Creato da ninograg1 il 16/01/2006

XXI secolo?

Vivere e sopravvivere nel nuovo medioevo italiano

Get the Radio DgVoice verticall no autoplay widget and many other great free widgets at Widgetbox! Not seeing a widget? (More info)
 

STO LEGGENDO E RACCOMANDO

 

 

siti

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: ninograg1
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 64
Prov: MS
 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 197
 
 

SHINY STATS; TROLLS

DIRECTORY

 

TCPA;OIPA

 
Leggi a questo link

 

      aumenta page rank

 

MOTORI

 immagine Best blogs ranking

 

 

XML, PULIZIA

 Basta! Parlamento pulito  Feed XML offerto da BlogItalia.it  immagine immagine Iscriviti I heart FeedBurner 

 

LIST

  Blogarama - The Blog Directory Powered by FeedBurnerIscriviti a RSS aggiornamenti dal titolo: Powered by FeedBurnerSono membro della AM Blog directory

 

GREENPEACE & ARCOIRIS

immagine immagine BlogGoverno    Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare. Federico Fellini  

 

 

MATRIX 1

un mondo senza regole e senza confini 

Il Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it/

Scudo della Rete

BlogNews

 

NESSUNO TOCCHI CAINO; PACS

immagine   immagine

 

VARIA GRAFICA

immagineDirectory dei blog italiani

 

BLOGITALIA

          BlogItalia.it - La directory italiana dei blog

 

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Messaggi di Gennaio 2018

Il salario minimo in Europa, tra i sistemi anche quelli in cui è solo il governo a decidere

Post n°4154 pubblicato il 25 Gennaio 2018 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Economia & Lobby | 25 gennaio 2018

 

di Manuel Marocco*

Il salario minimo è presente in tutti i paesi europei e costituisce una pietra angolare del modello sociale europeo. Nel Pilastro Europeo dei diritti sociali (volto all’individuazione di un nucleo di principi e diritti sociali europei, derivanti dalla ricognizione dell’acquis sociale della Ue e da fonti di diritto internazionale) , del resto, oltre ad essere richiamato il diritto a retribuzione eque e sufficienti, sono fissati due principi per l’ipotesi in cui sia la Legge a determinare il salario minimo . Il Pilastro non si spinge, come si è discusso, sino alla fissazione di una soglia minima europea; d’altro canto, sulla base dei Trattati europei (art. 153, TFUE), la materia salariale è saldamente di competenza nazionale.

La distinzione fondamentale tra i regimi europei concerne il campo di applicazione, di tipo universale, in quanto applicabile a tutti i lavoratori, ovvero settoriale, poiché destinata a settori o gruppi di occupati. Nettamente prevalente è il primo regime, presente in 22 paesi su 28; nel secondo rientra l’Italia, insieme ai paesi inventori della flexicurity (Danimarca, Finlandia e Svezia) e l’Austria. Al campo di applicazione corrisponde, di fatto, lo strumento di determinazione del salario minimo: i paesi con regime universale utilizzano a tale scopo la Legge, gli altri il contratto collettivo, eventualmente accompagnato da meccanismi di estensione legale (Austria e Finlandia). Si tratta di paesi in cui l’assenza di un intervento pubblico è tradizionalmente controbilanciata da alti livelli di copertura della contrattazione collettiva, nonché di densità associativa, e/o da meccanismi legali di sostegno della membership, a garanzia del salario contrattuale. Solo di recente (gennaio 2015) la locomotiva d’Europa – la Germania – ha abbandonato questo modello e ha deciso di introdurre il salario minimo legale (SML).

Nei paesi del primo gruppo, varia notevolmente il valore nominale del SML, la frequenza degli aggiornamenti, i parametri di calcolo e le procedure di determinazione.

Particolarmente delicate sono queste ultime. Da questo punto di vista, possono essere distinti tre modelli (European Commission, 2016), sulla base della più o meno rigorosa formalizzazione della stessa procedura e, di conseguenza, del livello di discrezionalità del governo.

