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« Medici litigiosi, medici...Alle donne internate non... »

Giochi di società, privata ovviamente. Al tavolo: Comunione e Liberazione, Compagnia delle Opere, imprenditori e politica

Post n°3973 pubblicato il 01 Novembre 2010 da cile54

LA CHIUSURA DELL’OSPEDALE ROBBIANI DI SORESINA: UN DELITTO PERFETTO

L'assedio, la spoliazione a brano a brano, a colpi di delibere, la chiusura di reparti, del personale, il trasferimento di medici senza sostituirli, fino all'ultimo primario, agli infermieri, persino al cuoco e ai portantini, la sottrazione dei mobili, con una firma, una decisione improvvisa presa dalla sede dell'azienda ospedaliera di Crema, le mille chiusure parziali dell'ospedale Robbiani Santa Croce di Soresina (Cremona) senza il colpo di grazia della chiusura definitiva, sono il solito ventennio.

Un'agonia straziante sotto gli occhi spauriti dei cittadini, proprio nell'era dell'aumento progressivo dell'età media e di un intenso afflusso di immigrati, quando Soresina, fra Crema e Cremona, fra Pizzighettone e Soncino, al centro di un bacino d'utenza di almeno 30mila persone, aveva ed ha sempre maggior bisogno di servizi efficienti. La popolazione è aumentata da poco più di 8.500 abitanti (fine anni '90) a oltre 10mila negli ultimi tempi, mentre le strade per Cremona e Crema, Pizzighettone e Soncino, i quindi i trasporti sanitari, nel cuore pulsante della campagna lombarda, proprio nell'area fra Pavia, Cremona, Brescia, Lodi, Mantova, che produce circa un decimo dell'intero latte italiano, non sono affatto migliorati. Qui giungono gli immigrati alla ricerca di lavoro, dove il tasso di disoccupazione era al 4% negli anni '90, battendo in percentuale, nella ricca Lombardia, per quanto astratti siano i calcoli matematici, persino gli Stati Uniti dei baby-boomer e della Silicon Valley.

Proprio in una terra simile non è stato possibile difendere un ospedale, dove proliferano le banche (da 274 a 318 sportelli bancari in provincia fra 2006 e 2009 per la Camera di Commercio, sei banche a Soresina, e più di 20mila imprese in provincia), dove il risparmio familiare è una potenza economica che ha retto alla crisi internazionale, consentendo persino il parassitismo del governo e un aumento della pressione fiscale, tramite gli enti locali.

La politica è riuscita a far morire un ospedale per acuti nella ricca Lombardia del Sud, creato dai benefattori e dai donatori soresinesi un secolo fa, da ricchi proprietari ma anche da donatori di minor rilievo economico. Una scelta che lasciò il segno durante la prima guerra mondiale, offrendo una struttura sanitaria diventata il punto di forza della quarta zona della provincia di Cremona, l'ex comprensorio 26, arricchitasi via via di reparti e servizi: medicina, chirurgia, radiologia, ostetricia e ginecologia, radiografia... Ma anche pneumologia, pronto soccorso (il reparto più importante, al centro di un reticolo di strade strette ostaggio delle nebbie e dei ghiacci invernali), oltre a laboratorio di analisi, terapia fisica, prelievo del sangue, gastroscopia, emodialisi (8 posti letto), centro diabetico. Anche Pediatria era pronta per essere attivata, a reparto completo, con primario nominato e attrezzature appena acquistate, abortita sul nascere a causa del solito incomprensibile provvedimento amministrativo. C'erano 120 posti letto (170 quelli previsti in tempi andati), tutti gli ambulatori, 70 dipendenti sanitari e parasanitari, 7 amministrativi e altro personale (come i custodi).

La politica è riuscita a non dare risposte credibili, se è vero che un sondaggio del Pd riporta che la larga maggioranza dei soresinesi non ha apprezzato per nulla il gioco di prestigio degno del grande Houdini, ma anche dei manager sanitari cremonesi e cremaschi. Il Robbiani sorge nel centro della cittadina: dell'ospedale di un tempo, dove il Pronto soccorso è diventato punto di primo soccorso e poi è stato azzerato, resta un reparto, lungodegenza, anche se a Soresina guarda l'intero circondario che domanda servizi di prima necessità. Ora sorge un nuovo ospedale, anzi un poliambulatorio che viene situato tra i camion e il via vai dell'area industriale, fra un prefabbricato e l'altro, nella tristezza dei non luoghi che affollano il territorio senza più privo d'identità dei poli di servizi del capitalismo vecchio, malandato ma speculativo capace di operazioni astratte, vantaggiose, ma lontane dalla comprensione dei cittadini. L'ospedale se ne va nell'area industriale che da qualche anno ha accresciuto il traffico di Soresina senza portare i posti di lavoro promessi, aumentando tuttavia il precariato.

