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« Deficit, Ue chiede lumi ...MMT: “problema non è la ... »

Università: dopo i mutui subprime, potrebbe scoppiare la bolla dei prestiti studenteschi

Post n°4448 pubblicato il 31 Maggio 2019 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Mondo | 28 Maggio 2019 

 

Negli Stati Uniti la crisi dei prestiti universitari ha raggiunto una cifra iperbolica, producendo 1.560 miliardi di debiti, l’8% del prodotto interno lordo del paese. Ogni ex studente si è caricato un debito di quasi 30mila dollari; e per farlo studiare, la famiglia si è indebitata a sua volta per più di 35mila. Il fardello affligge non soltanto i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro, ma anche gli anziani pensionati.

Tre milioni di americani con più di 60 anni devono restituire oltre 86 miliardi di dollari in prestiti studenteschi ancora da pagare. “Una montagna che non potrò mai scalare, sono terrorizzata” ha raccontato in televisione un’anziana consulente familiare di 76 anni, ancora gravata da un debito di 40mila dollari che potrebbe seguirla nella tomba.

Il debito universitario che gli ex studenti americani si trascinano per anni e anni, lungo la propria carriera lavorativa e anche oltre, potrebbe diventare un tema importante della campagna presidenziale del 2020, forse più delle pulsioni protezionistiche degli agricoltori e degli operai. Non bastano i gesti esemplari di remissione del debito da parte dei filantropi, come Robert Smith e Ken Langone, per sanare la piaga. Alcuni economisti prevedono che, entro il 2023, il 40% dei mutuatari potrebbe non onorare il debito contratto, con un impatto paragonabile a quello della crisi dei mutui subprime.

La senatrice Elizabeth Warren, candidata democratica, propone di cancellare fino a 50mila dollari di debito dovuto ai prestiti d’onore, un sollievo per 45 milioni di americani. Una virata completa poiché, negli ultimi anni, l’amministrazione di Donald Trump e i governi statali hanno preferito tagliare le tasse a miliardari e corporate; e scaricare il costo dell’istruzione superiore sugli studenti e sulle loro famiglie. La remissione del debito formativo sarà un tema rilevante della prossima campagna elettorale, così come lo furono i temi sollevati da Bernie Sanders e accantonati dai dirigenti democratici, con il prevedibile effetto di condurre Trump alla vittoria del 2016.

Negli Usa, oltre il 66% dei laureati da università pubbliche e il 75% da quelle private ha contratto prestiti d’onore. Se, oltre al debito per la laurea, si considera quello per la specializzazione, la somma aumenta vertiginosamente: dai 50mila dollari di chi opera nel campo scientifico ai 140mila di un avvocato e ai 160mila di un medico. Circa il 12% dei debitori sono in ritardo o addirittura in default. E la questione del debito formativo – quello in soldoni e non quello figurativo che accomuna l’Europa dei crediti formativi universitari – ha molte sfaccettature.

Il debito formativo influenza fortemente la vita privata, soprattutto quella matrimoniale. Le coppie gravate da questo tipo di debiti hanno maggiori probabilità di ritardare il divorzio a causa dei costi legali, che negli Stati Uniti possono arrivare a 20mila dollari se ci sono figli. Inoltre, questo debito è un fattore che favorisce i divorzi, come afferma il 13% degli intervistati da Student Loan Hero.

Non è soltanto una storia americana, come racconto in Morte e Resurrezione delle Università. Nel Regno Unito gli studenti si laureano sotto il peso di un debito che può arrivare a 50mila sterline, da ripianare una volta trovato lavoro. Quando diventa tassativo ottenere un voto eccellente per garantirsi qualche borsa di studio, e poi un impiego ben pagato, la pressione sale e diventa insopportabile per chi non riesce a reggere lo stress. E nel 2015 più di 100 studenti si sono tolti la vita. Fenomeni analoghi si stanno registrando in India, dove la questione tocca soprattutto chi si perfeziona all’estero, e anche in Cina.

