Petali di parole

Le due giornate di Milano

Milano, in fin dei conti, non è così male.
Basta dimenticare un paio di cosette:

1. Che è il regno incontrastato della Famiglia Berlusconi
2. Che è piena di traffico e smog
3. Che tutto quello che vedi è artificiale
4. Che le persone parlano con quell'accento graffiatimpani

Per il resto, è una città anche apprezzabile, per un paio di giorni.
Io, del resto, ero in ottima compagnia.

Non è facile trovarsi bene con degli sconosciuti, riuscuire ad avere con questi conversazioni che vadano al di là del semplice "Ma tu? Cosa studi?". E' bello sentire una sorta di comunanza anche con persone che non conosci, ed è bello che questa comunanza sia simboleggiata da un'altra persona.
Persone come fili, persone come nodi, persone ora fili, ora nodi.
Unisce tanto, credetemi, il fatto di poter gioire tutti e tre, come bambini golosi, di una granita alle mandorle presa tra le Colonne e i Navigli, dopo ore e ore di ricerca spasmodica.
Unisce tanto parlare di futuro incerto davanti ad una ciotola d'insalata di riso, seduti sull'erba del parco del Castello Sforzesco.
Avrei voluto dire al mio nuovo "conoscente" quanto avevo desiderato conoscerlo e quanto mi faceva piacere che questo mio desiderio si fosse realizzato, che era proprio come me l'ero immaginato, come mi era stato descritto.
E poi loro due sono bellissimi assieme. Si vede che sono anime sorelle. Uomini e bambini, un po' monelli, che si cercano nelle parole, nei passi.
Beh, io non voglio entrare in quel loro mondo, no. Ma voglio guardarlo, voglio conoscerlo e se mi sarà concesso, condividere ancora passi e parole con queste due persone, che, a tratti, sembrano una sola.
Ho abbracciato il mio futuro amico, per salutarlo.