Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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IL CUORE E LE STELLE
Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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in continuo aggiornamento su aNobii
Ebbene sì, ci sono ricascata, quasi mi vergogno a confessarlo. Non so perché se ne parli così poco, come se noi cinquantenni non avessimo più diritto ai piaceri della carne, sì lo ammetto, anche se ho le gote in fiamme e un groppo in gola, ho ancora voglie. E non ci vedo nulla di sbagliato o di anormale, avrei tanto voluto avere un partner fisso con cui vivere la dolcezza di questa fioritura autunnale, ma così non è stato. Non avendo a disposizione materia prima, perché ormai ho esaurito anche il giro di conoscenze degli amici, ho cercato un compagno servendomi della facile scorciatoia dei siti d'incontri on line, anche se avevo già pescato in quelle acque decine di pesci, non sempre adatti allo scopo. Molti merluzzi, qualche pesce palla, diversi scorfani, patetici pesci rossi, una misera alice, un'aringa ammuffita, un grosso cefalo e un lungo capitone. Ho teso nuovamente l'amo e il pesce ha abboccato, quarantacinque anni dichiarati, verosimilmente più vicino ai cinquanta, non aveva accettato il naturale corso del tempo e conservava quelle caratteristiche che l'avevano reso un bel ragazzo a vent'anni. Capelli lunghi, orecchino, abbronzatura selvaggia, chewing-gum perennemente in bocca che masticava in malo modo a bocca aperta. Ostentava con alterigia abiti firmati, una maglietta aderente viola, portata sotto una felpa grigia con cappuccio aperta sul davanti, e un jeans stinto. Una patacca appariscente come orologio. Intendiamoci non era per niente brutto, solo che sembrava la caricatura di un ragazzino, ed era rozzo senza alcuna speranza. Ma in fondo questo signore non volevo portarlo in un cenacolo di fini eruditi, né volevo sfoggiarlo nelle riunioni tra amiche. No, io a questo signore chiedevo solo sesso, e mi sembrava della specie adatta. Ci siamo accordati per andare in una pensione a ore, ma prudentemente lui ha subito messo le cose in chiaro - Guarda che sono sposato e non voglio noie - La camera era anonima, abbellita solo da fiori di plastica in un vaso, puzza di disinfettante di marca scadente. Mi sono seduta sul letto in attesa di un bacio o di una carezza, ma lui si è diretto verso il telecomando del televisore, ha cominciato ad armeggiare con i canali finché non ha trovato un programma di musica sudamericana. Nel frattempo la musica era cambiata e nella stanza si diffondevano le note di una lambada, io non so ballare il latino americano, ho la stessa sensualità della bietola bollita e non so nulla di strusciamenti tra le gambe. Ho continuato a rimanere seduta sul bordo del letto, senza sapere cosa fare, lo sguardo basso, le mani sul grembo. Lui mi è venuto vicino - Quanta bella carne sciupata - ha sospirato - ma senza ballo proprio non ci riesco - e mentre lo diceva, agitava il bacino ritmicamente al suono di una musica che non c'era. Che ci volete fare, questa volta credevo d'aver issato a bordo uno squalo affamato e invece era un pesciolino ballerino.
