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Messaggi di Novembre 2017

Democrazia online, i peggiori nemici sono i governi

Post n°4114 pubblicato il 15 Novembre 2017 da ninograg1
 

Punto Informatico

di Mirko Zago


Roma - Freedom House, associazione indipendente che si batte per la libertà e democrazia nel mondo, con la redazione del report "Freedom on the Net 2017" ha messo in luce le gravi minacce alla democrazia rappresentate da un cattivo uso dei social media. Questi strumenti sono stati negli ultimi mesi sfruttati per tattiche di disinformazione con l'intento di manipolare l'opinione pubblica. Tra gli esempi più lampanti vi è l'implicazione di Facebook nel caso Russiagate. Il social network ha ospitato infatti nel periodo preelettorale contenuti tendenziosi creati e sponsorizzati da falsi utenti con base in Russia nell'intento di convincere a votare per il candidato Trump, screditando la Clinton. Casi di violazione di tutti i tipi (istigazione all'odio, censura, cattivo utilizzo dei dati) si ripercuotono, secondo l'associazione, ormai ininterrottamente da sette anni. E spesso dietro ad essi si nascondono gli stessi Governi.

Circa la metà dei 65 Paesi coinvolti dallo studio hanno registrato nell'ultimo anno un declino e solo 13 di essi hanno registrato invece miglioramenti (quasi esclusivamente di entità minore). L'ondata minacciosa è rappresentata nella maggior parte dei casi dalla proliferazione delle fake news e dalla creazione di falsi account volti ad alimentare lo scontro e l'odio online. Come d'altronde accaduto durante la campagna elettorale statunitense, occasione nella quale l'opera di disinformazione attuata dal governo russo sia stata documentata dalle indagini ancora in corso.

Ma non c'è solo la Russia sul banco degli imputati. Tra i governi che hanno assoldato opinion leader online per viziare l'opinione pubblica ci sono anche Venezuela, Filippine e Turchia. Le attività su Internet e in particolare sui social media sono in questo caso volte ad ammorbidire i toni dei contestatori, forzare il punto di vista in maniera subdola fino a vera e propria propaganda. Quantificare il numero di persone al soldo dei governi e quali attacchi siano stati sferrati in maniera puntuale sono informazioni difficili da reperire.

Per contrastare la minaccia e garantire la democrazia occorre appellarsi ai governi affinché si comportino onestamente, ma è anche fondamentale che il sistema educativo faccia la sua parte istruendo i cittadini affinché riconoscano le fake news o commenti e contenuti viziati. Dall'altra parte le grandi aziende del tech devono assumersi la responsabilità di riesaminare i loro processi di moderazione e algoritmi al fine di disinnescare situazioni dannose, bloccare account fake e disabilitare i bot impiegati nelle attività di persuasione. Facebook ha già intrapreso impegni in tal senso e ha apportato alcune modifiche alla sua struttura.

Mai il declino della democrazia su Internet è attaccato sotto molti altri fronti. Alcuni governi hanno infatti minato la libertà bloccando completamente la connessione a Internet in alcune zone del Paese abitate da minoranze etniche, come l'area tibetana in Cina e Oromo in Etiopia, imposto censura e nel peggiore dei casi proibito l'utilizzo della rete (Corea del Nord). Ma vi sono anche casi di disconnessione mirata nel tentativo di impedire la trasmissione di video live: è il caso della Bielorussia; ufficialmente lo scopo era per impedire la trasmissione di nudo e violenza, anche se sembra che la volontà sia piuttosto quella di frenare i manifestanti e distrarre quindi da temi politici scomodi.

... il resto lo trovate su Punto Informatico

 
 
 

"Centinaia di militanti Isis lasciati andare via da Raqqa..

Post n°4113 pubblicato il 14 Novembre 2017 da ninograg1
 

Informazione consapevole

 

(lo cita da Huffington Post)

"Lo sporco segreto di Raqqa". È questo il titolo di una dettagliatissima inchiesta della Bbc pubblicata sul sito online. Inchiesta che ha del clamoroso
La Bbc ha infatti scoperto i dettagli di un accordo segreto che ha permesso a centinaia di combattenti dello stato islamico e alle loro famiglie di fuggire da Raqqa, sotto lo sguardo della coalizione guidata dagli Stati Uniti e dal Regno Unito e dalle forze curde che controllano la città.
Un convoglio comprendeva alcuni dei membri più influenti dell'Isis e, a dispetto delle rassicurazioni, decine di combattenti stranieri. Alcuni di essi si sono sparsi intorno alla Siria, arrivando anche fino alla Turchia.
questo link potete leggere l'inchiesta integrale.
 
