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Sogno e realtà

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Post n°997 pubblicato il 20 Luglio 2010 da koradgl1
 

Genova G8, 20 luglio 2001. La repressione, l'omicidio di un ragazzo, la tortura sistematica

di Angelo Miotto da Peacereporter

Carlo Giuliani aveva 23 anni, quando fu ucciso. Ricordiamo Il Giornale, che uscì in questi anni con le foto del ragazzo esile, il rotolo di adesivo all'avambraccio, in mezzo alle strade martoriate dagli scontri. Cercando quasi una giustificazione alla 'punizione'. Ricordiamo il veleno lanciato dalle colonne del Corriere della Sera, a firma Ostellino. La memoria va anche alle parole ingiuriose e fasciste di Alleanza nazionale e i toni e le azioni di Gianfranco Fini, prima che il clima politico del dramma italiano non portasse l'attuale presidente della Camera a vestire i panni dell'uomo fedele alle Istituzioni, a un riformismo moderato e costituzionale. Eppure c'era lui a Genova, in quelle ore, a dare conforto alle operazioni di carabinieri, polizia, guardia di finanza, reparti speciali della polizia penitenziaria, reparti speciali della polizia, carabinieri arrivati dalle recenti missioni all'estero (il Tuscania) che sbarcavano a Genova come in una cittadina balcanica divorata dall'odio etnico o nella solitudine della tragedia somala.

Eravamo chiusi nelle gabbie, dietro le reti alte di metallo e assediati da ostacoli di cemento. Zona rossa, zona gialla... E ricordiamo anche quando il sabato maledetto, 20 di luglio, l'opposizione riformista decise di invitare a non andare a Genova, la solitudine dei manifestanti, il sindacato assente, unico vessillo a confortare quello della Fiom. In molti, dopo, chiesero scusa. Ricordiamo le visite, dopo, di Luciano Violante, Piero Fassino, Sergio Cofferati. Dopo.
E poi ancora le commissioni di inchiesta scritte nei programmi del centrosinistra e sabotate dal centrosinistra stesso, con Heidi Giuliani in Senato a chiedere giustizia, vittima dei soliti giochi di Palazzo.

E' stato scritto molto, fiumi di parole, analisi e retroscena. Non si scriverà mai abbastanza di quei giorni che furono uno dei momenti più dolorosi degli ultimi anni, quando una alternativa sembrava essere alla portata di mano nel mondo e i 'Grandi' rispondevano - e continuano a rispondere - con repressione, arresti, celle ad hoc, militarizzazione.

Per questo non ci stanchiamo di dire che manca un nome, un colpevole certificato per via legale, nell'omicidio di un ragazzo di 23 anni. La verità storica e quella giudiziaria non sono sovrapponibili, lo sappiamo, ma l'oggettivare sul piano delle garanzie istituzionali un fatto storico è la base per una convivenza pacifica. Resta negli occhi quel grande murales disegnato a Milano con la faccia di Carlo e la scritta grande, enorme: 'No justice no peace'. L'hanno fatto cancellare, le istituzioni. Imbrattava.

Nove anni dopo ci permettiamo di ricordare che non sappiamo - nove anni dopo - dove sia finita la cultura dell'ordine pubblico, che cosa si insegni ai giovani sotto le divise, non sappiamo perché non vi siano ancora numeri identificativi sui caschi di chi esercita l'ordine pubblico per le strade, non sappiamo perché il Parlamento si ostini a non riconoscere il reato di tortura nel nostro, fascista, codice penale. Che ha avuto solo tentativi di attualizzazione, mai una vera riforma.

Ecco perché anche questo 20 luglio siamo a Genova. Perché al di là del denunciare, dello scrivere e analizzare attraverso le parole, crediamo ancora nella fisicità della presenza, del corpo, degli sguardi e delle mani che stringono mani e che abbracciano chi ha sofferto. Con la consapevolezza che fino a quando non sarà stata scritta, anche su Genova, una parola chiara e condivisa, pur nel rispetto dei diversi punti di vista, non ci si potrà mai davvero riconciliare.

