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Messaggi di Marzo 2020

Coronavirus, l’economia canaglia fa stragi. E intanto scivoliamo in un moderno Medioevo

Post n°4569 pubblicato il 31 Marzo 2020 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Loretta Napoleoni Economia & Lobby - 29 Marzo 2020

 

L’economia canaglia, quella inaugurata dalla globalizzazione e celebrata dal neo-liberismo degli anni Novanta, come previsto fa stragi. Quei lavoratori senza assistenza, senza contratto però liberi di inventarsi un’occupazione, la nebulosa della gig economy, sono le prime vittime della natura canaglia dell’economia.

Tristezza e rabbia si mescolano, diventano un nuovo sentimento ma non hanno voce. Non ci sono sindacati che proteggono chi guida le macchine di Uber o di Lift, gente che per anni ha fornito a tutti noi un servizio importante a prezzi ragionevoli, né per chi portava le cene ai millennial, ma anche quei pochi economisti che questa catastrofe l’avevano preannunciata sono vittima dello stesso sentimento.

E’ negli Stati Uniti che la gig economy, la culla della nuova forma di occupazione, letteralmente è crollata. Ed è qui dove il governo promette aiuti alla popolazione, ma chi un contratto di lavoro non l’ha mai avuto si trova letteralmente senza risorse. Torna con prepotenza inaudita il discorso classico del lavoratore garantito, ma non ci sono canali ufficiali per poter portare avanti una lotta operaia.

Stiamo scivolando nel moderno Medioevo: chi lavorava per le imprese ha un minimo di garanzia, tutti gli altri sono fuori del recinto del villaggio del barone e lì moriranno, come i nostri antenati. Lì la nuova peste li contaminerà.

Discorso analogo vale per gli stati membri dell’Unione Europea, quell’istituzione neo-liberista che doveva prevenire una nuova guerra e che doveva assicurarci la stabilità e la sicurezza. Sotto la scure del Covid-19 anche quelle garanzie evaporano e noi italiani nelle trincee della pandemia rimaniamo a bocca asciutta. Gli americani stampano carta moneta, gli inglesi fanno lo stesso ma noi, noi no, non possiamo farlo.

Una ragnatela di accordi, di codici, di proibizioni fa sì che l’emergenza monetaria non venga gestita da noi ma da altri. Noi siamo come i lavoratori della gig economy, lasciati in balia di eventi straordinari che richiedono decisioni straordinarie che non possiamo prendere.

Anche di questo si è parlato a lungo nel lontano 2011. Ma ogni discussione è stata messa a tacere dall’immagine idilliaca dell’Europa Unita. Mi domando quanti italiani oggi hanno il coraggio di difendere l’euro, dove sono finiti gli economisti e i politici che hanno attaccato su tutti i media le previsioni di economisti come me? Rileggetevi Democrazia Vendesi, è tutto scritto in quel libro. E per chi ha voglia di rinfrescarsi la memoria sull’assurdità del dibattito guardate questo bel video che preannuncia la nostra lunga agonia.

 

Ma vendicarsi non serve a nulla: sarà la storia, se ancora esisterà un futuro, a giudicare tutti noi. Intanto bisogna agire, bisogna rimediare agli errori fatti e salvare il salvabile. Non sarà facile ma almeno dobbiamo provarci.

Il mio è un appello al popolo, dimentichiamoci i politici, anche se le intenzioni di alcuni di loro sono buone e giuste non potranno inventarsi una nuova moneta. Pensiamo a come aiutarci a vicenda. A chi non può pagare l’affitto perché lavorava nella gig economy concediamo di continuare a vivere nelle abitazioni di nostra proprietà gratis; facciamo la spesa a chi non ha risparmi e non ha abbastanza per mangiare; a chi ha bisogno di conforto offriamo la nostra solidarietà. Non trattiamo i nuovi poveri come appestati economici.

Il vero pericolo dell’implosione dell’Economia Canaglia è la de-umanizzazione della società. Sono tre decenni che i sintomi di questa malattia sono evidenti ma solo oggi tutti li manifestano e solo oggi è impossibile nasconderli. Abbiamo tagliato i servizi essenziali dello stato in nome della magia del mercato e adesso il mercato ci ripaga con l’unica moneta che conosce: chi ha contante sopravvive, chi vive con quel poco che guadagna giorno dopo giorno perisce.

Per il mercato non esistono le persone, siamo tutti merci e servizi, oggetti e azioni inanimate. Anche chi non mastica di economia queste cose le conosce bene. E senza produzione e consumo, quantificato monetariamente, il mercato non funziona, la società non funziona e l’individuo scompare.

