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Acqua pubblica, ancora più di prima: tutti al voto
Sfidando ogni senso del ridicolo, il governo Berlusconi ha dichiarato la propria guerra senza quartiere ai referendum dei prossimi 12/13 giugno. Il tentativo, piuttosto maldestro, di “congelare” il rilancio del nucleare in Italia dimostra una verità inequivocabile: la maggioranza del Paese continua, ventiquattro anni dopo, ad essere profondamente antinucleare e vuole un’altra politica energetica per un’altra società.
Stupefacente la “nemesi” che sottende a questo gioco a rimpiattino: proprio il governo che, ad ogni difficoltà del premier, tenta di legittimarne gli atti e le dichiarazioni richiamandosi alla volontà popolare, quando quest’ultima può finalmente esprimersi la teme come il peggiore degli incubi. Non sappiamo come si pronuncerà la Corte di Cassazione in merito, ma da subito va rivendicato il diritto delle donne e degli uomini di tutto il paese a poter decidere sulla politica energetica, tema essenziale per la presente e per le future generazioni.
E con ancor più decisione va intensificata la campagna referendaria per i 2 Sì ai quesiti per la ripubblicizzazione dell’acqua. Perché è una battaglia portata avanti da uno straordinario movimento che in questi anni, attraverso la reticolarità e la diffusione in ogni territorio, ha costruito una nuova consapevolezza sull’acqua come bene comune e diritto umano universale e sulla necessità di sottrarne la gestione al mercato e al profitto dei privati.
Un movimento che ha costruito la più grande coalizione sociale degli ultimi decenni e che nella campagna di raccolta firme della scorsa primavera ha raccolto oltre 1,4 milioni di firme, senza grandi finanziamenti, senza forti sponsorizzazioni politiche e nel più totale silenzio dei mass media.
Un movimento che ha già ottenuto due vittorie: è riuscito ad imporre il tema dell’acqua e dei beni comuni nell’agenda politica del Paese, rompendo l’autistica separatezza con cui il Palazzo si è autoescluso dalla società, ed è riuscito a creare un precedente costituente, ovvero il fatto che, su ciò che a tutti appartiene, tutte e tutti devono poter decidere.
Ora si tratta di passare dall’indubitabile vittoria culturale ad un’altrettanto sonora vittoria politica: con la vittoria dei Sì ai due referendum sull’acqua, per la prima volta dopo decenni, le politiche liberiste possono essere sconfitte attraverso un voto democratico e popolare, invertendo la rotta e modificando, ben aldilà del tema specifico, i rapporti di forza politici e culturali in questo Paese.
E’ una battaglia decisiva, che il movimento per l’acqua e il comitato referendario possono vincere ricorrendo alla propria ricchezza più preziosa: la diffusione territoriale e la capacità di aver coinvolto in questa vera e propria battaglia di civiltà moltissime donne e uomini alla loro prima esperienza di attivismo, costruendo un grande anticorpo sociale per un’uscita dalla crisi alternativa alla consegna dell’intera vita delle persone alle leggi del mercato. Aprendo la strada alla ripubblicizzazione dell’acqua, ma anche alla ridefinizione di un nuovo modello di pubblico, fondato sulla partecipazione sociale.
Se il governo e i poteri forti trasversali, con la mossa sul nucleare (cui ci aspettiamo ne seguiranno altre sull’acqua) pensa di poter ancora una volta contare sulla passivizzazione e sull’assuefazione delle persone, è il momento di dimostrare l’esatto contrario con una partecipazione di massa al voto referendario.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia. E perché solo la partecipazione è libertà.
Marco Bersani
21 aprile 2011
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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