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Post n°6115 pubblicato il 17 Marzo 2012 da cile54
RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO: LA PRIORITA' E' CREARE LAVORO E NON "REGOLAMENTARLO" La prossima settimana, il prossimo martedì, ci sarà il prossimo incontro del tavolo per la riforma del mercato del lavoro. Se sono rose, con molte, troppe spine, si vedrà. Il lavoro che continua a non esserci sarà regolato da nuove regole che renderanno più deboli i lavoratori che un lavoro ancora ce l'hanno, senza per questo creare nuovo lavoro per coloro che sono fuori dal lavoro. Questa riforma è fatta su misura non per favorire lo sviluppo e la ripresa della crescita economica ma per mettere il governo Monti in condizione di relazionare alla tecnocrazia neoliberista di Bruxelles sullo stato di avanzamento del piano di parziale destrutturazione del sistema dei diritti dei lavoratori e dei cittadini per quanto riguarda il welfare. L'art.18 sarebbe molto probabilmente privo di interesse nel quadro della recessione che attraversa l’Italia, se il governo Monti non dovesse rendere conto alla tecnocrazia di Bruxelles. Non a caso, quando nel mese di gennaio fu condotta un’inchiesta fra le imprese italiane sui problemi che bloccano la crescita, il 99 per cento indicò diverse cause, e nessuna l’articolo 18. (*) Il disegno di sottrarre ai lavoratori i diritti non porterà di per sè occupazione e migliori condizioni di vita e di lavoro ai giovani, ma aumenterà il disagio sociale in ragione della falcidia dei lavoratori anziani ancora lontani dalla pensione che saranno messi alla porta con licenziamenti per "ragioni economiche". Le condizioni di vita nel lavoro, all'uscita del tunnel della crisi la cui lunghezza ci è ignota, verosimilmente saranno peggiori. La stessa gestione dei rischi in materia di salute e sicurezza sul lavoro subirà un drastico peggioramento qualitativo. I sintomi sono già presenti : abbiamo visto oggi stesso una bozza di capitolato di un appalto pubblico che metteva i costi della sicurezza ( dalla formazione ai DPI) nel computo del costo orario del lavoratore da esporre alla gara al massimo ribasso... Non è difficile rilevare la regressione culturale di chi affronta i problemi con questo approccio. Se questo è l'orizzonte che ci attende occorre reagire e rompere lo schema mentale neoliberista che ha ormai coinvolto anche chi dovrebbe rappresentare gli interessi dei lavoratori e non dei manager pagati 500 volte lo stipendio di un lavoratore. E' sempre più necessario un indirizzo di politiche di governo diverso che assumano come priorità le vere grandi opere che sono necessarie per il futuro ( non la TAV della ValSusa, un buco in una montagna che rimarrà vuoto per molti anni): 1) straordinari investimenti per riqualificare in tempi ragionevoli il sistema scolastico e universitario e il sistema di ricerca pubblico - privato in tutti i suoi aspetti al fine di renderlo competitivo e in grado di produrre innovazione in tutti i campi; 2) interventi sul territorio ai fini di combattere l'entropia accelerata dai processi out of control di sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili. Politiche che favoriscano per davvero le forme autentiche di green economy; rafforzamento delle infrastrutture di trasporto pubblico territoriali; 3) Ricerca di nuove modalità di organizzazione sociale tese allo sviluppo delle capacità di autogoverno e di autoregolazione delle comunità locali per quanto attiene il governo del territorio. ecc; La necessità di uscire dall'emergenza, dalle decisioni prese dalle élites tramite le tecniche della choc economy, il bisogno del ritorno della democrazia sostanziale regolata tramite il governo della complessità delle relazioni tra rappresentanze sociali e politiche: queste sono le cose di cui abbiamo bisogno come dell'aria che respiriamo. Queste cose non le possono dare il Presidente Monti e l'arcigna ministro Fornero, sono da conquistare con la partecipazione intelligente dei cittadini alla cosa pubblica. Gino Rubini |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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