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Messaggi di Maggio 2015

Divario Nord-Sud: l’arretratezza del Mezzogiorno è una scelta politica

Post n°3477 pubblicato il 25 Maggio 2015 da ninograg1
 

dal Fatto Quotidiano del 24 / 5 / 2015 a firma di

A partire dagli anni ’50, con l’istituzione della Cassa del Mezzogiorno, si inaugurò una politica di interventi straordinari per la soluzione dell’annoso problema del dualismo Nord-Sud. Il divario nel Pil pro capite tra Nord e Sud era ormai drammaticamente esploso dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lo si legge bene in questo grafico, tratto da una interessante pubblicazione di Antonio Lepore per la Rivista giuridica del Mezzogiorno, che cita, a sua volta, uno studio dei ricercatori V. Daniele e P. Malanima

Si osserva chiaramente il doppio cambio di passo peggiorativo, in concomitanza coi due conflitti mondiali. Queste le premesse che portarono alla decisione di creare un ente ad hoc per fermare l’acuirsi del divario crescente. Un articolo molto interessante della ricercatrice Anna Spadavecchia, dell’Università di Reading (UK), dal titolo “Regional and national industrial policies in Italy, 1950s–1993. Where did the subsidies flow?”, fornisce dei dati scientifici molto interessanti. E’ davvero il caso di tratteggiarli, in modo essenziale, rimandando a una indispensabile, più attenta lettura del testo completo.

Obiettivo dello studio è quello di spiegare i ridotti “achievements” del Sud Italia, ossia i minori risultati, soprattutto a partire dagli anni Settanta. Vengono esaminati i flussi di sussidi regionali disponibili, in quel periodo, con quelli disponibili a livello nazionale, per le politiche industriali.  Lo studio evidenzia bene come, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, l’industria localizzata nelle zone più prospere d’Italia, (il Nord-Ovest), fu oggetto di un maggior flusso di crediti, e illustra come queste politiche abbiano inficiato il conseguimento di obiettivi significativi nel Mezzogiorno a partire da quegli anni. Ciò perché la priorità era evidentemente mutata: non più ridurre il divario tra Nord e Sud del Paese, perché “the new priority was to boost the national economy and its exports”. Sorprendente, se si pensa che alcuni movimenti politici hanno fatto della lotta alla Cassa del Mezzogiorno il proprio maggiore sostentamento, nei primi anni Novanta. Scrive ancora Anna Spadavecchia: “Even taking into account the more generous conditions attached to soft loans in the South and estimating the ‘gift’ element within soft loans, the North-West remains the main beneficiary in the post-1976 period”. Riporto, di seguito, il grafico corrispondente nell’articolo, per una più immediata comprensione di quanto detto.

 

Non doveva essere questo l’obiettivo di chi aveva pensato alle politiche di “intervento straordinario per il Sud” che, nei primi due decenni di esercizio (Anni 50-60), avevano avuto quantomeno il merito di mettere il Sud all’inseguimento del Nord, di cucire il paese diviso e lacerato internamente, di spezzare la spirale di povertà innescata nel Sud. Penso a Pasquale Saraceno, che fondò nel 1946 l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez), assertore dell’utilità di fondare la Cassa per il Mezzogiorno, convinto del fatto che l’economia di mercato non avrebbe potuto da sola innescare la riduzione dei divari tra le regioni del Paese, ormai esasperatamente evidenti.
Scriveva Saraceno, con profetica lucidità, visto quel che succede proprio in questi giorni: “l’intervento straordinario è necessario fin quando l’economia italiana risulterà composta di due sistemi, caratterizzati da modelli di sviluppo diversi; ignorare e negare questo persistente dualismo significa conformare l’azione pubblica esclusivamente al modello del sub-sistema più forte, consumando così una sostanziale sopraffazione degli interessi del sub-sistema più debole”.

O, forse, ebbe ragione, nei fatti, Giorgio Amendola, quando scrisse, nel 1957, avverso l’istituzione della Cassa, le seguenti parole: “Ora, in queste condizioni, un ente che volesse attaccare le condizioni ambientali di arretratezza economica, e trattare il Mezzogiorno da zona depressa, isolando queste condizioni da quelle più generali, sociali e politiche, non solo non riuscirebbe a piegare e a vincere questa arretratezza, ma la consoliderebbe, perché, sviluppando la sua azione nel quadro degli attuali rapporti di classe, svolgendo la sua azione nell’indirizzo voluto dall’interesse dei ceti dominanti, ne rafforzerebbe, in ultima analisi, le posizioni di privilegio e di sfruttamento, ribadendo le catene che tengono legate le popolazioni meridionali”.

