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Messaggi di Aprile 2018

Giornata Mondiale della Terra

Post n°4218 pubblicato il 22 Aprile 2018 da ninograg1
 

fonte: earthday.org

 

 

L’Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. La Giornata della Terra, momento fortemente voluto dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promosso ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 192 paesi del mondo.

Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera, il 22 aprile.

Nata il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Come movimento universitario, nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l'inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili. Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell'uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.

L'idea della creazione di una “Giornata per la Terra” fu discussa per la prima volta nel 1962. In quegli anni le proteste contro la guerra del Vietnam erano in aumento, ed al senatore Nelson venne l'idea di organizzare un “teach-in” sulle questioni ambientali. Nelson riuscì a coinvolgere anche noti esponenti del mondo politico come Robert Kennedy, che nel 1963 attraversò ben 11 Stati del Paese tenendo una serie di conferenze dedicate ai temi ambientali.

L'Earth Day prese definitivamente forma nel 1969 a seguito del disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oi al largo di Santa Barbara, in California, a seguito del quale il senatore Nelson decise fosse giunto il momento di portare le questioni ambientali all'attenzione dell'opinione pubblica e del mondo politico. “Tutte le persone, a prescindere dall'etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”.

Il 22 aprile 1970, ispirandosi a questo principio, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una manifestazione a difesa della Terra. I gruppi che singolarmente avevano combattuto contro l'inquinamento da combustibili fossili, contro l'inquinamento delle fabbriche e delle centrali elettriche, i rifiuti tossici, i pesticidi, la progressiva desertificazione e l'estinzione della fauna selvatica, improvvisamente compresero di condividere valori comuni. Migliaia di college e università organizzarono proteste contro il degrado ambientale: da allora il 22 aprile prese il nome di Earth Day, la Giornata della Terra.

La copertura mediatica della prima Giornata Mondiale della Terra venne realizzata da Walter Cronkite della CBS News con un servizio intitolato "Giornata della Terra: una questione di sopravvivenza”. Fra i protagonisti della manifestazione anche alcuni grandi nomi dello spettacolo statunitense tra cui Pete Seeger, Paul Newman e Ali McGraw.

La Giornata della Terra diede una spinta determinante alle iniziative ambientali in tutto il mondo e contribuì a spianare la strada al Vertice delle Nazioni Unite del 1992 a Rio de Janeiro.

Nel corso degli anni l'organizzazione dell'Earth Day si dota di strumenti di comunicazione più potenti arrivando a celebrare il proprio ventesimo anno di fondazione con una storica scalata sul monte Everest in cui un team formato da alpinisti statunitensi, sovietici e cinesi, realizzò un collegamento mondiale via satellite. Al termine della spedizione tutta la squadra trasportò a valle oltre 2 tonnellate di rifiuti lasciati sul monte Everest da precedenti missioni.

Nel 2000, grazie alla diffusione di internet, lo spirito fondante dell'Earth Day ed in generale la celebrazione dell'evento vennero promosse a livello globale. L'evento che ne conseguì riuscì a coinvolgere oltre 5.000 gruppi ambientalisti al di fuori degli Stati Uniti, raggiungendo centinaia di milioni di persone, e molti noti personaggi dello spettacolo come l'attore Leonardo di Caprio.

Nel corso degli anni la partecipazione internazionale all'Earth Day è cresciuta superando oltre il miliardo di persone in tutto il mondo: è l'affermazione della “Green Generation”, che guarda ad un futuro libero dall'energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali.

 
 
 

Siria, gli Usa non hanno mantenuto gli accordi. Per questo non sono più credibili

Post n°4217 pubblicato il 18 Aprile 2018 da ninograg1
 

Fonte: Il Fatto Quotidiano Mondo | 18 aprile 2018  di Federico Maiocchi

 

L’attacco anglo-franco-americano ci dice molto della volontà occidentale rispetto al disimpegno in Siria.

Il 10 aprile, qualche giorno prima dell’attacco missilistico a guida statunitense contro il regime di Damasco, è uscito un interessante articolo di Stephen Walt per Foreign Policy dal titolo “America can’t be trusted anymore”. L’articolo evidenzia come gli Stati Uniti sistematicamente non abbiano mantenuto gli accordi presi con i cosiddetti “Stati canaglia”; dalla Corea del nord alla Libia di Gheddafi, quando Washington si è relazionata con i regimi non democratici molto spesso non ha rispettato i patti da lei stessa siglati. Niente di eclatante se si intende la politica tra le nazioni come il gioco della sopravvivenza tra grandi potenze in lotta per la gerarchia internazionale; lo stesso Walt cita il Dialogo dei Meli, “chi è più forte fa quello che può e chi è più debole cede”. Ma la prospettiva cambia se si introduce la variabile della virtù, o per meglio dire il presentare sé stessi come una potenza non solo invincibile, ma anche e soprattutto benevola. Come può dunque, in questo caso, la parola degli Stati Uniti risultare credibile nell’arena internazionale, se lo stato più virtuoso del mondo non mantiene i propri impegni con gli stati inseriti nella lista delle “canaglie”?

