la memoria dispersa
un mondo di affetti perduto (ricordi, pensieri, riflessioni)
TEMPO
Il tempo che passa è tiranno ma è l'attimo che conta, l'attimo che ti prende, ti fa pensare, ti fa sentire, racchiude un mondo, ti fa passare oltre...
Ci sono amori che non muoiono mai, anzi traggono forza dalle rovine, così come ci sono vite che muoiono nel momento di esplodere in tutta la loro bellezza.
La vita e l'amore sono atti di coraggio.
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« Amore o amare? | A PROPOSITO DI VIRTUALE... » |
Post n°476 pubblicato il 30 Aprile 2014 da lorifu
"Dolce tesoro mio, come stai? Anche oggi ti ho cercata al telefono e tu non c'eri, ma lì, nella tua lontananza, ti trattano bene? Mi raccomando: se solo ti sfiorano un capello, tu mandami a dire." Mandami a dire - Pino Roveredo - Premio Campiello 2005
Amedeo Modigliani - Ritratto di Jeanne Hébuterne
Trovare le parole giuste per definire Pino Roveredo non è cosa semplice anche perché sarebbe riduttivo limitarsi a leggere le sue note biografiche e ricondurre tutto alla sua infanzia, figlio di due genitori sordomuti che gli insegnarono prima di tutto il linguaggio dei gesti. Anche se il silenzio è stato il suo primo compagno, l'ha introiettato e se n'è servito per riflettere sugli accadimenti della vita trasformandolo in forza espressiva attraverso pagine dove il dolore e lo smarrimento sono una costante. L'ispirazione proveniente dalla strada, sono parole sue, è quella che gli ha permesso di mettere su carta il suo vissuto, un concatenarsi di eventi che lo videro allontanarsi dai binari della normalità per scelte trasgressive, una discesa all'inferno che lasciò segni indelebili nel suo animo. ...Così comincia il degrado volontario, quando la società allunga benevolmente la sua mano e ti mette da parte, tu lo sai che è colpa tua, ma quell'emarginazione con il tempo diventerà un alibi da giocare... Capriole in salita - Pino Roveredo La dipendenza dall'alcol e dalle droghe gli aprirono le porte del carcere e del manicomio ma nel buio più profondo riuscì a trovare, grazie anche all'amore, l'orgoglio e il riscatto che gli permisero di uscire definitivamente dalla situazione di emarginazione e disagio in cui si trovava. Un'esperienza che non ha mai rinnegato ma che al contrario lo ha visto e vede battersi ancora oggi con lo spirito dell' operatore di strada, come ama definirsi, nei tanti progetti di solidarietà, teatro e un'instancabile attività di supporto ai giovani disadattati perchè, come ama ripetere, salvando loro salvo anche me stesso. L'accostamento a Baudelaire, Bukowski e a una sorta di maledettismo appare un po' azzardato, quando non strampalato, in quanto a differenza loro la strada non è stata una scelta come rifiuto e invettiva verso una società perbenista e ipocrita ma una contingenza, un percorso obbligato scaturito dal suo destino di bambino in cui le capriole in salita iniziarono già allora. Un uomo che nonostante il successo dei suoi libri e la vittoria del Premio Campiello nel 2005 con il libro di racconti Mandami a dire, sente il bisogno di donarsi mettendo a disposizione dei più sfortunati, degli ultimi, la sua esperienza come alito di speranza. I suoi libri, una volta letti non li dimentichi più. Ti entrano dentro perchè attraverso un linguaggio ricco di metafore e similitudini la parola si fa immagine e tu la vedi, la senti, perchè il suo è un parlato spontaneo e senza forzature, il suo modo di essere ed essere stato. I temi affrontati sono quelli dell'emarginazione e dell'abbandono e in ogni libro c'è tanto di sé e del mondo che ha vissuto direttamente o indirettamente, quello della droga, dell'alcolismo, della malattia mentale. I suoi personaggi sono veri, teneri, rozzi, indifesi pur negli inciampi ripetuti ma nel descriverli non c'è compiacimento o autoassoluzione. Ne descrive il degrado e gli errori in modo asciutto, senza scendere mai in pietismi o vittimismi. "Non potrei mai raccontare di cose che non ho vissuto. La scrittura è come una pelle per me. Io ascolto le storie, me le cucio addosso e le riporto su carta. Infatti, la mia è una scrittura parlata. Io piango, rido, converso con me stesso, parlo ad alta voce e riporto su carta solo quello che rientra nel piacere dell'ascolto. Se non trovo la musicalità nelle mie parole, non forzo mai la frase". Leggendo Caracreatura, il monologo di una madre alle prese con un figlio drogato, non puoi non commuoverti, non piangere con lei.
