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« Questa politica che non ...Questa politica che non ... »

Questa politica che non vuole salvaguardare le vite umane, neppure quelle dei giovanissimi che sono il futuro della società

Post n°8204 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da cile54

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Strazianti pagine di una madre che ha perso la figlia morta per infortunio sul lavoro

Dopo una notte insonne, abitata da fantasmi e attraversata da anime vere (qualcuno ha posato lievemente la sua mano sulla mia spalla ... eri tu, amore mio? io l'ho sperato ...), stamattina ho raccolto il cuore in fondo alla scala ... mi ha chiesto di farlo, di non lasciarlo lì, anche lui aveva bisogno di caffè.

L'ho raccattato svogliatamente e, ago e filo alla mano, l'ho ricucito alla meglio, perchè purtroppo devo sopravvivere.

Ed ecco un nuovo giorno.

Quanti nemici in agguato, primi fra tutti i pensieri, ormai inchiodati attorno a una sagoma che un lanciatore di coltelli di provata capacità colpisce, ad uno ad uno, provocando la deflagrazione della mia mente, già sconnessa da altri circuiti neuronali che non siano quelli che, in qualche modo, mi conducono a te.

E poi i suoni, quelli che si sprigionano nell'aria, come i miagolii dei gatti randagi della nostra colonia, l'allegro vociare dei bimbi che giocano nel prato, il ronzio di qualche aereo alto nel cielo, e quelli che restano sospesi in un mondo a parte, le cui porte di accesso sono precluse a chi ancora non ha avuto in dotazione le ali.

Suoni che mi arrivano con violenza, nel più assoluto silenzio, dalle pareti di casa, dalla rassicurante atmosfera di una chiesa, dalle tue parole scritte ovunque, sulla rubrica telefonica, sui fogli appesi in ogni spazio libero, nella tua camera, sulle antine del bagno. dietro le ante dei pensili della cucina e dei tuoi armadi, ciascuno con un pensiero per me o una riflessione per te.

E poi ... poi ci sono i colori, primi fra tutti gli azzurri, che i miei occhi non riescono più a trattenere, perché un azzurro diverso, lasciato da Giotto in qualche angolo di paradiso, perché una pennellata lo depositasse, settecento anni dopo, nei tuoi occhi, li respinge, quasi volesse difendere il suo diritto ad essere l'unico colore amato e protetto da quella mamma di cui talvolta rivendicavi la proprietà, sbottando: "chissenefrega dei tuoi figli web (perché ero la mamy dei ragazzi nella chat di rossifumi, li ascoltavo, raccoglievo le loro confidenze, davo loro consigli), tu sei la mia mamma, mia e di nessun altro" ... eri gelosa e, se te lo facevo notare, mi rispondevi con un perentorio "sì!". In quel momento, il mio cuore prendeva il volo, in un'esplosione di felicità, mentre mi abbracciavi forte.

Volevi davvero tanto bene alla tua mammina, e ti piaceva così, con le sue stranezze, la sua irruenza, le sue fragilità ... perché tu vedevi solo la sua anima e il suo grande amore per te, quello che tu sapevi essere solo tuo, perché nessuno aveva il diritto di insidiarlo.

Ti amo sempre tanto, troppo per riuscire ad andare avanti senza di te.

la tua mammina per sempre

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Sono disperata, amore, mi sento male per quanto mi manchi e mi mancherai. Odio la nostra casa perché è senza di te, ma non riesco ad allontanarmi troppo perché questa casa ti ha visto nascere, crescere, giocare, piangere, ridere, studiare, ballare, cucinare, impastare i tuoi famosi biscottini ... io ti vedo mentre fai tutte queste cose e mi si chiude la gola, il cuore si ferma, il pensiero corre là, sempre là. ti vedo salire velocemente una scala a pioli, vedo che posi il tuo zainetto, un'altra scaletta, e poi un un balzo ... ecco, hai raggiunto la superficie dell'edificio, osservi l'esposizione solare, prendi misure e appunti, fai fotografie e poi ... e poi non saprò mai qual è stato il tuo ultimo pensiero, la tua ultima parola, ma so per certo quale sarà la mia ... Amore mio!

