Sogno e realtà
Quando è il momento opportuno tutti siamo in grado di realizzare i nostri sogni
ARRESTATECI TUTTI
Chiudetemi il blog, mandatemi in cella perché eventuali multe io non le pagherò per nessuan ragione, fatemi qualsiasi altra angheria, ma la mia voce urlerà sempre il suo dissenso allo scellerato operato di certi governanti.
Le parole che seguono sono di Concita De Gregorio, io ne sottoscrivo ogni virgola.
Molto più di un bavaglio
Quel che sta accadendo in Italia è qualcosa che riguarda il mondo intero. Si sta scrivendo una legge che impedisce il lavoro d'indagine, che favorisce le mafie, che imbavaglia la stampa. Confinarla ad una sacrosanta rivendicazione del diritto di cronaca ed accontentarsi di qualche modifica in favore di editori e giornalisti è un errore. Non si tratta solo di mantenere intatta la possibilità di raccontare crimini e malaffare: si tratta prima ancora di non impedire il lavoro di chi indaga. Lasciare la libertà di parola e limitare gli strumenti di lotta al crimine otterrebbe alla fine lo stesso risultato: silenzio. E' una legge che mette in pericolo il Paese che ci è stato consegnato da chi ci ha preceduto a prezzo di enormi sacrifici. Abbiamo il dovere di conservarlo per chi verrà dopo di noi, il dovere di disobbedire. Fate pure la vostra legge: noi non la rispetteremo.
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NOTE LEGALI
Post n°1000 pubblicato il 26 Luglio 2010 da lemiegioie6
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Sottotitolo: dal monologo al dialogo Ci sono due modi per godere di un’opera guardarla con occhio critico analizzandone la luce, i colori o l’effetto di insieme o entrarci dentro vestendo i panni delle figure impresse. Vettriano a me fa sempre il secondo effetto, quello di rendermi attrice di quella scena che alla vista apre il suo passaggio segreto per condurmicon la mente in quella stanza, davanti allo specchio o alla finestra per oltrepassare l’ignoto e prendervi dimora per trasformare i pensieri che la vista mi suscita nelle, forse improbabili parole, del dialogo dei personaggi. No il mio non lo è. Nessun passo indietro. Un giorno t’avrei aspettato paziente e docile. |
Da Macerie Intanto, Miloud Shabouti, il recluso che si era ferito durante la rivolta è stato fatto rientrare dall’ospedale: ha ustioni sul 20% del corpo, e nonostante questo i dirigenti del Cie si ostinano a tenerlo prigioniero. Chi volesse chiedere spiegazioni al direttore del Centro può farlo allo 0481955811. Intanto, la solidarietà ad Habib-Sabri, a Maher e a tutti gli altri reclusi che nell’ultima settimana hanno raccolto il guanto di sfida lanciato da Maroni si sta allargando: per domani è previsto un presidio di fronte al consolato tunisino di Firenze. |
Genova G8, 20 luglio 2001. La repressione, l'omicidio di un ragazzo, la tortura sistematica di Angelo Miotto da Peacereporter Carlo Giuliani aveva 23 anni, quando fu ucciso. Ricordiamo Il Giornale, che uscì in questi anni con le foto del ragazzo esile, il rotolo di adesivo all'avambraccio, in mezzo alle strade martoriate dagli scontri. Cercando quasi una giustificazione alla 'punizione'. Ricordiamo il veleno lanciato dalle colonne del Corriere della Sera, a firma Ostellino. La memoria va anche alle parole ingiuriose e fasciste di Alleanza nazionale e i toni e le azioni di Gianfranco Fini, prima che il clima politico del dramma italiano non portasse l'attuale presidente della Camera a vestire i panni dell'uomo fedele alle Istituzioni, a un riformismo moderato e costituzionale. Eppure c'era lui a Genova, in quelle ore, a dare conforto alle operazioni di carabinieri, polizia, guardia di finanza, reparti speciali della polizia penitenziaria, reparti speciali della polizia, carabinieri arrivati