Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

la memoria dispersa

un mondo di affetti perduto (ricordi, pensieri, riflessioni)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Messaggi di Novembre 2015

 

Un po' Candide

Post n°550 pubblicato il 29 Novembre 2015 da lorifu
 

Malcom Liepcke


Alice rise: «È inutile che ci provi», disse; «non si può credere a una cosa impossibile.» «Oserei dire che non ti sei allenata molto», ribatté la Regina. «Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.»
Lewis Carrol, Alice nel Paese delle Meraviglie.


Mi ha sempre fregato l'eccessiva fiducia negli altri. Avrei potuto credere che la terra fosse quadrata se me l'avessero argomentata con un po' di maestria.
È che anche davanti all'evidenza dei fatti ho spesso creduto a chi fosse in grado di sfatarli, o a chi, con capacità affabulatorie, riuscisse a convincermi del contrario.
Se poi le situazioni mi coinvolgevano dal punto di vista affettivo la cosa si faceva ancora più complicata perché non c'era precauzione, perplessità, resistenza così tenaci  da far crollare anche le dichiarazioni più inveritiere o autentiche boutade.
Con questo non voglio definirmi sprovveduta o quantomeno poco accorta ma sono cresciuta con un approccio positivo nei confronti di chicchessia tanto da sentire il bisogno di sbarazzarmi quanto prima di quella normale dose di diffidenza di cui tutti siamo muniti considerandola quasi un'offesa, un attentato alla indiscussa onestà sulla parola dell'interlocutore di turno.
Ho sempre creduto che parole, sguardi, promesse, vigorose strette di mano fossero granitiche certezze, sì da dare un senso alle relazioni e forse il mio difetto più grande ancor oggi è quello di credere nella reciproca intensità dei rapporti e buonafede delle intenzioni.
Mi riesce difficile staccarmi da ciò che ho amato, persone o cose, le considero mie, perché i sentimenti, le emozioni, i pensieri, le attenzioni che hanno catturato per un giorno, un mese, un anno o anche solo per un attimo il mio cuore, polarizzando tutte le mie energie psicofisiche non sono qualcosa di cui potersi sbarazzare con la facilità di un vestito ormai smesso.
È così che, a forza di scontrarmi contro una realtà spesse volte mistificatrice, ho ripensato e dovuto ripensarmi, anche se non è facile riuscire a rinunciare a se stessi, a quell'ingenuità fanciullesca alla Candide per intenderci, che mi spinge ancora oggi a guardare il mondo con disincanto, sforzandomi di trovare una dimensione che mi proietti in un altrove dove poter far convivere le mie idealizzazioni con una realtà più prosaica.

 
 
 

Parigi anno zero

Post n°549 pubblicato il 17 Novembre 2015 da lorifu
 

 

Parigi anno zero

Chi potrà spiegare mai
ai padri,
madri,
figli,
compagni,
che quella mano
che solo qualche istante,
un'ora, un giorno prima
salutava,
accarezzava,
abbracciava,
stava per essere
raggelata
dalla follia omicida
che di lì a poco
avrebbe spento
intenzioni e sorrisi
dei tanti Germain, Fanny, Mathieu, Valeria...
passati dalla luce al buio,
dalla vitalità accesa
all'oscurità
di abissi non voluti.

Scherzavano, ridevano
nella freschezza giovanile,
erano tra quelli che avevano scandito
in giorni non lontani
‘Je suis Charlie'
e quante volte l'avranno ripetuto
a fior di labbra,
come un mantra
per esorcizzare la paura,
dire sì alla vita,
alla libertà,
all'amore,
lo sguardo teso verso l'alto
ad afferrare il cielo,
un cielo che si è oscurato all'improvviso
trasformato in notte permanente.

Riversati in strada e nei locali,
ignari del destino avverso,
vittime predestinate,
i primi scoppi non li allarmarono,
ma il riso ben presto
si trasformò in smorfia di terrore.
Urlavano, scappavano
da quell'inferno improvvisato,
una scomposta fuga
spezzata da
Caligola moderni.
Non sapremo mai cosa avvenne realmente
in quei momenti
a tu per tu coi boia assassini
che a volto scoperto,
kalashnikov in mano
spazzavano via,
colpendoli uno ad uno
i sogni del futuro.
lf



 

 
 
 

Il dolore inutile

Post n°548 pubblicato il 06 Novembre 2015 da lorifu
 

 

Quando non c’è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa. Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso.

Shakespeare - Otello, atto I, scena III.

 

Shakespeare è Shakespeare e non si può che essere d’accordo con questa sua affermazione  tanto più vera quanto più corrispondente all’esperienza che ne abbiamo fatta. Chi di noi non ha sofferto, soffre per qualche cosa che alla luce della ragione  risulterebbe trascurabile, buona solo a danneggiare il proprio benessere psicofisico?

 Eppure il più delle volte non riusciamo a sottrarci al dolore inutile, quello che subdolamente s’impadronisce di noi, spesso impedendoci di guardare oltre. Ne siamo come accecati ma dipende dalla nostra volontà il volerne uscire fuori o meno.

Spesso ci crogioliamo nella nostra sofferenza, convinti quasi che l’espiazione dolorosa sia l’unico  modo per supportare la speranza di un eventuale cambiamento e risoluzione dell’esperienza tormentosa. E in questo modo entriamo in un circolo vizioso frutto di  malati percorsi mentali.

Quando accade il miracolo che miracolo non è ma soltanto una presa di coscienza, un’improvvisa rivelazione, uno scossone all’interno di dinamiche credute inamovibili,  ci rendiamo  conto della risibilità di certi nostri attaccamenti e comportamenti anche perché, una volta fuori,  appaiono in tutta  la loro inconsistenza  e incompatibilità con quelli che sono i nostri parametri di vita e valoriali.  

E intanto abbiamo perso tempo ma è poi perso il tempo quando ti permette di crescere e di imparare attraverso gli errori misurando il tuo grado di resilienza?

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

BURANO 2020

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 

 


Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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