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Post democrazia: con Napolitano siamo entrati in una repubblica presidenziale che ambisce a diventare una monarchia

Post n°6678 pubblicato il 19 Luglio 2012 da cile54

Il Presidente e la Costituzione

Secondo il palazzo politico e mediatico, il Presidente della Repubblica nel suo ricorso alla Corte Costituzionale contro i giudici di Palermo avrebbe agito per difendere la Costituzione Repubblicana.

Facciamo un breve riassunto. Dal novembre dell'anno scorso abbiamo un governo di emanazione presidenziale, che fonda il suo programma su una lettera che due banchieri, Draghi e Trichet, inviarono al governo Berlusconi nell'agosto precedente.

Sulla base di quel programma sono state scardinate le pensioni, abolito l'articolo 18, stabilito un regime di austerità che ha portato l'Italia alla più grave crisi economica del dopoguerra. Sono state cancellate definitivamente le autonomie locali, vincolate al patto di stabilità, mentre si annuncia la vendita all'incanto dei beni pubblici e si è tentati di  abolire 25 aprile e Primo Maggio.

Infine è stata cambiata la Costituzione formale nell' articolo 81, con l'obbligo del bilancio in pareggio, che non casualmente i padri costituenti non avevano inserito.

D'altra parte questa scelta ha semplicemente introdotto nella nostra Carta un articolo contenuto in quella tedesca. Così pure il parlamento si prepara a votare il fiscal compact, cioè l'adesione ad un patto leonino che ci vincolerà per venti anni nella riduzione del debito pubblico, con costi economici e sociali insopportabili.

Tutte queste scelte sono state esplicitamente pretese e sostenute dal Presidente della Repubblica. Che non solo ci ha abituato ai suoi interventi su qualsiasi tema di governo, ma recentemente si è spinto anche oltre.

Giorgio Napolitano infatti ha recentemente affermato che chiunque governi dopo le prossime elezioni, sarà tenuto a continuare il programma di Monti. Il programma del suo governo.

Così siamo entrati in una repubblica presidenziale che ambisce a diventare una monarchia. E si capisce perché, allora , lo stesso Napolitano sia giunto a chiedere la convocazione di una assemblea costituente.

Ora, dopo questo metodico smantellamento della costituzione materiale e di quella formale, improvvisamente si scatena un sussulto in difesa della nostra carta. Sono i giudici di Palermo impegnati sul fronte della mafia, sono loro che minacciano la Costituzione.

Non è nuova questa particolare sensibilità costituzionale, e' la stessa che fu di Craxi e Berlusconi, di cui nel passato l'attuale Presidente fu noto estimatore.

Giorgio Cremaschi

[redazione del sito www.rete28aprile.it ]

18.7.2012

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