dalle recenti missioni all'estero (il Tuscania) che sbarcavano a Genova come in una cittadina balcanica divorata dall'odio etnico o nella solitudine della tragedia somala. Eravamo chiusi nelle gabbie, dietro le reti alte di metallo e assediati da ostacoli di cemento. Zona rossa, zona gialla... E ricordiamo anche quando il sabato maledetto, 20 di luglio, l'opposizione riformista decise di invitare a non andare a Genova, la solitudine dei manifestanti, il sindacato assente, unico vessillo a confortare quello della Fiom. In molti, dopo, chiesero scusa. Ricordiamo le visite, dopo, di Luciano Violante, Piero Fassino, Sergio Cofferati. Dopo. E' stato scritto molto, fiumi di parole, analisi e retroscena. Non si scriverà mai abbastanza di quei giorni che furono uno dei momenti più dolorosi degli ultimi anni, quando una alternativa sembrava essere alla portata di mano nel mondo e i 'Grandi' rispondevano - e continuano a rispondere - con repressione, arresti, celle ad hoc, militarizzazione. Per questo non ci stanchiamo di dire che manca un nome, un colpevole certificato per via legale, nell'omicidio di un ragazzo di 23 anni. La verità storica e quella giudiziaria non sono sovrapponibili, lo sappiamo, ma l'oggettivare sul piano delle garanzie istituzionali un fatto storico è la base per una convivenza pacifica. Resta negli occhi quel grande murales disegnato a Milano con la faccia di Carlo e la scritta grande, enorme: 'No justice no peace'. L'hanno fatto cancellare, le istituzioni. Imbrattava. Nove anni dopo ci permettiamo di ricordare che non sappiamo - nove anni dopo - dove sia finita la cultura dell'ordine pubblico, che cosa si insegni ai giovani sotto le divise, non sappiamo perché non vi siano ancora numeri identificativi sui caschi di chi esercita l'ordine pubblico per le strade, non sappiamo perché il Parlamento si ostini a non riconoscere il reato di tortura nel nostro, fascista, codice penale. Che ha avuto solo tentativi di attualizzazione, mai una vera riforma. Ecco perché anche questo 20 luglio siamo a Genova. Perché al di là del denunciare, dello scrivere e analizzare attraverso le parole, crediamo ancora nella fisicità della presenza, del corpo, degli sguardi e delle mani che stringono mani e che abbracciano chi ha sofferto. Con la consapevolezza che fino a quando non sarà stata scritta, anche su Genova, una parola chiara e condivisa, pur nel rispetto dei diversi punti di vista, non ci si potrà mai davvero riconciliare. |
Nella splendida cornice del Castello Spinola-Caracciolo di Andrano apre oggi la mostra dell’artista emergente Alfredo Profico intitolata “Percezione Sensoriale” In fondo ogni pregevole pennellata resta un vibrante verso poetico. Le Donne I paesaggi marini
Nature morte e varie Le iconografie sacre |
Torno sempre volentieri in questo luogo non luogo in cui lascio pezzi di vita. |
Libertà di stampa. Il manifesto in piazza di Norma Rangeri Nel basso impero berlusconiano, mentre tutti gli uomini del presidente, da Dell’Utri a Cosentino, da Verdini a Carboni, schizzano ai vertici dello scandalo P3, il governo procede nei bavagli all’informazione e taglia i fondi dell’editoria ai giornali delle cooperative. Il manifesto è nella lista nera del ministro Tremonti insieme a una novantina di testate. La nostra forza (né partiti, né padroni, né padrini) è anche la nostra debolezza di fronte al potere di questa classe dominante. Ora, con il maxiemendamento alla manovra di bilancio, siamo arrivati al dunque: i tagli all’editoria sono l’ultimo atto per chiudere la bocca ai giornali, spina nel fianco del tele-regime. Dopo la distruzione di ogni parvenza di servizio pubblico (mercoledì dovrebbe cadere anche la testa di Corradino Mineo, direttore di Rainews), va silenziata la carta