Inutile affidare al carnefice le sorti della vittima, in sostanza.

p.s.

ne parlavo domenica, vero? Bè.... come non aprire gli occhi? Oggi trattaano l'intero paese come finorahanno trattato una buona metà del paese.

 
 
 

Datagate, spionaggio a mezzo app Android

Post n°3476 pubblicato il 24 Maggio 2015 da ninograg1
 

INNANZITUTTO UN DOVEROSO APPLAUSO A LUNAROSSA550 E ITALIANOINATTESA CHE HANNO INDOVINATO IL QUIZZINO!!!!!!!!! NON ERA FACILISSIMO MA .... C'E' ANCORA SPERANZA PER QUESTO PAESE SE CI SONO PERSONE COSI' CHE NON HANNO PERSO LA MEMORIA STORICA: TUTTO QUELLO CHE E' GIA' ACCADUTO ACCADE OGGI E ... ACCADRA' ANCORA!

INFATTI LA RISPOSTA ERA FRANCESCO FERRARA, ANNO 1866

DATO A "CESARE (in questo casi ai 'CESARI')" QUEL CHE E' DI CESARE veniamo al post .. complottista

da Punto Informatico del 22 5 2015 a firma di Claudio Tamburrino


Roma - La National Security Agency avrebbe cercato di attaccare gli store digitali di app di Google e Samsung per infettare i terminali degli utenti con spyware.

A rivelarlo è la nuova pubblicazione da parte della CBC di un documento divulgato dall'ex contractor dell'NSA Edward Snowden: in esso si legge che un'unità spionistica speciale, chiamata Network Tradecraft Advancement Team (NTAT) che raccoglieva agenti dei five eyes, l'alleanza tra Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Nuova Zelanza ed Australia, avrebbe discusso dei possibili attacchi da condurre nei confronti degli app store dedicati ad Android in una serie di workshop tenuti in Australia ed in Canada. Un'operazione dal nome curioso e inquietante: Irritant Horn.

In pratica, durante questi incontri segreti le spie si scambiavano informazioni circa i metodi per superare i sistemi di sicurezza degli app store per impiegare il sistema XKEYSCORE, in grado di analizzare il traffico generato dagli smartphone per tracciarli fino agli snodi attraverso cui si connettono ai markeplace per scaricare applicazioni.
L'idea - una volta individuati e superati i sistemi di sicurezza degli store digitali - era principalmente quella di infettare i dispositivi mobile degli utenti con malware attravrerso cui raccogliere dati. Tuttavia i progetti non si limitavano a ciò: tra gli obiettivi vi era anche quello di sfruttare gli store di applicazioni per veicolare informazioni forvianti ai dispositivi dei soggetti da colpire, nell'ambito di operazioni di più ampia portata condotte a fini di propaganda o per confondere gli avversari (in particolare in situazioni di crisi e di rivolta, come ad esempio la cosiddetta Primavera Araba).

Nel documento si individuano per esempio le vulnerabilità di un'app per la navigazione mobile molto utilizzata in Asia, UC Browser, utilizzato da circa mezzo miliardo di persone e a quanto pare individato come una vera e propria miniera di dati da parte degli agenti: già a metà aprile i ricercatori del Citizen Lab dell'Università di Toronto avevano avvertito i gestori del browser dei problemi di sicurezza che dovrebbero nel frattempo essere stati risolti.

Claudio Tamburrino

p.s.

 solo se sono smacherati si fermano, vero? Dev'essere brutto per Snowden dover fare una vita da rifugiato ed esiliato dal proprio paese........ lo stesso paese che proclama ai quattro venti sempre quanto sia la patria delle libertà: ma di chi? E, soprattutto, di cosa?

 
 
 

una storia che si ripete....

