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Pisa (Italia). Zakir ucciso da un pugno di un ubriaco italiano. lavorava in un ristorante, in Italia da 5 anni e da 2 assunto

Post n°8790 pubblicato il 17 Aprile 2014 da cile54

Se la vittima è migrante l'allarme violenza non fa notizia

Ieri a Pisa le serrande dei negozi del centro erano in parte abbassate, chiuse per lutto. Negozianti stranieri e italiani. In molte erano affissi cartelli in cui si chiedeva giustizia e sicurezza, si invocava un sostegno alla vittima chiamandolo per nome. La notte prima erano oltre in 300, soprattutto cittadini del Bangladesh, ieri notte a percorrere le strade della città per protestare contro la morte del loro connazionale, Zakir Hossain, 34 anni, cameriere in un ristorante indiano.

L’uomo era appena uscito dal posto di lavoro, stava recandosi a casa attraversando le zone della movida pisana quando secondo le prime indagini, sarebbe stato aggredito da un altro uomo, molto probabilmente italiano. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso totalmente l’accaduto, era domenica notte. Dalle indiscrezioni risulta che l’aggressore era ubriaco, che alcuni amici avrebbero tentato di fermarlo ma che questi sia riuscito a colpire al volto Zakir così violentemente da fargli sbattere il capo sul selciato causandone il decesso. C’è già chi parla anche di ritardo nei soccorsi fatto sta che il lavoratore, in Italia da 5 anni e da 2 assunto nel ristorante, lascia a casa la moglie e 3 figli. «Per la morte di Zakir i migranti bengalesi di Pisa vogliono indagini accurate e serie. «Non si può morire così, uscendo dal lavoro- ha affermato Sergio Bontempelli di Africa Insieme, anche lui in piazza – Queste persone hanno chiesto verità, e giustizia. Vogliono che i familiari del ragazzo possano entrare in Italia e seguire le indagini. A breve, probabilmente venerdì pomeriggio, sarà organizzata una manifestazione cittadina».

Intanto il corteo dopo aver sfilato in piazza Vettovaglie aveva raggiunto la Piazza dei Cavalieri. I manifestanti erano arrabbiati e determinati ma impugnavano cartelli contro la violenza e per chiedere giustizia, urlavano che non è giusto morire così. Sul movente si spera di avere presto chiarimenti, non si esclude una diretta matrice razzista del gesto ma è chiaro che in una città come tante in Italia, in cui le aggressioni verso gli stranieri sono o tollerate o comunque considerate meno gravi di quelle subite da autoctoni, la componente xenofoba, per quanto possa essere coperta dall’alcool e dalla ignoranza, esiste ed ha pervaso la coscienza di molti. Manifestare quindi è necessario come è necessario che l’amministrazione di centro sinistra, tanto zelante quando si tratta di sgomberare spazi sociali utilizzati per attività di antidiscriminazione e di inclusione, prenda seri provvedimenti.

Che non ignori quello che è un malessere alimentato dal securitarismo pericoloso per la vita di tutti i cittadini. Africa Insieme, una delle realtà più interessanti, politicamente e culturalmente più produttive del panorama antirazzista italiano, ha già messo in chiaro che su questa vicenda non intende restare inattiva. I suoi legali si metteranno a disposizione della famiglia della vittima affinché venga fatto almeno il possibile per rendergli giustizia, E sarebbe utile che a loro si unissero rapidamente le forze sane che pure ci sono nella città e che hanno portato ad una forte rappresentanza della sinistra in Consiglio comunale. Ad essere ucciso da una violenza inaccettabile è stato un lavoratore.

Il sindaco ha espresso un formale cordoglio per la vittima ed ha assicurato che si cercherà di raggiungere l’omicida. Bocche cucite in questura anche se filtra l’ipotesi che sia già stata individuata l’automobile con cui l’aggressore, che ha prima insultato e poi colpito una persona che non ha neanche provato a reagire, si è poi allontanato. Nelle prossime ore potrebbero giungere novità, è quanto chiedono gli oltre 5000 cittadini del Bangladesh che vivono e lavorano nel capoluogo toscano. Da Africa Insieme però non ritengono sufficienti i cordogli. Vogliono che il Comune si costituisca parte civile contro l’assassino e che si assuma le spese tanto per far giungere la famiglia di Zakir quanto per riportare la salma in patria. Un atto dovuto di civiltà per cui si attendono risposte concrete.

Stefano Galieni

16/4/2014 www.controlacrisi.org

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