CyberArguti Blog

In questo giorno tutti dobbiamo ricordare i nostri cari defunti, ci tocca, lo dobbiamo fare, qualcuno ha deciso così.
Nei cimiteri ci aggiriamo, con i fiori in mano
lo sguardo sommesso e l'espressione smarrita,
vaghiamo tra croci, zolle di terra, sassi ,nicchie e veri monumenti;
scrutiamo nomi antichi che sopra i freddi marmi bianchi
austeri ci ricordano chi fu ed il suo lignaggio.

L'essere umano è un animale strano
anche dopo la morte si vuole distinguere
con la sua tomba ricca e adorna
ultimo, estremo urlo, estremo graffio per aggrapparsi alla vita.

Mentre vagavo smarrito nel cimitero del mio paesello coi fiori in mano in cerca di tombe, mi è venuta a mente una poesia di Giuseppe Ungaretti, che non a caso si chiama Agonia...

"Morire come le allodole assetate
sul miraggio
O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato."

Io ho conosciuto la morte, l'ho incontrata già troppe volte, l'ho maledetta, l'ho vista lenta ed inesorabile incalzare, l'ho stretta al mio cuore piangendo, l'ho portata sulle mie spalle nell'estremo viaggio, ma l'ho anche accarezzata e baciata sulle labbra era fredda, pallida, immobile ma serena e dolce nel suo dare senza chiedere niente.

Della morte oltre al gelo ricordo anche il dolore... vi siete mai chiesti quale é il suono del dolore?

Assomiglia, forse, al guaire di un cane?
Assomiglia, forse, allo scrosciare dell'acqua?
O forse sibila e sbatte come una notte di tempesta?

Ma quale dolore, e quale suono?

Il dolore del cuore, suona come una foglia calpestata, come il suono di un acino schiacciato, come l'impercettibile rumore di un battito di ciglia.

Chi sta intorno deve fare molto silenzio per sentirlo, deve osservare e mettersi in ascolto contemplativo.
Perchè il dolore del cuore è timido, ha paura di se stesso, non vuole farsi scoprire e si nasconde."

Il mio dolore è così, silenzioso e sereno, gelido e terso... e non si lamenta.
Il mio dolore é anche fuoco che riscalda la vita, il rifugio, la via di fuga, l'uscita... da ogni altro dolore.

Forse fu un bene madre
fermare la tua storia
placare quell'agonia
quando il giardino era ancora fiorito
chiudere gli occhi
senza aspettare
il gelo di un altro inverno
lasciando a me
l’eredità di vivere.

Vivrai in eterno dolce donna
anche la morte ti appartiene;
è ciò che resta di ogni cosa bella.