 
 

L'ex-presidente di Facebook: i social fanno male al cervello

Post n°4112 pubblicato il 13 Novembre 2017 da ninograg1
 

Punto Informatico

di Alfonso Maruccia


Roma - Non bastavano le polemiche sulle fake news, l'advertising comprato dai servizi segreti russi e le accuse di monopolio nei servizi di rete; ora Facebook deve fare i conti anche con le reprimende di chi, per aver investito i primi soldi nel futuro colosso dei social network, è diventato miliardario e ora accusa: "Facebook ci sta friggendo il cervello, e sta facendo del male soprattutto agli utenti in giovane età".

Le nuove accuse contro Facebook arrivano infatti da Sean Parker, presidente originario della corporation, miliardario e cofondatore del primo network di file sharing della storia (Napster) che in un evento organizzato a Philadelphia parla degli inizi dell'impresa di Zuckerberg e soci. Un'impresa progettata per imbrigliare la mente dei suoi utilizzatori.

Facebook è stato pensato fin dall'inizio per consumare quanto più tempo e attenzione cosciente degli utenti, rivela Parker, sfruttando "una vulnerabilità nella psicologia umana" per creare un "social-validation feedback loop" capace di raggiungere lo scopo indipendentemente dalla forza di volontà dei partecipanti al network.

Arrivato alle dimensioni attuali, dice ancora Parker, Facebook ha la capacità di "cambiare letteralmente la relazione con la società, la relazione di ciascuno con l'altro", e soprattutto di modificare in chissà quali modi - molti evidentemente negativi - "la mente dei nostri bambini."

Dopo aver guadagnato più di due miliardi con il social network, Parker dice ora di essere diventato un "obiettore coscienzioso" e di essere piuttosto interessato alla ricerca sul cancro o altre attività filantropiche del genere.

Di certo la posizione critica di Parker rispetto al social networking - e a Facebook in particolare - non è isolata, nell'ambito della Silicon Valley e della società civile americana; altri pezzi da novanta e dipendenti del Facebook delle origini dicono ora di sentirsi "colpevoli" per tutto il male che la corporation ha portato, sta portando e porterà alle relazioni sociali lontano dallo schermo.

Vista dall'interno di Facebook, invece, la soluzione contro i danni della "socialità" virtuale sembra essere un coinvolgimento sempre maggiore dell'azienda nelle esigenze concrete delle comunità. La nuova iniziativa in tal senso si chiama Community Boost, e vuole fornire le competenze digitali necessarie a "tirare fuori il meglio da Internet" a persone in cerca di lavoro, piccole imprese e startup. Il servizio sarà disponibile nel 2018 per 30 città americane.

Alfonso Maruccia

 

 
 
 