Lo sviluppo economico non è certo mancato: manca l'ospedale. I preparativi per il delitto perfetto del Robbiani  risalgono alla riforma sanitaria formigonian-borsaniana, che consentiva l'aziendalizzazione della sanità (quando l'efficienza richiesta dai cittadini è in perdita economica come i Pronto soccorso), un controsenso nello stato sociale straziato pezzo per pezzo, una riforma che ha dato il via alla corsa verso gli accreditamenti delle nuove strutture sanitarie e al boom della spesa del settore in regime di concorrenza fra pubblico e privato. Cremona dispone di ben tre case di cura religiose e all'Ospedale Maggiore (pubblico), oltre al poliambulatorio ospedaliero di via Dante, a Crema vive un'altra azienda ospedaliera, con un presidio a Rivolta d'Adda. Casalmaggiore dispone di un ospedale. 350mila abitanti in provincia e un sistema di servizi frantumato. Il Robbiani, vaso di coccio, è stato sacrificato e ghigliottinato sull'altare della mega-riforma formigoniana. Il presidio ospedaliero soresinese si trovava sotto la giurisdizione dell'azienda ospedaliera di Cremona e veniva afferito alla giurisdizione di Crema con un gioco di prestigio negli anni '90: un'intesa fra Cremona e Crema, un piccolo calcolo a Milano e il Robbiani non c'è più: croce sopra per sempre, ma i cambiamenti richiedono tempo per essere accettati. Serve anche qualche autogol.

Il centrodestra soresinese, allora all'opposizione, gioiva della delibera di giunta regionale dell'estate '98 che assegnava alla ristrutturazione del Robbiani 12 miliardi e 78 milioni di lire, per finanziare il piano Conz, che prendeva nome dal fu direttore generale dell'azienda cremasca. Ma il piano Conz è diventato carta straccia. Irrompono i nuovi, anzi vecchi poteri. Si parla di un'arrembante Comunione e Liberazione che in dieci anni dal quasi nulla arriva a movimentare oltre 300 persone a Cremona, fino all'approdo cremasco di una sede della Compagnia delle Opere e alle nuove alleanze della nuova arrivata con le associazioni imprenditoriali del territorio. I soresinesi guardano. Vedono l'ospedale indebolirsi. Ora i muri perimetrali della nuova struttura, che trova ospitalità kafkianamente nella zona industriale (è un'azienda, il poliambulatorio, no? E la zonizzazione acustica? Vale forse per un po' di day hospital se si farà?). Gli anziani si muoveranno, si sposteranno.

L'Asl spiega, l'ospedale cremasco esegue, ciellini & C. esultano. Il centrodestra soresinese esulta ancora, 12 anni dopo, malgrado lo smacco della decapitazione del Robbiani, della ghigliottina pronta per il gioiello locale della sanità. Il centrodestra si spacca, parte della Lega va all'opposizione. "La gente è con noi": Luigi Ablondi, guru della sanità cremonese proclama le proprie ragioni. La sua vittoria è incontrastata, il centrodestra ha ottenuto ciò che voleva (ma che cosa voleva? Nel '98 salvare il Robbiani col piano Conz, ora costruire un poliambulatorio che non è un ospedale). La politica è diventata una scienza poco comprensibile. Dopo cent'anni il dono dei benefattori non c'è più, si è trasformato e arrivano da Cremona e Crema diligenti manager sanitari che spiegano d'aver tutte le ragioni. La legge è tutta dalla loro parte, il Robbiani no. Ora bisognerà costruire entro fine anno i muri perimetrali del nuovo servizio sanitario che sta germogliando nell'area industriale, se no si perderanno fior di finanziamenti. Poi l'ultima asta. Chi comprerà il vecchio ospedale di via Amilcare Robbiani? Per farne che cosa? Qualcuno prova un senso di colpa? C'è chi non riesce a dormire la notte per l'assassinio del secolare ospedale di Soresina, nato quando nessuno si sarebbe mai sognato che Formigoni e Borsani concepissero una riforma simile?

Paolo Zignani

per la redazione

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