In alcuni sistemi – pochi – il processo è privo di formalità: lo strumento è nella piena discrezionalità dell’Esecutivo, non esistendo specifici obblighi di negoziazione o consultazione di altri attori, ma solo una generale previsione di consultazione e cooperazione con le parti sociali nel caso di interventi in materia di lavoro.

In altri, è prevista la partecipazione di altri attori, variandone forma e valore. In questo gruppo, quello più numeroso, rientrano, innanzi tutto, i casi in cui è il SML è determinato da un organismo terzo, partecipato o meno dalle parti sociali. In Germania, inizialmente il livello è stato fissato dal governo, dopo aver consultato parti sociali ed esperti; tale compito spetta ora ad una apposita Commissione, i cui componenti sono nominati dal Ministero del Lavoro su indicazione delle parti sociali. Sempre nello stesso gruppo, rientrano i paesi in cui il governo procede dopo aver consultato le parti sociali: in alcuni casi questa consultazione è solo eventuale, in quanto è l’Esecutivo a decidere, in altri la consultazione è prevista, ma si svolge in via informale ed, infine, in altri ancora si realizza in forma istituzionale. Nell’ambito di questo gruppo risultano accorpate tradizioni istituzionali molto diverse, e, di conseguenza, spesso la prassi varia al variare degli equilibri politici. Nel 2016-17 (Eurofound, 2017) in diverse nazioni, il SML è stato fissato unilateralmente dal governo, poiché, diversamente dal passato, le parti sociali sono solo state informate, ma non coinvolte nella decisione (Spagna), ovvero perché le stesse non hanno raggiunto un accordo (Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia). In Ungheria e Grecia (rispettivamente dal 2011 e dal 2012), le parti sociali sono state relegate ad un ruolo solo consultivo.

Continua su economiaepolitica.it (…)

*INAPP – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche

 
 
 

Elezioni, i mercati vogliono le larghe intese con Gentiloni ma il premier: “Al governo con Berlusconi? No”

Post n°4153 pubblicato il 24 Gennaio 2018 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano  di | 24 gennaio 2018

L’uomo che i mercati vorrebbero alla guida di un governo di larghe intese è contrario alle larghe intese. “Un governo in coalizione con il centrodestra guidato da Silvio Berlusconi? Per rispondere direttamente alla sua questione, no. Non sarei interessato”, ha detto il premier Paolo Gentiloni, intervistato dalla Cnbc al World Economic Forum di Davos. Dopo Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, anche quello che è indicato come l’uomo perfetto per guidare un governo sostenuto dal Pd e Forza Italia, dunque, si dice contrario a una nuova Grosse Koalition. Almeno a parole.

“Sono in buona salute – ha detto il premier – ma il mio impegno, 13 mesi fa, era portare il paese alla fine della legislatura, portare avanti le riforme e affrontare alcune crisi serie come quella migratoria e delle banche. Questo era il mio impegno e termina con le elezioni. Dopo, vedremo”. Eppure, come ha scritto ilfattoquotidiano.it, infatti, secondo un rapporto degli analisti di Credit Suisse sul voto italiano, l’ipotesi più probabile per il post 4 marzo è un parlamento “appeso, e la “formazione di una grande coalizione trasversale” con il Pd, Forza Italia e gli altri partiti di centro guidata proprio da Gentiloni. Opzione che, per l’istituto elvetico sarebbe “sufficientemente rassicurante per i mercati”. A proposito di un parlamento senza maggioranza, però, Gentiloni si è espresso in maniera negativa. “Speriamo che non sia questo il caso e che il centrosinistra che rappresento abbia la maggioranza. In ogni caso penso che saremo il pilastro di una possibile coalizione: abbiamo una certa expertise in materia di flessibilità nel mio paese”, ha detto il premier rivendicando per il suo partito il ruolo di interlocutore più affidabile per l’Unione Europea.