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Era da tanto che non aprivo le pagine di questo diario, ho una gran voglia di riprendere il discorso interrotto, anche se non so da quale punto ricominciare ad annotare frammenti della mia vita. Anche Laura è diventata nuovamente nonna, ai primi di giugno sua figlia ha dato alla luce un’altra bambina, dopo cinque anni dalla nascita di Diletta, è nata Domitilla. Dimenticavo, in questi mesi, è accaduta anche un’inaspettata rottura sentimentale, Isabella ha lasciato l’affascinante professore per un rockettaro di appena trent’anni. Come vedete non ho storie pruriginose da raccontare, nessun frizzante convegno tra le lenzuola, dovrei scovare tra i ricordi dei passati amori, in quel tempo così remoto che per cominciare a narrare dovrei usare il c’era una volta. E lui, incapace d’ammettere la sua gelosia, perché farlo equivaleva a una confessione di quello che caparbiamente ci nascondevamo, s’inventò su due piedi la menzogna che ero la donna di un camorrista. Anche lui non fu in grado d’interpretare degnamente l’ultima scena, trovò nei versi di vecchie canzoni il suo disprezzo, ma non seppe e non volle recitare da uomo. E così l’ultima nostra mattina fu un addio incolore, nessun abbraccio, nessun bacio, nessuna frase indimenticabile, a malapena un frettoloso saluto prima d’andar via, Insomma non ho il rassicurante rimpianto di una scena madre, ho solo un brutto finale da commemorare. |
Eccomi qui di nuovo a parlare di Facebook, sì perché mi diverte moltissimo, m'incuriosiscono i meccanismi che s'innescano tra gli iscritti. Sissignori, su Facebook sei rintracciabile da chiunque. E ti ritrovano. Anche quelle persone che avevi sperato avessero dimenticato le tue generalità. Anch'io, tra gli amici, ho due ex ma sono state storielle in cui non c'era un reale coinvolgimento, per cui oggi possiamo essere amici senza problemi, permetterci il lusso di scherzare e commentarci a vicenda senza destare le facili suscettibilità del proprio consorte in carica. Vi è mai capitato di leggere nella bacheca di qualche vostro "amico" di Facebook una dichiarazione d'amore pubblica? Non siete mai incappati in una frase talmente intima e personale da lasciarvi con la spiacevole sensazione d'aver spiato dal buco della serratura? Non vi siete mai chiesti perché due persone che vivono insieme, che magari condividono lo stesso computer, hanno bisogno di esternare sentimenti privatissimi in modo così sfacciato? E quelli che conversano sulle bacheche, come se fossero nel salotto di casa, possibile che non riescano più a comunicare senza l'ausilio di uno schermo? La verità signori miei è che stanno marcando il territorio, mettono i paletti contro le presunte mire di un ex, firmano dichiarazioni di guerra contro un inconsapevole nemico mimetizzandole tra frasi melense. E che dire dei commenti alle foto, recentemente mi è capitato di leggere testuali parole. " Stupenda! Come potevo non innamorarmi di te? Sono felice d'aver sposato la donna più bella del mondo. Ti amooooo!". Al che, io povera ignara, ero indecisa se consigliare al mio amico una visita oculistica o direttamente un trapianto della cornea, perché da cinica qual sono non ho mai creduto nella cecità dell'amore. E guai a lasciare un commento ironico, nella migliore dell'ipotesi non sarete degnati di nessuna risposta, passando per la cancellazione del commento in oggetto senza alcuna spiegazione, fino a determinare nei casi più gravi la rottura del rapporto d'amicizia. Ovviamente le mie deduzioni non hanno alcun valore di ricerca scientifica, psicologica o sociologica, anche se, a mio avviso, s'impara molto di più osservando le persone su Facebook che sui noiosi tomi universitari.
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Buon Natale a chi sceglie la tradizione, il camino, le calze e l'abete incantato. E Buon Natale anche a chi sa festeggiare in trenta metri quadrati.
Buon Natale a chi non vede l'ora d'aprire i regali. E Buon Natale a chi non avrà neanche un misero dono.
Buon Natale a chi in queste ore prepara dolci, con l'amore, il calore e la pazienza di sempre. E Buon Natale a chi pranzerà, come un giorno qualunque, alla mensa dei poveri.
