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« Lo squallido e tragico t...Originale e lodevole ini... »

Il capolavoro di Sacconi La riforma della legge sulla sicurezza ha tagliato le sanzioni

Post n°3798 pubblicato il 13 Settembre 2010 da cile54

«Il Governo Berlusconi, ha dimezzato sia l'arresto e la sanzione, per un articolo del Dlgs 81/08, che riguardava specificamente la tragedia di Capua». Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, ha addirittura inviato una lettera al Parlamento europeo sulla depenalizzazione della sicurezza sul lavoro.

L'anno scorso il Governo Berlusconi ha avviato una "controriforma" della sicurezza sul lavoro, con il Dlgs 106/09, approvato Venerdì 31 Luglio del 2009, e firmato dal Presidente della Repubblica, appena 3 giorni dopo, cioè il 3 agosto 2009.

Il decreto, che tra le tante cose ha dimezzato le sanzioni a carico dei datori di lavoro, dirigenti, preposti, ha sostituito in alcuni casi l'arresto con l'ammenda, mentre sono aumentate (seppur di poco) per i lavoratori.

«In questo decreto - spiega Bazzoni - ci sono diversi articoli che sono incostituzionali e alcuni che violano anche direttive europee in materia di sicurezza sul lavoro. Ecco perchè ho fatto una denuncia sia alla Commissione Europea, che al Parlamento Europeo, e a tutt'oggi questa denuncia è all'esame di entrambi, con la speranza che la Commissione Europea apra una procedura d'infrazione contro l'Italia».

L'articolo modificato, recita: «Per aver consentito l'accesso dei lavoratori in pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri, senza che sia stata previamente accertata l'assenza di pericolo per la vita e l'integrità fisica dei lavoratori medesimi, ovvero senza previo risanamento dell'atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei. (...)». Questa fattispecie è ora sanzionata con l'arresto da 3 a 6 mesi (contro il doppio della pena detentiva prevista dal testo originario) o con 2500-6400 euro di ammenda mentre prima era 4000-16000 euro.

 

Intevista a Gabriele Norcia medico del Lavoro, Inca-Cgil

«Sistema a pezzi, non più in grado di prevenire gli infortuni»

 

In Italia ormai è accertato che si può morire, passami il termine, di "cisternite".

Possibile che non c'è modo di correggere queste lavorazioni che non si verifichino più fatti del genere?

La cosa drammatica è che le norme che regolano questo tipo di lavorazioni esistono dal 1955, e sono tra le più all'avanguardia nel mondo. Semplicemente, nessuno è in grado di costringere i datori di lavoro a rispettarle.

 

Quale è il nodo?

Il problema centrale è su chi vigila sull'applicazione della legge, cioè le Asl, che da un certo numero di anni sono stati svuotati delle risorse. Oggi il servizio di prevenzione e vigilanza può reamente intervenire sul 5% dei luoghi di lavoro. Per visitarli tutti ci vogliono 20 anni.

 

Provo a fare un accostamento poco corretto da un punto di vista scientifico. Mettiamo che la "cisternite" sia una malattia professionale resistente alle norme, chi dovrebbe intervenire?

Il passaggio non mi sembra così scorretto. In Italia il numero di infortuni mortali è comunque un numero ridotto rispetto alle malattie professionali. Nessuno dice che ne muoiono diverse decine di migliaia. Il sistema di rilevamento e di tutela delle malattie è di competenza dell'Inail. Questo sistema è in grado di compilare una tabella che elimina l'onere del nesso causale. Questa tabella delle malattie professionali è il punto di riferimento normativo, che deve essere aggiornato con i dati della letteratura scientifica. Esiste un sistema di feedback che può e deve funzionare. Si basa sull'opera dei medici abilitati, quelli del servizio sanitario nazionale.

 

E invece cosa accade per le malattie professionali?

C'è una norma ancora in vigore che dice che ogni medico nell'esercizio della sua professione è obbligato a segnalare la malattia, di cui viene a conoscenza, di probabile origine professionale. A fronte di un certo numero di segnalazioni la malattia viene poi introdotta nella famosa tabella. Si capisce l'intreccio con la prevenzione. Questo sistema è totalmente fallito perché i medici nella stragrande maggioranza dei casi non segnalano.

 

Nessuno però ha mai corretto questo sistema.

Un altro elemento di grave deficit è il fatto pradossale che il medico aziendale è un dipendente del datore di lavoro e non esegue le segnalazioni. C'è di più. Nella mia esperienza a Melfi e in varie regioni d'Italia ho riscontrato che il medico aziendale ha quasi sempre un ruolo nella Asl. Non lo impedisce la legge, per carità, e però questo è un elemento di grande vulnerabilità perché il medico aziendale ha tra i suoi colleghi della Asl i suoi stessi controllori.

 

Quindi, tornando alla "cisternite"?

L'Inail ha il dovere di indagare. La Procura della Repubblica, poi, e il sistema di servizio di prevenzione della Asl territoriale che fa l'ispezione sono gli altri poli che devono fare in modo che fatti del genere non si ripetano più.

 

Fabio Sebastiani

12/09/2010

leggi www.liberazione.it

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