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Amore mio,

è stato un brusco risveglio quello di stamani, la scia naturale di un brusco momento che ha reso la mia notte un tormento.

Barriere del cuore spalancate, difese della ragione azzerate, pensieri in libertà in una gara a chi salta gli ostacoli più alti ... e, ad ogni salto, un'istantanea del dolore, tanto per non perdere le tracce del filo spinato su cui cammino, che non so quando avrà fine.

Scendo un cucina a farmi il caffè e ... lui è lì, mi guarda e, come ogni cosa che ho attorno e nella mente, mi dice silenziosamente che è inutile rincorrere un miracolo che non potrà mai accadere ... tu non torni più.

La disperazione porta a una tale follia dei sentimenti, che riesce ad alimentare l'assurda speranza di cancellare gli eventi.

E' una follia intermittente, che alterna il sogno impossibile all'inequivocabile realtà.

E a niente serve mantenere intatto l'ambiente ... tutto come allora, come in quell'ultimo giorno nella tua casa ... ogni cosa nello stesso posto in cui tu l'hai vista, quel mattino, prima di aprire la porta per andare incontro a una giornata che avrebbe dovuto essere come tante altre e che, invece, nascondeva un insidia mortale ... un appuntamento col destino che non potevi conoscere e di cui non avresti potuto scorgere la maschera ... un carnefice subdolo e silenzioso, sotto il cielo terso del Salento, fatto di incoscienza, di incuria, di disonestà, nascoste ai tuoi occhi da una apparente regolarità.

Chissà se saresti rimasta a casa, se solo avessi potuto immaginarlo ...

Si dice che siamo noi gli artefici del nostro destino (quante volte l'ho scritto e tradotto in immagini nei miei lavori), ma è così solo per ciò che dipende dalla nostra volontà ... non vale, però, per le fatalità, non vale soprattutto per la morte!

La morte non può essere presa in contropiede, non cede a nessuno il suo unico diritto, quello di fermare la vita ...

E, così, quella mattina, hai varcato la soglia di casa, lasciando inconsapevolmente dietro di te solo il tuo splendente ricordo, e portando con te tutta la tua vita ... lo zainetto con gli strumenti di lavoro, quel lavoro per cui tanto hai studiato e ti sei sacrificata, la borsa azzurra che ti avevo regalato, dove erano protetti i tuoi affetti, il borsone della pallavolo, per l'allenamento a cui saresti mancata, pesante di venti tre anni di amore e fatica per il tuo sport, di tenacia, di sudore, di traguardi vittoriosi e di dolorose sconfitte, di ossa rotte e muscoli strappati, di chilometri e chilometri macinati, di allegria e di amarezze ...

insieme a tutto questo, l'ultimo gesto d'amore tangibile della tua mamma ... quel vaso di vetro col passato di verdura che avevo preparato per te, la sera prima, perché tu non faticassi, al tuo rientro nella notte, per prepararti qualcosa di caldo per la cena.

Quel vaso ... l'ho preso disperata dalla tua macchina sabato 2 ottobre 2010 ... l'ho accarezzato, baciato, stretto al mio cuore, prima di posarlo in cucina, accanto ai fornelli.

Oggi è sabato 2 febbraio 2013, sono passati ventotto mesi da quel sabato ... il tuo passato è ancora lì ... e continua a dirmi, silenziosamente, che tu non puoi tornare.

Il mio immenso amore per te continua a trascinarmi in una dimensione surreale, dove l'unica realtà è la tua assenza ... e mi fa tanto, tanto male.

 

luglio

E mentre la gente si muove, si prepara per il primo appuntamento, d'amore o di lavoro,

si diverte, acquista una casa, si sta imbarcando per una vacanza, si sdraia sulla sabbia davanti al mare, va a ballare, si incontra per un aperitivo o una pizza, si allena in palestra, a piedi o in bicicletta, inizia una partita di pallavolo o una faticosa salita, fa un test di gravidanza, gioisce per un figlio appena nato, porta in gita i bambini, progetta il domani ... io respiro, ma non vivo.

