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Rose e spine!
Post n°579 pubblicato il 17 Maggio 2008 da unamicoincomune
Maggio, il mese delle rose. Rose che fioriscono e appassiscono, rose con le spine che pungono e fanno sanguinare. Il sangue, certo, non manca in questo maggio. Maggio di sangue, di terremoti ed attentati. Maggio di tradimenti, voti di fiducia, di toni blandi e toni accesi. Maggio dal tempo incerto e dalle tante lacrime.
I Delitto di Maggio (il grande dolore)
Come le lacrime per Lorena, quattordicenne, forse troppo disinibita per la sua età o forse donna plasmata da tanta tv e da falsi miti. Sicuramente ragazzina fragile e ingenua. Si è fidata, quel giorno, dei suoi compagni di giochi e la sua fiducia è stata ripagata con la morte. Morte che è arrivata, con incredibile crudeltà e ferocia, per mano di adolescenti immaturi che giocavano a fare gli uomini. Si facevano forti, forti con i deboli e in questo caso con la più debole. Prima l’hanno usata e poi massacrata, gettata in un pozzo e hanno tentato di cancellare col fuoco il frutto del loro peccato. Lorena è morta ma con lei è morta anche l’età dell’innocenza, è morta la pietà. I tre colpevoli di tanta ferocia, probabilmente, non pagheranno abbastanza. La pena che verrà loro inflitta dalla giustizia degli uomini non sembrerà mai sufficiente ma, certamente, la pena che hanno già iniziato a scontare non permetterà loro di dimenticare il loro gesto. Non basteranno i giorni futuri per espiare la loro colpa e la loro colpa non troverà mai sollievo. Anche se ora non se ne rendono conto, non capiscono la gravità del loro gesto, verrà un momento in cui capiranno. Capiranno e le lacrime inizieranno a sgorgare. Capiranno che quello che hanno fatto, l’omicidio, ha ucciso anche loro e la loro innocenza adolescenziale. Soffriranno e piangeranno, gli incubi tormenteranno il loro sonno e neanche nella morte troveranno sollievo. Gli spettatori inermi si chiederanno il perché ed il per come, tutti si interrogheranno sulle cause di tanta atrocità. Daranno la colpa alla società, ai costumi ed al fatto che non ci sono più valori. Daranno le colpe alla scuola, alle famiglie ed alle cattive amicizie. Tutto potrà essere in parte vero ma i Lucignolo sono sempre esistiti e Pinocchio è sempre stato debole e influenzabile ma non è arrivato a uccidere. Forse le cause sono anche altre, forse la colpa è dei videogiochi violenti che, nelle menti più fragili, trasformano il gioco in realtà e viceversa. O forse, la causa primaria è quella che la razionalità e il materialismo tendono a negare: il Male. L’opposto di Dio, dell’amore che trova negli esseri umani fertile terreno di coltura e che tende ad assumere svariate forme, le forme che l’uomo, incapace di comprenderlo, tende a dargli ma che resta, sempre e comunque, il Male. Il Male da cui fuggire, il male che t’incatena a sé e che, con lusinghe e inganni, ti fa credere di essere grande, di essere Uomo ma resti, solo e semplicemente, un adolescente. Un adolescente che arriva ad uccidere.
II Fiducia e polemiche (facezie d’uman sentire)
Maggio che vede la nascita del IV governo Berlusconi, un governo, sulla carta, forte che ottiene la sua fiducia, una quasi fiducia dal contendente principale e una sfiducia dal tribuno del popolo, dal Masaniello molisano, Antonio di Pietro. Maggioranza e principale oppositore hanno dimostrato maturità, una maturità dovuta, probabilmente, alla constatazione della più semplice delle verità: il Paese è allo sbando e, per dirla con gli autori de “La Casta”, alla deriva. Una deriva quasi incontrastabile che necessita di interventi urgenti e di responsabilità . Una responsabilità condivisa che, sola, potrà portare la nave Italia in acque meno tempestose. Berlusconi e Veltroni sembrano in sintonia, sembrerebbero aver capito che la nave imbarca troppa acqua e che rischia di affondare. La paura è tanta e questa paura potrà dare la forza ed il coraggio di manovre azzardate ma necessarie. Manovre e interventi che possano, finalmente, riportare il Paese alla normalità. Solo Di Pietro sembrerebbe deciso a continuare la politica delle urla e delle offese, la politica dell’odio verso l’avversario, la politica del disprezzo e della difesa di interessi particolari e contrari a quello generale. Di Pietro ed il suo partito sembrano essere gli eredi dei reietti dal Parlamento, gli eredi di quei partiti che gli italiani non hanno voluto far entrare nelle aule parlamentari. Quei partiti che hanno, sempre e solo, chiesto tanti diritti e pochi doveri. Quelli del concedere tutto a tutti, indiscriminatamente, e del no a tutto ciò che rappresenta innovazione e sviluppo. Quelli del no alle grandi opere e delle manifestazioni in piazza. Ora gli amanti di tutto ciò sembra abbiano trovato un nuovo riferimento, un nuovo faro: Di Pietro e la sua Italia dei valori. Crediamo che Di Pietro parta da posizioni preconcette, posizioni che non portano ad un dialogo sincero e sereno, un dialogo che porti a fare scelte, solo ed esclusivamente, per il bene del Paese. Crediamo che i toni vadano abbassati e che tutti, indistintamente, si rimbocchino le maniche e si mettano a lavorare e che, questo sarà fondamentale, riescano ad assurgere ad esempio per i cittadini. L’Italia ce la può fare, bisogna semplicemente iniziare. Bisogna tornare allo spirito della costituente, bisogna tornare alla concretezza dell’agire in nome di quell’entità superiore chiamata Patria. Fatto questo, la parte più difficile, il resto sarà una passeggiata. Buon lavoro.
III Conclusioni (monito)
Le spine pungono e lacerano le carni ma le ferite presto si rimarginano e dolere e sangue saranno solo un ricordo. Un ricordo più o meno triste ma, solo e semplicemente, un ricordo. Un monito per il futuro. |
AL VERO GABBIANO JONATHAN
La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.
SE
"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling
EINAUDI
"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi
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