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C'è tempo fino al 21 gennaio per impugnare il contratto scaduto. La complicità filopadronale dei grossi media

Post n°4258 pubblicato il 19 Gennaio 2011 da cile54

PRECARI: SOLO POCHI GIORNI PER DENUNCIARE I PADRONI

Ultimi giorni per glissare la tagliola anti-precari, la norma del collegato lavoro che stabilisce un tetto per contestare contratti a termine irregolari. Ennesima sanatoria per le imprese più scorrette. Come dire si parli ora o si taccia per sempre. Il tempo scadrebbe il 23 gennaio ma, siccome è domenica, c'è ancora meno tempo per attivarsi. Prima del collegato lavoro, entrato in vigore il 24 novembre scorso, solo la prescrizione - cinque anni - fermava la possibilità di denunciare un padrone che ti costringeva a lavorare con un contratto illecito o con ruoli diversi da quelli stabiliti sulla carta. La nuova norma, l'articolo 32 del collegato, ha applicazione retroattiva, si riferisce cioè anche a tutti i contratti scaduti. Per quelli ancora in corso, il termine dei sessanta giorni partirà dalla conclusione del contratto.

La Cgil, stima tra i 100 e i 150mila i ricorsi in arrivo specie da medici e insegnanti, per il settore pubblico, o tra gli addetti precari della comunicazione, per il settore privato, Poste e Rai in prima fila nel campionato delle irregolarità datoriali. Certo, la questione non è che sia stata pompata dagli organi di stampa e, alla carenza informativa si va a sommare la paura, sempre decisiva nella governance delle relazioni industriali, di entrare in rotta di collisione con le aziende che spesso, Rai e Poste sono un caso da manuale, attingono a una sorta di bacino di precarietà. Spesso i contratti sono stagionali e passano più di sessanta giorni tra un rinnovo e l'altro e l'impugnazione potrebbe compromettere il rientro.

Anche il governo s'è sottratto all'obbligo di informare i lavoratori attraverso una campagna mirata di puvbblicità istituzionale ma questo è lo stesso esecutivo che, quando ha adoperato quello strumento, lo ha fatto per insinuare che le morti bianche siano colpa dei morti, perché non si vorrebbero abbastanza bene. Dunque non si stupisce nessuno che il sito di Sacconi non accenni a scadenze di alcun tipo nell'articoletto che riassume la truffa del collegato lavoro. «Norma sbagliata, ingiusta e con vizi di incostituzionalità», sostiene Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil scettico sulla possibilità che si riesca a ridurre il contenzioso, vista la mole di ricorsi previsti, alzando il livello di trasparenza.

Ecco come sfruttare al meglio questo scampolo di tempo: buona norma quella di entrare in contatto - di persona o virtualmente - con il sindacato per avviare la causa e capire se il proprio contratto sia impugnabile. Tuttavia è sufficiente una raccomandata con ricevuta di ritorno per avvisare l'azienda dell'intenzione di procedere. Dopodiché ci saranno 270 giorni per produrre le carte necessarie e portarle al giudice del lavoro.

Utilissimo il sito dei Giovani comunisti - www.giovanicomunisti.it/wordpress/precari-in-difesa - che, assieme ai loro compagni di strada della Fgci, già al congresso della Federazione della sinistra hanno lanciato una vera campagna di informazione e attivazione. In rete, appunto, c'è una serie di materiali per i lavoratori e per la lavoratrici precarie, a termine, a progetto, a tempo, in apprendistato. Si tratta impugnative per ricorsi in proprio o mediante l'assistenza di un legale. Tra la modulistica suggerita ci sono anche quella di un'impugnativa per lavoro nero, per licenziamento verbale e di contestazione trasferimento. Oltre a schede e tabelle riepilogative del famigerato lavoro.

Su un altro sito molto utile, www.controlacrisi.org, c'è la storia interessante di un lavoratore, a tutti gli effetti dipendente, che viene inquadrato in un call center con un contratto a progetto, anche se il suo rapporto è invece chiaramente di lavoro subordinato. Il giudice del lavoro di Reggio Calabria ha condannato l'azienda (telefonate outbound) a convertire il contratto a tempo indeterminato e a riconoscere al lavoratore un risarcimento della bellezza di 46.961 euro. Capito perché Sacconi ci teneva molto alla tagliola antiprecari?

Checchino Antonini

19/01/2011

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