“È un errore sottovalutare le ragioni che sostengono i populisti e gli anti europei. Ma non trionferanno Dobbiamo essere molto attenti con queste elezioni a non interrompere il processo di riforme che abbiamo realizzato negli ultimi cinque anni con lo sforzo dei lavoratori e delle imprese italiane. Sarebbe molto grave”. Chi sono per il presidente del consiglio italiano i populisti? Sicuramente il Movimento 5 stelle, come ha detto nei giorni scorsi. Ma anche la Lega e Fratelli d’Italia. Berlusconi, invece no. “Non chiamerei Berlusconi un populista, ma prendo atto del fatto che nella sua coalizione populisti e anti europeisti non solo sono presenti ma sono predominanti“.

di | 24 gennaio 2018
 
 
 

Debito pubblico, senza evasione fiscale si estinguerebbe in 18 anni

Post n°4152 pubblicato il 23 Gennaio 2018 da ninograg1
 

Fonte: WSI 23 gennaio 2018, di Livia Liberatore

 

Se non ci fosse più evasione fiscale, il debito pubblico italiano si estinguerebbe in 18 anni. Lo dice un articolo di Il Sole 24 Ore che mette a confronto diversi dati. Innanzitutto, una ricerca dell’Università Ca’ Foscari, pubblicata dall’Ufficio valutazione impatto del Senato. Questo studio mette in relazione la propensione delle persone a sottostimare i propri redditi nelle rilevazioni statistiche con l’inclinazione a nasconderli anche al momento di pagare le tasse. Una relazione che sarebbe diretta.

La ricerca dell’università definisce in un range tra 124,5 e i 132,1 miliardi l’evasione fiscale sui redditi, commisurata al 14,4% della base imponibile. Le precedenti stime si attestavano sul 7,5%. Michele Bernasconi, uno dei docenti della Ca’ Foscari che ha realizzato il documento, spiega:

“applicando l’under reporting ai dati statistici derivanti da indagini sulle famiglie si arriva molto vicino alle valutazioni del Mef 2016 riferite al 2010″.

Da considerare che il debito è stato accumulato in 47 anni: nel 1970 era di 236 miliardi di euro attualizzati. Ma secondo il Sole 24 Ore, “le speranze sono poche”. L’evasione fiscale dei lavoratori dipendenti si attesta sul 3,5% dei redditi, mentre per i redditi da lavoro autonomo e d’impresa è il 37% per cento. Sugli affitti è del 44%, nonostante l’introduzione della cedolare secca del 21%, che avrebbe attenuato ma non cancellato l’evasione. Precisa l’articolo:

“Il dato va letto, infatti, con il rapporto evasione 2017 del Mef: tra il 2010 ed il 2015 il tax gap sugli affitti sarebbe passato da 2,3 a 1,3 miliardi di euro, mentre la propensione al gap avrebbe avuto una discesa dal 25,3% al 15,3%. E qui la trama della statistica mostra qualche buco.

 

 
 
 

Schiaffo UE all’Italia: legalizzato Made in Italy “tarocco”

Post n°4151 pubblicato il 22 Gennaio 2018 da ninograg1
 

Fonte: WSI 22 gennaio 2018, di Francesco Puppato

Il “made in” viene attribuito in base al luogo nel quale viene effettuata l’ultima trasformazione sostanziale. Quindi, se comprate un salame Made in Italy, non vuol dire che la filiera è italiana, ovvero che gli animali sono stati allevati in Italia secondo le regole di qualità ed igiene italiane, ma che in Italia si è svolta solo l’ultima trasformazione sostanziale dell’ingrediente usato per fare il salame.

Un maiale, ad esempio, può essere allevato, nutrito e trattato in Germania, in Austria, in Cina o chissà dove, secondo le regole in materia di igiene e qualità vigenti in quel Paese, ma la sua carne può essere venduta come Made in Italy; è sufficiente, appunto, che l’ultima trasformazione sia avvenuta in Italia.