Oltre a ciò, è possibile pensare che l’America possa non essere più credibile anche da quello della capacità di imporre la propria volontà tramite la forza militare? Come la maggior parte degli studiosi di politica internazionale di matrice realistica hanno suggerito, la politica estera statunitense da un decennio almeno vive di una sorta di sindrome di auto-intrappolamento nel proprio potere.

Gli Stati Uniti, innanzitutto, non sembrano più in grado di gestire il loro strapotere militare. Non sono, come ogni democrazia nell’era post bipolare, in grado di sopportare perdite rilevanti in una situazione, quella di guerra, che per definizione prevede la possibilità della morte dei propri soldati, come Luttwak aveva già definito nella sua concezione di guerra post eroica. Gli Stati Uniti quindi non sembrano in grado di sopportare che ad un intervento militare seguano le naturali conseguenze di tale intervento. Affrontare una guerra significa farsi carico della responsabilità di condurla e, in un’ottica clausewitziana, vincere o perdere il duello.

Una responsabilità che gli Stati Uniti hanno cercato inizialmente di evitare tangenzialmente modificando la conduzione dei loro interventi attraverso la fantasia strategica della “guerra a costo zero”, cioè un intervento chirurgico che è tale solo per chi attacca; una strategia che ha pagato, come nell’intervento militare in Kosovo, ma che è diventata, in seguito ai disastri delle campagne militari in Iraq e Afghanistan, la modalità con cui Washington cerca di incidere in medio oriente pur senza esservi presenti materialmente. Gli Stati Uniti, quindi, non sembrano in questo momento storico avere la volontà di risolvere attraverso l’uso del loro strapotere militare, una qualsiasi vicenda internazionale. Un paradosso che ha pochi precedenti nella storia delle relazioni internazionali: la nazione militarmente più forte è al contempo la meno influente, poiché incapace di proiettare il proprio strapotere militare.

Ma non è solo questo il fattore principale che blocca la “Nazione necessaria”, per ricordare la formula con cui negli anni novanta il presidente Clinton definiva gli Stati Uniti come i garanti ultimi dell’ordine internazionale. Gli Stati Uniti non sembrano più in grado di gestire il “monopolio della verità”. Di più, e in conseguenza di ciò, non paiono più in grado di imporre il loro primato sulla giustizia internazionale, il potere cioè di stabilire insindacabilmente, che cosa sia lecito e cosa non lo sia nell’ordine internazionale e di punire le violazioni.

Fin dallo sciagurato intervento militare iracheno, gli Stati Uniti non hanno saputo mantenere il delicato equilibrio tra etica della responsabilità – la retorica dell’intervento umanitario e del primato delle democrazie – e un tipo di politica estera di matrice più realista, preferendo alla ricerca dell’equilibrio di potenza una sorta di equilibrismo tra il tentativo di continuare a presentarsi come i garanti dell’etica internazionale e il desiderio di sganciarsi, militarmente ed economicamente, dalle aree più calde del globo.

L’intervento missilistico in Siria dei giorni scorsi sembra andare in questa direzione. Da un lato, esso appare come un tentativo di contare nella vicenda siriana secondo la canonica modalità dell’intervento umanitario; intervenire, cioè, per sanzionare un crimine contro l’umanità che può essere risolto ormai unilateralmente, bypassando il coinvolgimento delle Nazioni Unite, che discutevano da giorni sulla creazione di una commissione d’inchiesta sull’utilizzo delle armi chimiche. Dall’altro lato, però, si limita a livelli quasi incredibili la concretezza di tale intervento, tanto da renderlo più che ininfluente, se non paradossale. In tale chiave deve essere visto infatti l’aver concordato con la Russia dove e che cosa colpire, una pratica che ha preso l’orwelliano nome di “De-Confliction”, e che più che la volontà di evitare un’escalation russo-statunitense sembra la testimonianza strategica americana di non volere altro che qualche giornata di attenzione mediatica, ben lontana dai propositi nominali di imporre il Diritto internazionale nel teatro siriano.

 

 

 
 
 

Governi e banche accumulano oro e argento. Crisi dietro l’angolo?

Post n°4216 pubblicato il 17 Aprile 2018 da ninograg1
 

Fonte: W. S. I. 17 aprile 2018, di Mariangela Tessa

Governi e grandi banche stanno facendo incetta di oro come non succedeva da tempo. Una mossa che alcuni analisti leggono come una chiara misura di protezione contro la tempesta economica in arrivo.

