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Allarme Ilva, il governo verso nuove concessioni
Di fronte alla notizia che il ministero dell’Ambiente aveva convocato per il 4 luglio i vertici dirigenziali dell’Ilva di Taranto, tanti, tra gli ambientalisti avevano lanciato l’allarme per la “fregatura”. Primo perchè si tratta di una procedura inusuale, secondo la definizione utilizzata da politici e addetti ai lavori che da tempo seguono le vicende tarantine. Inoltre, a pochi è sfuggito che la data dell’incontro, ossia il 4 luglio, anticipa di un solo giorno la convocazione della conferenza dei servizi che dovrebbe rilascire l’Autorizzazione integrata ambientale allo stabilimento siderurgico.
A Taranto viene emessa il 92% della diossina italiana e il 9% di quella europea. E la situazione potrebbe peggiorare, secondo quanto denunciato dal presidente dei Verdi Angelo Bonelli che ieri, dalla stessa Taranto, ha lanciato l’allarme: «La bozza dell’Aia prevede un aumento della produzione di acciaio pari a 15 milioni di tonnellate l’anno, ossia tre volte la produzione attuale – denuncia Bonelli -. Chiediamo agli amministratori pubblici, Regione, Provincia, Comune di non sottoscrivere quel documento che sarebbe uno schiaffo ad una città ed ai cittadini che tanto hanno sofferto e tanto soffrono a causa dell’inquinamento.
Rinnoviamo ancora una volta la richiesta – concludono i Verdi - fatta ormai da un anno, al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola di avviare un’indagine epidemiologica a Taranto. L’indagine epidemiologica è uno strumento fondamentale per stabilire la relazione tra morti ed inquinamento e indispensabile per permettere ai cittadini di chiedere i danni a chi ha inquinato». Proprio pochi giorni fa, la Procura di Taranto ha nominato tre epidemiologi come periti per comprendere la relazione tra mortalità ed inquinamento.
Lo scorso venerdì, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce avevano consegnato alla Procura una informativa relativa a indagini compiute nei confronti dello stabilimento Ilva di Taranto, in cui si segnalano 121 episodi in ordine alla fuoriuscita (dall’Acciaieria 1 dell’Ilva) di anomali fumi di ossido di ferro e 69 dalla Acciaieria 2. Inoltre, nei giorni di osservazione, lo stesso Noe aveva accertato anche il riversamento, in un’area scoperta di circa 30.000 mq, di scorie incandescenti simili a lava vulcanica e diffuse emissioni di polveri, in seguito al mancato distacco dalle pareti delle cosiddette “paiole” di materiale indurito, con conseguente emissione di polvere rossa dal camino E691. Non solo.
I dati riscontrati in seguito ai campionamenti del maggio scorso dall’Arpa Puglia sono superiori a quanto consentito dalla legge regionale pugliese. Preoccupa in particolar modo il livello della diossina di 0,70 nanogrammi al metro cubo contro un limite consentito di 0,40. Si tratta della seconda analisi dell’anno. La prima presentava risultati persino peggiori.
Vincenzo Mulè
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
omicidio di Stato
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