Nel mondo c’è ricchezza a volontà, certo il crollo di piazza Affari l’ha ridotta, ma è sempre sufficiente per farci superare anche questa nuova guerra. E se il sistema fiscale e monetario non è in grado di redistribuirla perché intasato dalle leggi del neo-liberismo allora facciamolo noi.

Chi ha e non dà deve essere messo alla gogna sociale, deve essere emarginato socialmente, guardato come un criminale. E questo vale anche e soprattutto per quell’Europa Unita della moneta unica che alcuni politici italiani, che non ho neppure più voglia di nominare, ci hanno imposto. Che siano loro oggi i primi a mettere le mani nei loro forzieri pieni di soldi accumulati durante questa impresa suicida, che siano loro i primi oggi a dare l’esempio e a distribuire la loro ricchezza privata a chi non ce la fa, a sovvenzionare l’acquisto delle mascherine per medici ed infermieri, a pagare la cremazione delle vittime, a fare la spesa a chi non ha i soldi per farlo.

Un sogno? E’ stato grazie ad un sogno, quello della vittoria sul nazismo, che Churchill ha salvato l’Europa e il mondo dal suo flagello. Si può fare, si deve fare ed è l’unica strada da prendere per sopravvivere.

 
 
 

Coronavirus e banche, ha ragione Mario Draghi: meglio evitare il loro contributo

Post n°4568 pubblicato il 29 Marzo 2020 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quoidiano Economia & Lobby - 28 Marzo 2020 Vincenzo Imperatore

Ennesima lezione di leadership di Mario Draghi che ci ha confermato che non è leader chi comanda o chi ha potere ma chi, forte di una rara competenza professionale, ha una visione diversa e nuova del mondo e soprattutto la comunica in modo chiaro e diretto indicando i passi da fare con semplicità.

Complicare è facile, semplificare è difficile e nella sua lettera al Financial Times l’ex governatore ha ridisegnato il futuro dell’Europa in tre azioni elementari:

– L’Europa deve essere unita e solidale con un’identità fiscale tanto forte da bilanciare quella monetaria. Ridurre all’osso la pressione fiscale e niente più egoismi: non ci possiamo più permettere le spinte nazionalistiche di questi ultimi decenni.

– Gli Stati sovrani non possono più correre dietro ai vincoli di bilancio. Siamo in guerra e oggi la priorità è sopravvivere attraverso la ripresa economica.

– Dare direttamente alle imprese le risorse necessarie per ripartire. In altri termini prestare danaro a tasso zero direttamente alle imprese evitando l’intermediazione delle banche.È su questo terzo punto che mi vorrei concentrare.

Draghi, che conosce molto bene quel “mondo”, ha capito perfettamente che se il bazooka passa tra le mani del sistema bancario diventa una pistola ad acqua. Mi arrivano da più parti, infatti, segnalazioni di comportamenti ostruzionistici, dilatori ed arroganti da parte del personale bancario in merito alle urgenti necessità dei piccoli imprenditori di utilizzare le misure a loro tutela stabilite dal decreto “Cura Italia”.

Non generalizziamo ma gli episodi denunciati come worst practice sono ancora numerosi rispetto a quelli, pochi ed eccezionali, individuabili come “buone pratiche” comportamentali (da segnalare, a tal proposito, la procedura semplice ed immediata predisposta da Banca Sella per la sospensione del pagamento delle rate dei mutui).

Paradigmatico è il caso di un piccolo imprenditore di Casoria (Napoli), cliente trentennale di UniCredit che, di fronte alla necessità di dover interrompere il pagamento delle rate di mutuo per la drastica riduzione del fatturato dovuta alla chiusura forzata, si è sentito rispondere dal gestore di turno che:

“non ci sono ancora i moduli per la richiesta”, mentre il decreto legge sancisce un diritto per il quale non c’è bisogno di una richiesta ma semmai di una disposizione da effettuare con una semplice autocertificazione

– “eventualmente si può sospendere solo il pagamento della quota capitale e continuare a pagare invece gli interessi” laddove il provvedimento legislativo stabilisce per le piccole imprese e le partite Iva che, per i mutui e gli altri finanziamenti a rimborso rateale (anche leasing), il pagamento dell’intera rata o del canone di leasing in scadenza è sospeso fino al 30 settembre 2020 e il piano di rimborso delle rate è dilazionato senza nuovi o maggiori oneri.

