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« FelicitàParigi anno zero »

Il dolore inutile

Post n°548 pubblicato il 06 Novembre 2015 da lorifu
 

 

Quando non c’è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa. Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso.

Shakespeare - Otello, atto I, scena III.

 

Shakespeare è Shakespeare e non si può che essere d’accordo con questa sua affermazione  tanto più vera quanto più corrispondente all’esperienza che ne abbiamo fatta. Chi di noi non ha sofferto, soffre per qualche cosa che alla luce della ragione  risulterebbe trascurabile, buona solo a danneggiare il proprio benessere psicofisico?

 Eppure il più delle volte non riusciamo a sottrarci al dolore inutile, quello che subdolamente s’impadronisce di noi, spesso impedendoci di guardare oltre. Ne siamo come accecati ma dipende dalla nostra volontà il volerne uscire fuori o meno.

Spesso ci crogioliamo nella nostra sofferenza, convinti quasi che l’espiazione dolorosa sia l’unico  modo per supportare la speranza di un eventuale cambiamento e risoluzione dell’esperienza tormentosa. E in questo modo entriamo in un circolo vizioso frutto di  malati percorsi mentali.

Quando accade il miracolo che miracolo non è ma soltanto una presa di coscienza, un’improvvisa rivelazione, uno scossone all’interno di dinamiche credute inamovibili,  ci rendiamo  conto della risibilità di certi nostri attaccamenti e comportamenti anche perché, una volta fuori,  appaiono in tutta  la loro inconsistenza  e incompatibilità con quelli che sono i nostri parametri di vita e valoriali.  

E intanto abbiamo perso tempo ma è poi perso il tempo quando ti permette di crescere e di imparare attraverso gli errori misurando il tuo grado di resilienza?

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Commenti al Post:
zuaro2
zuaro2 il 06/11/15 alle 12:44 via WEB
Purtroppo non sempre basta la volontà per uscirne fuori e d’altra parte chi non vorrebbe pensare e uscire fuori razionalmente da uno stato di sofferenza interiore per vicissitudini varie, tanto è vero che spesso anche l’operato di uno psicologo risulta vano. Tuttavia accade spesso, che la persona preda del dolore morale ha la consapevolezza che la causa del suo malessere è un problema da poco e in tal caso è sufficiente non pensarci, mettersi il problema alle spalle come se fosse irrisolvibile; in un certo qual modo sarebbe come snobbarlo e dire a se stessi: non lo posso risolvere? Ebbene e chi se ne frega lo metto da parte e lo lascio per i fatti suoi”. Successivamente nel tempo, alla distanza si vede la cosa da un’altra prospettiva e addirittura come per magia a volte il dilemma Shakespeaereano si è dissolto da solo. Certo possiamo a quel punto riscontrare che quel dolore è servito da fulcro per sollevare il proprio io e la propria autodeterminazione e consapevolezza (però è fondamentale soffermarsi e rifletterci sopra con molta intensità di pensiero). In conclusione, ben vengano i dolori, purché non siano buchi neri. Lo vedi? Sono stato bastian … solo in un piccolo segmento.
 
 
lorifu
lorifu il 15/11/15 alle 22:06 via WEB
Il tempo è un buon medico e oltre a lenire i dolori “veri” aiuta anche a vedere sotto un’altra prospettiva problemi che a distanza acquistano altro significato e altra dimensione. Addirittura ti può far cambiare percezione delle cose e fartele vedere persino sotto una luce positiva. :-)
 
Vince198
Vince198 il 06/11/15 alle 15:28 via WEB
Il dolore inutile.. Già! Eppure quando arriviamo a comprenderne per l'appunto l'inutilità, dopo non ci si sente sollevati a mio modo di vedere, almeno nell'immediato, semmai si potrebbe entrare in uno stato di apatia e a considerare, accettando, l'utilità di un'esperienza acquisita dopo un determinato evento.
Piuttosto è quella bellissima poesia di Montale - Spesso il male di vivere ho incontrato .. - che mi da una sensazione di maggiore attinenza alla realtà, a non vedere un dolore quale che esso sia, un male che è presente nella normalità della vita e non derivante da un qualsivoglia atto violento.
La domanda nella tua chiosa è molto efficace circa la misura le nostre capacità di reazione adeguata agli eventi senza eccessiva sofferenza.
A questo punto mi domando: nel mondo dei sentimenti c'è una reazione adeguata, misurata? Personalmente dico di no, anche se l'apparenza talvolta inganna. Sono un tipo sanguigno, viscerale, carattere forte ma non violento, non tengo niente dentro in un rapporto intimo, non sono capace. Se non "esterno" dopo sto male.. Solo il tempo, nel mio caso, riesce a mitigare certi aspetti negativi del mio carattere (e neanche tanto, purtroppo).. ^_______^
 
 
lorifu
lorifu il 15/11/15 alle 22:15 via WEB
Riconosco in me molti degli elementi caratteriali da te descritti e il fatto di essere esageratamente viscerale mi ha recato senz’altro più danni che utili. Eppure non sono mai riuscita a controllare quel bisogno di vivere sentimenti ed emozioni in maniera totalizzante, con tutto il mio essere, in maniera spesso poco lucida. È senz’altro un modo di vivere intensamente ma allo stesso modo anche di soffrire intensamente. Non ho mai perso però il mio spirito ottimista che mi porta a guardare sempre avanti, e come mi ha detto un caro amico che stimo molto “con femminilità prospettica e all’orizzonte”. :-)
 
