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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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« Nel segno del giallo. "...Nel segno del giallo, "... »

nel segno del giallo, "il fumo uccide" capitolo 4

Post n°95 pubblicato il 04 Gennaio 2007 da unamicoincomune
 
Tag: noir

La mattina dopo, una splendida giornata di sole. Il tepore, quasi, primaverile ridestava la natura, i colori iniziavano a prendere il sopravvento sul grigiore dell’inverno. Marta, si dirigeva a lavoro. La solita sosta all’edicola, la tappa obbligata dal tabaccaio. Strano, ancora chiuso. Pazienza, verrò più tardi. Vorrà dire che il dottor Ferri farà a meno delle sue gomme preferite. Arrivò allo studio alle 9 in punto. La porta era solo accostata. Il Dottor deve essere appena rientrato e sicuramente sta peggio del solito. La spinse e subito un urlo di terrore uscì dalla sua bocca. Marco Ferri giaceva sul tappeto davanti alla sua scrivania.Gli occhi aperti fissavano il soffitto e un sorriso beffardo spiccava sul suo volto. Non sembrava avesse sofferto. Gli occhi di Marta caddero sul suo braccio destro. Oh mio dio, non c’è più la mano! Corse al telefono: Pronto. Polizia?
Il primo ad accorrere fu l’agente di servizio nel quartiere. Si sincerò dello stato di Marta. Poi diede un’occhiata all’appartamento in attesa di quelli della omicidi e della scientifica.
Intanto, la voce della morte di Ferri si era già diffusa. Un gruppo di persone attendeva davanti al portone d’ingresso di quello stabile non proprio signorile.
Arzedi, un diavolo per capello, entrò urlando nell’appartamento. Quel pazzo di Tatti, divisa da poliziotto ma anima da pilota, per la fretta di arrivare si era schiantato contro il cassonetto dell’immondezza posto a un centinaio di metri dallo studio di Ferri.
Sei una testa di cazzo! Cazzone, non c’era tutta questa fretta. Lo vedi, è morto!
Ma Ispettore, io…
Io, un cazzo. Chi cazzo credi di essere? Schumacher?Ti assicuro che adesso sei in pole position per andare a dirigere il traffico. Già ti vedo, sotto il sole cocente. Ah ah. Basta.
Ispettore, le chiedo scusa. “Scusa un cazzo, brutto stronzo. Prima mi metti fretta e poi…” “E poi che cazzo di colpa ne ho? Se quel gatto non si fosse buttato in mezzo alla strada all’improvviso…”
Allora, Carletti. Hai notato qualcosa? Sei stato tu il primo ad entrare?Dopo la signorina, ovviamente.
Si, Ispettore. Nessun segno di scasso. Le tracce di sangue sono limitate. Solo nel tappeto. Credo che l’amputazione sia stata fatta con la massima cura e…
Lascia perdere, queste cose me le dirà meglio il Dottor Maulà. A proposito, è arrivato?
Ancora no.
Tatti!!! Cioè, Schumi! E’ arrivato quel cazzo di Maulà?
Sono qui Ispettore. Cazzo compreso.
Scusami Maulà, ma oggi sono molto nervoso.
Lo vedo. Dov’è il cadavere? Non c’è bisogno, lo vedo.
Allora. Ferita da taglio all’altezza dello spazio tra la quarta e la quinta costola. “Un tipo preciso!” la morte risale a circa quattro ore fa. L’amputazione è più recente. Il nostro uomo ha aspettato che il sangue smettesse di circolare. Il medico legale, preso da un’improvvisa foga oratoria, proiettò tutti i presenti in un’immaginaria sala operatoria. Iniziò a spiegare, come farebbe un professore universitario, la presunta dinamica dell’omicidio.
Arzedi tagliò corto con il suo classico: Mi mandi il referto in ufficio. Con la mente immaginò la scena del delitto, vide la mano assassina muoversi con somma maestria intorno al braccio di quel poveretto. La vide incidere la pelle e quindi scoprire l’articolazione. Certo che per fare una cosa del genere il nostro amico deve avere uno stomaco di ferro.
Carletti! Carletti!
Si ispettore. Sono qua.
Se hai finito di fare il cascamorto con Marta, avrei bisogno di parlarti.
Dica.
Avrai certamente provveduto ad interrogarla. Le hai chiesto se ha toccato qualcosa?Se ha notato qualcosa di strano?
Ecco Ispettore, la ragazza è ancora molto scossa. Non fa altro che ripetere:”Non c’era. Non c’era.”
Allora? Non c’era cosa?
Ecco, secondo la ragazza non poteva esserci nessun pacchetto di sigarette. Quindi, secondo Lei il pacchetto sulla scrivania del Dottore non era della vittima. Ecco.
Arzedi corse alla scrivania della vittima e lo vide. Faceva bella mostra di se accanto al ritratto di famiglia. Rivolto verso l’alto a mostrare quel triste epitaffio voluto da qualcuno che, probabilmente per lavarsi la coscienza da spacciatore di Stato, ha voluto che fosse scritto su tutti i pacchetti di sigarette:”Il fumo uccide”. Subito gli tornarono alla mente le immagini di un’altra casa e la scritta sul vetro:”Il Fumo uccide”. Cazzo! La faccenda si fa seria. Non si tratta di un semplice omicidio. Non può trattarsi di una coincidenza. Che lavoro di merda.