Analisi fotografica dell'orrore su Pillola rossa

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Commenti al Post:
Red_Lady
Red_Lady il 20/07/10 alle 14:21 via WEB
Un abbraccio silenzioso...:*:*:*
 
 
koradgl1
koradgl1 il 20/07/10 alle 14:27 via WEB
Prontamente ricambiato :***
 
gioia58_r
gioia58_r il 20/07/10 alle 18:22 via WEB
uomini e fatti spesso dimenticati..un saluto Kora
 
 
koradgl1
koradgl1 il 20/07/10 alle 22:20 via WEB
Vittime di un sistema alle quali si nega anche la verità
 
zetaics_2
zetaics_2 il 21/07/10 alle 09:44 via WEB
CARLO GIULIANI,FEDERICO ALDROVANDI, STEFANO CUCCHI.... io non so come gli assassini, coloro che anzichè uccidere avrebbero dovuto difendere, possano sopportare un peso simile per tutta la vita... non vedono questi assassini il volto della loro vittima su quella dei propri figli??!!
 
zetaics_2
zetaics_2 il 21/07/10 alle 09:47 via WEB
Non c'entra con l'argomento del post, ma è troppo forte, e mi perdonerà Franco Cordero, per aver rubato a piene mani da un suo scritto:
"Corre il diciottesimo anno dell’incubo italiano. Il Joker s’affacciava da una nuvola turchina: promette vita comoda, allegra, sicura; manda all’Italia sommesse dichiarazioni d’amore; sorride enchanteur, artefatto dai capelli ai tacchi; spaventa teste deboli agitando fantasmi comunisti; ostenta pose pragmatiche; esibisce patenti cattoliche. Qualche precedente constava, il resto affiora dagli atti giudiziari. Lo pseudouomo nuovo s’era ingrassato nella vecchia politica, i cui rottami eredita: tessera P2 n. 1816; ombre mafiose segnano una carriera le cui matrici tiene ermeticamente nascoste; i soldi gli uscivano dalle orecchie; comprava favori ministeriali; monopolista pirata delle televisioni commerciali, vi pesca i voti che lo proiettano a Palazzo Chigi, col fine manifesto d’evitare rendiconti penali, e apre nuovi cicli d’affari. Non gli servono più costosi patroni: lo Stato diventa roba sua; traffica, blatera, governa, legifera in eversione permanente, furioso contro i relitti dell’antiquata civiltà giuridica. L’estero guarda allibito.....
Rischiava meno l’Italia vestita in nero fascista, esistendo ancora antidoti: adesso avversari molli cedono il passo; finti neutrali rendono servizi volontari; platee snervate guardano.
Dignitari, sgherri, cantori, cappellani, parassiti vari gli strisciano ai piedi: qualunque cosa comandi, la eseguono, fosse anche folle o scellerata; fuggiranno come topi al penultimo atto...."
 
 
koradgl1
koradgl1 il 21/07/10 alle 13:45 via WEB
Grazie per avermi dato modo di leggerlo
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
zx il 22/07/10 alle 14:23 via WEB
è stato un piacere....
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Libero il 24/07/10 alle 19:59 via WEB
....io ricordo anche un giovanotto col passamontagna che dopo aver sfondato i vetri di un mezzo dei Carabinieri, tenta di lanciare in testa, ad un ragazzo come lui ma in divisa, un estintore metallico del peso di circa otto chili....
 