to_revive
to_revive il 06/11/15 alle 20:23 via WEB
Il dolore è un ottimo Maestro. Attraverso esso mi sono temprata, ho imparato a discernere sul cosa fosse il "vero dolore" e quello che vorremmo definire tale e non lo è. In questo periodo ho avuto una cocente delusione; una persona alla quale volevo davvero bene e che mi ha pugnalata alle spalle nella maniera più vile che potesse esserci; per cavalcare l'onda. Ti dico, subito ho provato un dolore immenso, ho pianto. Poi mi sono soffermata a pensarci e mi sono detta che non ne valeva la pena, assolutamente! Ho valutato la pochezza di questa persona che si è circondata da personaggi scurrili e di insulti, che si è sentita dire da molti che sbagliava nell'agire così facendo di prepotenze e maleducazione un vanto e mi sono detta; ma il dolore, quello vero, quello costruttivo cosa c'entra con lei? Ed ho nuovamente sorriso riprendendomi la mia felicità e posando la zavorra di "finto dolore" che avevo posizionato sul cuore. Ci vuole rispetto per il dolore.
 
 
lorifu
lorifu il 15/11/15 alle 22:28 via WEB
È proprio così Greta, “ci vuole rispetto per il dolore” ma spesso siamo annebbiati e radicalizzati su convinzioni che solo davanti alla scoperta di aver riposto nella maniera più sbagliata il nostro amore, affetto, stima si sgretolano. Solo noi però possiamo uscirne, non c’è nessuno che possa, riesca a scardinare l’idea che ci siamo fatti di qualcosa, qualcuno in cui credevamo e dobbiamo passare anche attraverso la sofferenza più sorda per riuscire a riacquistare il nostro equilibrio. Un abbraccio, loretta
 
woodenship
woodenship il 07/11/15 alle 19:43 via WEB
Di primo acchito,mi sento di buttare le braccia al collo al buon vecchio W.S.:come suonano vere e condivisibili le sue parole!Poi leggo la tua di riflessione,cogliendone anche la saggezza che è in essa:il dolore non è mai vano,se permette di crescere,arrivando alla consapevolezza che c'è dolore e dolore.Poi mi viene da aggiungere una mia ulteriore considerazione:qual'è la soglia del dolore per ognuno di noi?Ognuno ne ha una di soglia di sopportazione.Ciò che per alcuni è quisquilia,come direbbe il buon Totò,per altri è tragedia.Cosa vale di più per chi?Difficile da dirsi,da interpretarsi.La vita ci mette sempre alla prova e nei momenti più impensati.Non credo che ci possano essere momenti più oppure meno.Ognuno in questi istanti si misura con se stesso,ricavandone insegnamenti per l'arte difficile della sopravvivenza.Penso che spesso ci ritroviamo sull'orlo di un baratro,convinti che questo sia un baratro che ci ingoierà.Solo dopo averlo saltato,ci rendiamo conto che il baratro non era altro che un modestissimo crepaccio,qualcosa da saltare ad occhi chiusi...Ma questa è la saggezza del poi,per quanto riguarda il prima,è sempre con noi stessi che dobbiamo fare i conti.Ed ognuno di noi ha il proprio livello di sopportazione...........Complimenti più che mai per il post,mia carissima lori,con un bacio di petali vellutati.........W..........
 
 
lorifu
lorifu il 15/11/15 alle 22:42 via WEB
Dipende proprio da come siamo fatti e da quella che è la nostra personalissima soglia di sopportazione. C’è chi vive cose anche pesantissime facendosele scivolare addosso, altri che per banalissimi eventi entrano in crisi vivendoli con sofferenza incomprensibile. Il bello però sta nel mutamento che ci può essere in noi, in quella capacità di ribaltare situazioni e avvenimenti partendo da una diversa consapevolezza di se stessi, frutto di maturazione, esperienze, volontà ma anche di circostanze fortuite o meno che ti mettono nella condizione di vedere le cose da un’altra prospettiva che ti libera da tutta la zavorra dolorosa che ti sei portato addosso magari per anni. Un abbraccio :-)
 
Ghita.a
Ghita.a il 08/11/15 alle 19:56 via WEB
Io credo che non si tratti di tempo perso. E' un tempo necessario per metabolizzare la sofferenza. Solo dopo averla "digerita", siamo in grado di guardare ad essa con distacco e di sorriderne. Ciao, Loretta, sempre stimolanti i tuoi post.:)))
 
 
lorifu
lorifu il 15/11/15 alle 22:50 via WEB
Grazie Ghita. Mi torna alla mente sempre quell'immagine di "Via col vento" in cui Rossella, dopo aver inseguito per una vita Ashley, si rende conto improvvisamente che il vero amore era proprio Rhett, l'uomo che aveva sempre rifiutato in nome di un'idea ostinata d'amore che l'aveva lacerata inutilmente. Peccato fosse troppo tardi. Ecco...a volte succede anche questo. Un dolore inutile che porta a niente. :-)
 
occhi_digatta
occhi_digatta il 13/11/15 alle 18:05 via WEB
Mia cara Loretta Shakespeare ha un pensiero molto chiaro in merito al dolore. Sicuramente i dolori hanno origini varie, quelle fisiche e quelle interiori, naturalmente in entrambi i casi le entità variano. Credo che un dolore vada vissuto, proprio per poi un domani tramutarlo in un ricordo e farne esperienza. Gli scossoni arrivano appena il dolore traballa e può essere scacciato via. Bello ritornare da te in piena serenità mia cara. Ti abbraccio forte
 
 
lorifu
lorifu il 15/11/15 alle 22:54 via WEB
Felice di risentirti Serenella e del tuo apprezzabilissimo parere. Un bacio, loretta
 
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Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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