Il nuovo Regolamento che la Commissione europea ha pubblicato sul proprio sito, dove rimarrà a disposizione per la consultazione pubblica anche se solo in lingua inglese fino al primo febbraio, data in cui entrerà in vigore, punta finalmente a regolare i prodotti confezionati in un determinato Paese ma con materia prima straniera e, nei casi in cui la confezione potrebbe trarre in inganno i consumatori, indica che l’origine va dichiarata sull’etichetta.

Il problema, dunque, in prima battuta sembra essere risolto. Vediamo invece, innanzitutto, che il medesimo regolamento (1169 del 2011) sarebbe dovuto essere stato approvato entro il 2014 ed ha quindi regalato quattro anni di business all’industria dell’anonimato.

Poi, come riporta “Libero”, notiamo anche che la Commissione ha escluso dall’obbligo di dichiarare l’origine le denominazioni generiche (pasta, prosciutto, formaggio, mortadella, latte a lunga conservazione, mozzarella, olio e via dicendo) e pure i marchi.

È infatti sufficiente che nel logo del produttore vi sia, ad esempio, un nastro o una coccarda tricolore e l’obbligo di dichiarare da dove provenga l’ingrediente primario decade.

Il caso più emblematico è quello della Pasta Miracoli; prodotta in Germania ed etichettata con una enorme profusione di tricolori, non ha l’obbligo di dichiarare la provenienza.

Ancora, l’obbligo non vale neanche per le Igp (Indicazioni geografiche protette), così i produttori potranno continuare ad importare la materia prima che impiegano senza dover scrivere nulla a riguardo.

Il produttore dovrà dichiarare da dove provenga la materia prima dell’ingrediente primario soltanto qualora dovesse indicare chiaramente “Made in Italy” sulla confezione. In questo caso, però, potrà cavarsela con un generico “Paesi Ue” piuttosto che “Paesi non Ue” o ancora “Paesi Ue e non Ue”, a seconda della provenienza.

come fa notare Dario Dongo, uno dei massimi esperti di diritto alimentare:

“Una dichiarazione che equivale a scrivere “Pianeta Terra”.”

Siamo davanti ad un altro schiaffo da parte dell’Unione europea nei confronti dell’Italia; il Made in Italy, che KPMG censisce come terzo marchio al momndo per notorietà dopo Coca-Cola e Visa, sta subendo uno smantellamento epocale per mezzo delle normative europee che, così facendo, favoriscono addirittura i mercati non comunitari ed i taroccatori.

Sa infine di presa in giro anche la consultazione pubblica cui la Commissione europea ha sottoposto il provvedimento tramite il proprio sito web: il testo è esclusivamente in inglese e non vi è stata nessuna informazione di pubblicazione; inoltre, non solo non vi è traccia nelle comunicazioni ufficiali di Bruxelles sull’apertura della consultazione, ma il documento è quasi introvabile sul sito web della Commissione, nascosto nelle pagine di una delle tante direzioni generali.

Un’informazione, insomma, più utile ai fini delle grandi imprese e delle associazioni di categoria strutturate a livello europeo, più che per i cittadini.


 
 
 

World economic forum, è nell’ambiente il rischio più pericoloso del 2018

Post n°4150 pubblicato il 19 Gennaio 2018 da ninograg1
 

Fonte Green Report di Luca Aterini

Nella lussuosa località svizzera di Davos sta per tornare in scena (dal 23 al 25 gennaio) il World economic forum 2018, ma a guardare i temi del dibattito sembra che l’ultimo anno non sia passato. Il Wef ha presentato ieri il suo nuovo Global risks report, la pubblicazione annuale che contiene le opinioni degli esperti e dei politici al livello globale sui rischi più significativi che affliggono il mondo, e questi rischi – anche se a seguire la cronaca italiana non si direbbe – riguardano gli stessi temi del 2017: ambiente e disuguaglianza. Con una significativa differenza.

