Oggi ho scritto un’email.
Ho chiuso, così, un rapporto d’amicizia che consideravo importante, ma che solo io, però, ritenevo tale.
L’amicizia è una sorta di contratto che viene stipulato tra due anime, che si impegnano ad alimentare il sentimento e la fiducia reciproca.
Così non è stato.
Ha incontrato l’amore, o comunque una persona con cui condividere la propria solitudine, e non ha più ritenuto necessario avere me come amica.
Io non ho alcuna intenzione, né voglia, di mendicare affetto e amicizia. Merito molto di più.
È meglio essere soli che sentirsi soli.
Mi sento il cuore pesante. È stata una decisione sofferta, ma necessaria.
Mi dava fastidio sentirmi considerata come una semplice conoscenza, dopo che, per anni, sono stata la persona su cui poter contare per non cadere in depressione. Abbiamo condiviso anni di confidenze e di presunto affetto, anni di risate, di passeggiate al mare e di visite alle città.
Ora mi sembra che sia andato tutto in fumo. Anche il ricordo.
Sono triste e nello stesso tempo arrabbiata per questa conclusione. Sono convinta, comunque, che la mia uscita dalla sua vita, sia stata quasi una liberazione. Ritengo che negli ultimi tempi il suo esserci, fosse dovuto ad un’imposizione che si faceva in nome di un affetto ormai passato.
Goodbye my friend.
Chiudo la porta e giro la chiave.
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gianor1 il 13/01/11 alle 09:05 via WEB
Ho sempre pensato che la fine di un’amicizia sia paragonabile alla fine di una storia d’amore: scelta da uno per lo più, subita dall’altro, è sempre un evento doloroso, che passa attraverso una serie di sentimenti diversi: collera, odio, risentimento. Chi viene deluso, ferito o tradito da un amico vive l’accaduto come una deriva personale, perché vede fallire un legame nel quale aveva investito emotivamente, in cui credeva e che magari durava da tempo. Un elemento essenziale per non essere troppo vittime dell’evento è la comunicazione, che permette di dare un senso a quello che si sta vivendo. Bisogna accettare l’idea del cambiamento come una prova del fuoco, che ci afferra e ci trasforma, mettendoci su un nuovo cammino, più conforme a quello che siamo in profondità. Un’occasione per avviare un processo di maturazione personale, costruito sulla fiducia in sé, uscendo dall’idea della colpa e della colpevolezza, per entrare in quella di esperienza condivisa. Che si è conclusa per lasciare spazio ad altre nuove esperienze, invitandoci comunque a dimenticare la sconfitta.
Ma non la lezione che ci è stata impartita. Chiudi la porta ma non girare la chiave, dai la possibilità che altri possano aprirla. Un caro abbraccio. Gian
(Rispondi)
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Inviato da: cassetta2
il 26/09/2020 alle 20:23
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il 28/02/2015 alle 13:37
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il 28/04/2012 alle 09:08
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il 30/12/2011 alle 13:20
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il 22/12/2011 alle 18:21