Basta! E’ legge dello Stato, voi bancari non dovete decidere nulla!

L’arroganza dei bancari è il segnale della loro mediocrità professionale e della loro cieca vanità. I loro deliri di onnipotenza nascondono seri problemi di integrazione in un contesto sociale e civile completamente mutato rispetto a ieri. Non è una generalizzazione ma sicuramente il pensiero dominante nell’universo dei dipendenti delle banche è ancora lontano anni luce dalla piena consapevolezza di ciò che sta succedendo nel mondo. Ancora non si rendono conto che siamo in guerra e continuano a mostrare i loro fragili muscoli.

Intervenga immediatamente lo Stato, anche attraverso la commissione bicamerale sulle banche presieduta da Carla Ruocco del M5S, perché la paura è che l’opinione pubblica si abitui alla situazione e, dopo una prima fase di sconforto, impari a tollerare. Qui, invece, non c’è niente da accettare e non ci si può abbandonare alla rassegnazione.

La dignità delle persone non è una merce sacrificabile in nome dell’incompetenza tecnica e relazionale e quando alcune banche parlano di necessità di stare sul mercato dovrebbero farlo con la consapevolezza di piani industriali seri, con investimenti concreti e con la lungimiranza di chi guarda al futuro.

Ma credo che, soprattutto per loro, sia tardi ormai.

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di solito posto un articolo e non faccio commenti ma questo è particolare perchè segna la crescita di una personalità che proviene da un mondo, quello bancario e finanziario, arido e grigio e che, però, se ne discosta per emergere nel grigiore generale...... non sono un fa di Draghi e nemmeno dell'Europa ma quel che dice lo trovo FONDAMENTALE per far risorgere questo paese e farlo incamminare, all'interno di una diversa Europa (opposta a quella attuale e incamminata su una strada diversa da quella intrapresa in questi anni), su una strada virtuosa: cosa che di cui dubito i ns politici ne siano capaci se è vero che c'è chi propone di 'riaprire' ancor prim che la pandemia sia finita, una cosa realmente assurda; se questo è il livello Draghi emerge come un gigante e quindi è una risorsa a disposizione del paese daprendere in grande considerazione e, credo, che sarebbe un gigante nel luogo che più gli è consono, il ministero economico, e non certo come vertie politico!!!!!

 
 
 

Via da quest'Europa...

Post n°4567 pubblicato il 27 Marzo 2020 da ninograg1
 

Ormai è ufficiale: l'europa del nord, quindi quella che possiamo chiamare europa vera e propria, non cambia e non vuole nemmeno cambiare la linea: nessun aiuto, nessun corona-bond, nessun mes riformato, niente di niente....... solo prestiti condizionati a tagli e ritagli. Perfino Draghi, non certo un sovranista  (vedrete che con il tempo, e grazie al coronavirus, questa parola riprenderà il suo originale significato.. paese, territorio, costituzione), ha sbottato abbandonando il suo aplomb europeista dicendo in una intervista che era necessario riprendere l'iniziativa e adottare scelte coraggiose e innovative, il tutto con lo stesso tono di quando intimò a kartofen e mercati speculativi di stare in riga altrimenti, come poi ha fatto, avrebbe preso il bazoka... quindi, aggiungo io se non aprono gli occhi la c.d. europa perderà moltissimo.. non ultimo il suo mercato di sbocco coloniale, il sud dell'unione.

Eppure non è bastato: ieri è andato in onda il film 'greco' non quello del coronavirus: volete prestiti e soldi? Tagli e ritagli, altrimenti vi attaccate... perfino questi ns politici sembrano aver avuto un sussulto di orgoglio e hanno messo il veto ben sapendo che il decidere di 'rivedersi fra 10 giorni per valutare nel frattempo' non avrebbe cambiato di un cm la posizione dei paesi guidati dai teutonici: volete soldi tagliate e ritagliate.