Eri tu il mio primo appuntamento, che faceva battere forte il cuore; eri tu la mia casa, che mi faceva sentire protetta e amata; eri tu la mia vacanza, che dava ristoro al mio corpo

e al mio cuore stanchi per i quotidiani affanni; eri tu il mio tango, che ballavamo all'unisono, muovendo i nostri passi al di sopra di schemi abituali; eri tu il mio aperitivo e

la mia pizza, che mi permettevano, per una sera, di non cucinare; eri tu la sabbia davanti al mare, dove passeggiavo per riempirmi il cuore di azzurro, l'azzurro dei tuoi occhi e della tua anima;

eri tu le mie partite da vincere, con tanta fatica, ma con la soddisfazione di averti regalato una medaglia; eri tu le mie salite da affrontare, con la gioia di arrivare a un traguardo che illuminava il tuo viso; sei stata tu il mio test di gravidanza, con tutti quei salti che non riuscivo a trattenere quando un puntino mi ha annunciato che non ero più "solo io";

eri tu la mia prima e unica figlia, il mio respiro, il mio domani, la mia vita ...

eri tu tutto quello che avevo.

tu eri tutto per me, amore mio.

------------------

Tu lo sapevi, amore mio,

mi conoscevi bene, lo ripetevi sempre che la tua mamma non avrebbe mai potuto vivere senza di te ... eppure, c'è chi è in grado di interpretare i tuoi attuali desideri, che vanno tutti in direzioni opposte.

Qualcuno ha scritto che io non ti amo perché non ti lascio libera di fare il tuo percorso, che il mio è solo egoismo, disperazione ... qualcun altro mi invita ad avere coraggio, perché è troppo facile gettare la spugna. Qualcosa non mi quadra.

Sarei un'egoista solo perché ho un unico, disperato bisogno, quello di riavere una cosa mi appartiene, che ho fatto io con il mio sangue, il mio amore, il mio impegno, la mia totale dedizione e non sono disposta a trasformare questo bisogno nell'accettazione di un fatto che è, di per sé, un sopruso del destino? Non sono disposta, per natura, a tollerare la più piccola ingiustizia ... figuriamoci la violenza della tua morte!

Dovrei sedare la mia angoscia centellinando attimi di quei ricordi che ti sei portata via col tuo cielo negli occhi, il tuo sorriso, i tuoi lunghi capelli, la tua anima splendente?

L'egoismo è la concezione per cui gli esseri umani sono sempre motivati dai propri interessi legittimi ... tu non eri, per me, un interesse legittimo? E non è legittima la mia disperazione, quella che mi toglie il respiro appena mi sveglio la mattina e mi fa solo venire voglia di non esistere?

L'unico percorso che con forza ti avrei impedito di seguire era quello che si è fermato con te sul filo dell'incoscienza di chi non si è fatto scrupolo di mettere in pericolo la tua vita. Non ce ne sono altri che io ti posso impedire.

E che bisogno ho di essere coraggiosa? Il coraggio serve a lottare per qualcosa, per superare gli ostacoli che intralciano un cammino, un sogno; ne ho avuto tanto di coraggio, ma adesso? non ho più un cammino, hanno calpestato il mio sogno, a cosa dovrebbe servirmi il coraggio? a far contenti quelli che pensano di conoscere quali sono i desideri dell' Aldilà?

Il mio desiderio era quello di poterti sempre tenere vicina al cuore, come quando eri piccina ... non ho comperato né carrozzine né passeggini, ti portavo sempre in braccio, portavo sul cuore la mia felicità.

Il nostro desiderio, semplice e istintivo, era quello di essere sempre sulla stessa lunghezza d'onda, un'onda mossa da un amore che non si può comprare con la carta di credito ... ecco, forse sta proprio qui il busillis ... credere che si possa vivere di un surrogato di Amore.

www.cadutisullavoro.blogspot.com

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