stampata. Siamo colpiti per mancanza di giustizia e trasparenza (i soldi ci sono ma il governo vuole essere lui a scegliere come e a chi darli). Noi, insieme a un mondo politico-giornalistico-editoriale fatto di cooperative piccole e medie, aziende di partito o autonome come il manifesto, non accettiamo il diktat. Mercoledì 14, renderemo visibile il nostro No al doppio bavaglio andando in piazza Montecitorio, a partire dalle ore 11, per svolgere lì la nostra quotidiana riunione di redazione e di protesta. Naturalmente sono invitati amici, compagni, lettori del giornale, la nostra rete di sostegno politico e economico, parte costitutiva del nostro collettivo di lavoro. E' un'altra legge bavaglio mascherata neppure tanto da manovra economica necessaria per la ripresa economica e per l'adeguamento alle direttive europee. Gli effetti, però sono ben altri giacché questi tagli comporteranno verosimilmente la chiusura di ben 90 testate giornalistiche di entrambe le ideologie politiche, smantellando di fatto la pluralità di informazione della carta stampata dopo che quella televisiva è stata occupata dalle forze di regime giacché con la quasi certa rimozione di Mineo in rai le forze di governo conteranno su 10 direttori su 11. E la manovra, ormai è cosa fatta, vista l'ennesima fiducia richiesta che sarà votata domattina. L'ennesimo finale senza colpi di scena, di quella che a molti connazionali pare una farsa teatrale, ma è l'attacco frontale alla libertà e democrazia del paese. Oltre a togliere il pane di bocca a circa 4500 famiglie, se questa possa essere ripresa mi sembra assolutamente inverosimile. E a fine mese non c'è da dubitarne, ci sarà un'altro colpo a base di fiducia sul DDL Intercettazioni, perché così ha deciso il dittatore, tanto la gente sarà occupata nelle code in autostrada, distratta dalle aspettative delle tanto attese vacanze nelle località di ristoro per potersi indignare a dovere del castello demolito a piccole dosi: un mattone oggi, una finestra domani, fino all'asse portante. Una situazione così grave da suscitare la preoccupazione dell'ONU che scende in campo sul ddl intercettazioni e avverte tramite Frank Le Rue: "va abolito o modificato" perchè se passa nella sua veste attuale rischia di minare "la libertà di espressione in Italia", libertà di fatto ormai solo un ricordo. E io non riesco proprio a capacitarmi di come gran parte della gente possa fingere di non accorgersi del nefasto periodo di questo paese, svenduto al potere economico a discapito del valore morale e del senso civico. Un paese parodia di una commedia all'italiana di infimo ordine in cui a farla da padrone sono il tornaconto personale e la squallida goliardia che offende il senso umano prima che quello del pudore. |
Jan Saudek biografia su wikipedia Divenuto famoso per i suoi crudi nudi simbolo di un erotismo grottesco che risultano fortemente dissacranti come un pugno nello stomaco ed insieme un inno di gioia. Scatti che a volte diventano ironici e perfino divertenti. Immagini che esprimono pathos, gioia di vivere, condite a volte con un po' di volgarità proprio come avviene nella vita. E’ quello che interessa all’autore raccontare il suo tempo per mezzo dei volti e dei corpi, mostrare la storia di un essere umano raccontata dall'obiettivo in tutta la sua indecente verità. Onde evitare di trovarmi la fila di dementi come dopo il post precedente io pubblico le foto più pudiche, nel suo sito citato sopra potete vedere le altre e credo ne valga la pena. |
