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Rappresentano il 17 per cento del totale. Di questi quasi il 70 per cento risiede al Sud

Post n°3929 pubblicato il 20 Ottobre 2010 da cile54

Un milione 756 mila i minori poveri in Italia  

Tra i più poveri tra i poveri ci sono i minori. Non è retorica, ma sono i dati dell’Istat – presentati nel corso del seminario sulla povertà dei bambini e degli adolescenti organizzato da Unicef Italia – dal direttore centrale dell’Istituto centrale di statistica Linda Laura Sabbadini. «Dai dati ufficiali di povertà prodotti dall’Istat – ha sottolineato il direttore centrale dell’Istat – emerge che i minori sono più poveri degli anziani, ma di questo non si discute abbastanza».

Se dal 1997 al 2009 l’incidenza della povertà è rimasta più o meno stabile in Italia [il 10-11 epr cento delle famiglie e il 13 per cento degli individui], ci sono stati comunque «dei sommovimenti interni» nel senso che «qualcosa è aumentato e qualcosa è diminuito», ha spiegato Sabbadini. «È cresciuta la povertà delle famiglie numerose ed è diminuita la povertà degli anziani, soprattutto al Nord. Cosa questa – ha precisato il direttore dell’Istat – che dipende da una serie di cose e soprattutto dal cambiamento generazionale». Gli anziani di oggi sono infatti diversi da quelli di un tempo e, soprattutto, hanno spesso un titolo di studio più alto che ha garantito loro migliori condizioni economiche in età più avanzata.

Durante il seminario, Sabbadini ha presentato i dati riguardanti la povertà in generale e la povertà minorile in particolare. In Italia, tra il 1997 e il 2009, la povertà relativa è cresciuta nel nostro paese tra alcuni tipi di famiglie. Si tratta delle famiglie con quattro componenti [passate dal 12,9 al 15,8 per cento], con 5 o più componenti [dal 22,3 al 24,9 per cento] e con figli minori [dal 14 al 15 per cento]. La povertà è aumentata inoltre nelle famiglie con 2 o più figli minori [dal 17,7 per cento al 18,5], con membri aggregati [dal 14,9 al 18,2] e con persone in cerca di occupazione [dal 22,5 al 24,9 per cento]. Al contrario la povertà relativa diminuisce tra le famiglie con 1 componente [dall’11,2 per cento al 6,5], di anziani soli [dal 16,3 per cento al 10,2], di coppie di anziani [dal 15,8 al 12,1 per cento], di ritirati dal lavoro [dal 13,9 al 10,8 per cento], soprattutto se residenti a Nord.

Le cose non vanno meglio sul fronte della povertà assoluta, misurata su un paniere di beni e servizi indispensabili per avere vita dignitosa. Nel 2009 le persone in condizione di povertà assoluta erano oltre 3 milioni [il 5,2 per cento del totale] di cui 649 mila minori: 6,3 per cento del totale dei minori, ovvero un quinto dei poveri assoluti. Il dato arriva al 9,2 per cento tra i minori che vivono con i genitori e almeno due fratelli e tra le famiglie con membri aggregati. Inoltre ben 401 mila minori assolutamente poveri vivono al Sud, vale a dire il 10,2 per cento del totale di quelli residenti nelle regioni meridionali.

Tirando le somme, si può dunque dire che nel 2009 i minori poveri nel nostro paese sono ben 1 milione e 756 mila, ovvero il 17 per cento del totale. E di questi quasi il 70 per cento [1 milione e 179 mila] risiede al Sud. In particolare i dati Istat attestano l’esistenza di 507 mila bambini poveri tra 0 e 5 anni [il 16,6 per cento in Italia e il 28,9 nel Sud], 550 mila tra il 6 e i 10 anni [il 18,3 per cento in Italia e il 32,4 nel Sud], 296 mila tra gli 11 e i 13 anni [16,6 per cento in Italia e 30,6 per cento nel Sud] e 403 mila tra i 14 e i 17 anni [16,4 per cento in Italia e 28,3 nel Sud].

Tra il 1997 e il 2009, poi, è aumentata l’incidenza di povertà tra i minori che vivono: con i genitori e almeno un fratello [dal 17,8 al 18,4 per cento], in famiglie con membri aggregati [dal 20,7 al 27,9 per cento] e in famiglie con un solo occupato [dal 19,7 al 24,4 per cento]. Al Sud, invece, la situazione è peggiorata non solo per i minori in generale, che sono passati da un’incidenza della povertà del 28,1 per cento al 30, ma anche dei minori che vivono con due [dal 25 al 27,4 per cento] o tre e più fratelli [dal 35,3 al 38,8 per cento] o di quelli che vivono in famiglie con membri aggregati [dal 34,5 al 41 per cento].

Da Redattore sociale

19 Ottobre 2010

www.redattoresociale.it

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