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Post n°6147 pubblicato il 24 Marzo 2012 da cile54
"Madamina il catalogo è questo" Ecco venti buone ragioni per difendere l’articolo 18. Sono state stilate dai “lavoratori autoconvocati” in vista delle proteste contro la cosiddetta riforma del Mercato del lavoro. Si tratta di venti “ragioni reali” che chi vive la realtà dell’azienda tutti i giorni ha perfettamente presenti in quanto le vive sulla propria pelle. Del resto, basta leggere i verbali dei procedimenti giudiziari o le testimonianze dei lavoratori.Mai e poi mai, e questo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dovrebbe saperlo bene se è arrivato ad occupare la carica che ha, la motivazione al licenziamento è “diretta”, ovvero riguarda le motivazioni reali. Lo sanno bene i giudici che sono i soli ad entrare nelle pieghe delle storie. Questi sono i "venti casi-tipo" che caratterizzano i licenziamenti in Italia. 1) Sciopererai; 2) Sei donna e vuoi fare figli; 3) Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative; 4) Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo; 5) Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (e con l’allungamento dell’età lavorativa è ipotesi certa); 6) Sei “antipatico” al datore di lavoro o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti; 7) Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza; 8) Rivendichi la dignità di lavoratore; 9) Sei politicamente scomodo; 10) Non ci stai con i superiori; 11) Contesti l’aumento del ritmo di lavoro; 12) Ti iscrivi ad un sindacato combattivo e conflittuale; 13) Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro; 14) Hai parenti stretti con gravi malattie o problemi familiari e hai bisogno di lunghi permessi; 16) Non sei più funzionale alle strategie aziendali; 17) Reagisci male alle offese di un superiore; 18) Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario; 19) l'azienda per cui hai dato una vita di lavoro non ha più bisogno di te; 20) l'azienda per cui lavori vuole arbitrariamente alleggerirsi il peso del costo del lavoro senza dover dichiarare uno stato di crisi. Fabio Sebastiani 24 marzo 2012
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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