Buon Natale a chi si crogiola nell'attesa. E Buon Natale a chi vive una realtà senza luci. Buon Natale a chi ama e vive di baci che fermano il tempo. E Buon Natale a chi non desidera altro che un unico bacio, in ricordo di un tempo declinato al passato. Tanti auguri ai miei amici di blog |
Non scrivo perché sono confusa!!! Mi sto perdendo nelle labirintiche possibilità delle mie malinconie, che a dirla così, riconosco, sembra la strofa di un cantautore da strapazzo. Sono quella che spergiura e cede alle lusinghe di un perduto amore. Sì, sono quella che rinuncia al sogno per un principio dalle sembianze vili. E sono ancora quella che s'illude e che non sa sedurre. E in ultimo sono quella che sceglie parole come involucri fatati in cui avvolgere il nulla. |
Non ricordo come e dove l'ho perduto, non so nemmeno se è scomparso in un baleno con un flebile flop, come quando scoppiano le bolle di sapone. Chissà se è successo durante uno di quei giorni grigi, quando l'umidità ti s'appiccica addosso densa e collosa come malinconia. Oppure se è successo in una giornata allegra di sole, un carezzevole tepore sulla pelle, nelle narici sentori di speranza primaverili. Ma forse non è stata una separazione netta e improvvisa, forse l'ho smarrito poco alla volta, briciole di pane servite a sfamare qualche uccellino. E come Pollicino non trovo più la strada per tornare indietro. Senza più il sogno, quel sogno a cui ho creduto fino ad ieri, io sono nuda. Non ho più passioni per proteggermi dall'attesa lenta e inevitabile della fine dei giorni. Digito parole infeconde, tra le infeconde parole che infrangono la monotonia delle nostre solitudini, parole che non cambieranno di una virgola il destino dell'uomo. |
Questo che segue è uno dei primi post di questo blog, per l'occasione riveduto e corretto.
Da qualche tempo ho ripreso la brutta abitudine d'intrattenermi in chat, sarà l'età che incombe e il bisogno di adulazione che cresce in maniera esponenziale. Fatto sta che ho ricominciato a farmi corteggiare da questi quattro cicisbei da operetta e non escludo incontri finalizzati al sesso. Sabato scorso ho parlato al telefono, per la prima volta, con uno di questi pretendenti. Non ha importanza il nome, l'età, la residenza, il segno zodiacale, il titolo accademico. Era un uomo e tanto mi bastava. Detto così sembra che m'accontenti di chiunque, che sono talmente disperata, talmente in debito in materia sessuale che vado raccattando casi umani. Non è così, in rete certe affinità nascono per caso, è qualcosa di non spiegabile, incontri uno che dice le solite baggianate degli altri e ti sembra speciale. E cominci a fantasticare.
Ascoltare la sua voce è il passo successivo, è rendersi conto che non hai sospirato invano dietro le sue virgole e i suoi puntini di sospensione. Era da tempo che volevo sentire Eurimaco, immaginavo che avesse una bella voce, profonda e roca, da fumatore. Ma non osavo chiederglielo, anche se da qualche giorno, per gioco, gli avevo dato il mio numero di cellulare. Sabato sera, inaspettatamente, mi ha chiamato: "Ciao dolcezza". Non ho avuto alcuna difficoltà a riconoscerlo, chiacchierando in chat mi ha regalato quest'appellativo sdolcinato, usare vezzeggiativi non è altro che una tattica usata da uomini e donne per non confondersi tra le varie conoscenze. " Ti sto immaginando dolcezza, ti confesso che il pensiero mi eccita". Dovevo aspettarmi quella risposta, conciata in quel modo ero la quintessenza della femminilità, impossibile resistermi. Forse, pensavo tra me e me, avrei dovuto aggiungere al quadro che avevo dipinto un boa di struzzo. " Hai un oggetto con te? " ha chiesto senza aspettare risposta, dando per scontato che per me fosse prassi normale, in quel momento in mano avevo il cucchiaio di legno con cui stavo rimestando il ragù, ma non ho osato dirglielo anche perché il manico del cucchiaio non mi sembrava proprio adatto allo scopo. Ebbene sì signori, avete capito bene l'ho fatto, mi sono veramente adagiata sul sofà e ho seguito i suoi suggerimenti su come, dove e quando muovere le dita. A un certo punto ho urlato di piacere come mai avevo fatto in vita mia, mi avrà sentito tutto il condominio, perfino Pippo Baudo in televisione. L'unica nota negativa di quest'esperienza, è stato il menù del giorno dopo, a pranzo i miei ospiti hanno degustato pennette al burro perché, ahimè, il mio prelibato ragù è rimasto attaccato al fondo della pentola.
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