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Ritorno al nucleare.
Post n°585 pubblicato il 23 Maggio 2008 da unamicoincomune
Stanno tornando. Il governo si è insediato da pochi giorni ma è già riuscito a stimolare la fantasia dei manifestanti di professione. Ci hanno provato a Napoli in occasione del Consiglio dei Ministri in tour ma non è stato un successo. Adesso, dopo le dichiarazioni in merito ad un ipotetico ritorno al nucleare, si preparano a scendere in piazza il prossimo sette giugno le associazioni ambientaliste. Si, proprio loro, quelle che sull’onda emotiva del disastro di Chernobyl hanno contribuito, con sinistra e radicali, alla bocciatura del nucleare tramite referendum popolare. E pensare che negli anni sessanta l’Italia era tra i primi Paese per l’uso e la ricerca nel campo dell’utilizzo civile del nucleare. Poi, accecati dai danni causati dalla centrale sovietica e dalla propaganda becera e terroristica, gli italiani hanno voltato le spalle al nucleare contribuendo così al peggioramento della nostra economia. Si dice che la nostra bolletta energetica ammonti a circa 60 miliardi di euro annui quindi immaginate quanto danaro abbiamo sperperato per aver rinunciato alle nostre centrali e alla produzione basata sul nucleare. Poi, paradosso dei paradossi, andiamo a comprare energia da Paesi limitrofi che la producono con il nucleare. E dove sono le centrali? Al confine con quello che un tempo si poteva chiamare Belpaese. Ricorda molto la storia del marito che per fare dispetto alla moglie decide di tagliarsi gli attributi. Ma questa è un’altra storia. La certezza è che in questi 21 anni, quelli che ci separano dal referendum anti nucleare, il Paese ha perso tempo, denaro e risorse. Risorse di ogni tipo, cervelli compresi. Cervelli, quelli dei fisici, che hanno dovuto lasciare l’Italia per poter lavorare. E il Paese si è impoverito, non solo, economicamente. L’Italia è stata per anni come una macchina con un autista folle che cercava di farla avanzare con il freno a mano tirato, le ruote sgonfie e senza benzina. La macchina si è fermata ed ora, come giustamente dice la Marcegaglia, la neo Presidentessa di Confindustria, ci sono le condizioni per farla ripartire. Certo ci sarà bisogno di un bel controllo generale, andranno gonfiate le ruote, tolto il freno a mano e messa benzina, altra benzina visto che quella messa in tutti questi anni è andata perduta per incapacità degli autisti. Le condizioni per la ripartenza ci sono tutte e, forse, lo sanno anche gli oppositori del Cavaliere – pilota che si accinge a testare la macchina Italia. Il Paese intero ci crede e, per dirla con il caro Uolter, si può fare. Si può fare mettendo da parte vecchi rancori e odio e collaborando per il bene dell’Italia. Si può fare dando vita ad un piano energetico serio, un piano energetico che ci porti a risparmiare gran parte dei fondi ora destinati alla bolletta energetica. Si può fare rinunciando a battaglie più figlie dell’ideologia che della ragione, battaglie inutili e insulse. Battaglie che il Paese non vuole e lo ha dimostrato mandando a casa tutto il fronte del no ad oltranza. Il Paese vuole un ritorno alla ragione e, magari, alla capacità di sognare. Sognare un Paese moderno, più ricco ed equo. Un Paese moderno e, come prometteva il povero Romano Prodi, felice. Un Paese in cui il ciclo dei rifiuti non faccia la felicità, economica, di altri Paesi. Un Paese capace di affrontare con prontezza le vere emergenze e che non trasformi in normalità le emergenze. Un Paese in cui i chiamati alla gestione della cosa pubblica siano, come il buon Donato Menichella, capaci di rinunciare anche a ciò che gli spetterebbe di diritto e ad ergersi ad esempio per tutti. Un Paese che possa mostrare la faccia senza doverla nascondere per la vergogna. Insomma, un Paese normale. Questa, temiamo, sia l’ultima occasione per evitare il tracollo. Se si fallisce ora sarà la fine del sogno italiano. Ricordiamoci che gli Stati, così come gli uomini, nascono crescono e muoiono. E’ naturale che sia così ma sta a noi cercare di trasformare la naturale conclusione in un nuova nascita. Rialzati Italia, si può fare! |
AL VERO GABBIANO JONATHAN
La maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.
SE
"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling
EINAUDI
"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi
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