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Post n°5790 pubblicato il 04 Gennaio 2012 da cile54
TERRORISMO DALL'ALTO TRAMITE EQUITALIA Una busta contenente un proiettile, destinata al direttore di Equitalia a Torino, è stata intercettata nel tardo pomeriggio di ieri nel centro di smistamento delle Poste Italiane di via Reiss Romoli, a Torino. Gli impiegati si sono insospettiti tastando la lettera e hanno chiamato la polizia. All'interno c'era anche un biglietto, che riportava soltanto la firma «Anarchia». Abbiamo già affrontato il fenomeno delle “buste terroristiche”, e come giudizio generale non possiamo che ribadire la nostra opinione: si tratta di “terrorismo dall'alto”, ovvero opera di centri di potere. Non di qualche sbandato in cerca di una stagione irripetibile. Ma dobbiamo notare come una precisa area dei media – quella schierata a sostegno del governo Monti “senza se e senza ma” - stia facendo levitare una campagna “antiterroristica” che sa molto di operazione costruita a tavolino, mescolando topos antichi (presi di peso dalla retorica “emergenziale” degli anni '70-'80) e sragionamenti tutti contemporanei. Anche la sortita di Beppe Grillo, a un primo sguardo pseudo-ragionevole (“bisogna capire le ragioni oltre che condannare”), porta acqua alla campagna di cui Dario Di Vico, con “l'analisi qui sotto riportata, assume la “direzione politica”. Grillo è un personaggio che non ci piace, un confusionario a metà strada tra il cabaret e l'azione politica, qualunquista per definizione e populista come tanti altri cresciuti durante l'egemonia culturale berlusconiana. Il suo intervenire è quasi sempre un “rafforzare il potere” dando l'impressione di contrastarlo. Che Equitalia sia un pezzo di Stato - delegato al “recupero crediti” forzoso, con metodi così sbrigativi da ricordare quelli dei “cravattari” - non c'è dubbio. Che l'ostilità popolare, interclassista come mai in queso caso, abbia individuato questo pezzo come il moderno “sceriffo di Nottingham”, anche. Ostilità motivata, argomentata e sacrosanta. Che invece da qui abbia preso le mosse una “campagna terroristica” fatta di buste, noi pensiamo di poterlo contestare radicalmente. Le ragioni le abbiamo esposte in più editoriali (“Aria di provocazione”) e ci vengono confermate proprio dalla teoricamente opposta “campagna antiterroristica”. Non ci piace affatto questo gonfiare i pericoli inesistenti. Sappiamo per esperienza che quando il potere (di cui certo il Corriere della Sera fa parte a pieno titolo da oltre un secolo) “esagera” con l'allarmismo, ha un obiettivo preciso: anticipare e impedire il sorgere di un movimento di massa che risponda alla crisi e non intende pagarne il prezzo. I metodi che il potere è solito usare, specie in questo paese, sono molto noti, stra-usati e li vediamo in azione anche oggi. Vanno dalle azioni violente senza possibilità di attribuzione certa (come la busta esplosiva che ha ferito il direttore generale di Equitalia e altre simili spedite a vari indirizzi), e quindi quasi sempre attribuite a sconosciuti “anarchici insurrezionalisti”. Fino all'impiego di agenti infiltrati in situazioni di movimento (da Mario Merlino in poi...), oppure anche dall'incentivazione di gruppi neofascisti “né di destra né di sinistra”. Un armamentario complesso, facile da descrivere come tipizzazione, ma sempre difficile da riconoscere “in situazione”. Specie quando, come oggi, ciò che si muove sul terreno antagonista è spesso privo di memoria storica, esperienza pratica, diffidenza politica. Dante Barontini 03/01/2012 |
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Roma, 12 maggio 1977
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