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IL “PATTO ” SCELLERATO E LE NUBI IMU E TARES
Post n°824 pubblicato il 15 Marzo 2012 da unamicoincomune
I nodi, con il passare del tempo, stanno sempre più venendo al pettine. Nodi scorsoi, cappi stretti al collo degli amministratori comunali e dei cittadini. Lacci e lacciuoli strettamente collegati tra loro: un solo movimento avventato è sufficiente per far soffocare tutti. A quali nodi mi sto riferendo? Al patto di stabilità e all’equilibrio di bilancio. Il primo, imposto dai burocrati europei nei confronti di una politica non più credibile e affidabile, corre il rischio di diventare il carnefice degli ultimi scampoli di sovranità e autonomia. Facendo un parallelismo quanto mai necessario, invito a ricordare il racconto di quel contadino che voleva far abituare il suo cavallo da tiro a non mangiare. A causa di ristrettezze economiche iniziò a diminuire le razioni di biada. Vedendo che l’animale continuava a compiere il suo dovere pensò che non sarebbe stato grave privarlo totalmente di cibo e acqua. Nonostante il digiuno, il cavallo continuava a compiere il suo dovere. Il contadino era felice e contento del risultato. Tuttavia, dopo qualche giorno il cavallo morì. Il contadino, sorpreso, esclamo: “Guarda un po’, adesso che si era abituato a non mangiare, è morto”. Ecco cos’è il patto di stabilità: un vincolo scellerato che impedisce di spendere i denari che, a voler essere ottimisti, un cittadino o un’amministrazione locale hanno nelle loro tasche. Non importa se l’economia della tua città e del tuo Stato cerchi istanti vitali d’aria come una persona in apnea da tanto tempo. Quei soldi non devi spenderli: un diktat che rasenta (o supera?) la follia. Attenzione, il problema è ben più grave. Chi rischia di morire, nel nostro caso, non è un cavallo. Sono i cittadini e l’economia, sotto tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Stiamo andando incontro a un simile scenario, inutile nasconderlo. Il nostro Comune dovrà garantire equilibrio di bilancio e rispetto del patto di stabilità: per farlo ha ben pochi strumenti sui quali poter fare affidamento, visto il drastico taglio dei trasferimenti. Nel futuro dei cittadini si stagliano scure nubi quali Imu e Tares. La prima è l’imposta che sostituisce l’Ici, resuscitata per la prima casa. La seconda andrà a sostituire la Tarsu. L’Imu, ovvero l’imposta unica municipale, altro non è che la precedente Ici, adeguatamente rimpinguata da moltiplicatori esagerati che porteranno ad esborsi, da parte dei cittadini, pari al doppio o anche al triplo rispetto al passato. Ancora non si è deliberato in merito alle aliquote da applicare; tutto lascia pensare che si intenda applicare non meno dell’aliquota ordinaria nonostante la mozione, da me presentata, per caldeggiare l’introduzione dell’aliquota agevolata dello 0,2% sulle prime case, un bene che non si dovrebbe mai toccare, neanche di striscio. A breve presenterò la mozione per premiare con un’aliquota agevolata anche gli operatori economici che operano in locali e uffici di loro proprietà. In attesa della Tares, abbiamo avviato l’esame del regolamento Tarsu. Anche qui, memori delle promesse elettorali dell’attuale maggioranza, “Abbiamo in mente una Grande Cagliari, dove non si pagano le tasse comunali più elevate d’Italia e dove l’amministrazione è efficiente e trasparente ”, cercheremo di suggerire equità. A nove mesi esatti dall’insediamento, queste parole, seppur foriere delle migliori intenzioni, potrebbero venire prontamente riposte in un’astratta soffitta polverosa. Anche se sono sicuro che molti elettori non le dimenticheranno facilmente, soprattutto quando sarà il momento di tornare dentro la cabina elettorale per decidere le sorti di Cagliari. da Sardegna Quotidiano del 15/03/2012 |
AL VERO GABBIANO JONATHAN
La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.
SE
"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling
EINAUDI
"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi
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