Un blog creato da lorifu il 31/12/2009

la memoria dispersa

un mondo di affetti perduto (ricordi, pensieri, riflessioni)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Messaggi di Aprile 2016

 

IMPARARE A PENSARE

 

Nelle trincee quotidiane della vita da adulti l’ateismo non esiste. Non venerare è impossibile. Tutti venerano qualcosa. L’unica scelta che abbiamo è che cosa venerare. È un motivo importantissimo per scegliere di venerare un certo dio o una cosa di tipo spirituale - che sia Gesù Cristo o Allah, che sia YHWH o la dea madre della religione Wicca, le Quattro Nobili Verità o una serie di principi etici inviolabili - è che qualunque altra cosa veneriate vi mangerà vivi. Se venerate il denaro e le cose, se è a loro che attribuite il vero significato della vita, non vi basteranno mai. Non avrete mai la sensazione che vi bastino. È questa la verità. Venerate il vostro corpo, la vostra bellezza e la vostra carica erotica e vi sentirete sempre brutti, e quando compariranno i primi segni del tempo e dell’età, morirete un milione di volte prima che vi sotterrino in via definitiva. Sotto un certo aspetto lo sappiamo già tutti benissimo: è codificato nei miti, nei proverbi, nei cliché, nei luoghi comuni, negli epigrammi, nelle parabole, è la struttura portante di tutte le grandi storie. Il segreto consiste nel dare un ruolo di primo piano alla verità nella consapevolezza quotidiana. Venerate il potere e finirete col sentirvi deboli e spaventati, e vi servirà sempre più potere sugli altri per tenere a bada la paura. Venerate l’intelletto, spacciatevi per persone in gamba, e finirete col sentirvi stupidi, impostori, sempre sul punto di essere smascherati. E così via.

 

Questa non è che la trascrizione di una parte del discorso che David Foster Wallace ha fatto davanti ad una platea di  giovani laureandi  del Kenyon College il 21 maggio 2005 e ne sono rimasta fulminata per la semplicità con cui snocciola esempi e metafore sulla natura dell’uomo e sul suo egocentrismo  che, secondo  un termine azzeccatissimo da lui coniato, vive  in modalità predefinita, mettendo al centro dell’universo se stesso.

In quell’intervento, apparentemente improvvisato esprime,  con estrema semplicità,  concetti profondi, facendo un’ infinità di esempi, apparentemente banali, ovvi sui nostri comportamenti acquisiti, automatici,  che prevedono la visione della realtà  unicamente con la lente dell’io, rapportandola ai nostri sentimenti, alle nostre percezioni che egoisticamente hanno la priorità  ed escludono tutto il resto,  se non impariamo a pensare.

Imparare a pensare... suggerisce Wallace.

Ce lo siamo chiesti qualche volta?

Come e cosa pensare senza essere in modalità predefinita, saper scegliere non in base ai circuiti automatici che ci regolamentano sin dalla nascita ma secondo la capacità di cogliere,  nella realtà che ci circonda, la serie infinita di dipendenze ed interdipendenze affrancandoci dall’idea di essere noi il centro di tutto?

In una società complessa come questa, schiavi  globalizzati, inconsapevoli o meno, c’è veramente il rischio di perdere la dimensione umana non riuscendo a distaccarci da quei feticci  che corrispondono al nome di denaro, immagine, potere da noi stessi creati.

Il punto è che corriamo nel folle tentativo misurarci, concentrati unicamente nel  riuscire a corrispondere ai canoni autoimpostici   senza soluzione di continuità,  tanto che l’infinità di modelli  da raggiungere finiscono per minare le nostre sicurezze  rendendo indefiniti i traguardi.

E i traguardi indefiniti ci destabilizzano, procurano angustie e impossibilità  di spostare lo sguardo altrove,  indifferenti a ciò che ci succede intorno.

La  cosa buffa è che chi  c’intralcia il cammino, lo percepiamo  come qualcuno che attenta e  mina la nostra libertà, convinti  che libertà sia  rimanere intrappolati in queste dinamiche di autorealizzazione, in una continua replica di comportamenti automatici che finiscono per costituire il nostro unico modus vivendi e operandi  allontanando sempre più quella scala di scelte e priorità, l’unica vera libertà che arriva dalla cultura.

 

 

 

 
 
 

Un treno in corsa

Post n°559 pubblicato il 02 Aprile 2016 da lorifu
 

 

William James, il grande filosofo americano, una volta disse

“Iniziate ad essere ora ciò che vorrete divenire d’ora in avanti.”

 

 

E non è mai troppo tardi!

Molti pensano che giunti ad una certa età, il tempo per i cambiamenti, le scelte, non esista più, che sia uno spazio riservato ai giovani, alla  loro invincibile esplosione e prospettiva di vita.

Non è così, spesso sono proprio i giovani che ne  fanno un grande spreco convinti di averne tanto a disposizione.

Si  crogiolano nell’inazione, nelle deviazioni della mente e del cuore, nella cristallizzazione di momenti, situazioni, che pur vuoti, vivono e accettano come in un continuo stato  di ubriachezza,  senza  la percezione  che l’ebbrezza  può essere una condizione naturale, quando  la consapevolezza di essere vivi  equivale già di per sé ad una grazia  e il Paradiso o l’Inferno è  a seconda di  come te li giochi.  

Chissà perché la curiosità è inversamente proporzionale all’età, tranne quando bambini, andare all’esplorazione del mondo, è il più bello dei giochi. Ma poi c’è un momento in cui il mondo si ferma...ed è quando pensi che tutto ciò che hai imparato ti basti per vivere.

È il tempo dell’amore, del lavoro, dell’ inserimento a pieno titolo nella società liquida, spesso dell’individualismo sfrenato dove consumare diventa un imperativo, uno spasimo orgiastico da assecondare.   

È  il tempo in cui in realtà cominci a regredire   perché subisci gli effetti devastanti di un esasperato soggettivismo, in cui non c’è tempo per le riflessioni, per guardarti allo specchio, per accorgerti  che  quell’essere autentico che una volta faceva le capriole nel prato è ora ingessato in un ruolo impostogli dalla società che lui stesso ha contribuito a creare.

Tornare indietro è difficile, ripensare se stessi richiede rinunce, non solo edonistiche. 

Ti senti un treno in corsa spinto a folle velocità e  mentre la distanza da cui sei partito diventa sempre più ampia può capitare che si avvicini la distanza con te stesso e tu decida di fermarti e cambiare treno.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

BURANO 2020

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 

 


Tu credi di incontrare l’amore,

in realtà è l’amore che incontra te

nei modi più strani,

inaspettati, involontari, casuali.

A volte lo confondiamo col bene

e lo surroghiamo.

Spesso siamo convinti sia amore,

fingiamo sia amore,

e leghiamo noi stessi

a una indistruttibile catena

frutto dei nostri desideri mancati

dei nostri sogni sopiti

delle nostre abitudini

delle nostre paure

delle nostre comodità

delle nostre viltà

dei nostri calcoli

della nostra apatia

dei nostri falsi moralismi.

Ma quando arriva, se arriva,

lo riconosci,

come  “il sole all’improvviso”

sconvolgente, coinvolgente,

totalizzante, esclusivo,

fusione di corpo e anima

osmosi perfetta.

Se finisce,

un dolore muto, senza fine.

loretta

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 

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