Post n°3475 pubblicato il 22 Maggio 2015 da ninograg1
 

ai giudizi assai poco lusinghieri che si facevano all'estero, anche dal prudente ed autorevole « Economist ›› nel giudizio degli stranieri l'Italia appare come una mendica che batte a tutte le porte, come una fallita che può da un'ora all'altra trascinare nella sua rovina chiunque sia stato cosí incauto da accettarne gli impegni, il grande economista pronuncia un vero e proprio atto di accusa contro la nuova Italia che ha rivelato una esasperante mancanza di iniziativa in materia economica. « Se non sapessimo, - scrive - che 22 milioni da parecchi anni si sono insieme raccolti a vita e governo comune, ben poco nell'ordine economico vi sarebbe per rivelare all'osservatore che qui questo grande impero siasi costituito, che una grande agglomerazione di uomini inciviliti siasi formata per atto di loro volontà. Quel poco di movimento che ad intervalli ed a balzi manifesta l'industria non è che il fatto artificiale ed effimero di un governo, il cui unico intento industriale non può essere che quello di vestire soldati e fondere cannoni. La nazione resta immobile nella nicchia del suo passato, la scintilla del progresso non l'ha toccata; coltiva come già coltivava; esercita i suoi antichi mestieri, non sente il bisogno di grandi imprese e non trova la via di eseguirle; lo spirito di associazione non la vivifica; appena sensibile ancora alla nozione del bello, non è punto invogliata del buono e dell'utile; una generazione svagata ed inetta succede a quella che era serva e indolente. Il mondo d'intorno procede a passi concitati; le invenzioni, i metodi nuovi, i bisogni della vita sociale sorgono ogni giorno a rigenerare tutti i rami d'industria, ma l'Italia vede ed ammira come piú non si può, non fa, non invidia. L'Italia non prova manco il bisogno della emancipazione economica. La persona del suo governo le è sempre ai fianchi per regolarne le azioni, per guidarne le imprese, per dispensarne le idee, per concedere il credito. L'Italia accetta la tutela e si tace.
«Perché mai tanto fuoco nell'animo, tanta luce nell'intelletto, e poi tanto languore d'industria? La ragione di tutto questo è l'incertezza, la mancanza di speranza nell'avvenire››.
«Ed è pur d'uopo che manchi, se lo Stato medesimo non ne ha; costretto a riproporre ogni anno il problema della sua esistenza, alimentarsi d'imprestiti, lasciarsi divorare dalle grandi usure››

bene!

Quizzino per il week end

CHI HA DETTO QUANTO SOPRA E SOPRATTUTTO QUANDO?

BUON WEEK END

 
 
 

Breve storia dei sacrifici umani

Post n°3474 pubblicato il 21 Maggio 2015 da ninograg1
 

ve lo propongo senz'alcun commento....... è un post "leggero": un pò per smaltire quello di ieri sui conti pubblici italiani , e le truffe che ci son dietro, un pò perchè ogni tanto mi spiace "sbarellare" ossia uscire off topic; buon divertimento

ECCOLO. Preso dal blog di Alessandro Girola

No, questo non è un articolo per attirarmi addosso accuse di satanismo o altre baggianate. Mi propongo semplicemente di analizzare (in breve, anche se il materiale è abbondante) il fenomeno dei sacrifici umani. Una pratica religiosa e cerimoniale che si tramanda dalla notte dei tempi, da civiltà a civiltà, senza esclusioni o quasi.
Ne abbiamo traccia fin dalle prime comunità nate attorno ai falò e nelle caverne e, ancora oggi, c’è chi porta avanti la macabra tradizione. Basti pensare che in Uganda vengono uccisi circa 900 tra bambini e ragazzini, venduti agli stregoni per i loro rituali di potere. Ma su questo torneremo più avanti, quindi avrete tempo per indignarvi e per raccapricciarvi.
Partiamo però da altri tempi e da altre latitudini.
Partiamo da Maya, Inca e Aztechi, veri virtuosi del settore.