Gironzolavo in rete e ho visto questa immagine di Vettriano che mi ha stregato. La cura dei particolari la rende viva, al punto di sciogliere ogni tipo di fantasia entrandole nella mente per prenderne dimora. La visione di Laura Caputo La donna, femmina, appare nella sua sottile arte di seduzione, così come la sogna Vettriano: in Lines of Sacrifice i tratti del volto si costruiscono solo nella fantasia, passano in secondo piano rispetto alla sensualità di colei che si cura della propria persona davanti a uno specchio. L’opera va in scena nello studio dell’artista, rispettando questa sequenza spaziale: il pittore, il suo cavalletto, la ragazza, lo specchio; i due soggetti viventi si dedicano a un’immagine, a una copia della realtà, o meglio, alla copia di un’unica realtà (la ragazza) vista da due diverse prospettive. Si tratta di un dipinto cubista: la protagonista è un tutto tondo che per giunta respira, il pittore ne vede una porzione, ne dipinge una ancora più contenuta, allo specchio ne appare un’altra e ogni possibile osservatore presente potrebbe coglierne infinite diverse. Da uno sguardo più fulmineo, colpiscono l’attenzione forme che parlano di vita: le scapole che quasi si toccano, la sensuale cavità che segna il percorso della spina dorsale, la linea dolce del collo che degrada nella spalle, le dita che stringono una matita. Vettriano sembra adorare la sua donna, icona di tutte le donne che vorrebbe amare. Io provo solo a dare voce al suo monologo allo specchio "Prendila, ogni mia stortura è a tua disposizione. Ogni mio strazio è tuo, fanne quel che vuoi. Siediti e osserva. Via questo, quest'altro e questo ancora. Nulla mi serve più. Spogliami. Carezzami col tuo sguardo. Infine spogliami l'anima Ora che lo sai è questa la mia nudità. Te la regalo, prendila è tua..." E il suo silenzio " ... qualche nuova ruga accanto agli occhi... ...i capelli bianchi sulla tempia destra... ...la tua testa sotto la mia gonna..." |
"Per questo orientamento il simbolo della taranta comporta un ethos, cioè una mediata volontà di storia, un progetto di "vita insieme", un impegno ad uscire dall'isolamento nevrotico per partecipare ad un sistema di fedeltà culturali e ad un ordine di comunicazioni interpersonali tradizionalmente accreditato e socialmente condiviso: un ethos che, per quanto elementare e storicamente condizionato, e per quanto "minore" nel quadro della vita culturale dell'Italia meridionale, consente di qualificare il tarantismo come "religione del rimorso" e come "terra del rimorso" la molto piccola area del nostro pianeta in cui questa religione "minore" vide per alcuni secoli il suo giorno." Ernesto De Martino |
Brancher... quando si dice il tempismo vero? Poi qualche maligno dice che in italia le cose vnno per le lunghe, questo furfante qui è stato nominato giusto in tempo per salvare capra e cavoli, senza offesa per vegetali e fauna. Giusto in tempo per far capire a quei giudici comunisti chi comanda, chi è che decide di fare il bello e cattivo tempo. Se Brancher fosse stato nominato insieme agli altri ministri non avrebbe avuto questo effetto. E' dire che chi ha il potero lo usa. E' dire agli itagliàni che lui è diverso dagli altri e per questo merita un trattamento diverso. E' dire che noi possiamo sbraitare quanto vogliamo, qui vige la legge del più forte. Così è se ci pare... Alternativa? Le piazze prima e se non bastassero la lotta HASTA LA VICTORIA! Da Repubblica Processo Bpi, Brancher avannza l'impedimento MILANO - La difesa di Aldo Brancher, il neoministro imputato a Milano in uno stralcio del processo sul tentativo di scalata ad Antonveneta da parte di Bpi, ha eccepito in base alla legge il legittimo impedimento. L'udienza era in calendario per sabato prossimo, 26 giugno. A questo punto è probabile che i giudici stralcino la posizione del ministro e proseguano il processo per la moglie, anch'essa imputata. Nota a margine Sono stanca morta, ma i neuroni funzionano ancora. |
“Dipingo ciò che non posso fotografare.