 
koradgl1
koradgl1 il 24/07/10 alle 20:25 via WEB
Guardatew le foto del link in basso? Viste le registrazioni video depositate anche agli atti sulla distanza tra carlo e la camionetta? Nonché il dispiegamento di forze in assetto di guerra? Crdete possibile che non si potesse togliere di mano un estintore ad un ragazzo in una situazione simile? Era necessario sparare a morte, passare e ripassare con la camionetta sul corpo esanime, infierire con un sasso sulla testa mentre il passamontagna scompare e riappare per far passare un omicidio da arma da fuoco per sassata facendo in modo da archiviare il caso impunemente. Poi che il ragazzo in divisa si sia spaventato è comprensibilissimo, solo vorremmo la verità
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
libero il 25/07/10 alle 16:38 via WEB
...beh queste sono le foto. Nelle prime cinque vedo un gruppo di manifestanti che colpisce con travi e spranghe l'interno di un defender dei carabinieri ed un estintore lanciato da qualcuno contro il mezzo e che viene raccolto da Giuliani Che cosa avra' mai voluto farci con quell'estintore? Forse rimetterlo a posto? Il fatto e' che tre carabibieri di leva sono attaccati da un gruppo violento almeno quanto loro ed uno dei militari reagisce in modo eccessivo od avventato. Lasciamo perdere i depistaggi successivi che sono un'altra storia. Io vedo solo violenza che chiama violenza che chiama altra violenza....il problema sta li. Andare in piazza con il progetto di scatenare la violenza (in mano ai dimostranti vedo scudi e caschi....non credo li abbiano acquistati strada facendo)e rispondere con la violenza. Gli uni (i dimostranti) non sono meglio degli altri (i Carabinieri) e sicuramento non si puo' definire Carlo Giuliani un non violento da strasformare in martire.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
libero il 25/07/10 alle 16:40 via WEB
http://www.repubblica.it/gallerie/online/politica/uccisione/index.html ops...avevo dimenticato le foto.....chiedo scusa.
 