Il report del World economic forum si basa su un’indagine annuale svolta dallo stesso Wef chiamata Global risks perception survey, e i risultati suggeriscono che gli esperti consultati si stanno preparando per anno dal rischio elevato; infatti il 59% dei quasi 1.000 intervistati indica un’intensificazione dei rischi, mentre solo il 7% ritiene che i rischi stiano diminuendo.

È interessante notare come i rischi ambientali prevalgano per il secondo anno consecutivo, dopo la rilevazione effettuata l’anno scorso. Al pari del 2017, infatti, l’ambiente si è rivelato di gran lunga la maggiore preoccupazione sollevata dagli esperti, e gli eventi meteorologici estremi sono visti come il rischio più rilevante. In particolare, tra i cinque rischi la cui probabilità di avverarsi nei prossimi 10 anni è data come più elevata, tre posti sono occupati dai rischi ambientali: al primo posti gli eventi meteorologici estremi, al secondo i disastri naturali e al quinto il fallimento delle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Per quanto riguarda invece i rischi dall’impatto più rilevante, solo la voce “armi di distruzione di massa” – al primo posto – non rientra nella categoria dei rischi ambientali: le altre 4 delle prime 5 posizioni invece sì, aggiungendo ai rischi già nominati quello relativo alle crisi idriche.

In buona sostanza, tra i 30 rischi globali a cui è stato chiesto agli esperti di stabilire l’ordine di priorità, tutti e cinque i rischi ambientali (condizioni meteorologiche estreme, collasso dell’ecosistema, disastri naturali, disastri causati dall’uomo, e il fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici) sono stati classificati tra i primi posti in termini di probabilità che si verifichino e impatto.

L’altro grande protagonista dei rischi mondiali per il 2018 – e il paradosso al limite dell’ipocrisia è che l’allarme venga lanciato proprio dal World economic forum di Davos, non esattamente una kermesse proletaria – è la disuguaglianza. Al primo posto tra i rischi più rilevanti per il business spicca infatti la disoccupazione-sottoccupazione, mentre al quinto posto si affaccia la “profonda instabilità sociale”.

Secondo il World economic forum il modello economico prevalente nel mondo è un fallimento che nonostante tutto rimane in piedi: «Nonostante l’impegno di un certo numero di amministratori delegati sia per gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) dell’Onu sia per l’Accordo sul clima di Parigi, il potere dell’avidità delle imprese assicura la sopravvivenza del modello economico dominante. Quando i governi sono intimiditi, o semplicemente non si preoccupano di far rispettare i fondamentali diritti umani e del lavoro, o di assicurare che le tasse sulle imprese siano pagate in modo da poter investire nella protezione sociale e nella salute e nell’educazione dei propri cittadini gente, cedono il controllo all’avidità delle multinazionali».

Ed è quanto sta accadendo, secondo gli stessi esponenti – i più illuminati, evidentemente – del capitalismo internazionale, secondo i quali «è tempo di negoziare un nuovo contratto sociale». Non sono i soli a pensarla così: secondo un sondaggio condotto nel 2017 dall’Ituc (la Confederazione sindacale internazionale) l’85% della forza lavoro mondiale vuole riscrivere le regole dell’economia globale, minata alla base dalla disuguaglianza. Una percentuale simile a quella emersa in Italia da un sondaggio condotto da Oxfam nel 2016, secondo il quale l’80% dei nostri concittadini ritiene prioritario ridurre le disuguaglianze economiche.

Ambiente e disuguaglianza, dunque: se qualche candidato in corsa per le prossime elezioni politiche del 4 marzo fosse in cerca di spunti, farebbe bene a seguire i consigli del World economic forum.