In Mostra ad Andria gli scatti del genio ribelle The Fifty Faces of Juliet Il foto album della mostra su facebook Cinquanta ritratti che l'artista scattò alla moglie, Juliet Browner, tra il 1941 e il 1955. Man Ray ebbe l’idea della raccolta “The Fifty Faces of Juliet come omaggio a sua moglie Juliet, ma anche come un "saggio" di opere foto-grafiche iniziato a Los Angeles nel 1941. Cinquanta fotografie, con tecniche e stili diversi dedicate alla Musa della sua vita raccontandoci la sua storia d’amore e di vita. Cinquanta lavori che gli permettono di comprendere meglio il variegato mondo della fotografia e di approfondirlo in parallelo con le tecniche pittoriche che Man Ray conosceva ed apprezzava. Per buona parte della sua vita, lui si è infatti considerato un pittore che usava gli scatti, che sicuramente gli riuscivano meglio, per sopravvivere nei duri tempi di ristrettezze economiche. L’immagine di Juliet sotto l’occhio del genio dell’immagine viene continuamente reinventata, un piccolo segno di matita diventa un ricamo prezioso, un intervento grafico ne svela la più intima sensualità mirabilmente resa elegante da un pezzo di stoffa o un velo trasparente. Diceva il genio ribelle “Di sicuro, ci sarà sempre chi guarderà solo la tecnica e si chiederà «come», mentre altri di natura più curiosa si chiederanno «perché»”
Della raccolta racconta Giorgio Marconi “Un giorno, all’atelier di Man fu per caso che rovistando con lui in un cassettone per cercare dei disegni e dei documenti, Man si fermò e mi disse: 'Voilà les photos du livre sur Juliet!'. Così scoprii quelle magnifiche fotografie. Gli proposi di acquistarle. Mi rispose che me le avrebbe vendute quando avessi trovato un editore per farne un libro. Ma questa raccolta è solo una piccola parte l’opera di Man Ray, che personalmente adoro in particolare nella sua quasi maniacale ricerca della perfezione delle forme, perciò sicuramente ritornerò sulla sua produzione in futuro. |
E' uno di quegli uomini a cui vorresti stringere la mano, uno di quelli che solo leggendolo senti amico fraterno, compagno di un viaggio speciale quello fatto di una lotta per la libertà in senso stretto, ma soprattutto liberazione da un bigottismo atavico che incatena l'uomo. Oggi José Saramago ci ha lasciato orfani della sua presenza A me mancherà il suo impegno civile, il suo spirito critico e quel sorriso che bucava la tv ogni volta che avevo la fortuna di ascoltare una sua intervista. Per ricordarlo mi avvalgo delle sue stesse parole tratte da Viaggio in Portogallo "Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito" La sua lezione di civiltà |
Oggi è una giornata particolarmente intensa. Iniziata bene, con l'idoneità acquisita al corso per un volontariato qualificato nelle unità socio-sanitarie, e continuata positivamente perché il caso ha voluto mi facesse reallizzare una cosa che rimandavo quasi per inerzia. Per chi fosse dalle mie parti ci sono due eventi che valgono menzione, uno nel brindisino iniziato stamattina e l'altro nel tarantino. Il primo è a carattere di evasione, la manifestazione di dimostrazione aerea. Se tutto andasse per il meglio potrei anche riuscire a volare con quelli importanti, ma se così non fosse mi accontenterei anche solo di guardare lo spettacolo. VOLARE...NEL BLU DIPINTO DI BLU
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La porta è socchiusa (da: Sera - 1911) La porta è socchiusa, Anna A. Achmatova