 
koradgl1
koradgl1 il 25/07/10 alle 18:14 via WEB
Non è un eroe, ma è un ragazzo a cui è stata rubata la vita, e non in modo incidentale, ecco perché vorremmo che si rompesse una volta per tutte l'omertà. Uno dei modi di dire consolidati di quei fatti è che si considera P.zza Alimonda come il culmine di una giornata nata male sfociata in tragedia.Ci sono però dei fatti che dicono altro. La prima carica contro il corteo del Carlini, quella che fa degenerare il venerdì, parte alle ore 14,55 da via Invrea con ragioni pretestuose che fanno a cazzotti con i documenti e i filmati. Non è chiaro chi l'abbia decisa, ci sono due dirigenti di PS che se ne assumono la responsabilità con motivazioni diverse, mentendo entrambi. E' l'elemento centrale di tutta la gestione dell'ordine pubblico del G8: una carica a freddo che prima di tutto si accanisce contro il gruppo di contatto formato da giornalisti e parlamentari che antecede il corteo, per subito dopo attaccare la testuggine delle tute bianche. Da quel momento cominciano una serie di cariche e controcariche che alla lunga hanno esisti disatrosi per i carabinieri, che le prendono al punto di farsi incendiare un blindato, e di fatto si ritirano. Alle ore 16,00 un imponente spiegamento di polizia partito con gli idranti da Brignole e comandato dal Primo Dirigente di P.S. Gaggiano giunge all'incrocio tra via Torino e via Tolemaide e inizia una carica a percussione con l'uso di mezzi speciali blindati lanciati a tutta velocità contro il corteo. E' a questo punto che iniziano anche gli interventi da parte di contingenti delle forze dell'ordine sul fianco, in un'accerchiamento che non lascia vie di fuga ad un corteo che non può ritirarsi più velocemente di quanto stia facendo. Il primo di questi interventi sul fianco avverrà in via Caffa e produrrà i fatti di P.zza Alimonda, ma ce ne saranno altri. Qualcuno dimentica come era iniziata: un corteo era stato attaccato mentre era nel tratto di percorso autorizzato. I momenti cruciali del 20 luglio sono due: le tra le 14,45 e le 15,00 e le 17.19. Alle 14,45 avvengono due fatti importanti ma in zone molto distanti dall'incrocio tra via Torino e via Tolemaide dove avverrà la carica contro il Carlini 10 minuti dopo. Il carcere di Marassi viene attaccato da un gruppo di manifestanti e un'altro gruppo di manifestanti attacca Forte San Giuliano, la sede del comando provinciale dei carabinieri, ovvero il secondo ganglo militare del G8, che in quel momento ospita la famosa delegazione parlamentare di deputati di AN e Lega. Nei brogliacci radio della Centrale Operativa ci sono tracce degli eventi di Marassi ma nessuna di Forte San Giuliano. Quello di Forte San Giuliano poi, è addirittura un assalto annunciato: per tutta la giornata reparti dei cc fanno la spola tra S.Giuliano e il resto della città: i falsi allarmi si sprecano fin dalla mattina. Marassi è un attacco per sottrazione: i 4 blindati presenti abbandonano la piazza antistante il carcere senza aver avuto alcun contatto coi manifestanti, fuggono precipitosamente alla sola vista, come provato nel processo ai 25 manifestanti; una ritirata precipitosa senza una ragione apparente, che contrastava in modo stridente con la relazione di servizio stesa. E' uno dei fatti più inspiegabili di tutto il G8: abbandonano il carcere, lasciano fare per poi riconquistarlo una volta che i manifestanti si sono allontanati da soli. L'assalto a Forte San Giuliano è ancora più strano. I filmati presi dalle telecamere fisse degli stessi cc che circondano il forte mostrano una modestissima sassaiola di pochi minuti. Non è un attacco al Forte, ma a un gruppo di cc che fronteggia da una strada laterale un gruppo sfrangiato di manifestanti appena caricati al meeting point, mentre defluiscono da Corso Italia. A leggere le relazioni di servizio degli ufficiali dei cc, tutto avviene per telefonino: il Comandante della Regione Carabinieri Liguri telefona alle 14,45 sul cellulare al Magg. Frassinetto, ufficiale paracadutista del 1 Rgt. Tuscania che comanda il 3° plotone del CCIR del VI° Btg "Toscana", per chiedere soccorso. Partono 5 blindati che arrivano alle 15,15 (si vede l'orario nei filmati), quando la sassaiola è terminata da un bel pezzo, e si dividono su due direttrici: 2 blindati si fermano sul lato di corso italia e 3, al comando del Ten. Colonnello Ulandi, braccio destro di Tesser, vanno a mettersi nei pasticci affrontando un gruppo piuttosto numeroso di manifestanti in una zona diversa, parecchio distante. In questa circostanza avviene il ferimento più grave di un carabiniere in tutto il G8: l'appuntato Luca Puliti viene ferito alla testa, mentre guida un blindato, da un sasso lanciato da un manifestante che, dicono i cc, gli ha aperto la portiera. E' questo, Luca Puliti, il carabiniere che viene dato per morente (o morto) nelle ore successive. In realtà il suo decorso clinico sarà decisamente più lieve e dopo qualche settimana nell'ospedale militare di Firenze verrà dimesso. Non senza aver ricevuto, unico tra i feriti, visita da svariate autorità, militari e civili. Ma in quelle ore quel carabiniere viene narrato da qualcuno come in pericolo di vita, o addirittura morto, e la notizia ovviamente si diffonde a macchia d'olio con un effetto dirompente. In che forma di diffonde? Riferisce il S. Ten Imperato nella sua relazione di servizio: <<Alcuni facinorosi, avvicinatisi al A55 targato CC560CA, riuscivano ad aprire la porta di guida colpendo con un grosso sasso alla fronte il conducente App. Luca PULITI.