 

L’onore del sacrificio

A diffondere la notizia furono i conquistadores spagnoli, disgustati da quanto avevano visto durante le loro spedizioni. Ma lo sgomento era tutto loro, visto che per i popoli Inca e Maya i sacrifici erano nell’ordine naturale delle cose, tanto che essere scelti come vittime designate per gli Dei era ritenuto un grande onore.
Si trattava, ancora una volta, di bambini. Dovevano essere privi di imperfezioni, in quanto destinati a raggiungere le sfere celesti e a farne parte. Spesso venivano scelti tra i rampolli delle famiglie nobili. Almeno in questo c’era un senso di uguaglianza che univa i ricchi e i poveri.
Altre volte erano le donne a venire sacrificate, purché in età fertile.
Il metodo scelto era alquanto atroce: lo strangolamento.
Il clima delle Andine ha permesso agli archeologi di ritrovare diversi cadaveri mummificati, tutti vittime di sacrifici agli Dei dei monti. Nei loro corpi sono stati individuate tracce di droghe e oppiacei vari, somministrati ai poveracci prima del rituale.

Tuttavia i veri esperti in materia, si sa, furono gli Aztechi. Arrivavano a sacrificare diverse centinaia di giovani, il cui sangue serviva a placare le divinità del loro nutrito pantheon, e a nutrire il sole con la cosiddetta “acqua sacra”, vale a dire il sangue.
A differenza di quanto avveniva nelle cerimonie Maya e Inca, non tutte le vittime azteche erano volontarie (anche se una cospicua base di spontanei offerenti c’era, eccome).
I riti venivano officiati sulle piramidi a gradoni. I sacrificati venivano squartati, il loro cuore veniva donato agli Dei ancora pulsante (veniva buttato in un braciere sacro), e il sangue scorreva copioso sui gradoni del tempio. I sacerdoti, pesantemente drogati per poter ballare anche per ore senza fermarsi, gettavano poi i corpi in una pila destinata a crescere di ora in ora. A volte, e in specifiche occasioni, venivano anche svolte pratiche di cannibalismo rituale. Del resto, con oltre duecento divinità a cui rendere omaggio, c’era un gran da fare per ammazzare giovani in nome della pace celeste.

human sacrifice 3

Sacrifici Greci e Fenici

Anche nella civilissima Grecia antica non mancavano alcune pratiche che contemplavano i sacrifici umani. Le Baccanti, sacerdotesse del Dio del vino Dioniso e del sesso, celebravano riti oscuri, che spesso terminavano con l’uccisione di alcuni animali consacrati. In alcuni casi tali animali erano sostituiti da dei bambini, sgozzati in onore del Dio.

Plutarco riferisce poi di pratiche simili nelle regioni dell’Acaia e, più raramente, in occasione di alcune battaglie dall’esito incerto, in cui ingraziarsi il favore delle divinità guerresche poteva risultare determinante per le sorti dello scontro.

I Fenici, dal canto loro, potevano vantare nel proprio pantheon la presenza di un pezzo da novanta come Moloch, divinità ingorda di sacrifici umani, legata al culto del sole e rappresentata con un’enorme statua di bronzo in cui ardeva un fuoco perenne. Moloch aveva la testa di toro e le braccia alzate, in un gesto che voleva replicare la sua propensione ad accettare i sacrifici.
I sacerdoti, ben propensi a soddisfarlo, lanciavano i bambini (sì, ancora una volta loro) nella fornace ardente, simbolicamente posta all’altezza dello stomaco del mostro.
Alcuni complottisti raccontano che il culto di Moloch è sopravvissuto fino ai giorni nostri, e che viene praticato da alcune potenti sette segrete, nel cuore dell’Occidente (in particolare in Germania e negli Stati Uniti).
Fantasie? Può essere…

Moloch

Celti, Longobardi

I Celti, tutt’altro che bonari, erano soliti celebrare sacrifici umani. Con buona pace delle interpretazioni new age che tendono a rappresentare questo popolo con un buonismo che ha dell’imbarazzante.
Nelle tribù celtiche si svolgevano sontuose cerimonie, celebrate ogni cinque anni, in cui si nutriva la Madre Terra col migliore dei concimi: l’essere umano. In tal modo ci si augurava che regalasse ricche armenti per molte stagioni a venire.
I sacrifici venivano celebrati in modo inusuale: i druidi costruivano grandi strutture antropomorfe, di legno, paglia e giunchi. Al loro interno venivano stipati uomini e bestiame, quindi si procedeva all’incendio rituale. Altre volte venivano impiegati degli arcieri, in sostituzione del fuoco.
Quando i sacrifici volontari erano numericamente insufficienti, si utilizzavano eventuali prigionieri di guerra.

