Creato da lumiss il 11/07/2005

Petali di parole

Un sentiero cosparso di petali colorati

 

 

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Gravidanze

Post n°189 pubblicato il 03 Giugno 2006 da lumiss

Quando nasci non sai dove andrai a finire.
Sono nata nell'Ospedale Ss. Annunziata di Chieti più di ventitrè anni fa. Oggi quell'ospedale non funziona più, ma esiste ancora, fisicamente. E' lì, brutto come allora, solo più trascurato.
In quella rovente giornata d'agosto la mia mamma, che già m'aspettava da due settimane, era affamata, nella sua camicia da notte bianca, capelli corti e un poco scombinati (ma poco, del resto è comunque una parrucchiera!). Il mio papà, i miei fratelli e mia sorella aspettavano la mia nascita dietro alla porta della sala parto e decidevano il mio nome.
Quando venni alla luce non ero che un fascio d'istinti. Solo quello ero. Istinti: istinto di respirare, istinto di mangiare, istinto di piangere, di dormire.
Ora, con gli anni, con le esperienze, con le tempeste e le quieti, sono ancora un fascio d'istinti, ma non solo. Ora che ho sentimenti autentici, ora che penso, ora che conosco, ora che la mia tavoletta di cera è un po' scritta, un po' incisa (a volte con un bel pennino, a volte con le unghie), adesso torno a quell'ospedale.
Lo guardo da fuori: tante volte sono tornata per diversi motivi: una volta perchè la nonna l'avevano portata lì, un'altra perchè cuocendo i pop corn mi ero ustionata una mano, una volta perchè avevo la febbre troppo alta da troppi giorni e non mangiavo più e non bevevo più. Ora lo guardo sorridendo: proprio lì davanti vicino al chiosco dei panini e al lampione pieno di annunci strappati, vicino al portone principale, lì ho iniziato la seconda parte della mia vita.
Quella sera a Chieti era freddo per davvero. Il vento era crudele e spietato: giravamo la città alle tre del mattino con le schiene ricurve, stretti forte per darci Calore, nel corpo e nell'anima. Poche parole, tanti sguardi, tanti sorrisi, vite emozionate che passo dopo passo s'avvicinavano come ferro e calamita.
"Ecco, vedi questo palazzone? E' qui che sono nata". Rise emozionato.
"Davvero? Qui sei nata tu?" Era come se quel posto avesse un significato particolare solo perchè io ero nata lì dentro. Migliaia di persone sono nate lì dentro.
"Sì, proprio qui". Quasi sembrava strano anche a me.
"Che bello, che bello!". Si vedeva che era felice. Mi strinse forte e mise le sue mani forti e grandi attorno alla mia testa, per proteggermi dal vento. Poi, dolce come solo il profumo di fiori bianchi in primavera può essere, accostò la bocca al mio orecchio e disse il Futuro.
Sarebbe bello che se quel futuro portasse un frutto, potesse nascere in quell'ospedale.

E poco importa se quell'ospedale è chiuso, se non riaprirà mai più. Qualcosa, lì davanti, è nato comunque. E' cresciuto, e continua a crescere.

Nessuna ricorrenza, nessun anniversario, nessuna occasione speciale.
Semplicemente, sono gravida di Tempo.
[Passato, Presente, Futuro]

 
 
 
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