...Caracreatura, sono soltanto cinque minuti che ho acceso la luce del "buongiorno", e già mi è venuta la voglia di spegnere quella della "buonanotte". Fosse per me, mi sveglierei soltanto per timbrare la presenza, e poi mi infilerei nel buio di due Tavor per scontare quel che resta dell'esistenza. Santa Maria delle Solitudini, sapessi come sono pesanti i giorni quando girano senza un accadere.... Caracreatura sapessi che fatica vivere ogni giorno l'immobilità dello stesso giorno, senza avere a disposizione la miseria di una vigilia, l'ansia di una scadenza o il salto di un piccolo traguardo da cerchiare con l'emozione della matita rossa... Caracreatura - Pino Roveredo "C'è molto dolore, ma è dolore prezioso, che ha senso, e serve. Caracreatura è un romanzo dedicato a «tutte le donne madonne, che con le loro lacrime, muscoli, sospiri, sogni, preghiere, sputi, sangue, angosce, passione, sudore, tempo, cuore, amore, amore, amore, e ancora amore mi hanno insegnato a essere madre". Caracreatura racconta di una madre che ama realmente il proprio figlio, lo ama così tanto che, pur di strapparlo dalla droga, affronta per anni il suo odio e la sua ingratitudine. Una maternità che non è fatta di condiscendenza o gratificazioni. "Questo libro - chiarisce Roveredo - non è un trattato sulla tossicodipendenza, ma una grande storia d'amore in cui bisogna arrivare per forza all'ultima pagina per capirne il senso e la forza". Tutti i libri di Roveredo parlano d'amore, è un amore sofferto, negato, rifiutato, scoperto, invocato, riscoperto e lo trovi anche in una bestemmia, in una mano pronta a colpire, nell'ottundimento della mente, nella disperazione di atti e gesti che scaturiscono da un io volentato e alla deriva. "Ballando con Cecilia", appena uscito, riscritto su un vecchio canovaccio del 2002 è la struggente storia di Cecilia, da oltre sessant'anni rinchiusa in un ospedale psichiatrico senza neanche un perchè. Roveredo cerca di scalfire quel muro fatto di scontrosità e bizzarrie cercando di coinvolgerla assieme agli altri degenti in un ballo reale e metaforico in un tentativo di recupero degli anni perduti. La Pazza - Luigi Fusco PAO-LI-NO! PAO-LI-NO! PAO-LI-NO! ... PAO-LI-NO! PAO-LI... E Paolino ballava, ballava la sua offesa per allietare la serata dei sani. Ballava con il basco incastrato in testa, che gli spediva giù fiumi di sudore, ballava con la lingua fuori mentre righe di saliva gli colavano giù dal mento. Paolino ballava tutta l'agitazione che aveva in corpo, con le ginocchia che s'intrecciavano e confondevano, le braccia che gli volavano nell'aria e gli occhi che gli giravano, giravano, giravano... Giravano fino all'arresto ordinato da uno sfinimento, e da un ritmo impossibile che senza pietà scaraventava la marionetta a terra. Ballando con Cecilia - Pino Roveredo BALLA CECILIA Balla Cecilia, balla! Vèstiti di luce, infiocchetta i capelli, scivola lieve su piastrelle dorate maleodoranti di candeggina. Balla Cecilia, balla! Vola lontano dai tuoi lamenti, i perché soffocati, gli anni bruciati, il camicione infilato su un corpo mai saputo. Balla Cecilia, Balla! È giunto il tempo, tra breve sarà notte, e coprirà gli insulti di giorni tutti uguali a girare in tondo per dar senso al tempo, un tempo che non è stato, non sarà mai. Balla Cecilia, balla! Non ascoltare l'urlo che nelle notti bianche non arrivò mai al cuore di chi col tradimento ti seppellì per sempre. Balla Cecilia, balla! Volteggia come solo tu sai fare, tra le pareti di questo casamento, privata del palpito vitale, la lievità dei sogni, la carezza sincera, quella che non fu mai. Balla Cecilia, balla! Vola oltre il grigiore delle mura lontano dai volti accesi, dai gesti ostili, dal sordo cigolio del tuo giaciglio, dal tanfo inconfondibile di cloroformio e minestrone. Balla Cecilia, Balla! Sei già lontana... là dove il tempo non muore mai. Loretta Fusco |
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BURANO 2020
Tu credi di incontrare l’amore,
in realtà è l’amore che incontra te
nei modi più strani,
inaspettati, involontari, casuali.
A volte lo confondiamo col bene
e lo surroghiamo.
Spesso siamo convinti sia amore,
fingiamo sia amore,
e leghiamo noi stessi
a una indistruttibile catena
frutto dei nostri desideri mancati
dei nostri sogni sopiti
delle nostre abitudini
delle nostre paure
delle nostre comodità
delle nostre viltà
dei nostri calcoli
della nostra apatia
dei nostri falsi moralismi.
Ma quando arriva, se arriva,
lo riconosci,
come “il sole all’improvviso”
sconvolgente, coinvolgente,
totalizzante, esclusivo,
fusione di corpo e anima
osmosi perfetta.
Se finisce,
un dolore muto, senza fine.
loretta
Bellissima la canzone di Don Backy: “Sognando” … mi colpì al primo ascolto.
Grazie Elvio e buona giornata.