Cosa si può fare? A mio parere restare e sprecare energie con i fantasmi dei passati natali veri e propri mercanti di povertà, morte ecc. anche per i loro cittadini non serve: altre sono ora, e secondo me non da ora, la nostre priorità; andarsene ma non come han fatto gli inglesi, che ora ne pagano le conseguenze, ma semplicemente vanficando di fatto i trattati, ignorandoli e non sprecando nemmeno più un cent (noi siamo i secondi contributori) nè con la UE nè con il mes, ricicliamo questi soldi altrove che allevieranno le soffrenze di ampie parti di questo paese e contribuiranno a dare una spinta alla ripresa...... lo sta facendo la germania possiamo farlo anche noi usando il loro stesso sistema: usando la CdP come cassa di crediti agevolati al mondo del lavoro, da un lato, mentre, aggiungo io, si può la stampa diretta di moneta 'nazionale' da parte dello Stato aggangiata all'oro, o forse meglio ancora al platino, cosa che ci farebeb beneficiare di quel che fatto dai privati si chiama 'signoraggio' ma che fatto dallo Stato, ente pubblico, signfica mld di euro, che solo per il fatto di essere stampati da un ente pubblico, entrano gratuitamente nella casse  pubbliche senza appesantire il debito ecc... si può fare? Certo che si può ed è già stato fatto anni fa e rese la lira moneta forte e pari al marco e se non fosse stato per i ladri che ci hanno governato in quegli anni oggi noi saremmo primi fra i primi!!!!! ma si sa che il passato non si cambia, vero? Però il futuro sì, eccome: iniziamo questo percorso e se saremo virtuosi davvero quando finirà l'incubo coronavirus finirà pure l'altro incubo.. quest'europa.

p.s.

per i soloni che passano questa idea non è nuova e le pubblicazioni in rete esistono e ci spiegano esattamente questo che ho detto e scrito qui.... basta avere l'umiltà di leggere.

 
 
 

Top manager e politici Usa hanno venduto azioni prima dello scoppio della pandemia

Post n°4566 pubblicato il 25 Marzo 2020 da ninograg1
 

Fonte: W.S.I. 24 Marzo 2020, di Alessandra Caparello

Cosa hanno in comune Jeff Bezos di Amazon, Laurence Fink di BlackRock e il senatore USA Richard Burr? Ebbene, si scopre che, insieme ad altri, prima dello scoppio della pandemia dal nuovo coronavirus che ha mandato in cortocircuito i mercati di mezzo mondo, hanno venduto grosse quantità di azioni evitando così grosse perdite.

Massiccia vendita di azioni a febbraio: da Jeff Bezos e altri top manager…

Un’analisi del WSJ, basata su oltre 4.000 registrazioni regolamentari relative alle vendite di azioni tra il 1° febbraio e il 19 marzo da parte di dirigenti di società quotate negli Stati Uniti, ha rivelato come i top manager delle società  hanno venduto un controvalore di circa 9,2 miliardi di dollari in azioni delle proprie società tra l’inizio di febbraio e la fine della scorsa settimana

Qualche nome? Primo fra tutti mister Amazon, Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo che ha ceduto un totale di 3,4 miliardi di dollari in azioni nella prima settimana di febbraio, poco prima che il mercato azionario raggiungesse il picco massimo, evitando così perdite di valore potenziali per circa 317 milioni di dollari.  A seguire Laurence Fink, Ceo di BlackRock Inc., che ha venduto 25 milioni di dollari in azioni della sua società il 14 febbraio, prevenendo perdite potenziali di oltre 9,3 milioni di dollari e Lance Uggla, Ceo di IHS Markit Ltd., che ha venduto 47 milioni di dollari delle sue azioni.

Certo per dover di cronaca c’è da dire che non vi è alcun indizio che i manager abbiano venduto azioni sulla base di informazioni interne ma la quantità di azioni vendute da dirigenti e funzionari di società quotate negli Stati Uniti è aumentata di circa un terzo rispetto ai periodi comparabili dei due anni precedenti, secondo l’analisi delle registrazioni regolamentari e dei dati di S&P Global Market Intelligence.

… ai politici USA

Ma non solo nei board delle grosse compagnie, anche la politica si è mossa. Mentre a inizio febbraio gli americani erano tutti presi a capire come sarebbe andato a finire l’impeachment del presidente Donald Trump, il senatore Richard M. Burr, repubblicano della Carolina del Nord, nonché presidente del Comitato di intelligence, aveva già messo gli occhi su una nuova inquietante minaccia: il coronavirus.

Così, riporta il NY Times, la mattina del 4 febbraio, Burr ha riunito i membri del comitato a Capitol Hill per ascoltare per la prima volta dai funzionari dei servizi segreti come le potenze straniere stavano rispondendo a ciò che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato giorni prima un’emergenza sanitaria globale.

E mentre la Casa Bianca stava minimizzando le minacce del virus, i funzionari dei servizi segreti hanno dipinto chiaramente un primo quadro delle implicazioni geopolitiche dell’epidemia di coronavirus. Il giorno dopo, il 13 febbraio, Burr ha venduto 33 diverse partecipazioni azionarie, per un valore complessivo fino a 1,7 milioni di dollari, liquidando una grossa quota del suo portafoglio. Insieme a lui anche altri quattro senatori, oltre a circa due dozzine di legislatori della Camera, hanno venduto alcune delle loro partecipazioni finanziarie nello stesso periodo.

