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Analisi mirata di un blob italiota. Un partito che rappresenta un'incombente minaccia totalitaria da arginare

Post n°3861 pubblicato il 01 Ottobre 2010 da cile54

La Lega, il nuovo fascismo che avanza con Berlusconi

Intervenendo su "Il fatto", che pure si è distinto in queste settimane per una coraggiosa battaglia contro i simboli leghisti nella scuola di Adro, Massimo Fini ripropone sotto altra forma la sciagurata favola dalemiana della Lega come "costola della sinistra". Lo fa con l'articolo "Lega, tutto da buttare?" del 25 settembre, in cui invita a non «continuare ottusamente a demonizzarla» ma a «inserire un cuneo fra Lega e Pdl» dialogando con Bossi che, tempo fa, davanti a una pizza (napoletana?!), gli ha confessato di essere più «di sinistra» che di destra. Raccomandazione superflua. E' stata infatti proprio l'illusoria speranza di dialogare con la Lega che ha spinto la sinistra, in tutti questi anni, ha lasciarle fare e dire tutto, declassando a folklore gli ululati, le iniziative e i gesti secessionisti e fascisti fino a trovarci impestati da soli delle alpi.

 

Il mito "popolare"

Per invogliarci a dialogare, Massimo Fini assicura che la Lega ha fior di "quadri" e che uno, Maroni, è «un ottimo ministro dell'interno». Peccato sia quello che dovrebbe ordinare al suo compare di togliere i simboli leghisti dalla scuola di Adro e non lo fa, vedendo meno a un suo preciso dovere istituzionale. E peccato, prima ancora, che sia quello che ha organizzato i respingimenti in mare rendendosi complice della tortura e della morte di centinaia forse migliaia di profughi; che ha preso le impronte ai bambini rom; che sta adesso adoperandosi per poterli deportare in massa. Ma anche l'osceno razzismo leghista, che Fini chiama pudicamente "xenofobia" (parbleu!), sarebbe un effetto dell'alleanza col Pdl. Secondo Fini l'alleanza con Berlusconi ha costretto Bossi ad abbandonare le idee-forza delle origini (la lotta ai "parassiti" romani, "l'antimperialismo" alla serba, il federalismo forte delle macroregioni di Miglio), e a dover ripagare in qualche modo la base delusa prendendosela con i migranti. Diviso dal Pdl, Bossi potrebbe "decelerare" anche sulla xenofobia. Questa idea, di una Lega "popolare" e "razzista" solo in modo strumentale e occasionale, per ragioni elettorali, va presa in esame perché è diffusa anche a sinistra. Ma è totalmente falsa.

 

La realtà razzista

In primo luogo bisogna dire che anche le «idee delle origini», come le chiama Fini, erano strumentali patacche e polveroni sollevati da avventurieri politici e da un "popolo grasso" (formato in buona parte da evasori fiscali, ladri di quote latte, sfruttatori del lavoro nero) al fine di nascondere il loro unico obiettivo: utilizzare la crisi dei partiti della prima repubblica per conquistare il potere sul territorio e «impadronirsi della cassa» (dalle entrate fiscali alle banche). In secondo luogo, proprio per far passare questa rapina come un diritto e una causa "nobile" su cui raccogliere anche consensi popolari e operai, la Lega aveva e avrà sempre bisogno di un'ideologia che capovolga la realtà accreditando il mito di una "nazione padana" unita da interessi comuni (padroni e operai), portatrice di valori «superiori» ma «oppressa» dai non-padani. Questa visione mistificante e razzista è quindi elemento costitutivo del leghismo: lo dimostra il fatto che prima di fare campagna elettorale sulla pelle dei migranti la Lega l'ha fatta su quella dei "romani" o dei "meridionali" (e ancora oggi la fa chiedendo corsie privilegiate per i "padani" nell'esercito, nella scuola, nell'assegnazione degli alloggi).

 

Il leghismo è un totalitarismo

Un tale razzismo identitario è tanto più pericoloso in quanto non gli corrisponde nessuna nazionalità realmente esistente e, tanto meno, oppressa. La Padania, a differenza della Corsica o dei Paesi baschi, non esiste; non è una società con una propria storia e cultura, e perciò articolata al suo interno in ceti, classi, partiti differenti o contrastanti fra loro. La Padania, esistendo solo nella mente dei leghisti, si identifica con la Lega e, viceversa, chi non è leghista è anti-padano (vi ricorda qualcosa?). Partito e nazione coincidono, i simboli dell'uno sono quelli dell'altra: come nel nazismo e nel fascismo. Come a Adro e nei comuni intorno, che hanno marchiato coi "soli delle alpi" strade, ponti, case. La Lega non è un partito con cui "dialogare", dividendola da Berlusconi. La Lega è il nuovo fascismo che avanza servendosi del berlusconismo e della sua crisi. E' una incombente minaccia totalitaria. Lo ha capito bene la Chiesa che ha ottimo fiuto per i partiti in ascesa, meglio se autoritari, ed è sempre pronta ad allearsi con loro in cambio di privilegi e di favori. Per conto del Vaticano, mons. Fisichella ha certificato subito dopo le regionali (in cui la Cei ha sostenuto i candidati leghisti contro quelli laici) che la Lega «condivide in pieno» il pensiero cattolico sui «temi etici». Il Vaticano intanto, in cambio del sostegno dei vari Cota alle battaglie illiberali contro la RU 486 o per l'esposizione del crocifisso, ha sconfessato in varie occasioni e da ultimo ha pensionato chi, come mons. Marchetto, non voleva chiudere del tutto gli occhi davanti alle politiche leghiste contro i migranti. In questa situazione pericolosa per la democrazia è indispensabile fare di Adro la linea del Piave. Si deve dare l'alt all'arroganza leghista pretendendo che i simboli di partito siano totalmente rimossi da quella scuola. Ogni assenza di iniziativa, ogni sottovalutazione della vicenda, ogni ripiegamento su soluzioni di compromesso, sarebbero complice arrendevolezza al nuovo fascismo che avanza.

 

Walter Peruzzi

Direttore di "Guerre&Pace"

www.cattolicesimo-reale.it

30/09/2010

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