>> Questa, o una simile, è la notizia che vola di bocca in bocca tra i carabinieri, atterra sui taccuini dei giornalisti, e si ingigantisce strada facendo fino a mettere radici proprie e rimanere in vita per ore: un collega è morente per un sasso alla fronte e ciò è avvenuto durante un attacco al comando dei carabinieri. Quando Marco Poggi, infermiere a Bolzaneto, monta in servizio chiede al maresciallo dei cc notizie sulle condizioni del carabiniere gravissimo ci cui tutti parlano. Il sottufficiale lo raggela con la notizia della morte del collega. Lo stesso infermiere dichiara che, nel momento in cui la notizia si diffonde, le condizioni dentro Bolzaneto cambiano in modo radicale: la violenza diventa bestiale. Ferina. Una violenza a freddo durata ore con una unica breve ricreazione di minuti: il passaggio del ministro Castelli venuto a solidarizzare con gli aguzzini. Poi di nuovo violenza per ore. Che effetto avrà prodotto la notizia per le strade nel pomeriggio? Se l'hanno saputo a Bolzaneto ovviamente lo avranno saputo anche i contingenti schierati, visto che anche i giornalisti nel quadrante Foce ne sono a conoscenza. Quale è lo stato d'animo su cui viene proiettata questa distorsione esagerata della realtà? Chi è il vettore che distribuisce la panzana? Se fosse arrivata alle orecchie del contingente "ECHO", in cui si trova Mario Placanica, che effetto avrebbe potuto produrre? L'appuntato Luca Puliti infatti non è uno sconosciuto per il contingente "ECHO". Il 3° plotone del VI° Btg CC "Toscana" in cui è inquadrato Puliti e l'aliquota della compagnia "ECHO" al comando di Lauro hanno operato assieme nelle prime ore del pomeriggio, in appoggio al 1° Rgt. Tuscania nello sgombero della cittadella dei manifestanti. Non è un collega qualsiasi che è grave/morente/morto, ma uno con cui sono stati fianco a fianco per parte della giornata. Un commilitone preciso, in carne ed ossa, con un nome ed un volto. Altri cc del VI° Btg CC "Toscana" confluiscono nel quadrante Foce, forse la notizia la portano loro. Gli ufficiali di certo la sanno essendo collegati col laringofono (apparato radio da casco) alla centrale. I comandanti hanno una comunicazione bidirezionale con la loro centrale che si trova appunto a Forte S.Giuliano. I sottufficiali caposquadra sono invece collegati via radio solo con l'ufficiale e non sentono la centrale. La truppa non ha collegamenti radio. Ha i telefonini, che però non si possono usare col casco addosso. Non sappiamo se il contingente "ECHO" sia stato raggiunto dalla notizia del collega morente per un sasso in fronte, ma se lo fosse ci sarebbe stata una sola occasione: in concomitanza con il discorsetto di Truglio che precede di poco la carica su via Caffa. Lasciamo ancora una volta la parola a Lauro in Commissione Parlamentare: < Ero responsabile di un centinaio di carabinieri. Quando erano circa le 16,30 (in realtà 50 minuti dopo, ndr) stavamo facendo ritorno ai mezzi lasciati in prossimità della Fiera; avevamo riunito il gruppo dei carabinieri: era giunto sul posto un tenente colonnello (Truglio, ndr) che, preposto al loro comando, coordinava le varie squadre. Aveva fatto un appello, perché il personale era abbastanza esausto.... Successivamente, visto che il gruppo era abbastanza esausto (era dalla mattina che attraversavamo tutta la città), abbiamo deciso di tornare ai mezzi - che erano abbastanza distanti - al fine di ricomporci e attendere nuove disposizioni. Mentre stavamo così procedendo, ho appreso dalla radio dell'esistenza di problemi nei pressi della stazione; ho saputo dopo che detti problemi erano legati al famoso corteo delle tute bianche che, cercando di sfondare le barriere nei pressi della stazione, si era scontrato con nostro personale. A quel punto, ho deciso di dare man forte.... Ho pensato, dicevo prima, di dirigere in quella direzione per dare man forte ai colleghi, visto che erano abbastanza allarmati e si trovavano in difficoltà (almeno così sembrava da quanto sentivo via radio). Proprio mentre, in quel momento, stavo attraversando piazza Alimonda, ho visto nella parallela alla mia destra - Fiorillo si trovava sulla sinistra, in un'altra parallela, ma io non avevo ancora notato il suo gruppo - centinaia di persone che correvano. Si trattava, praticamente, dello stesso corteo delle tute bianche che tornava indietro.... Appena ci hanno avvistato, ci siamo guardati vicendevolmente; quindi, presi alcuni cassonetti, li hanno posizionati tutti davanti, in via Caffa, mentre noi stavamo in piazza Alimonda: eravamo, praticamente, divisi da via Caffa. Hanno cominciato a marciare nella nostra direzione con questi cassonetti. ... Sì, sì, spingevano i cassonetti in avanti e procedevano nella nostra direzione. A quel punto, chiesi al capitano che comandava il gruppo dei carabinieri se se la sentisse, in considerazione del loro notevole numero, di fronteggiare i manifestanti. Questi rispose affermativamente. Dunque, siamo entrati in via Caffa procedendo verso il corteo; a metà di via Caffa sono iniziati gli scontri. .... Di