Le condizioni per una crisi, secondo quanto si legge in un articolo pubblicato su SHFTplan.com, ci sono e sono chiare:

“le banche centrali continuano a stampare denaro, le guerre commerciali, l’aumento dei tassi di interesse e il rallentamento delle vendite al dettaglio indicano che la frenata sarà di proporzioni enormi. Le grandi banche e governi sanno bene cosa sta arrivando e si stanno preparando a questa eventualità accumulando enormi quantità di “denaro reale” prima della crisi” 

Secondo Keith Neumeyer, CEO del primo produttore al mondo di argento First Majestic Silver e presidente di First Mining Gold, i cartelli hanno continuato a manipolare i prezzi dei metalli preziosi mentre caricavano i propri caveau con oro e argento.

Secondo Neumeyer, non è ancora chiaro se:

“stiamo andando in un ambiente non inflazionistico o inflazionistico. L’oro può essere un ancora di salvataggio in entrambi i casi”.

Neumeyer spiega che non solo ci sono fattori monetari in gioco, ma anche problemi di approvvigionamento, in quanto la produzione, specialmente in argento, è diminuita notevolmente negli ultimi anni. Tutto ciò fa ben sperare per l’aumento dei prezzi dei metalli preziosi, con gli analisti che si aspettano prezzi futuri di gran lunga superiori ai massimi storici che abbiamo visto negli ultimi anni.


 
 
 

Il Giuoco della parti (Pirandello)

Post n°4215 pubblicato il 14 Aprile 2018 da ninograg1
 

Anziché aspettare gli esiti dell'indagine indipendente per capire chi avesse attaccato con armi chimiche la popolazione siriana i guardiani della legalità ecc. hanno attaccato: con oltre 100 missili, dice, e con aerei da bombardamento; avevano avvisato che avevano una linea rossa oltre la quale il regime siriano sarebbe stato punto.. superata la linea puntuale come un orologio missili e aerei sono arrivati anch'essi.

Bene: questa è l'ufficialità; stanotte,

  1. effettivamente, a Damasco e Homs edifici e laboratori sono stati distrutti..... ma, ed è stato il Ministro francese a dirlo, da giorni (nonostante Trump facesse il galletto isieme ai suoi due degni omologhi francese e inglese) i russi erano stati avvisati del dove e quando e quindi, ci potete scommettere tranquillamente, i siriani anche hanno spostato tutto altrove. Si contano alcuni feritri civili e la possibilità svanita di un indagine almeno per ora. Fosse così la mia prima impressione è che se l'obiettivo era distruggere la capacità chimica, presunta, siriana io non avviso prima il suo potente alleato, la Russia, altrimenti so benissimo che essa avvisa il suo protetto e mi trovo a distruggere qualche palazzo vuoto... d'altronde è già accaduto quando al precedente attacco americano i russi erano stati ampiamente preavvisati e avevano avuto tutto il tempo per andarsene lasciando hangar vuoti e qualche aereo in disuso: immagino le risate e i marameo.. e voi?
  2. nell'accordo di cui la Russia (nei confronti del regime siriano e dei paesi occidentali, era responsabile) sottoscritto con i paesi occidentali alcune sostanze, fa cui quella che sembra sia stata usata dal regime (dico sembra), non erano state bandite.... quindi qual'è il problema? Se la sostanza non era vietata di conseguenza la si poteva usare? E di cosa sarebbe responsabile l'alleato russo? E soprattutto qui prodest?
  3. Visto quanto sopra a chi e cosa è servito l'attacco? A Trump? Si visto le difficoltà interne dovute alla non attuazione del programma e al fiato sul collo del procuratore speciale che sta indagando proprio sui contatti fra lo staff del futuro Presidente e.. proprio i russi! A Macron? Ooohhh si visto che le riforme, alla Renzi, che sta facendo alla sobillato mezza Francia a scendere in piazza e a lottare duramente, a differenza nostra dove al massimo i sindacati fanno un comunicato stampa e un intervistina mandando qualche proprio attivista a manifestare (tutta roba innocua), mettendolo in grande difficoltà.. quindi perchè non far spostare l'attenzione dei media su altro? E oops c'è quella cosina in Siria che possiamo sfruttare per respirare un pò et voilà... A May? Manco a dirlo si: sapete la Brexit non va molto bene e il governo è in grande difficoltà.. e qualla cosina in Siria, sapete com'è, no? Spendo qualche aereo e qualche missilino e respiro un pò in patria!!
  4. dicevo all'inizio che era attesa una missione indipendente per capire qual'era la sostanza, chi l'aveva lanciata, ecc. ecc.... invece in un sol colpo con questo attacco adieux alla stssa, perchè? Qualcuno sostiene che l'uso di armichimiche fosse stata fatto dai nostri combattenti siriani moderati (sotto questa egida ci sono anche al qaeda e suoi sodali) per un Siria democratica? Perchè non si è atteso l'esito? Si temeva qualcosa e si son volute coprire le tracce o cosa? Se si era sicuri delle proprie ragioni si poteva aspettare anche un mese, no? E invece trovo molto sospetta proprio la furia con cui hanno agito!!! Trovo strano che ci si nasconde dietro la legalità internazionale per fare cose che attingono più agli affari interni delle singole nazioni alleate che a ripristinare la prima.... più o meno le stesse cose accadute in Iraq dove, a fronte del regime debolissimo di Saddam, di prove di armi chimiche nemmeno l'ombra nè altro (tranne quelle che avevano usato nel nord del paese .. del cui scontrino di vendita erano in possesso proprio gli americani che gliel'avevano venduto.. eh già!!!).