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UNA LETTERA DAL CIE DI PONTE GALERIA A tutte le persone che vivono in questo paese A tutti coloro che credono ai giornali e alla televisione Qui dentro ci danno da mangiare il cibo scaduto, le celle dove dormiamo hanno materassi vecchi e quindi scegliamo di dormire per terra, tanti tra di noi hanno la scabbia e la doccia e i bagni non funzionano. La carta igenica viene distribuita solo 2 giorni a settimana, chi fa le pulizie non fa nulla e lascia sporchi i posti dove ci costrigono a vivere. Il fiume vicino il parcheggio qui fuori è pieno di rane e zanzare che danno molto fastidio tutto il giorno, ci promettono di risolvere questo problema ma continua ogni giorno. Ci sono detenuti che vengono dai Cie e anche dal carcere che sono stati abituati a prendere la loro terapia ma qui ci danno sonniferi e tranquillanti per farci dormire tutto il giorno. Quando chiediamo di andare in infermeria perché stiamo male, l’Auxilium ci costringe ad aspettare e se insistiamo una banda di 8-9 poliziotti ci chiude in una stanza con le manette, s’infilano i guanti per non lasciare traccia e ci picchiano forte. Per fare la barba devi fare una domandina e devi aspettare, 1 giorno a settimana la barba e 1 i capelli. Non possiamo avere la lametta. Ci chiamano ospiti ma siamo detenuti. Quello che ci domandiamo è perchè dopo il carcere dobbiamo andare in questi centri e dopo che abbiamo scontato una pena dobbiamo stare 6 mesi in questi posti senza capire il perché. Non ci hanno identificato in carcere? Perché un’altra condanna di 6 mesi? Tutti noi non siamo daccordo per questa legge, 6 mesi sono tanti e non siamo mica animali per questo hanno fatto lo sciopero della fame tutti quelli che stanno dentro il centro e allora, la sera del 3 giugno, è cominciata così: ci hanno detto: “se non mangi non prendi terapie” ma qui ci sono persone con malattie gravi come il diabete e se non mangiano e si curano muoiono. Uno di noi è andato a parlare con loro e l’hanno portato dentro una stanza davanti l’infermeria dove non ci sono telecamere e l’hanno picchiato. Così la gente ha iniziato ad urlare di lasciarlo stare. In quel momento sono entrati quasi 50 poliziotti con il loro materiale e con un oggetto elettrico che quando tocca la gente, la gente cade per terra. Le guardie si sono tutte spostate sopra il tetto vicino la caserma dei carabinieri qui dentro, dove sta il campo da calcio. Dalla parte sinistra sono entrati altri 50 poliziotti. Quando abbiamo visto poliziotti, militari, carabinieri, polizia, finanza e squadra mobile ufficio stranieri (che sono i più infami) sui tetti, uno di noi ha cercato di capire perché stavano picchiando il ragazzo nella stanza. «Vattene via sporco » un poliziotto ha risposto così. In quel momento siamo saliti tutti sopra le sbarre e qualcuno ha bruciato un materasso e quindi i poliziotti si sono spavenati e sono andati fuori le mura per prendere qualcuno che scappava. Da quella notte non ci hanno fatto mangiare né prendere medicine per due giorni. Abbiamo preso un rubinetto vecchio e abbiamo spaccato la porta per uscire e quando la polizia ha visto che la porta era aperta hanno preso caschi e manganelli e hanno picchiato il più giovane del centro, uno egiziano. L’hanno fatto cadere per terra e ci hanno picchiati tutti anche con il gas, hanno rotto la gamba di un algerino e hanno portato via un vecchio che la sua famiglia e i sui figli sono cresciuti qui a Roma, hanno lanciato lacrimogeni e hanno detto che noi abbiamo fatto quel fumo per non far vedere niente alle telecamere. Così hanno scritto sui giornali. Eravamo 25 persone e alcune uscivano dalla moschea lontano dal casino, ma i giornali sabato hanno scritto che era stato organizzato tutto dentro la moschea e ora vogliono chiuderla. La moschea non si può chiudere perchè altrimenti succederebbe un altro