L’astensione

Post n°4111 pubblicato il 11 Novembre 2017 da ninograg1
 

 Il Fatto Quotidiano

di | 10 novembre 2017
Qualche giorno fa ho risposto, nello spazio posta del Fatto, a un lettore. Mi faceva notare come i 5 Stelle non fossero riusciti a intercettare gli astenuti in Sicilia. E’ stato uno dei dati più significativi di quella tornata elettorale. Gli astenuti, ormai, sono ormai maggioranza assoluta. Non solo in Sicilia. Quando si parla di astensione va sempre divisa in “attiva” e “passiva”: i secondi non votano perché se ne fregano, i primi non votano perché non appartengono. Nel primo caso è menefreghismo colpevole, nel secondo è dolore autentico. Ed è a questa seconda categoria che mi sto principalmente riferendo adesso.
Il Movimento 5 Stelle non è riuscito, se non in minima parte, a intercettare i delusi e gli scontenti. Nonché gli indifferenti. Proprio sul Fatto, in un’intervista di Luca De Carolis, Alessandro Di Battista ha affermato che d’ora in poi i 5 Stelle non parleranno più ai/contro i partiti, ritenuti a torto o a ragione “morti”, ma si rivolgeranno agli “indifferenti”. Sono loro a dover essere convinti e coinvolti. Per quanto forza antagonista, in Sicilia i 5 Stelle hanno più che altro intercettato (anche col voto disgiunto) l’elettorato del Pd e della sinistra. Non gli astenuti. Dal canto suo, Matteo Renzi non intercetta più nessuno, se non al massimo i Faraone e le figuracce (peraltro spesso sinonimi).
Ho trovato oltremodo calzante la recente sintesi di Gustavo Zagrebelsky, secondo cui siamo passati dall’antipolitica, intesa come “la gente è arrabbiata”, all’impolitica, intesa come “l’elettorato vuole essere lasciato in pace”. Per meglio – o peggio – dire: molti italiani ne hanno piene le palle. E non credono più a niente e nessuno. Confesso di sentirmi sempre più parte del gruppo. Per carità, alle prossime elezioni tutto farò fuorché astenermi, ma solo perché il farlo significherebbe votare quella cancrena putrida e purulenta per brevità chiamata “renzusconismo”. Di sicuro la mia partecipazione politica è ai livelli minimi. E non sta certo capitando solo a me.
Vi ricordate il prodigioso monologo Il voto di Giorgio Gaber e Sandro Luporini? A un certo punto il Signor G diceva: “No, perché non è mica facile non andare a votare. Soprattutto non è bello farlo così, a cuor leggero, o addirittura farsene un vanto. C’è dentro il disagio di non appartenere più a niente, di essere diventati totalmente impotenti”. Appunto. E non è un bel quadro.

di | 10 novembre 2017
 
 
 

Legge di bilancio: spunta tassa su passeggeri aerei

Post n°4110 pubblicato il 09 Novembre 2017 da ninograg1
 

WSI
9 novembre 2017, di Alessandra Caparello

ROMA (WSI) – Sono sul piede di guerra le associazioni del trasporto aereo e la colpa è di un nuovo balzello fiscale a danno degli utenti, inserito nel decreto legge collegato alla manovra di bilancio. Si tratta di una tassa che va a colpire chi viaggia in aereo e che ha come obiettivo rimpinzare le esigue casse dei comuni.
La tassa che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2018, è prevista in un emendamento contenuto nel decreto legge collegato alla manovra di bilancio che porta la firma del capogruppo Pd in commissione Bilancio al Senato, Giorgio Santini. Come scrive Il tempo si tratta di un’addizionale sulla tassa di imbarco che potrà arrivare fino a due euro per chi parte da un aeroporto che si trova in una delle quattordici città metropolitane del Paese, 1 euro, invece, potrà essere chiesto a chi parte da uno scalo che si trova in una regione con, al suo interno, un’area metropolitana.
La tassa interesserebbe anche i porti, prevedendo un’addizionale di un euro (aumentabile fino a 2 per passeggero) sui diritti di sbarco portuali a carico degli operatori marittimi in ormeggio presso le banchine dei porti situati nel territorio delle città metropolitane.
Il gettito delle nuove imposte, concordate con l’Anci, l’associazione dei comuni italiani, sarà destinato per “investimenti nei settori relativi alle funzioni fondamentali delle città metropolitane“, come la “dotazione infrastrutturale dei territori”, o per evitare il default dell’ente locale.
La riscossione sarà affidata agli operatori aeroportuali che dovranno versare le somme entro il secondo mese successivo rispetto al momento in cui si è verificato il presupposto imponibile.
Immediata la reazione dell’intera filiera del trasporto aereo, rappresentata dalle Associazioni Iata, Assaeroporti, Assaereo ed Ibar, che chiede al Governo di non approvare gli emendamenti che finirebbero per far lievitare i costi dei biglietti a discapito dei passeggeri.
“No a questo ennesimo balzello che ricadrà direttamente sui passeggeri aerei  degli aeroporti delle città metropolitane, rafforzando lo squilibrio competitivo a favore del trasporto ferroviario non soggetto a tale prelievo. Una ulteriore tassa potrebbe aumentare il costo del biglietto fino a 4 euro a passeggero per un viaggio di andata e ritorno e che si aggiungerebbe a quelle già esistenti, aventi finalità spesso del tutto estranee al trasporto aereo”.
 
 
 

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