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Lettera di un giovane egiziano, studente in Italia, tornato nel suo Paese in un percorso di libertà estraneo agli italiani

Post n°4381 pubblicato il 21 Febbraio 2011 da cile54

'L'Egitto ci scrive...'

Una lettera dall'Egitto. Una breve lettera che trasuda speranze e desideri, libertà. Questo è il messaggio ai lettori italiani di Fady Shaker Rezk, studente di medicina egiziano innamorato dell'Italia. Fady ha passato un periodo di studio nel nostro paese prima di tornare in patria dove, poco dopo, sono scoppiate le rivolte che lo hanno visto, assieme a tantissimi giovani, protagonista di un momento storico indimenticabile per l'Egitto ed il mondo intero. Una lettera che racconta la rivoluzione con gli occhi di chi ha combattuto per essa, ma anche un messaggio di libertà rivolto a tutti i lettori italiani così cari all'autore, in esclusiva su www.controlacrisi.org
a cura di Mirko Misceo

"
Sono un uomo egiziano. Sin da quando sono nato, voci attorno a me cantavano all'Egitto come madre dell'intera umanità. Anche per questo, ho sempre amato il mio paese, molto. Ed anche il mio presidente, colui che ha permesso la vittoria nella guerra dell'ottobre del 1973, Hosni Mubarak, leader dei piloti dell'Egitto, uomo coraggioso: questa era l'immagine che avevo di lui.
Ogni anno che crescevo, sentivo il suo nome pronunciato più volte al giorno. Ok - pensavo - lui è il presidente, l'uomo più importante della nazione.

Ma quando ho raggiunto i miei venti, mi sono chiesto: perché Mubarak è ancora il presidente? Perché nessun altro al posto suo può diventare presidente?
Ho iniziato così a leggere di politica, ed ho scoperto che Mubarak bloccava tutte le vie legali che permettevano ad altri di diventare presidente, e che i ministri che lo accerchiavano cambiavano di ruolo, ma rimanevano sempre gli stessi all'interno del governo.

Ho scoperto che lui aveva deciso di rendere lo stato economico degli Egiziani così precario, perché essi dovessero costantemente badare a come procurarsi il cibo, gli indumenti, l'istruzione per i propri figli e tutto ciò che permette ad un essere umano di vivere in società; e non trovassero mai il tempo o non potessero mai raggiungere quello stato materiale e mentale sufficiente a leggere ed apprendere, a poter riflettere sulle questioni politiche del proprio paese.

Mi sono domandato tante volte: tutti questi giovani senza lavoro, che traboccano dai bar e assediano i caffè chiacchierando e giocando...cosa sarà di loro? Come faranno a creare una famiglia ed avere una casa dove vivere?
Domande senza risposta, smorzate dalle voci che parlavano degli incidenti dei primi giorni della rivoluzione: giovani colpiti a morte dalla polizia. La stessa polizia egiziana che poco dopo sparò ad un gruppo di cristiani riuniti pacificamente in un negozio.

Fu quella la fine. La fine del dittatore Mubarak: avevamo scoperto che tutto ciò che avevamo udito su di lui da bambini erano solo menzogne.
La gioventù dell'Egitto fece del giorno di commemorazione della polizia il giorno della rivoluzione. Usarono facebook e twitter come mezzo per chiamare la gente: i giovani si unirono in piazza Tahrir, il cuore del Cairo, il cuore della nostra rivoluzione. Come ci aspettavamo, la polizia cercò di fermarci: molti furono sparati, alcuni morirono.
Dopo diversi giorni...ma cosa lo racconto a fare, tutti lo sanno: questa è storia ormai. Gli egiziani hanno finalmente fatto udire la propria voce: "Siamo noi i leader", hanno gridato in faccia al mondo intero. Ora possono creare il loro Egitto, un Egitto migliore.

Viva la libertà! Sono egiziano e sono fiero di esserlo!"

Fady SHaker Rezk
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Roma, 12 maggio 1977

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