tutti questi eventi oggi esiste una documentazione fotografica precisa, in parte presa al suolo e in parte dai balconi di P.zza Alimonda. Incrociamo allora la deposizione di Lauro con queste foto e con i brogliacci delle comunicazioni radio della Centrale Operativa. Questa foto mostra il contingente "ECHO" in via Ilice durante la pausa col Ten.Col. Truglio. Placanica è nel defender. Se prendiamo le comunicazioni radio della centrale operativa nella fascia oraria cruciale ed estrapoliamo quelle dirette al quadrante di foce-brignole-tolemaide otteniamo questo: 17.15 COT (Centrale operartiva): G 3 (Gaggiano), attaccali, scendi con i mezzi e attaccali 17.17 G 3: Chiede urgentemente rinforzi in via Tolemaide 17.19 COT: Portate ausilio a G3 in via Tolemaide 17.28 G 103 (Lauro): Inviare immiediatamente un’ambulanza in Via Caffa, nella Piazza antistante Via Caffa Va tenuto presente che i brogliacci sono una sintesi scritta di una comunicazione orale (in genere più lunga) fatta dalla polizia stessa. In questo lasso breve di tempo avvengono due fatti rilevanti: alle 17.15 per la prima volta in tutta la giornata la centrale operativa ordina in modo perentorio di attaccare. Non era mai successo prima: in generale è infatti il responsabile di P.S. di piazza che decide in base ad una valutazione sul posto. In questo caso il responsabile di via Tolemaide (Gaggiano) non è in grado di eseguire l'ordine. La decisione della centrale a questo punto è un ordine incongruo, senza soggetto <<Portate (chi?) ausilio a G3 in via Tolemaide>>. Gli ordini della centrale dovrebbero avere sempre indicato il soggetto, trattandosi di comunicazioni radio che non possono essere equivocate. Sono imprecisi gli ordini o è imprecisa la trascrizione? Lauro in ogni caso interpreta l'ordine come diretto a se. E inizia a muoversi. Questa foto è importante perchè smentisce la versione di Lauro. Tutto il contingente è uscito da via Ilice e si sta mettendo le maschere antigas, mentre il corteo in via Tolemaide non li degna di uno sguardo. Se si mettono le maschere significa che stanno per entrare in azione. Non sono i manifestanti che attaccano i carabinieri spingendo i cassonetti, ma i cc comandati da Lauro che attaccano il corteo sul fianco perchè così gli è stato ordinato via radio, o così loro hanno interpretato il portare ausilio. Sono ancora una volta cariche a freddo che prescindono dal comportamento dei manifestanti, e ancora una volta si rivelano disatrose. Un meccanismo militare tanto inetto quanto brutale è stato messo in moto, ha prodotto i suoi effetti in P.zza Alimonda e continuerà a produrli fino a sera, continuando nel giorno e nella notte successivi. Gli ordini dalla centrale giungono ora sempre più secchi: 17,41 COT: G 9 portatevi fino all’ altezza della Casa dello studente cosi li prendiamo da dietro. 17,42 COT: G 9 esci da C.so Gastaldi che li prendiamo da sopra. 17.47 COT: G 9 esca , scenda perché da giù li stanno spingendo con gli idranti. 17,47 COT: G 9 caricate E' la centrale che dirige con ordini precisi, l'ordine è chiuderla, farla finita. Tra le 17.15, quando parte l'ordine a Gaggiano di attaccare definitivamente, e le 17.27 quando un plotone di carabinieri in rotta uccide Carlo Giuliani ci sono solo 12 minuti. Non è un crescendo naturale di scontri che culmina con la morte di un manifestante. Non si tratta di dissennate iniziative personali, ma ordini precisi, anche se dati malamente via radio e/o eseguiti peggio. E' la massima autorità di ordine pubblico a Genova, permanentemente collegata col ministero dell'interno, che decide di farla finita. Nessun tribunale ha mai chiesto conto di questi ordini. Nessuno ha ancora chiesto al questore Colucci come fu che in un giorno di Luglio del 2001 il più grande spiegamento di forze dell'ordine che si fosse mai visto in Italia attaccò ripetutamente un corteo autorizzato come se si trattasse di un esercito invasore. Ma questo accadde. Chi ha materialmente premuto il grilletto della beretta 92 dentro il defender non è che il terminale di una scelta precisa di gestione dell'ordine pubblico. Una scelta militare che a partire dal pomeriggio del 20 Luglio si dispiegherà producendo lutto, sangue e gli orrori della guerra tutti: dalle umiliazioni psichiche e fisiche sul corpo dei prigionieri nemici rastrellati a casaccio, allo sfregio sul corpo dei nemici uccisi. Non più operazione di ordine pubblico, ma una volta rotti gli argini, ordalia senza freni in cui ogni residuo principio di legalità viene spazzato via. Dati presi dalle controinchieste di Pillola Rossa.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
libero il 29/07/10 alle 14:59 via WEB
Mia cara mi stai leggendo il riassunto di un'operazione militare condotta da due forze, una regolare ed una che dovrebbe ricordarsi che per Costituzione l'ordine pubblico e la difesa sono devolute a strutture organizzate dello Stato e lo stato siamo noi ...e cio' dovrebbe essere accettato preliminarmente da tutti se no le regole della democrazia non esistono piu'. Io pero' tornerei alla base senza perderci in mille disquisizioni. Un ragazzo tenta di fare del male ad un altro ragazzo e questo, per eccesso di difesa, per paura o per sbaglio lo uccide. Sicuramente nessuno dei due e' un eroe....al massimo sono due vittime.
 
