Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

la memoria dispersa

un mondo di affetti perduto (ricordi, pensieri, riflessioni)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Messaggi di Ottobre 2015

 

Felicità

Post n°547 pubblicato il 30 Ottobre 2015 da lorifu
 

 

Mirò

 

"Mi lascia indifferente il concetto di felicità, ritengo più importanti la serenità e l'armonia. Il concetto di felicità presuppone che uno sia contentissimo, che se ne vada in giro ridendo, abbracciando tutti, dicendo sono felice, che meraviglia. È chiaro che anche un mal di denti gli toglierà la gioia e, quindi, la felicità.
Penso che la serenità sia una cosa diversa. La serenità ha molto dell'accettazione, ma include anche un certo autoriconoscimento dei propri limiti.
Vivere in armonia non significa non avere conflitti, ma poter convivere con gli stessi serenamente."

Josè Saramago

 

La mia idea  di felicità è assoluta e quel che afferma Saramago  mi sembra un concetto espresso  con un certo distacco e anche ironia,  basato sulla razionalità più che sul coacervo di emozioni che contraddistinguono l'animo umano.

Felicità è un impulso che non si può trattenere,  un moto istantaneo ed anche fuggevole che non assomiglia affatto alla serenità,  che potremo definire uno stato più che un moto raggiungibile solo attraverso un grande  esercizio di  consapevolezza  e umiltà che alla felicità sfugge. La serenità illumina la vita, la felicità l'attimo, anche se  tanti attimi di felicità non conducono  necessariamente alla serenità perché  si può essere felici solo in assenza di dolore, cosa che la serenità  non esclude, anzi.

La serenità è accettazione, consapevolezza,   rivelazione, accoglie la sofferenza  e la  integra in un  progetto di  benessere emotivo che trova le motivazioni nel riconoscimento dei propri limiti,  quando  il conflitto tra reale e ideale così dirompente da far nascere le più grandi frustrazioni e di conseguenza il senso d'infelicità, si spezza.

Serenità, aspirazione da condividere ma come rinunciare a quell'esplosione di gioia, pur effimera, fugace, leggera ...


Ode al giorno felice

Questa volta lasciate che sia felice,

non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all'ultimo profondo angolino del cuore.

Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell'erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l'acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l'aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l'erba
e la sabbia essere felice con l'aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.

Pablo Neruda

 
 
 
 

2/11/1975

Post n°546 pubblicato il 21 Ottobre 2015 da lorifu
 

 

Quel due di novembre
uccisero il tuo corpo.

Ti presero a calci,
ti calpestarono,
schiacciarono,
trascinarono,
e ti abbandonarono
maschera di sangue,
Cristo in croce,
vili assassini
liberi fra noi,
nell’ombra delle loro
coscienze.
Pino fu un dettaglio
ma confermava la tua colpa
comoda, risolutiva
che spiegava e giustificava
l’orrendo crimine.

Quel due di novembre
uccisero il tuo corpo.

Per farti tacere per sempre,
e per esserne sicuri
lo ripassarono con le ruote dell’auto
fino a farti scoppiare il cuore.
Ti uccisero sì,
e ci restituirono
lo strazio delle tue carni
impietosamente esibite
come i tuoi occhi al cielo.

Quel due di novembre
uccisero il tuo corpo.

E tirarono un sospiro di sollievo.
Il tuo pensiero cominciava a pesare,
era diventato un macigno
i tuoi 'io so'
iniziavano ad inquietare.
Gentilezza di modi ed educazione
non t’impedivano
di urlare il tuo sdegno
analizzare, ragionare, andare a fondo.
Stavi diventando un testimone scomodo
di poteri occulti
e colossi d’argilla.

Quel due di novembre
uccisero il tuo corpo.

I tuoi strali non risparmiavano nessuno
Destra, sinistra, pari erano
quando confondevano moralità e moralismo,
E le tue lucciole scompaginavano piani
prestabiliti e irreversibili.
Il nuovo fascismo
insediatosi da poco
si sentiva assediato
dai tuoi discorsi
ma non riusciva a blandirti
con voci di sirena.

Quel due di novembre
uccisero il tuo corpo.

Dove attaccarti?
La tua arte?
Il tuo genio?
Impossibile!
Censura e processi non
cancellarono la tua voce.
Trovarono il tallone d’Achille
e cavalcarono il tuo segreto
per distruggerti in un colpo solo.
Assecondarono le tue inquietudini
e ti tesero un tranello
su quell’unica vulnerabilità
che vivevi
con profonda lacerazione.

Quel due di novembre
uccisero il tuo corpo.

Ma la forza delle idee
è più viva che mai.
Il tuo volto scarno e volitivo
non si è sbiadito nel tempo,
perso nelle nebbie della dimenticanza.
I tuoi occhi lucidi ed intelligenti
continuano a parlare
esortare, confortare.
Il tuo genio assoluto,
non è stato scalfito dall’ignavia
l’ignoranza, la volontà denigratoria,
ciò che di te è rimasto
non potrà mai morire.

Quel due di novembre
uccisero il tuo corpo.

lf

 
 
 

Lo specchio

Post n°545 pubblicato il 11 Ottobre 2015 da lorifu
 

foto - Vivian Maier

Trovarti quando vorresti soltanto perderti!

Una sensazione di smarrimento esistenziale che ti coglie nei momenti più impensati, magari affacciata alla finestra, per strada, davanti allo specchio.

E quando  al cospetto di quell’immagine  che ti guarda con l’intensità da te voluta, sprofondi negli  occhi che non restituiscono lo sguardo interiore che ti divora,  ripensi a quando lo specchio non era altro che un oggetto necessario e non l’interlocutore spietato delle tue inquietudini irrisolte.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

BURANO 2020

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 

 


Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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