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Post n°3624 pubblicato il 24 Luglio 2010 da cile54
"Il caso Piemonte non è soltanto una questione di tribunali, è soprattutto una cartina di tornasole del ruolo della politica" Il primo pronunciamento del Tar Piemonte su ricorsi presentati alla proclamazione degli eletti regionali ha confermato la preoccupazione in ordine alla regolarità sull’ammissione delle liste collegate al Presidente Cota, quindi sull’affidabilità del risultato. Il trasformismo non è una novità: che un capogruppo uscente, Scanderebech, eserciti le proprie prerogative per accreditare una lista in coalizione diversa da quella del suo partito; che partiti estemporanei offrano i propri consensi a questa o quella maggioranza, purtroppo, sono segni del decadimento del concetto di rappresentanza e delle politiche di alleanza. Il guaio è che con le elezioni dirette dei Presidenti e con i premi di maggioranza questi trasformismi determinano per un mandato intero chi governerà e chi risulta così premiato accampa il merito di essere stato scelto dal popolo. Il tema della sovranità popolare di questi tempi è brandito a copertura di ogni eccesso di potere e ciò dovrebbe far riflettere sulla “democrazia imperfetta”. La democrazia è tale non solo perché segue pratiche formalmente rispettose della volontà popolare (e quello piemontese non è il caso, avendo concorso liste non regolarmente depositate), ma perché si forma in un processo trasparente e informato dal principio del controllo sociale. In una situazione di costante aumento dell’astensionismo e di riduzione della partecipazione, tutti dovremmo essere preoccupati e impegnati ad ampliare i luoghi e le sedi della costruzione delle decisioni, essendo il governo della cosa pubblica un bene comune, piuttosto che enfatizzare il dominio degli eletti. Accade il contrario e chi prova a criticare il dominio di questa democrazia imperfetta è accusato di non essere abbastanza democratico e di offendere la volontà popolare che si sarebbe già espressa una volta per tutte attraverso il voto. Per la verità la responsabilità non insiste soltanto sui governanti, ma sul particolare modo con il quale nel nostro Paese ci si è rassegnati o adeguati all’esercizio della politica: il berlusconismo nasce anche da questo e la credibilità delle organizzazioni di partito risente, oltre che di errori propri, anche della disabitudine a ricercare soluzioni collettive, attraverso soggetti collettivi, ai problemi individuali. Il caso Piemonte non è soltanto una questione di tribunali, casomai questi hanno svelato gli aspetti più meschini sulla formazione delle rappresentanze, è soprattutto una cartina di tornasole del ruolo della politica. Alla vigilia del voto si è disfatta la coalizione che aveva governato, per far prevalere accordi politicisti di emanazione nazionale (il Pd e la sua rincorsa al centro), così le alleanze chiare e misurabili nel bene e nel male sui risultati ottenuti sono state sacrificate al trasformismo di nuove alleanze e questo, a sua volta, è stato punito da un trasformismo più faccendiero e domestico, quali i casi sottoposti al Tar. Ci si augura che quanto vissuto serva da illuminazione anche per la qualità della politica: non si tratta soltanto di rifare i conti, ma di usare questa opportunità per ricostruire a sinistra almeno un concetto fondamentale della democrazia: rendere evidenti i soggetti sociali e gli interessi che si intendono rappresentare ed i contenuti della rappresentanza istituzionale. Eleonora Artesio Rifondazione Comunista - Consigliera regionale Federazione della Sinistra 20 luglio 2010 (n.d.r. Eleonora Artesio, assessora alla sanità della precedente Giunta guidata da Mercedes Bresso) |
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Roma, 12 maggio 1977
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