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io c\'ero il 01/08/10 alle 08:16 via WEB
x libero... Ma chi c'era nella sala di bottoni sapeva bene come sarebbero andate le cose, invece di organizzare la celere ha solo ordinato l'attacco in assetto di guerra.... poi c'è l'altra paginadelle torture... un articolo dal fatto quotidiano...... G8 di Genova, per i giudici “i vertici della polizia coprirono le violenze alla scuola Diaz” Depositate oggi le motivazioni della Corte d'Appello di Genova per la condanna di 25 imputati. Responsabili i vertici per violenze e falsi atti Erano lì, hanno visto, ma non hanno fatto nulla. Questa l’accusa nei confronti dei vertici della polizia presenti al G8 di Genova. Il tutto sta scritto nero su bianco nelle motivazioni della sentenza di secondo grado sulle violenze alla scuola Diaz. La Corte d’Appello di Genova, presieduta da Salvatore Sinagra, le ha depositate oggi con anticipo sulla scadenza annunciata del 16 agosto. L’elemento di novità rispetto al primo grado è la responsabilità omissiva dei vertici della polizia per le violenze (articolo 40 del codice penale) e per essersi “attivamente adoperati” per nascondere la condotta dei violenti durante l’irruzione alla scuola Diaz di Genova nel corso del G8. Per questi motivi, il 18 maggio scorso, sono stati condannati in appello 25 imputati, tra i quali il capo dell’anticrimine Francesco Gratteri (4 anni), l’ex comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini (5 anni), Giovanni Luperi (4 anni), Spartaco Mortola (3 anni e 8 mesi) Gilberto Caldarozzi (3 anni e 8 mesi). Il processo sulle violenze della polizia nella scuola Diaz e ai manifestanti nella notte del 21 luglio 2001 si era chiuso in primo grado il 13 novembre 2008 con la condanna di 13 funzionari di livello intermedio e con 16 assolti, tra i quali gli stessi Francesco Gratteri e Giovanni Luperi. Dalle motivazioni della condanna della Corte d’Appello di Genova emerge che del falso documentale sono responsabili anche gli alti funzionari della polizia presenti, non solo i loro sottoposti come stabilito dal Tribunale. Condannati anche per i falsi atti, come le bottiglie molotov portate dentro la scuola dai poliziotti e poi fatte risultare come prova del possesso di armi da parte degli occupanti. La Corte d’Appello ha stabilito che i filmati sono inequivocabili, perché indicano un conciliabolo tra alti dirigenti della polizia nel cortile della scuola con le bottiglie in mano, e ha stabilito che non potevano perciò non sapere nulla.
 