casino. Veniamo da paesi poveri, paesi dove c’è la guerra e ad alcuni di noi hanno ammazzato le famiglie davanti gli occhi. Alcuni sono scappati per vedere il mondo e dimenticare tutto e hanno visto solo sbarre e cancelli. Vogliamo lavorare per aiutare le nostre famiglie solo che la legge è un po’ dura e ci portano dentro questi centri. Quando arriviamo per la prima volta non abbiamo neanche idea di come è l’Europa. Alcuni di noi dal mare sono stati portati direttamente qui e non hanno mai visto l’Italia. La peggiore cosa è uscire dal carcere e finire nei centri per altri 6 mesi. Non siamo venuti per creare problemi, soltanto per lavorare e avere una vita diversa, perchè non possiamo avere una vita come tutti? Senza soldi non possiamo vivere e non abbiamo studiato perchè la povertà è il primo grande problema. Ci sono persone che hanno paura delle pene e dei problemi nel proprio paese. Per questi motivi veniamo in Europa. La legge che hanno fatto non è giusta perché sono queste cose che ti fanno odiare veramente l’Italia. Se uno non ha mai fatto la galera nel paese suo, ha fatto la galera qua in Italia. Vogliamo mettere apposto la nostra vita e aiutare le famiglie che ci aspettano. Speriamo che potete capire queste cose che sono veramente una vergogna. Un gruppo di detenuti del CIE di Ponte Galeria http://www.autistici.org/macerie/?p=27771 Tutto il mio disprezzo a chi vuole distruggere il senso umano obbligandoci per legge a considerare fuorilegge un uomo solo perché di un altro paese |
Il 10 giugno non porta bene al nostro paese, per niente è un giorno che segna delle tappe orribili della storia italiana. Il 10 giugno 1924 fu ucciso Giacomo Matteotti solo una decina di giorni prima aveva detto, in ocasione della denuncia dei brogli fascisti " e adesso, potete preparare la mia orazione funebre" Il 10 giugno 1940 l’Italia fascista entra in guerra il duce dal balcone delira:"Vincere! E vinceremo!”, affermando perentoriamente che “un’ora segnata dal destino sta per scoccare sul quadrante della storia, l’ora delle decisioni irrevocabili…”Il 10 giugno 1940 fu il giorno della follia! .... 10 giugno 2010 L'italia disonesta si para il ... Sembra che mussolini si sia reincarnato.Il progetto è charo quello di smantellare la democrazia e instaurare un regime come quello dell'amico russo smantellando i cardini di libertà della costituzione come egli stesso ha delirato non solo qualche giorno fa e dare compimento al programma piduista a cui ha aderito con tesseta 1816: I riferimenti del belusconismo sono questi, il berlusconismo è questo (e non dimentichiamo anche i continui accenni a Mussolini) Il progetto Propaganda2 di sovvertire l'ordine istituzionale fa il suo corso. L'ultimo baluardo di speranza per il nostro paese sembra spegnersi sotto la censura. Si di CENSURA si tratta. Non fatevi ingannare dagli editoriali di quegli pseudo giornalisti di scuola minzoliniana. Fa paura. Tanta. Troppa. Ma non edulcoriamo la verità con altri termini, chiamiamo le cose per quello che sono. Perché parlando di Cina o Iran ci indignamo? La dittatura è in casa nostra non altrove. E pare favore non lasciamoci ingannare con le balle della privacy, la ragione impedire che le indagini facciano il loro corso. Togliere a investigatori e magistrati i mezzi per scoprire i vergognosi, criminali scheletri nell'armadio della gemtaglia che usa i mezzi di potere a proprio piacimento. E con questo post forse mi chiuderanno il blog! Non me ne frega un beep continuerò a scrivere anche sui muri se sarà necessario, anche se fossero quelli di una cella. Ed ora incollo il magistrale articolo di Concita De Gregorio