Dei Longobardi si parla relativamente poco, ma anche loro avevano una discreta tradizione in merito.
Si trattava di un popolo di origine germaniche, ben noto anche nelle tradizioni italiane. I Longobardi avevano una civiltà guerriera e violenta, costituita da adoratori di divinità implacabili e da cultori di usanze alquanto grottesche: pare per esempio che re Alboino avesse la consuetudine di bere vino nel cranio del padre di sua moglie.

Human-Sacrifice-Celt-Wicker-Man

Vichinghi e affini

I Vichinghi, bontà loro, non disdegnavano affatto i sacrifici umani.
Il principale beneficiario di tali offerte era proprio Odino, padre degli Dei, signore di Asgard e Dio di grande potere e saggezza.
Gli archeologi hanno rilevato una varietà di riti sacrificali, a seconda della zona, del regno e della tribù interessata. In Svezia, soprattutto a Uppsala, le vittime venivano affogate in grandi vasche, oppure appese agli alberi e li lasciate morire.
Altrove veniva praticato il macabro rituale dell’Aquila di Sangue (taglio sulla schiena, vertebre e polmoni estratti ed esposti, finché il poveraccio non moriva dissanguato, tra atroci sofferenze).

In Islanda invece il “Cerchio del Destino” custodiva la pietra del dio Thor, sulla quale le vittime venivano brutalmente percosse fino alla morte.

viking-blood-sacrifice-blot00

Africa Nera, oggi

Torniamo al presente.
Come anticipavo in apertura di articolo, l’Africa è il continente in cui, ancora oggi, vengono celebrati sacrifici umani spietati. L’Uganda detiene questo triste primato, ma non è il solo paese a ospitare questo fenomeno.
Sciamani e stregoni sono alla ricerca costante di bambini da sacrificare nei loro rituali. La superstizione radicata in molti strati sociali di quelle lontane terre spinge infatti gli uomini, soprattutto i ricchi e i potenti, a chiedere magie propiziatorie e incantamenti di varia natura. Secondo la magia ancestrale non c’è tramite più potente del sangue umano per ottenere questi benefici.
I sacrifici praticati dagli stregoni sono, tra l’altro, molto crudeli. Si va dalle mutilazioni rituali (mani, piedi, genitali) al seppellimento delle vittime ancora vive, fino a farle morire di soffocamento.

In Tanzania e Burundi abbiamo poi gli sciamani seguaci della dottrina Muti, una forma di medicina tradizionale che prevede l’utilizzo di organi del corpo umano per realizzare balsami e pozioni. Come se non bastasse, secondo gli stregoni Muti, le urla di sofferenza rendono più efficaci e potenti tali disgustosi elisir, sicché i sacrifici rituali sono particolarmente brutali e feroci.

human sacrifice africa

 
 
 

prideandprejudice

Post n°3473 pubblicato il 20 Maggio 2015 da ninograg1
 

Non vi preoccupate non è il solito post di metà settimana e nemmeno parla dell'immenso romanzo della Jane Austen; niente di tutto questo.

E' altro. E' una pagina piena di cifre e diagrammi del Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano che mette nero su bianco, in forma elettronica, la "bravura" della politica italiota nel ....... tagliare il debito pubblico.

Detto così nulla di nuovo ma a leggere attentamente (per chi ne ha voglia questo è il link al 'MEF' dove ci sono, oltre ai documenti scaricabili in pdf, anche le succitate tabelle)la storia che ne emerge è completamente differente. E' la storia di un pozzo senza fondo creato per assorbire i nostri soldi e buttarli, si proprio buttarli, in esso. In primis (tanto per capirsi) un esempio "storico" recente: negli anni della presidenza Clinton gli USA rischiarono, si proprio rischiarono, la cancellazione completa del proprio debito grazie alla politiche messe in atto da quella Amministrazione; sapete chi ha fermato tutto in nome del mercato e della parola d'ordine "questo è il sistema"? Mr Alan Greenspan che scrisse al presidente ingiungendogli di .... fermarsi perchè altrimenti il sistema finanziario sarebeb saltato in aria e in poco tempo poteva fallire: insomma VIETATO RIAPGARE IL DEBITO!!!