 
koradgl1
koradgl1 il 01/08/10 alle 08:44 via WEB
Ecco appunto non potevano non sapere. Quanto a Bolzaneto è una ferita ancora fasciata il cui orrore vorrebbero tutt'oggi negare, mi riferisco alla "piena fiducia" di Maroni a De Gennaro. Giusto per onor di verità riporto alcune testimonianze
Anna: «Avevamo le mani alzate e la polizia arrivava correndo. Urlavano bastardi. Ho ricevuto un primo colpo al viso e poi un calcio al mento. Mi sono accorta che avevo perso dei denti. Ero in ginocchio ma con la schiena dritta e avevo le mani vicino alla testa, poi sono stata colpita con il manganello... poi ho subito ancora diversi colpi, ma me ne ricordo solo uno esattamente sulla schiena, e un altro calcio sulla mano... in ospedale mi hanno iniettato dei sedativi nelle labbra superiori, subito dopo senza aspettare due dei miei incisivi che erano rivolti verso l´interno, hanno tentato di rimetterli nella loro posizione nella mandibola... e´ stato molto e c´erano almeno 4 persone che mi tenevano ferma.. ho avuto incubi per sei mesi che non mi consentivano di dormire... nel gennaio dopo l´accaduto, ho dovuto fare una terapia di intervento di crisi nel centro per la gente seviziata.
Melanie: «Ricordo che sono in piedi con le mani alzate e i poliziotti arrivano. Poi non ricordo più niente mi è stata diagnosticata una amnesia retroattiva. I ricordi riprendono in ambulanza dove sono svenuta e poi in ospedale dove ero semincosciente per 24 ore. Ricordo le infermiere che mi pulivano davanti ai poliziotti dopo che mi ero urinata addosso in seguito ad una crisi epilettica».
Ulrich, trauma cranico, naso e dita rotte dai manganelli: «Una mia amica, Julia, era terrorizzata e gridava "questi ora ci ammazzano". Così, come per difenderci, ci siamo abbracciati».

Sono vere e proprie torture e non è un caso se il nostro paese si sia rifiutato di inserire nell'ordinamento giuridico il reato di tortura.
 
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