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« Un appello del vescovo R...Salute: comunicato stamp... »

Sergio Cecchini, responsabile comunicazione Medici senza Frontiere in Italia, a sostegno del quotidiano Liberazione

Post n°3923 pubblicato il 18 Ottobre 2010 da cile54

«Con voi ha senso parlare di fame e malnutrizione»

«Voi spesso ci chiamate per cose che interessano poco, buona parte dei media si interessa alla nostra attività quanndo ci sono grandi catastrofi naturali, come è capitato con lo Tsunami o ad Haiti col terremoto, siete fra i pochi che hanno parlato delle guerre dimenticate o delle tante emergenze su cui interveniamo anche in Italia come quelle relative all'immigrazione. Un rapporto così è fecondo»

Chi parla è Sergio Cecchini, responsabile comunicazione per la sezione italiana di Medici Senza Frontiere. Msf è una delle organizzazioni internazionali più accreditate per indipendenza, professionalità, capacità di fornire documentazione e esperienze utili a chi intende poi cercare di risolvere problemi non solo di carattere sanitario. Ieri era anche la giornata internazionale contro la malnutrizione, un tema che l'organizzazione conosce bene:«Un argomento che spesso viene confuso con la fame - spiega Sergio Cecchini- in realtà è un errore. La questione è semplice e riguarda l'infanzia. Noi abbiamo scritto una lettera ai capi di governo dei paesi ricchi per chiedere che si esca dal regime del doppio standard per gli aiuti alimentari. In pratica, per i minori malnutriti della propria popolazione, nei paesi ricchi si attuano programmi di supporto per un alimentazione corretta, proteine, vitamine ecc.. quando invece si interviene per gli aiuti internazionali si inviano farine arricchite o riso. A parte il fatto che questi alimenti gonfiano ma non permettono una crescita sana e a parte il fatto che dovendo essere preparati con acqua tale cibo porta sovente a malattie virali, esiste la possibilità di attuare altri programmi. Inviare cibi pronti all'uso che consentano un adeguato apporto proteico. Accade perché i paesi che inviano aiuti un po' non hanno consapevolezza, un pò si liberano delle farine in eccedenza, ma il risultato è drammatico. Attaverso questa lettera noi vorremmo far partire una campagna mediatica come quella che, condotta insieme ad altri, ci ha consentito, anche grazie al lavoro del governo sudafricano, di costringere le case farmaceutiche ad abbassare i prezzi dei farmaci per combattere l'Aids, rompendo con la logica dei brevetti. Quando abbiano deciso di partire con questa campagna vi abbiamo inviato il nostro materiale perché sapevamo che avremmo incontrato la vostra sensibilità».

Infatti il rapporto con Msf è di lunga data, chi segue il loro lavoro sa che spesso offrono anzitempo spunti di inchiesta su cui chi vuole realmente fare informazione può impegnarsi:«Si è parlato dello sfruttamento dei lavoratori immigrati nei campi solo dopo la rivolta di Rosarno - riprende Cecchini - allora questa situazione è finita nelle prime pagine di tutti i quotidiani e tutti ci hanno chiamato. Ma noi anni prima, dopo un lavoro di ricerca nel meridione, avevamo presentato un rapporto dal titolo "I frutti della vergogn" in cui raccontavamo di situazioni esplosive e disastrose non solo dal punto di vista socio sanitario che si ripetevano sotto gli occhi di tutti. Voi di Liberazione e pochi altri hanno utilizzato il nostro materiale per andare ad indagare dietro i risvolti anche economici presenti in tali contesti. Noi abbiamo raccontato un pezzetto della realtà il resto spettava a voi. Lo stesso è accaduto con gli ex Cpt ora Cie e i Cara (per richiedenti asilo). In due periodi diversi siamo entrati nei centri e abbiamo espresso le nostre criticità, abbiamo svolto un lavoro scientifico e non ideologico, inoppugnabile. Utilizzandolo ci avete confermato che una Ong non è solo un soggetto caritatevole ma parte integrante della società civile, portatrice di un bagaglio di conoscenze da mettere a disposizione. Capire questo significa non parlare di Msf ma di un problema di una società».

Dal proprio ruolo Cecchini coglie la criticità di quanto sta avvenendo nel mondo dell'informazione. «Si tagliano i budget di chi si occupa di certi temi perché si è convinti che le persone siano molto più interessate alla cronaca nera ma è uno sbaglio. Ci sono in realtà tante persone consapevoli di vivere in un villaggio globale, dove è importante ad esempio sapere perché e come la Cina stia investendo in Africa, persone che vogliono essere informate e poter credere alle fonti. Per noi essere credibili è importantissimo. Quando un giornalista si fida di noi si esce dalla logica del mercato della notizia e si stabilisce un rapporto proficuo e biunivoco. Non capita sempre ma a volte si riesce a costruire una alleanza virtuosa fra Ong, pezzi di società civile e mondo dell'informazione, una alleanza su progetti concreti su cui è possibile produrre effetti moltiplicatori. Oggi da voi posso parlare di malnutrizione come ho parlato del Congo o di altri temi solo apparentemente lontani è una forma positiva di collaborazione. Anche per questo penso sia necessario che continuiate ad esistere, per il lavoro che fate e che abbiamo fatto insieme e perché si tratta in Italia di una questione che attiene alla democrazia».

Stefano Galieni

17 ottobre 2010

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