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Indagine Istat: il 65% è poco o per niente d’accordo con l’idea che gli immigrati tolgano lavoro agli italiani

Post n°6666 pubblicato il 16 Luglio 2012 da cile54

Per gli italiani il lavoro degli immigrati è necessario al Paese

Secondo gli intervistati dall’Istat per la rilevazione “I migranti visti dagli italiani”, il lavoro degli immigrati è necessario al Paese. In ambito economico e di mercato del lavoro, sono più diffuse le opinioni di quanti riconoscono soprattutto i vantaggi che ne derivano. Il 63% dei rispondenti si dichiara d’accordo con l’affermazione che “gli immigrati sono necessari per fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare. Il 65% è poco o per niente d’accordo con l’idea che gli immigrati tolgano lavoro agli italiani. “In generale, dunque sembrerebbe prevalente l’opinione per cui il lavoro degli immigrati va a sostituire la forza lavoro locale sulle mansioni evitate dagli italiani- si legge nel rapporto – mentre è meno diffusa l’idea di una vera e propria rivalità tra italiani e immigrati sul mercato del lavoro. L’opinione rispecchia la realtà del nostro Paese con un mercato del lavoro molto segmentato”.

Si registra particolare apertura verso l’integrazione dei bambini stranieri. Sui ricongiungimenti familiari, la grande maggioranza dei rispondenti (81%) si dichiara favorevole all’arrivo in Italia dei familiari degli immigrati regolari presenti. La quasi totalità degli intervistati è favorevole all’integrazione già nelle aule scolastiche. A fronte della crescente presenza di studenti figli di immigrati nelle scuole italiane, il 93% pensa che sia preferibile distribuire gli immigrati nelle varie classi, piuttosto che raggrupparli tutti solo in alcune classi. Secondo l’Istat, questa seconda opzione “resta preferibile per un marginale 6,9%, che viene indotto a formulare tale opinione soprattutto perché nelle classi miste, a loro parere, sarebbe rallentata la didattica per le scarse competenze linguistiche dei bambini immigrati e, secondariamente, per ragioni connesse alla necessità che ogni cultura mantenga le proprie abitudini ed esigenze, e quindi conservi la propria diversità”.

15/72012

Fonte: www.redattoresociale.it

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