automatismo.

Ma a rompere quel certosino lavoro di riorganizzazione, nel frattempo, s’era messa mia figlia a scombinare tutto con la sua disarmante imprevedibile teoria del: “Ma che problema c’è?”

 Ed eccomi qua ad affrontare il primo ostacolo che non sono i 4 km che scorrono lisci sulla strada che mi porta verso il centro. Se arriverò in orario o meno molto dipenderà dal passaggio a livello che secondo i miei calcoli dovrebbe chiudere, sguardo all’orologio, tra meno di mezzo minuto, giusto in tempo per passare,  pigiando sull’acceleratore e affrontando il dosso, senza pensare al grido di vendetta delle sospensioni e alle imprecazioni di mia figlia che, finestrino aperto, sigaretta in bocca sta esalando l’ultima boccata di libertà.

Un sospiro di sollievo e sono in mezzo al traffico del viale principale, a quest’ora intasato all’inversosimile. Con una serie di abili mosse e scorrettezze veniali, in una consumata gimkana, frutto di anni di esperienza, mi intrufolo nella corsia che a singhiozzo per il numero imprecisato di semafori, frotte di giovani che sbucano da ogni dove, biciclette a complicare la già complicata colonna di lamiera, mi conduce verso la prima destinazione:

La scuola di mia figlia.

Non sia mai che la tapina possa fare due salutari passi a piedi a rintemprare spirito e gambe, ragion per cui mi trovo a sostare all’imbocco di una grossa rotonda, senza mai guardare nello specchietto retrovisore, per non cogliere gli improperi, a dire poco, di chi mi segue costretto a frenare bruscamente per  quell’estemporanea, pericolosa  fermata d’emergenza.

Riparto dopo aver ricevuto gli insulti di mezzo mondo diretta finalmente alla mia meta. Altri semafori, altre macchine, altre vite, altre storie.

In quest’ultimo tratto di strada, finalmente, riprendo il contatto col mio interno, mi concedo qualche divagazione, accendo la radio sul mio canale preferito ma:

“Cosa sta facendo questo davanti?” “Si blocca…così…senza freccia?”

Freno bruscamente.

Gli occhi vanno ai pedali.

Orrore! Calzo due scarpe diverse, una col tacco, una con la zeppa.

 

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Commenti al Post:
IO.RAMINGO
IO.RAMINGO il 27/11/11 alle 11:45 via WEB
troppo stress!!! io mi rimetterei a letto e buonanotte al secchio!!! :-) Una felice domenica Pino
 
 
lorifu
lorifu il 28/11/11 alle 22:37 via WEB
Soluzione ideale. Nei sogni facciamo sempre così. Ciao Pino, buona serata.:-))
 
roseilmare
roseilmare il 27/11/11 alle 21:33 via WEB
Succede Loretta perchè si va sempre di corsa. Sempre poi al servizio dei figli. L'espressione del volto è sempre tirata, tesa. E io mi sono stancata:-)Baci.
 
 
lorifu
lorifu il 28/11/11 alle 22:38 via WEB
E’ proprio così. Io non capisco se sono sempre incavolata perché i figli non mi permettono di rilassarmi o se sono nevrotica per natura. :-)
 
amariaeluna
amariaeluna il 28/11/11 alle 07:23 via WEB
klikka Buon inizio settimana
 
 
lorifu
lorifu il 28/11/11 alle 22:39 via WEB
Bellissimo, grazie. Ciao, loretta
 
Pattybis
Pattybis il 28/11/11 alle 13:09 via WEB
Ahahaha, questo non mi è mai accaduto, ma capisco che la fretta fa fare cose bizzarre senza rendersene conto. Io sono una fissata con la puntualità invece, difficile che ritardi ed è sicuramente a causa di qualche impiccio dell'ultimo minuto, Ma sto cercando di scansare anche quelli, partendo ancora prima. Ognuno ha le sue fisse... non c'è nulla da fare! Ti abbraccio.
 
 
lorifu
lorifu il 28/11/11 alle 22:40 via WEB
Sei come mia nonna che quando doveva prendere un treno, una corriera, si alzava due ore prima ed era in stazione almeno mezz'ora prima della partenza. Quanto la prendavamo in giro ma mi sa …che aveva ragione! Ciao, un abbraccio a te. :-)
 
