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Post n°5710 pubblicato il 19 Dicembre 2011 da cile54
Eternit, patto col diavolo I balconi di Casale Monferrato sono tappezzati di bandiere italiane recanti la scritta: "Eternit: giustizia!". Migliaia di drappi, spesso listati di nero, che raccontano un lutto in famiglia. Un padre, una madre ed anche un giovane figlio ammalatosi recentemente. Il mesotelioma pleurico continua ad uccidere in questa cittadina poco distante da Alessandria, dove le vittime accertate sono già migliaia ed altre se ne aggiungeranno in futuro. Ma da ieri i casalesi hanno un motivo in più per soffrire: il consiglio comunale ha approvato l'atto di indirizzo con cui mette la giunta nella condizione di accettare il risarcimento di 18,3 milioni offerto dalla Eternit. La seduta, a tratti drammatica e più volte interrotta dalle proteste di migliaia di cittadini che si sono raccolti sotto le finestre del palazzo del Comune, è durata sei ore e mezzo. L'atto di indirizzo è stato approvato con 19 voti favorevoli e 11 contrari. Accettare l'offerta del padrone svizzero Stephan Schmideheiny, uno dei due imputati, comporta il ritiro della costituzione di parte civile e la rinuncia a qualsiasi azione legale. «Ci sono momenti - ha detto il sindaco Giorgio Demezzi al termine della sofferta assemblea - in cui è difficile fare il sindaco di tutti. Ma bisogna fare delle scelte. La nostra è stata una scelta sofferta. Non siamo in malafede, non siamo avidi e non siamo assassini». I soldi, ha sostenuto il sindaco di Casale Monferrato verranno impiegati in bonifiche, ricerca e lavoro, dando incentivi alle aziende che vogliono investire a Casale creando così posti di lavoro. «Questo non vuol dire abbandonare i cittadini o le vittime - ha aggiunto Demezzi - noi continuiamo comunque a essere parte civile del processo di Torino nei confronti dell'altro imputato, Louis De Cartier». Il quale, però, non ha mai aperto nessuna trattativa a differenza di Stephan Schmideheiny. Per chi ha vissuto la vicenda ThyssenKrupp, sette uomini arsi vivi a causa della volontà dei dirigenti della multinazionale tedesca che con dolo tralasciavano investimenti nella sicurezza dell'impianto, la scelta del consiglio comunale appare forzata. Il Comune di Torino aveva provato con la multinazionale tedesca la stessa strada del consiglio comunale di Casale Monferrato, ma a furor di popolo fu trascinato in tribunale e qui ottenne un ingente indennizzo economico, superiore ad ogni previsione. Queste "fughe" dei consigli comunali dai loro doveri etici sono dovuti al terrore che le multinazionali che spadroneggiano nel nostro paese senza alcun controllo possano "offendersi" e delocalizzare ulteriormente le produzioni. Un ricatto silenzioso. Alle due e mezza di notte Romana Blasotti Pavesi, presidente di Afeva (che ha perso, uccisi dall'amianto, diversi parenti tra cui il marito e una figlia) ha preso la parola definendo «una vigliaccata» l'offerta di Shmidheiny. Bruno Pesce, anche'egli di Afeva, non trova pace: «Il problema è che in questo modo si forniscono oggettivamente delle attenuanti alla Eternit e per chi ha subito una perdita questo non è giustificabile. Noi continueremo la nostra battaglia per la giustizia e la ricerca non dimenticando la partita delle bonifiche che è ancora tutta aperta». La rabbia così ha preso il posto delle lacrime, ed è esplosa con una dura contestazione. Sindaco e consiglieri di maggioranza hanno bollato chi schiumava indignazione come «gente venuta da fuori» e giornalisti che «stavano caricando la situazione». La folla è stata contenuta a stento da poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa. Un breve lancio di monete ha accolto i consiglieri comunali quando sono usciti a spiegare la loro decisione alla folla. Il patto con il diavolo siglato a Casale Monferrato apre una profonda ferita nei confronti della politica, ormai vista solo più come mera esecutrice di voleri lontani dal bene comune e ancor più dalla giustizia. Il celebre comitato d'affari della borghesia ha quindi ben operato a Casale Monferrato. La sentenza di primo grado è attesa per il prossimo 13 di febbraio. Entrambi gli imputati rischiano venti anni di carcere qualora vengano accettate le richieste del pubblico ministero Raffaele Guariniello. L'accusa, come nel caso dei tedeschi delle ThyssenKrupp, è di omicidio volontario.
Maurizio Pagliassotti 18/12/2011 |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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