Sia Burr che gli altri senatori si sono difesi affermando di  non aver fatto nulla di male e di non aver agito sulla base di informazioni non disponibili al pubblico.

Ma la vendita delle azioni ha innescato una tempesta politica di fuoco sia da destra che da sinistra, e sono fin da subito emerse richieste di dimissioni di Burr, che da un giorno all’altro si è trovato a lottare per evitare di diventare il simbolo di un’élite finanziariamente avvantaggiata. Da qui il senatore ha chiesto alla Commissione etica del Senato di esaminare le sue vendite nel tentativo di riabilitare il suo nome. Gli altri quattro senatori – Dianne Feinstein, Democratico della California, James M. Inhofe, Repubblicano dell’Oklahoma, Kelly Loeffler, Repubblicano della Georgia, e David Perdue, Repubblicano della Georgia – hanno ciascuno respinto qualsiasi suggerimento di aver avuto un ruolo nella vendita delle azioni, dicendo che i loro portafogli sono gestiti da altri e che forse non erano nemmeno a conoscenza della vendita dei titoli.

 

 
 
 

EUROPA, SI CHIUDE?

Post n°4565 pubblicato il 24 Marzo 2020 da ninograg1
 

Fonte: Dagospia 23 mar 2020 17:02

URSULA SOSTIENE L'EMISSIONE DI "CORONA-BOND". ANCHE MACRON E MERKEL SONO D’ACCORDO. IL VERO NODO, IL VERO FALCO ANTI-EUROBOND, È L'ECONOMISTA TEDESCO KLAUS REGLING, A CAPO DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES). SENZA COMPRENDERE CHE LA RICOSTRUZIONE DELL’EUROPA DOVRÀ ESSERE SUPERIORE A QUELLA DEL SECONDO DOPOGUERRA, HA SILLABATO: “ITALIA E SPAGNA DEVONO INGINOCCHIARSI”

Anche Ursula von der Leyen ha sostenuto l'emissione europea di "corona-bond", eurobond per finanziare il nuovo debito col sostegno dell’eurozona e della Bce. E negli ultimi giorni anche europeisti doc come Monti e Prodi hanno sostenuto in maniera netta che senza gli eurobond si rischia la fine dell’Europa. Ci sono regole UE che vanno cambiate, aggiungono. Solo gli eurobond, sostenuti dalla Bce, prefigurerebbero un principio di cambiamento strutturale della governance dell'eurozona senza cacciarci nella trappola alla greca del Mes.

Non solo Macron ma anche la Merkel è d’accordo e si sta operando dalla sua quarantena per un’opera di mediazione con i falchi che vogliono punire i fancazzisti spendaccioni dell’Europa del Sud (Italia, Spagna e Portogallo, Grecia). In questo fine settimana sono stati febbrili i contatti tra le capitali europee. E Ursula von der Leyen, appoggiata dalla sodale Merkel, sta dimostrando calma e polso fermo. Ma la Merkel deve convincere anche parte della sua coalizione governativa, a partire dalla CSU della Baviera, contraria agli eurobond. 

 Isabel Schnabel, nuovo rappresentante della Germania nel consiglio della Banca centrale europea, ha rilasciato una illuminante intervista pochi giorni fa a ‘’Die Zeit’’. Dopo aver dichiarato di essere favorevole all’emissione di eurobond garantiti dall’UE, ha aggiunto: “Vi è il presupposto che le banche tedesche stiano andando alla grande e quelle italiane vadano male. Nel complesso le cose non stanno così. Anche nel nostro paese ci sono banche che non sembrano essere molto brillanti. Ben venga quindi l'assicurazione europea sui depositi, che funzionerà come una polizza di riassicurazione. In questo modo il rischio viene ridotto al minimo”. Ecco perché, in fondo, la Merkel è così favorevole agli Eurobond: le banche tedesche stanno peggio di quelle italiane.

Il vero nodo, il vero falco anti-eurobond, è l'economista tedesco Klaus Regling, l'attuale amministratore delegato del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Senza comprendere che la ricostruzione dell’Europa dovrà essere superiore a quella del secondo dopoguerra, ha sillabato: “Italia e Spagna devono inginocchiarsi”.

 

 
 
 

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