Vince198
Vince198 il 28/11/11 alle 17:20 via WEB
Ah Signor.. Un film visto e rivisto da una.. vita, Loretta, ad iniziare da quando eravamo fidanzati io e la mia signora: correva l'anno 1974.. autunno, eravamo giovani e pieni di voglia di vivere.. L'attesa mia, almeno mezzora, era una prassi consolidata, ma se mi capitava di arrivare, per qualsivoglia motivo, anche con soli due minuti di ritardo, la trovavo sulla porta, con le mani sui fianchi e con il libretto dell'interrogatorio pronto.. °___°
Con i figli stessa musica! Sempre all'ultimo minuto e sempre dietro urlacci per sbrigarsi, per non perdere l'autobus, per non arrivare tardi a scuola o a qualche appuntamento importante.
Per fortuna adesso non c'è più questa solfa! Ah, scusa.. dimenticavo: è rimasta la parona di casa.. ^__^
 
 
lorifu
lorifu il 28/11/11 alle 22:42 via WEB
Ahahahah, in sostanza la parona ancora oggi non ti permette di rilassarti. Dovresti sapere che per la donna mezz’ora di ritardo è una sciocchezza, ma se lo fa l’uomo…apriti cielo! E non è che con l’età le cose cambiano. :-) Mandi, loretta
 
socrate52
socrate52 il 28/11/11 alle 18:29 via WEB
Poi dice che ad uno ci viene l'ulcera e la pressione alta!!!
Mi hai fatto tornare in mente un mio post sullo stesso argomento ... vedo che tutto il Mondo è paese!
Però ... ecco da chi è stata lanciata la moda delle "scarpe scompagnate" ! Ahahah!Ciao ,Filippo :))
 
 
lorifu
lorifu il 28/11/11 alle 22:44 via WEB
Ti immagini Socrate, sono arrivata a scuola vestita di tutto punto con due scarpe scompagnate. Non sono neanche uscita dalla macchina, ho telefonato che sarei arrivata un’ora dopo. E sono tornata a casa a cambiarmi. :-(
 
artchoker
artchoker il 29/11/11 alle 00:11 via WEB
Splendido resoconto! Però ora m'è venuta l'ansia...:o)
Io credo sia colpa d'un gene, ce n'è uno che ti fa arrivare sempre in ritardo e ce n'è un altro che ti fa anticipare troppo. Il guaio è quando marito e moglie hanno geni diversi. (n.d.r. io sono quello sempre in anticipo...)
 
 
lorifu
lorifu il 29/11/11 alle 22:21 via WEB
Ma è sempre così da che mondo è mondo. Che sia proprio a causa dei geni di cui parli? Ciao, loretta. :-)
 
acetosella5
acetosella5 il 29/11/11 alle 13:23 via WEB
Io sono ansiosa, quindi mi preparo sempre con troppo anticipo, in più dormo pochino. Ebbene, nonostante ciò, riesco ad arrabbiarmi lo stesso per il tempo, per le code, per le attese, segno che il tempo è soggettivissimo! Anche io sono riuscita ad uscire con due scarpe diverse, tempo fa, una nera e una marrone!
 
 
lorifu
lorifu il 29/11/11 alle 22:19 via WEB
Non è il mio caso essendo sempre in ritardo. E dire che anche io sono ansiosa. Arrivare in orario per me è un forzare la mia natura nonostante il rigore che metto in tutte le cose. :-)
 
eugenia1820
eugenia1820 il 29/11/11 alle 21:28 via WEB
Per poter leggere questo post ho fatto la stessa trafila che genera ansia, come hai fatto tu per andare a scuola, però ne è valsa la pena. Divertente la scena ed indubbiamente vera, se chiudo gli occhi mi sembra di vederti. Alle scarpe spaiate non ci ho fatto caso, la mia profe di lettere, invariabilmente ne metteva una marrone e una nera. Lei soffriva d'insonnia, e al mattino non riusciva ad alzarsi......arrivava a scuola stralunata e scarmigliata. In fondo a te è successo solo una volta!!!!!^__^ Bacione.:-)
 
 
lorifu
lorifu il 29/11/11 alle 22:05 via WEB
Ahhhh, che ridere pensando alla tua prof. Io invece ho sempre avuto il terrore sacrosanto di farmi cogliere in difetto dai miei allievi. Dovresti sapere quanto sono feroci nelle loro critiche. Ti assassinano anche quando sei a posto. Ricordo che un giorno in cui mi accorsi di avere le calze smagliate mandai la bidella a comprarmene un paio e le cambiai velocemente. Un'altra volta però, sempre di fretta, infilai un assorbente di ricambio che affiorava dalla tasca della giacca. Me ne accorsi in classe. Non ho mai voluto sapere quanti se ne accorsero. :-)))
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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