Insomma:

  1. gli alleati hanno attaccato;
  2. hanno peravvisato prima i russi e a loro volta i siriani... da giorni;
  3. c'è stato tutto il tempo di spostare tutto;
  4. ogni singolo paese che ha aperto il fuoco ha grossi problemi al proprio interno e quindi ha necessità di dimostrare di saper fare quello per cui è stato eletto il leader;
  5. non si è voluto attendere il gruppo di esperti che avrebbe potuto scoprire chi, cosa e quando... anzi lo si è scongiurato per un bel pò, perchè?
  6. il risultato reale? Qualche laboratorio e un paio di edifici, tutti già abbandonati, distrutti;
  7. c'era un accordo, di cui la Russia era garante, che prevedeva il divieto delle sostanze chimiche elencate.... ebbene pare, fonte occidentale, che le sostanze ora impiegate erano fuori da quella lista: di cosa stiamo parlando? Non che sia giustificato ma formalmente era fuori quindi non c'era motivo di attaccare!!!
  8. Perchè tutta questa furia? Perchè si attacca con il rischio di far deflagrare una guerra mondiale se qualche soldato russo si sarebbe ferito con una scheggia pur piccola? Se son vere le perplessità: QUALI TRACCE SI SON VOLUTE COPRIRE E DISTRUGGERE?
 
 
 

Governo: io vorrei, non vorrei, ma se vuoi...

Post n°4214 pubblicato il 12 Aprile 2018 da ninograg1
 

Finita la giostra, delle consultazioni, alcune riflessioni:

  1. il cosiddetto centrodestra 'unito' che tale non è.... Salvini, la sua guida che rivendicava per se la guida del governo (cui ora sembra volervi rinunciare a favore di una figura terza..... probabilmente a metà strada fra i maggiori azionisti della cosiddetta alleanza di centrodestra), fatica moltissimo a tenere la calma di fronte alla 'vivacità' di Mr. B che a stento si trattiene dal tacere: dimostrando a tutti come sia incapace di fare il gregario di qualcun'altro. Il problema della tenuta rimane: orizzonti lontani dell'uno, Salvini, rispetto all'altro, Mr. B, li divide anche la visione in politica estera: l'uno cui gli si imputa l'esser filo-russo e no-euro l'altro immerso nell'atlantismo.. e un pò nell'europa in cui non crede ma che gli si serve come foglia di fico. Insomma la pura alleanza elettorale cui hanno dato vita fatica a stare insieme e solo la prospettiva di poter governare li tiene insieme... non è un caso che i sondaggi danno favorito un governo Lega-5 Stelle e nient'altro. Con buonapace dei tanti soloni che in cuor loro sperano sempre nel governissimo che perduri nella linea europeista lasciando il paese nell'attuale pantano;
  2. Il PD è fermo.. il fantasma del natale passato che non si rassegna all'inevitabile trapasso, immobile perchè chi lo ha portato ai minimi rimane ancora lì a guardare morire di consunzione; eppure è l'altro pilastro del sogno del governissimo da qualcuno sperato e agognato per continuare a mantenere il paese dov'è ora questo partito.
  3. .. veniamo ai 5 Stelle. Bé l'impressione, rafforzata anche dal lungo tempo passato a consultarsi fra loro, dopo aver parlato con il Capo dello Stato, per decidere cosa dire alla stampa, dicevo: l'impressione che si ricava è che loro si aspettavano qualcos'altro e che questo qualcos'altro non è arrivato lasciandoli con le pive nel sacco e tante domande sul destino cinico e baro a cui non sanno rispondere... o far fronte; almeno con questo che ora li guida. Forse  qualcun'altro (...) poteva fare altrimenti? Chissà; lo scopriremo quando ritornerà dalle 'ferie'. Di sicuro dal punto di vista dell'immagine ne escono un tantino 'incrinati' e un pò malconci. Hanno qualcosa ancora da imparare... speriamo che facciano l'unica cosa intelligente che da loro ci si aspetta: no governo? Si voti.
 
 
 

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