Detto ciò, ci piaccia o meno, dal 1995 a oggi noi abbiamo versato ben 50 punti di PIL nel debito: in soldoni 700-800 mld di euro impiegati in risanamento del debito.. che non è stato affatto risanato come ben sappiamo anzi aumenta esponenzialmente sia per l'insipienza della nostra politica che della sua corruzione clientelare. La base del ragionamento è il cosiddetto avanzo primario ossia la differenza in positivo delle nostre entrate. Lo Stato ha incassato più di quanto gli servisse, da un alto, che di quanto ridesse in servizi e soddisfacimento dei bisogni ai cittadini (sia chiaro CHE IL PESO DELL'IMPOSIZIONE FISCALE NON E' EQUAMENTE REDISTRIBUITO FRA TUTTI MA IN UNA FRAZIONE DI ESSI: I LAVORATORI DIPENDENTI, I FINTI AUTONOMI, I PENSIONATI E LE PICCOLE E MEDIE AZIENDE... QUELLE ONESTE; in pratica quelle realtà che non riescono, o possono, sfuggire al fisco).

Si dirà: il debito pesa; in parte è vero ma è anche vero che se lo Stato avesse percorso la strada dell'investimento produttivo anzichè dell'assistenzialismo e della discesa volontaria verso l'attuale stagnazione voluta dall'austerity europea e dalle bolle, create ad arte dalla finanza, esplose in questi anni (l'ultima sta scoppiando proprio ora con le montagne russe delle borse), quel debito pubblico oggi sarebbe inesistente o quasi: SIA CHIARO, QUASI INESISTENTE O, AL MASSIMO, GESTIBILE! Ma che fine avrebeb fatto tutta la banda del buco delle banche e dei rentier che di finanza vivono? Sarebebro finiti con le pezze al sedere? Proprio con le pezze no ma molto vicino si. Sarebeb anche finita tutta la cantilena ideologica del mercato cui anche gli Stati devono sottostare e ci sarebbero rimasti abbastanza soldi per rendere questo paese non al livello della Norvegia ma almeno a quello della Danimarca e dei paesi del nord europa: mica male. Se letti bene questi dati ci raccontano proprio questa storia, se li sanno leggere senza l'ottica mercatara.

Spero sappiate che che per uscire ci sono molte "ricette": questa, del mercato libero, è solo una ed è quella che STORICAMENTE ha sempre dato pessimi frutti; le altre invece hanno fatto vieppiù meno danni di sicuro.... soprattutto con un cambio di politica e con meno fessacchiotti che andavano a votare fidandosi delle mortadelle o degli amati capi e dei loro degni successori. Sarebbe anche finita la prosopopea sull'europa e sul "ce lo chiede l'europa"... anche qui un pò alla volta gli stati sarebebro stati costretti che l'unica via da prendere non era quella della finanza ma quella sociale... ossia quella percorsa fino al 1995: nel bene e nel male, sia chiaro.

E invece... bè è storia recente e anche questa la si dovrebeb conoscere, no?

Pensate: se questi 700-800 mld fossero stati investiti o impegnati in minori tasse dove saremmo ora? In fondo siamo proprio dei fessi: gli stessi liberisti, al soldo del potere finanziario, ce lo dicono: se c'è la ripresa il debito si riduce...... immaginate quella montagna di soldi che un governo, non di ladri e inetti ma composto da persone oneste e capaci, poteva impiegare cosa avrebbero potuto fare e creare!!!! Probabilmente oggi sarebbe la merkel a dover fare i compiti a casa.. e l'assioma vero dell'europa, ossia FREGA IL TUO VICINO (juncker di questo fu accusato), gli si sarebbe ritorto contro con tutto quello che avrebeb potuto comportare.... ma siamo oltre i se e i ma e quindi è inutile recriminare per i voti che abbiamo espresso in questi anni: votando i ladri di pisa pensavamo di fare i furbi e invece ci hanno bellamente fregato e di questo non possiamo che incolpare noi stessi che ci dividevamo in ulivisti e forzaitalioti e loro successive convulsioni.

Sapete, oltre che nel risanamento del debito pubblico, dov'altro son finiti questi soldi? Nel salva-stati, meglio noto come SALVA-BANCHE, nel MES, ecc. altrove a ingrassare proprio quei paesi che, se avessimo preso la strada virtuosa, oggi si troverebbero, con mia grande soddisfazione, con le chiappe a terra!

I numeri e i grafici son lì al link.. buona lettura furbastri!

 
 
 

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