Nella quotidiana classifica che ogni giorno ci impegna per ragioni (anche) di lavoro tocca stabilire una gerarchia: vediamo, qual è la cosa più grave che ha detto/fatto oggi, di seguito le altre. Non c'è nessun dubbio che la più grave delle ultime quarantott'ore sia la filippica piduista contro "la Costituzione cattocomunista", "un inferno rispettarla", vero e proprio coming out del dispotismo non più solo tendenziale, una specie di bozza di lavoro per il futuro prossimo. Il futuro è già qui, difatti ecco che al primo posto dei lutti democratici di giornata (il giornale esce listato a lutto) tocca oggi elencare la fine della libertà d'indagine e di stampa così come l'abbiamo sinora conosciuta. D'indagine e di stampa: non ci stancheremo di ripeterlo. Solo apparentemente il bavaglio ai giornali è il cuore del ddl sulle intercettazioni per cui il Senato ha varato la fiducia. Il centro della questione è spuntare le armi di chi indaga: forze dell'ordine, magistrati. La posta in palio è fare in modo che chi ha qualcosa da temere si senta tranquillo: le mafie, le cricche. Niente più indagini capaci di mettere in ginocchio chi lucra e delinque a spese del Paese, il fatto che poi non se ne possa neanche scrivere diventa il necessario conseguente corollario. E' un brutto giorno, oggi, il più brutto. È il giorno in cui comincia davvero l'assalto alla Costituzione, ecco che diventa realtà: con voce stentorea il governo annuncia l'ora delle decisioni irrevocabili. D'ora in avanti saprete solo quel che il governo - per mano della sua maggioranza blindata - vuole che si sappia. Gli editori, i giornali dovranno piegare il capo al suo volere. I magistrati, le polizie eseguire mansuete. Intanto le imprese potranno fare il loro interesse che non sia più, che anticaglia!, vincolato e sottoposto all'interesse generale. Prima l'interesse privato di chi ha denaro da spendere, poi quello di tutti, cosa volete che importi l'interesse di chi soldi non ha. Lo abbiamo detto subito e lo ripetiamo: non ci arrenderemo. Non piegheremo la testa, non rispetteremo una legge liberticida. Continueremo a fare il nostro lavoro fino a che ci sarà materialmente consentito. Speriamo proprio che salga dal Paese un fremito di consapevolezza, di indignazione, persino di paura di quel che sta avvenendo e può ancora avvenire. Guglielmo Epifani annuncia in un'intervista le ragioni dello sciopero generale della Cgil. Le opposizioni, per quanto in sedi e in forme diverse, sono unite dal comune proposito di dare battaglia. Ieri al momento del voto i deputati dell'Italia dei valori hanno occupato i banchi del governo e sono stati espulsi. Il Pd ha lasciato l'aula. Nei prossimi giorni ci saranno manifestazioni, raccolte di firme, scioperi di categoria. Quello dei giornalisti, quello dei magistrati. È il momento di unire le forze, non di disperderle. Spinti all'angolo, bisogna reagire: se anche da angoli diversi che l'azione sia concentrica, coordinata e comune. Dice oggi Romano Prodi in un'intervista ad Andrea Satta, parlando (anche) di bicicletta: «La politica è una corsa a tappe. Purtroppo vedo in giro troppi velocisti. Non si va da nessuna parte se si pensa solo alla volata», la tornata elettorale è alla fine della corsa. È una tappa di montagna, questa. In sella, e pedalare. E un pensiero malevolo non manca per quella finta opposizione che ha permesso questo scempio, ce l'ho se possibile ancor più con loro, perché quando ne avevano la possibilità non hanno mosso un dito perché questo non accadesse. Quanto a chi ha votato questi energumeni peste lo colga! Nota a margine |
Inviato da: Diwali Images
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