In Italia? Nel 2018 il Miur aveva inviato un questionario agli studenti universitari per valutare l’eventuale introduzione del prestito d’onore come metodo di pagamento dei costi dell’istruzione universitaria, sulla quale il paese investe una quota di Pil tra le più basse dei paesi dell’Ocse. La questione è tuttora controversa e non emerge ancora una tendenza precisa, anche se appare già evidente che i destinatari non applaudirebbero a questa novità. Ma nessuno dubita che la trasformazione dell’educazione dei cittadini in un’operazione finanziaria farebbe abbassare ulteriormente l’attuale quota, già imbarazzante, di laureati del nostro paese, circa il 18% della popolazione contro una media Ocse del 37 per cento.

Mondo | 28 Maggio 2019

 

 

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Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 31/05/19 alle 13:32 via WEB
Sistema malato
 
 
ninograg1
ninograg1 il 31/05/19 alle 21:41 via WEB
jigendaisuke il 31/05/19 alle 13:32 via WEB magari.. è in coma irreversibile
 
woodenship
woodenship il 31/05/19 alle 18:12 via WEB
Ormai è da un pezzo che tutto si fa finanza.E nessuno sfugge a questa regola ferrea:se tutto va bene siamo rovinati,diceva qualcuno...
 
 
ninograg1
ninograg1 il 31/05/19 alle 21:59 via WEB
woodenship il 31/05/19 alle 18:12 via WEB questa rassegnazione ci frega... bisognerebbe fare sistema per mutarlo e non fare lacrime di coccodrillo
 
   
woodenship
woodenship il 01/06/19 alle 05:23 via WEB
Certo:con un bel crocifisso in mano,invocando la protezione dei santi di turno...A parte gli scherzi:non riesco a capire di quale sistema parli,dal momento che sto ancora aspettando progetti per una riforma in chiave sovranistica dell'Europa...In mancanza dei progetti,si finisce per perpetuare il sistema,come sta capitando adesso con il capitanfindus che ha proposto addirittura di sospendere il regolamento antimafia degli appalti,al fine di velocizzarli.Così aprendo praterie per le infiltrazioni mafiose.La sua ricetta è quella della deregolamentazione sfrenata:questo non è liberiamo della peggior specie?Cosa te ne fai del suo sbeffeggiare la UE,se poi prosegue in Italia la peggiore delle tradizioni politiche,ovvero quella delle connivenze mafiose?
 
     
ninograg1
ninograg1 il 03/06/19 alle 19:22 via WEB
woodenship il 01/06/19 alle 05:23 via WEB non essendo credente credo che potrebbe bastare un Keynes.... t ti sei fissato con il sovranismo dimostrando quanto siano limitati gli orizzonti di chi si rietiene europeista e mondialista senza nemmeno sapere di cosa si parla ... ahahhaha si difende senza sapere che quel che si difende è proprio quello che vi sta impoverendo e affossando. Poveri noi: ecco perchè siam ridotti così: la sindrome tafazzista colpisce e lotta insieme anoi. Personalmente credo che un normalissimo Keynes, condito da una semplice variabile di Hicks, potrebbe bastare a levarci dai cogl**** sia il canceroso viluppo che si chiama europa sia i suoi sostenitori: sia quelli convinti che quelli di convenienza.. :)
 
twister007
twister007 il 31/05/19 alle 18:47 via WEB
Trump invece di chiedere soldi per il muro con il Messico sarebbe meglio pensasse alle tante famiglie Americane che richiedono prestiti per fare laureare i propri figli!! sarebbe bene far pagare più tasse ai banchieri e miliardari, ma essendo lui stesso miliardario non ci sente da nessuno dei due orecchi. In Italia? No Comment!!!
 
 
ninograg1
ninograg1 il 31/05/19 alle 22:05 via WEB
e c'hai ragione.... ma come mai gli usa crescono di oltre il due e la Germania dello 0,1 come noi?
 
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