Al Commissariato era un continuo rincorrersi di persone e notizie. I Giornalisti avevano posto l’assedio. Il Commissario capo aveva ormai messo il fiato sul collo dell’ispettore Arzedi.
Ispettore, capisce bene che ci sono forti pressioni perché vengano date risposte immediate a questa vicenda. Non possiamo far vivere nella paura l’intera comunità. Il Sindaco non fa altro che chiamarmi per avere notizie. E’ una brutta faccenda. Pensa davvero che si tratti di un serial Killer? Secondo lei, perché agisce in questo modo? Come sceglie le vittime?
Commissario, capisco benissimo che in questo momento abbiamo gli occhi addosso, ma sinceramente gli elementi che abbiamo in mano sono veramente pochi. Non posso darle risposte precise. Abbiamo davanti una persona, presumibilmente un uomo, che non lascia tracce. Uccide le sue vittime in maniera diversa e procede ad amputazioni di diverso tipo. Sono molte le domande a cui dobbiamo dare risposta. Forse, troppe. L’unica traccia che abbiamo, e che ci fa pensare al serial killer è la scritta “il fumo uccide”. Cosa significa? Abbiamo a che fare con un fumatore incallito uscito di testa in seguito alla campagna antifumo che quegli ipocriti del Governo stanno portando avanti? Abbiamo un nuovo Savonarola? O un nuovo dolciniano che ritiene di combattere il fumo uccidendo fumatori e non ? Poi, perché al primo ha asportato i polmoni ed al secondo la mano destra? Il Killer potrebbe essere un medico, un veterinario, un macellaio. Insomma, chiunque. Poi, altro particolare da non sottovalutare, le vittime non si conoscevano. Defenu, viveva tra il suo tabacchino e la sua abitazione. Unica compagnia il gatto. Cosa aveva da nascondere? Cosa poteva scatenare la furia omicida?Cosa nasconde il suo passato?
E della seconda vittima, che mi dice? Chi era Marco Ferri?
Marco Ferri era fondamentalmente un drogato. La sua droga era il gioco. Per le carte ha mandato a monte un matrimonio e la carriera. Come medico era bravo ma a causa del gioco aveva sempre meno pazienti. Per il resto niente. E anche qui gli interrogativi sono numerosi. Perché gli ha amputato la mano destra? Ha un significato particolare? Perché non la sinistra?E ancora, dalla posizione del corpo ma soprattutto dall’espressione del viso possiamo ipotizzare che conoscesse il suo assassino. Così come Defenu. Quindi l’unica cosa certa è che entrambe le vittime conoscevano il loro carnefice. Stiamo indagando in questa direzione, nella speranza di riuscire a trovare qualche traccia del passaggio del nostro uomo nella vita dei due disgraziati.
Bene Ispettore, non mi resta che augurarle buon lavoro. “Stronzo, datti da fare che il mio culo inizia a bruciare…”
Grazie Commissario. “Lo stronzo sei tu, se fallisco per me sarà un fallimento ma per te sarà la fine della carriera”.

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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

EINAUDI

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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