 
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

monellaccio19cassetta2vento_acquaMaheoprefazione09elyravninograg1jigendaisukevirgola_dfamorino11maresogno67marabertowwhiskynsodapoeta_sempliceMiele.Speziato0
 

ULTIMI COMMENTI

2 ore buttate
Inviato da: cassetta2
il 10/04/2024 alle 17:27
 
Ciao nino. Buongiorno. Ormai ci siamo. L'anno che...
Inviato da: virgola_df
il 31/12/2023 alle 12:23
 
Nel mondo c'è un numero di camaleonti di gran lunga...
Inviato da: cassetta2
il 14/07/2023 alle 17:09
 
BUON ANNO 🍾🍾🎊
Inviato da: giampi1966
il 02/01/2023 alle 16:23
 
Nino, amico mio carissimo. Come stai? mi manchi. Mi mancano...
Inviato da: ormalibera
il 25/03/2022 alle 20:02
 
 

I MIEI BLOG AMICI

- The BoNny
- piazza alimonda
- considerazioni
- Giovani e politica
- vivazapatero
- montagneverdi...
- melodie dell'anima
- bruno14
- *Serendipity*
- Di tutto, di piu'
- Ali Rosse...
- La dea Artemide
- ora ci penso..
- solo per satira; ogni tanto guardo e nn c'era il tuo profilo....
- sterminatore1986
- ossevatorio politico
- blog dedicato ai fumetti: wow!
- neverinmyname
- SOLI CONTRO LA MAFIA
- Gira e Rigira
- Prodi vs SilvioB 3-0
- (RiGiTaN's)
- Job interview
- l'edicolante
- ricambio generazione
- BLOGPENSANTE
- Geopoliticando
- Frammenti di...
- EARTH VIRTU'
- Reticolistorici
- BLOG PENNA CALAMAIO
- Lapiazzarossa
- Il mondo di Valendì
- Italia democratica
- piazza carlo giuliani
- In Equilibrio..
- PENSIERI IN LIBERTA
- MOSCONISMO
- GIORNALE WOLF
- ETICA & MEDIA
- siderurgika
- Il mondo per come va
- lecosistema...
- MONDO NOSTRUM
- IlMioFavolosoMondo
- *STAGIONI*
- LA VOCE DI KAYFA
- NO-global
- hunkapi
- Writer
- alba di nina ciminelli
- imbrogli i
- ippogrillo
- PENSIERO LIBERO
- Perle ai Porci
- ROBIN HOOD
- Un blog demo_cratico
- Aderisci al P.G.M.I.
- rinnegata
- RESPIRA PIANO
- Anima
- Cose non dette
- PersoneSpeciali
- diario di un canile
- Sassolininellascarpa
- disincanto.....
- Dolci note...!
- STAIRWAY- TO- HEAVEN
- vivere è bello
- bijoux
- mecbethe
- my goooddd....
- ...riflettendo.
- BOBO E ZARA
- la Stella di Perseo
- forever young
- ECCHIME
- Regno Intollerante
- io solo io
- MONICA
- coMizia
- Femminilita
- @Ascoltando il Mare@
- nel tempo...
- Non vinceranno!
- Doppio Gioco
- cigarettes & Coffee
- MOONCHILD
- Avanguardia
- Il Diavolo in Corpo
- Angolo Pensatoio
- Assenza di gravità
- cera una volta
- DI TUTTO E DI PIU
- ORMALIBERA
- FATAMATTA_2008
- TUTTOENIENTE
- ZELDA.57
- Triballadores
- club dei cartoni
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Gennaio 2018 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

NON LASCIAMOCISOLI & CHE

O siamo Capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, O DOBBIAMO lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza,perchè questo blocca il libero Sviluppo dell'intelligenza "
Ernesto Che Guevara
  

XXI secolo?

↑ Grab questo Headline Animator

 

IDEOGRAMMA DI PACE; EMERGENCY

GRILLO

  No TAV

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963